Difesa dell' avvocato

Difesa dell' avvocato Oggi si apre a Bologna il congresso nazionale forense Difesa dell' avvocato E" una professione ferocemente attaccata dai caricaturisti, ma ha in sé una virtù moralizzatrice: insegna il rispetto delle idee altrui, l'umiltà, l'arrendevolezza Il quarto congresso nazionale forense che si svolge a Bologna tra il 2i ed il 26 di questo mese inizia i lavori sul tema « Difesa della professione forense»; ma notevole è che per desiderio del presidente dell'Ordine degli avvocati di Bologna e del comitato organizzatore, Enrico- Redenti, illustre cattedratico ed avvocato, questa « difesa » s'inizia sul tema della deontologia professionale. La « difesa », cioè, consiste anzitutto nel volere essere circondati dalla maggiore stima, e nel voler avere coscienza di meritarla. I vecchi avvocati cominciano col ricordare a tutta la classe, ed anzitutto ai giovani, quali siano i doveri della professione. Questo modo d'intendere come si difenda la dignità di un ceto o gruppo, mi pare da additare ad esempio. Se si rivendicano autonomie, occorre dimostrare di meritarle; se una classe assume di volersi autogovernarc, deve mostrare uh certo rigore nel punire i suoi membri che contravvengano. Alcuni Consigli dell'Ordine hanno mostrato di essere qui sulla buona via, ed è da confidare che gli altri li seguano ed il Consiglio superiore forense li sostenga. Non che ci sia bisogno di risanare un terreno inquinatosi, né di far rivedere un giudizio sfavorevole. Non sarebbe facile sintetizzare l'opinione generale intorno agli avvocati. Se si.dovesse guardare ai motti sui portacenere' o sulle maiolichine, che ammoniscono dal non ricorrere ai legali se non si vuole perdere tempo e danaro: alle raffigurazioni caricaturali degli avvocati nei film (ricordate II bigamo) ed in tutti gli umoristi a partire da Courteline: a certe battute che si ripetono da secoli (come la storiella che nelle litanie dei Santi ci fosse un Sanctus Ivo, advocatus sed non latro - O res viirabilisl e Pio IX rifiutasse di togliere le tre ultime parole): se si dovesse guardare a questo, sarebbe a dire che la stima generale di cui godono gli avvocati sia scarsa. Ma sarebbe giudizio errato. Ed il fatto che gli avvocati ornino proprio i loro studi con quelle maiolichine o con le feroci caricature di Daumicr (il nostro carissimo Calamandrei aveva al suo studio una fine collezione, quale il suo gusto poteva mettere su, di tutte le possibili caricature di avvocati), che non pensino neppure ad invocare la censura su quei film, mostra ch'essi sono consci che si tratta di semplici bons mots, che non è affatto vero che la classe non sia stimata. Ed il posto che continuano ad avere gli avvocati nelle cariche elettive (se pure, col venire avanti nuove classi, non sia più cosi soverchiarne com'era ottanta anni or sono) è conferma di ciò. Come in tutte le classi, ci sono le pecore nere: c'è qui pure un bassofondo, alimentato dal bisogno, dalla povertà. Ma è uno strato molto esiguo. In genere l'avvocato, giovane e vecchio, piccolo e grande, del nord e del sud, ha la devozione al cliente, alla causa. Non c'è avvocato che non senta il rovello, delle sconfitte, che vi si abitui: chi vive nel mondo forense non sarà sempre entusiasta della capacità, dell'ingegno, delle risorse di tutti igli avvocati, ma sa che sono ben) rari i casi di negligenza. I Le cause sono accanitamente j difese: fogli di lumi, compar- | I se, repliche. Poche sono le cause dove, dopo un grado di giudizio, ci si rassegni alla sconfitta: la macchina giudiziaria italiana è resa faticosa per il fatto del gran numero di cause che percorrono i tre gradi di giudizio. Avidità, spirito di litigiosità degli avvocati, dicono i detrattori. In realtà molte volte è l'interessato che sospinge, che abbandona