Il minorenne fuggito da Asti va in Africa con la Legione
Il minorenne fuggito da Asti va in Africa con la Legione Il minorenne fuggito da Asti va in Africa con la Legione La madre compie disperati tentativi per strapparlo al suo destino II ragazzo scrive parlando di scontri a fuoco con algerini davanti alla caserma di Lione . . e 3 (Nostro servizio particolare) Asti, settembre. Quali sviluppi avrà l'avventura di Rodolfo Biletta, il ragazzo diciassettenne di Asti, arruolatosi il mese scorso nella Legione Straniera? I genitori hanno subito iniziato la azione intesa a ottenere la rescissione dell'arruolamento che è illegittimo, essendo stato compiuto nei confronti di un minorenne. Essi scrissero il 7 settembre al Consolato generale di Marsiglia, segnalando il caso e chiedendo il rimpatrio del ragazzo; il Consolato, con una lettera in data 10 settembre, rispondeva assicurando di interessarsi subito della faccenda. Quali sono, le probabilità di successo di questi passi delle autorità italiane di Marsiglia? La risposta dovrebbe essere positiva, sebbene l'esperienza dimostri che in casi analoghi esistono sempre seri motivi di preoccupazione. A favore di una pronta rescissione dell'arruolamento stanno parecchie circostanze. Innanzi tutto il Biletta è davvero giovanissimo, avendo compiuto i 17 anni il 24 agosto scorso, pochi giorni prima di presentarsi al posto di arruolamento, a Bourg St. Maurice; dell'adolescente ha tutto il candore per il modo di ragionare e di considerare il mondo. Soltanto se si tiene conto di questa immaturità mentale è possibile trovare una spiegazione della sua fuga. Egli è molto affezionato ai genitori, al fratello quattordicenne Franco e alla sorellina di nove mesi, Stella; occupato come commesso alla stazione ferroviaria di Asti, diede sempre prova di buona volontà. La mamma, nel tratteggiare la figura di questo suo ragazzo, si rammarica ora di non aver dato importanza al suo spirito di avventura: spesso egli parlava del desiderio di fare fortuna; diceva: «Andrò in giro per il mondo, guadagnerò tanti soldi e tornerò ad Asti con una di quelle magnifiche auto che sono lunghe quasi come un autobus >. Al principio dell'estate, come già negli anni scorsi, Rodolfo andò a Courmayeur, a fare la stagione come bigliettario di una linea di pullman. Si trovò così a lavorare con un autista ventitreenne di Calosso d'Asti, Giuseppe Valorzì: fu costui a convincerlo a fuggire in Francia e ad arruolarsi. Abbiamo letto le cartoline e una lettera indirizzate alla mamma da questo ragazzo. E' una documentazione patetica che dimostra come egli non abbia nemmeno lontanamente valutato la gravità del proprio passo. La prima cartolina dice: «Cara mamma, sono partito per la Legione; questa è la nave che parto per l'Africa. Ti saluta Rodolfo ». Segue niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiun'altra cartolina, con queste parole: «Saluti Rodolfo, Legione Straniera. Domani parto per l'Africa». Appunto dall'Africa giunse la prima lettera, in data 11 settembre. Con un candore fanciullesco, Rodolfo narra le Bue prime avventure: spiega di essere stato convìnto alla fuga da! Valorzi, precisa di essersi ingaggiato a Bourg St. Maurice, di dove fu trasferito a Lione, ove già si trovò al centro di una inquietante esperienza: «Ero di guardia alle 10 di notte quando gli algerini hanno aperto il fuoco. Io ero a cento metri: ci fu tre morti e dei feriti; io non mi sono preso paura ». Poco oltre esclama: «Sapessi come sto bene con la divisa del Legionario!». Da Lione, dopo una sosta di otto giorni fu trasferito a Marsiglia, in un posto di smistamento, ove « il mangiare era poco ». Poi, domenica 8, partenza per l'Africa. Dopo avere detto che il nome gli è stato cambiato in Siili Renato, con tutta ingenuità fa questa raccomandazione alla mamma: «Ho dovuto dire che ho 18 anni, se no non mi prendevano. Se sanno che ho 17 anni mi mandano a casa. Non andare al (Consolato. QuRiido mi scrivi mandami mille franchi. Fra qualche giorni mi mandano forse nel Sahara >. La famiglia Biletta insiste e si dà da fare perché sia accelerato i] disbrigo di questa pratica, da cui può dipendere la salvezza del ragazzo. Le insistenze sono quanto mai opportune. Infatti se la Legione Straniera respinge senz'altro i minorenni, specie quando si tratta di fanciulli visibilmente immaturi, manifesta preoccupanti lentezze e resistenze nel rescindere l'arruolamento di ragazzoni precoci e vigorosi. Molti episodi avvalorano la supposizione che certi Comandi sezionali alle richieste del del Comando Generale oppongono il muro di gomma della burocrazia militare, quando si tratta di rispedire a casa giovani ormai vicini al diciottesimo anno, ben piantati e dotati di notevoli qualità militari. Eloquente è il caso nel quale figurò come protagonista un ragazzo torinese, Emilio Virotto, arruolato con il nome di Elio Garello. Costui sapeva che la famiglia aveva iniziato le pratiche di rimpatrio, e, ormai stufo della durissima vita di legionario, ne attendeva con ansia la felice conclusione. Finalmente un giorno fu invitato a presentarsi al comando. Ma qui, anziché annunziargli il congedo, gli dissero: « Da oggi tu ti chiami Hans Schiller. Questa è la tua nuova piastrina di riconoscimento ». Il ragazzo intuì il significato di quell'ordine: la scomparsa del minorenne italiano reclamato dalla famiglia e la sua permanenza nella Legione. Egli sciolse con la fuga quella difficile situazione. f. f. iiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiniimiiiiiiiiiii mmm La signora Biletta, madre del diciassettenne fuggiasco
Persone citate: Biletta, Elio Garello, Emilio Virotto, Giuseppe Valorzì, Hans Schiller, Rodolfo Biletta, Valorzi
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