Quante ore deve dare al sonno un ragazzo, per crescere sano di Nicola Adelfi

Quante ore deve dare al sonno un ragazzo, per crescere sano —= LO SPETTRO DELLA NEVROSI INTORNO A NOI Quante ore deve dare al sonno un ragazzo, per crescere sano Ancora dei compiti a casa -.11 sovraccarico mentale e i limiti della sicurezza psichica - Mai gli uomini sono stati più deboli di ora, scossi da paure, incertezze, sdoppiamenti della personalità - Preserviamo i giovani da tanto male con un prudente equilibrio tra studio e riposo - Il lavoro moderato giova, ma i fattori emotivi (noia, paura dei castighi, ansietà per gli esami) si riverberano sul cervello - Lasciamo ai fanciulli il tempo dfdiventare uomini < (Nostro servizio particolare) Roma, 8 gennaio. Quante ore un ragazzo dovrebbe dare al sonno, agli svaghi, allo studio t In Franvia, dove le culle non abbondano come da noi, più che da noi si bada a dare ai bambini uno sviluppo razionale, e molte indagini vengono condotte al riguardo. Di recente una commissione governativa è arrivata a queste conclusioni: prima dei sette anni, i bambini devono dormire dodici ore: dai sette agli undici anni, undici ore; dagli undici ai quindici anni, il sonno deve durare dieci ore e mezzo, E per lo studio f « / dottori Laufer e Paul Buncour hanno fissato cosi la durata quotidiana del lavoro utile dell'alunno: da 6 a 7 anni, 2 ore; da 8 a 9 anni, 3 ore e mezzo; da 10 a 11 anni, Ira li ore e mezzo e 5 ore; da li a 13 anni, fra 5 ore e un quarto e 5 ore e mezzo ». Si legge poi che € le ragazze sembrano avere una capacità di attenzione leggermente superiore fino alla pubertà, eguale o leggermente inferiore dopo ». Nella realtà le cose vanno, 0 per lo meno andavano, molto diversamente: in genere i bambini dormivamo una o due ore di meno, e consegnavano allo studio tre e persino quattro delle ore che avrebbero dovuto dare agli svaghi o al sonno. La conseguenza era- che fra le ore di scuola e quelle trascorse per fare i compiti a casa, ai bambini veniva imposto un orario di lavoro superiore a quello degli adulti. Gli allarmi gridati contro questa situazione assurda da pedagogisti, psicologi, sanitari, specialisti d'igiene scolastica, sappiamo che hanno sortito l'effetto di proibire l'assegnazione di compiti a casa in tutte le scuole elementari francesi. In Italia su questo punto 1 pareri sono discordi; per avere io scritto qualche settimana fa un articolo contro l'eccessivo carico dei compiti a casa nelle scuole elementari italiane, molti sono stati i lettori, specialmente gli insegnanti, che mi hanno dato addosso. In compenso, una circolare ministeriale, di una decina di giorni successiva all'articolo qui pubblicato, disponeva che per le feste natalizie i ragazzi non fossero caricati eccessivamente di compiti a casa. Dunque, anche in Italia gli allarmi degli studiosi e dell'opinione pubblica stanno recando < primi, timidi risultati. In una pubblicazione di carattere ufficiale, dovuta a Franco Bonacina, direttore di mi centro didattico nazionale, trovo riportato questo bel puriodo di Jean-Jacques Rousseau: « La natura .vuole che i fanciulli siano fanciulli prima di diventare uomini. Se vorremo pervertire quest'ordine, produrremo frutti precoci, ohe non avranno né maturità né sapore, e non tarderanno a corrompersi; avremo dei dottori giovani e dei fanciulli vecchi. Trattate il vostro allievo secondo la sua età, mettetelo anzitutto al suo posto e teuetevelo così ' br,,ie che non tenti più di uscirne». E u Bonacina, da dietro la sua esperieira, trae questo commento: (.Avviene però che troppi insegnanti, per un'arbitraria e spesso illegittima interpretazione dei programmi e dei piani di I «(«dio, considerino il lavoro I domestico come una seconda I giornata di scuola in cui \ l'alunno deve fare da solo quello che la scuota non rie- \ sce a fare ». In altre parole, molti insegnanti, preoccupati di portare a termine i programmi, assegnano troppi compiti a casa: «il quantitativo di lavoro domestico raggiunge spesso sovraccarico mentale e quindi esce fuori dai limiti di sicurezza psichica e medica necessari perché non si entri- nelf'ambita d.