Liolà di Pirandello al Piccolo Teatro di Torino
Liolà di Pirandello al Piccolo Teatro di Torino Liolà di Pirandello al Piccolo Teatro di Torino Slamo cordialmente lieti di ire che, rappresentando al Gobetti IAolà di Pirandello, la ompagnia dei cPtccolo Teatro ella Città di Torino» diretta a Nico Pepe ha ben meritato n caloroso successo. Lo spetacolo (regìa di Gianfranco De Bosio) si è svolto con un imegno, una proporzione, un'armonia di intonazione e di co-* ore, che si sono imposte suito, sin dalle prime scene. Si chiuse II velario su di un paeaggio bellissimo, acceso ed rioso e di aperto respiro pur ello spazio breve del minucolo palcoscenico (scenografia i Mario Pompei, realizzata da Antonio Orlandino, e tosto le gure dei personaggi, le voci, cicaleccio quasi dialettale, ortemente rustico e accentao, si fusero ITI quel < pittoreco », in quella luce netta e rasparente cori lo spicco anante e sicuro che dà l'avvio lle buone rappresentazioni. Ottimo Inizio, lieta promessa mantenuta poi per tutta la era. Della celebre commedia superfluo riparlare; è qualosa che sta tra il realismo uccoso della novellistica paeana e l'ingegnosità paradosale di uno «plrito acutamente maliziosamente dialettico: è rancamente spregiudicata e a modo suo sentimentale; s'aricchisce di motivi popolari, di motti, di arguzie, si dilata in un senso panico e naturale, flora il dramma e la farsa, d è tutt'insieme un florido ivertimento campestre. Queta complessità fu senza dubbio presente al regista ed attori, con molto garbo. E 1 vari toni, le sfumature mobili scorrenti dal « verismo » al antabile, dall'astuzia sottile e azionale a una certa rettorica del cuore e della tenerezza, 'impeto selvatico, la grazia uvida dell'amore, la sensualià e l'estro, furono sfruttati con arditezza ma anche con misura. Perché questo ci è soprattutto piaciuto: il controllo maturo ed equilibrato della rappresentazione. Se dovessimo fare un appuno, non per guastare la lieta cronaca, ma anzi per sottolineare sinceramente la qualità fortunata dello spettacolo, sarebbe questo: che a nostro avviso, e a nostro gusto, si andò un po' troppo nel drammatico. Non già» che venature drammatiche, e amarissime, non vi siano nei tre atti di Pirandelo, ma insomma il buon vento de] capriccio, della fantasia, il uono alto e ridente di un'anima come quella dello scapestrato e molto amato e adorato Liolà, la freschezza primaverile e la beffa pur sullo sfondo patetico cosi allegra e ibera e irridente, dovrebbero aver sempre, anche nei momenti più intensi e dolorosi, (del secondo atto, ad esempio), un che di alato, e altamente comico, e felice. Ma detto questo, e accettato poi il chiaroscuro un po' aspro e violento, e la coloritura qua e à cupa, e più dolente che amena, ritorniamo in fretta al giusto consenso. Il disegno «verista» dei personaggi fu sempre preciso e senza sbavature, l fraseggio sapido e immediato, senza stecche; gli stornelli, passi di danza, i suoni di flauto, la letizia affettuosa dei ragazzi, la curiosità eccitata dele fanciulle, corrisposero a un sentimento ben individuato dell'opera, sarcastica e amara, etrusa e corale, che si sta¬ recitando; Leona^o Corase era Liola. Molto bravo. Fu popolaresco e sincero, il che è difficile da ottenere in palcoscenico; fu divertente, amabile e dispettoso, scacciapensieri e appassionato, con simpatica cordialità. E pur degli altri, ad uno ad uno, possiamo dir bene: di Vittorina Benvenuti, brava «caratterista» che ha « reso » il personaggio di zia Croce con bellissimo rilievo, di Mario Ferrari, ruvido zio Simone, di Clara Auteri, vivacissima, di Carla Bizzarri, di Lucia. Catullo, della GiaCobbe, della Giardini e così via. Le risa, il pianto, i gridi veloci dell'improvviso dolore'e l'impulso alla gioia, alla sfrenaezza, al canto, punteggiarono o spettacolo e lo variarono. Ricordiamo anche le coreografie di Susanna Egri e le musiche di Mainardi. In quanto agli applausi furono molti, e rinnovati più e più volte con calore. f. b.
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