il legale il quale sconsiglia la lite, o suggerisce di rassegnarsi alla sentenza sfavorevole. Ma se talvolta l'avvocato è, lui a consigliare d'insistere, nove volte su' dieci è in perfetta buona fede, perché si è appassionato alla causa, è convinto che il magistrato abbia errato con quella sentenza contraria. Il pericolo contro cui i vecchi avvocati debbono mettere in guardia i giovani è quello di strafare, di sbagliare per eccesso di zelo. L'incuria è rara, anche |>erché l'avvocato ben sa che il cliente perdona facilmente al difensore che perdette, ma si prodigò (ed il prodigarsi lo ha potuto constatare, mentre probabilmente gli sono sfuggite le debolezze intrinseche della difesa), là dove una fama d'incuria è la rovina di uno studio. La professione di avvocato è una di quelle che hanno in se virtù moralizzatrici. La via del dovere coincide con quella della convenienza. La diligenza, la cortesia, la laboriosità portano, più che in altre professioni, al successo, mentre i comportamenti opposti trovano rapida sanzione. Ma accanto al comportamento con il cliente, c'è quello verso il collega e soprattutto verso il magistrato. Ora:j il legale non ignora che il miglior • patrimonio da conquistare è la stima del giudice: il quale sappia che quell'avvocato potrà sostenere per il cliente tesi che la magistratura respingerà, ma non cerca mai d'ingannare, non afferma mai circostanza che sappia falsa, non fa mai dire ad un documento ciò che il documento non dice. E sa altresì che la lealtà verso i colleglli, il non ricorrere al piccolo artificio — approfittare del ritardo dell'avversario' nell'arrivare all'udienza per far dichiarare chiusa una istruttoria, o cercar d'introdurre surrettiziamente un documento nuovo in fascicolo — sono necessari al prestigio del legale, che trova talora nel magistrato un giudice che perdona meno facilmente del collega. Ma la professione educa anche ad un sano abito liberale, affranca dai dogmatismi. Nessuno come l'avvocato sa quanto occorra essere cauti nell'affcrmare che una verità è «evidente », che una conseguenza è certa, che una soluzione è definitiva. Fin dai primi anni si rende conto di come mutino i giudizi umani, anche tra gir uomini di eguale formazione ed inclinazione: nel corso della sua vita vede mutare in troppi punti la covnnunis opimo, apparire dato di buon senso quella che trent'anni prima sembrava stranezza. Per poco che abbia spirito religioso, è portato a vedere una conferma della esistenza di Dio in questo assillo che l'uomo ha di certezza, ed in questa sua impossibilità di raggiungerla. Pochi credono- che la virtù sia premiata in questo mondo. L'avvocato di solito lo crede: non perché veda arricchire o divenire potenti i migliori, ma perché sa quanto l'assillo del successo economico, della tenace, cruda difesa del proprio diritto, nella sua pienezza, contro tutti, avveleni la vita. Abbiamo presenti, noi legali, figure tetre, dai tratti tirati, amareggiate, di uomini ch'erano ricchi, ma che non sapevano rinunciare a nulla, subire in pace la più piccola invasione della loro sfera. E le vicende coniu| gali? La pena di quei tanti e I tanti giovani coniugi, belli, sani, fondamentalmente onesti, che si sono sposati desiderandosi, e che divengono nemici, si guastano irrimediabilmente la vita, per stupidi puntigli, per volersi affermare l'uno di fronte all'altro, per non saper cedere, per fare una questione di prestigio nell'imporsi in materia di orario di pasti odi tipo di cucina o di disposizione dei mobili o di uscite serali. Per poco che l'avvocato tragga il succo della sua esperienza, non può essere che asseveratore di rispetto alle idee degli altri, di umiltà cristiana, di arrendevolezza. A. C. -Temolo

Persone citate: Calamandrei, Courteline, Pio Ix

Luoghi citati: Bologna