élle,%no-. vrosi più o meno evidenti ». Ecco che anche qui incontriamo la grande parola dei tempi moderni: nevrosi. A chi guardi di lontano sembra che l'uomo diventi ogni giorno .iù forte perché sempre più riesce a dominare la natura per via di scoperte e invenzioni prodigiose, ma è un giudìzio che bada alla superficie non all'essenza delle cose: in realtà forse mai .gli uomini sono stati più deboli di ora, scossi da paure, incertezze, sdoppiamenti della personalità; e i muratori non fanno in tempo a costruire nuove e immense cz se di cura per « malati di nerui, e i becchini a seppellire i corpi uccisi dallo schianto dei nervi. In un'opera spesso citata, < Le leggi del lavoro mentale » di Guido Della Valle, troviamo una pagina la cui lettura porrei raccomandare non solo a tutti gli insegnanti, ma anche ai genitori e a quanti in genere hanno a cuore i problemi delia società: « Per se stesso, il lavoro moI derato giova a non far arrugI ginire la macchina psichica. \ Chi la logora è il sentimento. I E' l'intervento dei fattori ] emotivi (noia, paura dei castighi, data fissa del tempo di apprendimento d'una lezione, preoccupazioni per gli esami, sentimento di emulazione, di gelosia, d'ini^dia) che rende penoso lo studio scolastico e genera la fatica. Tutti questi patemi d'animo rappresentano altrettanti punti di irraggiamento di influenze patologiche, determinano un disordine e un marasma che si riverberano sul cervello, perturbandone il funzionamento, anche quando le passiotii si sono dileguate ». Si dird che sono concetti vecchi, antichi addirittura, rivestiti di argomenti e parole scientifiche, moderne ; e difat¬ \ | ! ij| ri ancor oggi il popolo dice j che è meglio avere un asino vivo che un dottore morto, c gli scrittori latini avvertivano che la mente umana è sana solo quando ha per base un organismo sano oppure che j nel fondutilo di oggi ci è dato j intravedere l'uomo di domani. | Si, sono concetti vecchi, antì- ! chi; ma il guaio è che quando si va al concreto, si entra cioè nelle aule scolastiche o si dà un'occhiata ai libri e ai programmi della scuola, sembra allora che nessuno sì sia ricordato neppure di lontano di quelle eccellenti norme. Ci traviarlo in presenza di programmi vastissimi, di libri affollati all'inverosimile di no per lo più inutili e che ' perciò saranno imparate a fatica e fadlmente dimenticate, e compiti a casa, un pesante fardello di compiti a casa. Ne nasco un senso di tedio per i libri e per l'insegnamen¬ to, che alla lunga può diven- i tare perfino odto per la scuola; e le vane neurosi getteranno i loro semi in quel terreno umano cosi ben disposto. E allora t Da qualsiasi par- I I I \ \ te rigirate questa faccenda, le conclusioni sono sempre le stesse. Anzitutto, la scuola ottiene risultai' educativi molto scadenti sottoponendo i fanciulli a sforzi superiori alle loro capacità fisiologiche; ricordiamoci che la fatica « deve essere il più possibile risparmiata a chi, come il ragazzo, anche in un'apparente inerzia compie il più faticoso dei lavori: quello di crescere ». Come gli specialisti fran\ cesi hanno dimostrato nelle loro inchieste, quelle stesse inchieste che hanno contribuito a far abolire i compiti a casa nelle scuole elementari francesi, almeno tre sono le ore di lavoro eccessivo che venivano imposte ogni giorno ai bambini dal vecchio ordinamento scolastico: < Sono queste tre ore le determinanti di quel soirraccarico mentale che finisce in esasperazione, in fatica, in nevrosi, cioè in stati | negativi e dal punto di vi3ta fisico e dal punto di vista psichico, gravemente incidenti sulla vita singola e sulla vita sociale » (Bonacina). D'altra parte, è possiliile dotare i ragazzi di un'istruzione adeguata rispettando i limiti di sopportazione fisiologica dei loro organismi: ba! sta avere il coraggio di portar via dai programmi e dai libri di testo tutti i rami inutili e pesanti. L'albero crescerà allora più vigoroso e alto..Come trovo in un libro americano di igiene mentale, < l'apprendere non deve essere un passivo assorbimento di conoscenze, non un puro leggere libri allo scopo di ripetere quanto si è letto. Il vero sa- pere è un arricchimento di ; j'esperienze ». Se avviamo la questione su questi binari, diventa del tutto superflua la polemica se si debbano, oppure no assegnare i compiti a casa. Almeno nelle classi elementari, se vogliamo lasciare l'orario di ora, i compiti siano fatti a scuola, se invece pensiamo di ridurre l'orario scolastico, allora siano anche assegnati compiti a casa; con moderazione, peraltro. L'importante è, ripeto, lasciare agli organismi in crescita tutto il tempo di cui hanno bisogno per svolgere il loro lavoro naturale e principale: quello per l'appunto di crescere. Domani avremo intorno a noi meno neurosi e cittadini migliori. Nicola Adelfi

Persone citate: Bonacina, Franco Bonacina, Guido Della Valle, Jacques Rousseau, Paul Buncour

Luoghi citati: Italia, Roma