Cordiale successo dei «Sogni nel cassetto» di Guido GuerrasioMario Gromo

Cordiale successo dei «Sogni nel cassetto» IL PRIMO. FILM ITALIANO SULLO SCHERMO DEL LIDO Cordiale successo dei «Sogni nel cassetto» Renato Castellani vi ha tracciato un vivace quadro di vita goliardica - Buone accoglienze anche a «Grandes murailles», un documentario di Guido Guerrasio Venezia, lunedì mattina. Ed eccoci a uno dei film più attesi, al primo film italiano della Mostra. E' una sorte un po' singolare, questa che di volta in volta accomuna sullo schermo del Lido le firme di due nostri eccellenti registi, Penato Castellani e Luchino Visconti. A Sotto il sole di Roma-si accompagnò, sullo stesso cartellone. La terra trema; pochi anni dopo, a Giulietta e Romeo si accompagnò Senso; e a I sogni nel cassetto, appaleso questa aera, seguiranno, .venerdì. Le notti, bianche. E poiché i precedenti ricordano òhe codesti due uomini danno ogni volta una sicura partecipazione italiana alla Mostra, e poiché il film di Castellani ha quest'oggi confermato la piccola tradizione, tutto ciò si risolve nel migliore augurio anche per l'imminente film di Visconti Il più vero profilo di Castellani consisteva, fino a oggi, soprattutto in quattro film. La trilogia dedicata alla gioventùdei dopoguerra (.Sotto il sole di Roma, E' primavera..., Due. soldi di speranza), con notazioni rapide agilissime, pervase di una acuta e un po' sorniona bonomia, non priva di un larvato ottimismo, di un confidente sorriso; e il raffinato composito affresco di Giulietta e Romeo, dove faceva capolino anche un calibrato virtuosismo. Ora, con I sogni nel cassetto, il regista ritorna ad alcuni dei suoi temi precedenti; e poiché qui si tratta in gran parte di una vicenda goliardia ca, verrà spontaneo il ricordo di Addio giovinezza, la commedia di Sandro Camaeio e di Nino Oxilia, con 1 film che ne furono"tratti. Ma sono accostamenti un po' semplici. Goliardia per goliardia, ogni epoca ha avuto la sua. E se il facile sentimentalismo di Addio Giovinezza corrispondeva a un'epoca altrettanto facile, quel drammetto di Mario e ai Dorina, ancora temperato dalle buffonerie del mite e miope Leone, si risolveva però in un distacco ohe era soltanto suggerito da alcune ovvie circostanze, e che un amore vero avrebbe voluto e saputo evitare, (Anche allora qualche Mario, presa la laurea, e cominciando poi a farsi una sua < posizione», finiva per sposare, la sua Dorina). Se in quei tre gracili atti una novellina si atteggiava a romanzetto, oggi la vi. ta goliardica può avere ben altri toni. Ha conosciuto e conosce dure difficoltà, per molti è diffìcile e incerta, per parecchi è addirittura mortificata. Riu. scire a studiare, giungere ad una laurea, è per lo studente non ricco una pesante impresa; e vi sono studenti che lavorano, che hanno un loro qualsiasi sacrificato lavoro, per potersi pagare tasse e dispense. C'era da attendersi da Castellani una serie di notazioni tanto amare quanto acute, su una certa goliardia d'oggi. Nel suo film non l'ha ignorata; in certi accenni, in certi tratti,' è presente; ma tutte le Bue cure le ha dedicate ai suoi due protagonisti, ohe a quella amarezza sembrano reagire con una loro disinvoltura quasi sempre spontanea, e con una spensieratezza qualche volta insistita. Anche qui c'è un Mario, studente di medicina; e c'è una Lucia, studentessa di chimica. Presto si amano, non ammettono mezze misure: e malgrado l'inevitabile opposizione delle loro famiglie, si sposano. Co- .sa fatta capo ha, dice il padre |di Luc-a. di la e le due famiglie aiuteranno, parcamente, i due , . , abbraccia sposini. Sono ancora due ragazzi, sono due cuccioli del matrimonio; e Castellani si compiace di dipingerceli come tali, quei due sembrano giocare al matrimonio, come le bambine giocano (o giocavano) a