Molti chiedono che sia abolito il mandato di cattura obbligatorio di Guido Guidi

Molti chiedono che sia abolito il mandato di cattura obbligatorio Al Congresso degli avvocati a Bologna Molti chiedono che sia abolito il mandato di cattura obbligatorio Proposte numerose altre riforme dei codici di procedura (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 25 settembre. Esaurita la discussione su un argomento di carattere morale («difesa della professione forense») : quella su di un argomento pratico (* guarentigie del cittadino nei giudizi contro, la pubblica amministrazione!): quella infine di ordine strettamente personale (« cassa di previdenza e di as sistenza >), gli avvocati italiani riuniti a Bologna sono passati ad affrontare problemi di natura squisitamente tecnica, ma di interesse generale quali quelli sulle riforme da apportare ai Codici di procedura penale e civile Ma le opinioni sono tutt'altro che concordi, anche nella richiesta delle riforme, e la polemica si è accesa subito e si è protratta. per l'intero pomeriggio con l'impegno di continuarla domani mattina, prima di passare alla votazione delle mozioni con cui si concluderà, in serata, il Congresso. Le maggiori riforme, che gli oppositori hanno definito addirittura « rivoluzionarie >, sono state quelle proposte dagli avvocati penalisti, anche se i relatori ufficiali sull'argomento — avv. Andrea D'Andrea di Genova, prof. Aldo Casalinuovo di Catanzaro ed avv. Ugo Castelnuovo Tedesco di Firenze — nel prospettarle hanno avvertito come « né la coscienza sociale italiana né il costume hanno raggiunto una maturità che autorizzi un legislatore a trasformare in diritto positivo quelle esigenze >, che stanno ponendo in crisi l'attuale sistema processuale. Che le riforme siano decisamente « rivoluzionarie > è facile comprendere quando si pensi che tra l'altro è stato chiesto: l'abolizione del mandato di cattura obbligatorio, tranne in casi eccezionali, allorché cioè la gravità del delitto sia tale da commuovere l'opinione pubblica e da esporre i responsabili, rimasti in libertà, ad una indiscriminata rappresaglia: l'emissione del mandato di cattura solo con la sentenza di rinvio a giudizio, in modo da evitare il pericolo di un ingiusto carcere preventivo; l'abolizione della istruttoria sommaria ed il mantenimento di quella formale; l'istituzione di un tribunale delle pene, che, nelle intenzioni almeno, dovrebbe servire a «gettare un primo ponte verso il futuro per l'introduzione della sentenza indeterminata», lasciando poi ad uno speciale collegio il compito di fissare la misura della pena in un secondo momento elizcgnglahcurvilpczptimvpscpsspasdspinsqvacvttsvtmefpdacrdMparhd—sanol'lbicfdsmtetui i ri i ri 11 m i ■ 111111 r 1111111 > ii 11111 ■ r 1111111111 f p 11 ■ 11 it n ed in rapporto alla personalità del responsabile; l'abolizione della Corte d'Assise, la cui ibrida formazione di magistrati togati e non togati non darebbe motivi di sicura garanzia. E sulla necessità di abolire la Corte d'Assise i relatori hanno insistito osservando come sia opportuno sostituire una istituzione « ormai superata » con un organismo nuovo. Quale? Non di certo con il ritorno all'antica giuria, perché significherebbe, in tale caso, come insegna l'esperienza, avere quasi sempre una particolare indulgenza nei reati di sangue, soprattutto per motivi d'onore, ed un eccessivo rigore in quelli contro la proprietà. Questo — si è osservato — senza tener conto che un cittadino trasformato per l'occasione in giudice finisce per non dare mai, o quasi mai, alcuna garanzia di capacità e di competenza. Ed allora? La proposta è stata semplice: istituire nell'ambito dei tribunali ordinari delle speciali sezioni criminali composte da quattro magistrati in giudizi di primo grado e da sei in quelli di secondo. Dopo queste proposte è scoppiata, vivacissima, la polemica. Ben altra accoglienza ha avtito il problema connesso con l'istituto del carcere preventivo. Un problema di scottante attualità, soprattutto nei termini in cui è stato impostato. « La custodia preventiva — hanno sostenuto i relatori — si è trasformata in un mezzo per cercar di rendere efficace la pena ed attuare la funzione intimidatoria della pena stessa». E non è stato difficile capire come in questa affermazione non poco abbia contribuito l'esperienza di due recenti casi clamorosi: quello di Piero Piccioni e di Ugo Montagna e quello di Giuseppe Montesi. E' stato impostato anche un altro aspetto del problema: il risarcimento del danno a chi ha sofferto, ingiustamente, la detenzione preventiva. Perché — si è chiesto — non deve essere risarcito dallo Stato chi, arrestato, viene prosciolto per non aver commesso il fatto? Infine un ultimo argomento, o meglio un'ultima proposta: l'instaurazione del sistema della cauzione per ottenere la libertà provvisoria. Un sistema ingiusto — ha osservato qualcuno —, perché destinato a favorire l'abbiente ai danni del povero. Niente affatto — si è replicato a questa argomentazione —: innanzitutto si tratta di ipmdcdnmfmicuuslsulqnpuldosLutslzttNUpCun sistema attuato, e con risultati positivi, in al- j tri Paesi; poi significherebbe, ni •■ 11111111111 ri 111 ti i j 11 iiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiii in taluni casi come per esempio nei reati contro il patrimonio, recuperare una parte del denaro sottratto. E' logico — si è spiegato — che la determinazione della cauzione, specie per i reati patrimoniali, dovrebbe essere in funzione delle capacità economiche dell'imputato. Sarebbe immorale, infatti, fissare una cauzione di 50 mila lire sia ad un modesto truffatore sia ad un grosso industriale responsabile di reati economici fiscali. Ma sarà atto di giustizia stabilire, ad esempio, al primo una cauzione di cinquemila lire ed- al secondo una di cinquanta milioni. Contemporaneamente alla battaglia fra penalisti si è sviluppata in un'altra sala quella fra civilisti (presidente dei lavori l'avv. Vermondo Brugnatelli di Milano) sulle riforme da apportare al Codice di procedura civile, che, secondo le osservazioni generali; dev'essere snellito e modernizzato. Le critiche hanno avuto tutte un mìnimo comun denominatore, impostato soprattutto sulla insufficienza dei locali e sull'impossibilità dei giudici istruttori di fronteggiare la immensa mole degli affari giudiziari. Come ovviare all'inconveniente? Innanzitutto porre i magistrati in condizioni di amministrare la giustizia in sedi adatte e con mezzi adeguati; poi ridurre i poteri del giudice istruttore e rendere più rapida l'istruttoria. E cosi il Congresso si sta avviando alla conclusione in un'atmosfera diventata improvvisamente calma dopo la « maretta » di ieri per la polemica sollevata da Enrico De Nicola. Gli animi si sono placati, anche se in molti è rimasto il disappunto che l'illustre giurista si sia adontato per un'opposizione che non c'è mai stata. Guido Guidi

Persone citate: Aldo Casalinuovo, Andrea D'andrea, Enrico De Nicola, Giuseppe Montesi, Piero Piccioni, Ugo Castelnuovo, Ugo Montagna, Vermondo Brugnatelli

Luoghi citati: Bologna, Catanzaro, Firenze, Milano