fare le signore. E poiché ha dato a Lucia i tratti di una tenera innocente gattina, e a Mario quelli di un semplicissimo buon figliolo, i loro ritrattini, anche se monocordi, sono gustosi, e ravvivati da trovatine e battute, malgrado qualche svista di gusto (il catafalco nella chiesa, durante le nozze). Questo catafalco dovrebbe essere come un fosco presagio, ma è poi un tema che più non ritorna; quando accenni cauti e diversi avrebbero potuto costituire come un pedale sospeso, a darci un ben altro brivido in quella ilare spensieratezza Perché i due continuano nel loro gioco anche quando Lucia sa di attendere un bimbo. Rinuncia ai suoi studi, aiuta come può il .suo Mario, un po' fa la maldestra massaia, un po' la futura mammina; ma non è che paternità e maternità imminenti diano ai due diversi pensieri, ragazzi erano e ragazzi continuano ad essere; e non ha torto di guardarli con molta indulgenza una loro compagna, Lina, una irregolare, ha avuto un amante che l'ha lasciata, sposerà un uomo ricco tanto per sposarsi (è fórse questa la figurina più amara e più inedita del film). Così, quando Mario avrà final¬ mente preso la laurea, e Lucia starà per avere il suo bimbo, e i due si trasferiranno in un paesino, dove Mario ha subito avuto la supplenza di una condotta, il loro gioco continuerà, saporito, piacevole, persino spassoso, ma un gioco. Se in Addio giovintzza una piccola lagrimosa elegia voleva stendersi sulla fine della vita goliardica, qui si direbbe che la goliardia la si voglia ancora e sempre protrarre, coltivare, di- fendere. E d'un tratto, la catastrofe. Lucia muore, dando alla luce una bimba. (E' a questa catastrofe che si voleva accennare, quando prima si parlava di fosco presagio, di pedale sospeso) E tutto ciò avviene, nel film, in un attimo. E' un colpo assai duro, inferto allo spettatore; e poteva essere necessario, coraggioso, fatale. Ma a patto di lasciarlo a sé, come uno schianto tremendo, nel quale si perdessero allora, e si capovolgessero, tutti i sorrisi ridesti dalla povera Lucia; oppure a patto di dargli poi un suo sviluppo vitale, di angoscia disperata attorno a una culla, la vita che rivela il suo volto crudèle. II film si tiene un po' a mezzo, fra le due soluzioni; e lascia qualche incertezza. Fatte queste doverose riserve si dovrà però dire che la bravura di Castellani anche qui non si smentisce, sa dare al suo racconto pagine lievi e felici, tratteggia con molta sagacia alcuni scorci di una Pavia autunnale o invernale, ha parecchie uscite garbate, altre sbarazzine . o pungenti. I suoi due protagonisti li ha affidati a un esordiente (Enrico Pagani) o a un'attricetta quasi esordiente (Lea Massari), facendone una coppietta sempre intonata, spesso infallibile. Due temperamenti, che dovrebbero poter percorrere un loro cammino. E pure molto intonata è apparsa Cosetta Greco, in un personaggio secondario ma non facile, un po' ambiguo, un po' sfuggente. Ottima la fotografia di Leonida Baroni, molte le risate e parecchi gli' applausi durante la proiezione, altri insistenti applausi alla fine. Ottime accoglienze anche a Grandes murailles, un ampio documentario di Guido Guerrasio. E' il giornale di bordo, operatore Mario Fantin, della spedizione alpinistica che, voluta e organizzata da Guido Monzlno, l'anno scorso, quasi in questi giorni, compì la prima -traversata, quasi tutta per cresta, lungo l'arco alpino occidentale, dal Chàteau des Dames (Breuil) alla punta Dufour. Senza virtuosismi tecnici di in&^^aU^&Jpa efficacia pari alla sua genuina onestà, il film, per chi un poco conosca le Alpi, è avvincente, scandisce la- dura audace fatica osteggiata da tormente e bufere. Il commento musicale, di Gino Marinuzzi jr., si vale anche di effetti elettronici. Mario Gromo

Luoghi citati: Breuil, Roma, Venezia