Pescatori del Mar Caspio

Pescatori del Mar Caspio UN FILM SOVIETICO SULLO SCHERMO DEL LIDO Pescatori del Mar Caspio Buone accoglienze a «Malva», di Vladimir Braun, che ha diligentemente interpretato un racconto di Gorki (Dal nostra inviato speciale) Venezia, 7 settembre. La Mostra, ha questa sera presentato il suo quattordicesimo e ultimo film in concorso. Domani sera si avrà la premiazione, seguita da La porte des lilas, il recente film di René Clair, fuori concorso. Il film d'oggi è l'unico film sovietico partecipante alla Mostra ed è stato accolto favorevolmente. Anche nei suoi anni più tetri, anche di fronte ai suoi film più scialbi, si era sempre avuto molto rispetto, per il cinema russo. Ancora e sempre lo accompagnava il ricordo del suo periodo che fu detto « eroico >, il periodo che seguì i primi anni della rivoluzione e che su per giù coincise con gli ultimi del film muto. Basterà ricordare i nomi di Pudovkin, Eisenstein, Dovcenko. Poi, come era inevitabile, quei corruschi fervori si placarono, a poco a poco cedendo alle cadenze di una produzione pianificata, e se condo le necessità di una sempre più stretta propaganda. Propaganda a tutto: ai princìpi marxistici, a un sano ottimismo idem, alla deificazione di Stalin, a un nuovo impianto 1:1 ! 11M [ 111 i I < 111111111111MI i ) ! 11 11 ! 111 < f 1111 [ I II idroelettrico, a uri nuovo tipo dì trattore agricolo. Anche nella biografia di un musicista o di uno 1 scienziato, anche quando proprio non la si sarebbe aspettata, la propaganda riusciva a fare capolino, quasi a suo dispetto. Ne veniva una produzione appiattita e monotona, che con evidenti toni didascalici seriibrava rivolgersi a un pubblico al quale, certe cose, non potevano mai essere ripetute abbastanza. E' poi venuto il cosiddetto < disgelo »; e anche quel cinema è parso cominciare a liberarsi di alcune delle sue più obbligate strettoie. Due anni or sono apparve al Lido La cicala, di Samsonov, un giovane che nel suo film non aveva posto che ambienti e atmosfere alla Cecov, da un racconto del quale aveva amorosamente tratto il suo film. Ed era venuto un Boris Godunov, della Stroeva, ch'era soltanto (e poteva largamente bastare) un'ottima edizione filmata dello spartito di Mous sorgsky. E ancora, all'ultimo Festival di Cannes, Il quarantunesimo, di Ciukhraì, voleva affrontare un dramma umano, con evidenti inflessioni quasi soltanto sentimentali. Ma c'è un altro curioso ri lievo, da non trascurare. La precedente produzione, pianificata come si diceva in funzione di una propaganda a oltranza, avrebbe dovuto dare i suoi prodotti a getto sicuro e continuo, così come" una tipografia può dare dei manifesti; e si era invece non poco inceppata, giungeva a sfornare ogni anno poche decine di film a soggetto, sostenendoli con ampi numerosi documentari. Adesso, coincidendo con un < disgelo > sia pure relativo, quella produzione sta in parte accelerando i suoi tempi, ha un po' allargato la gamma dei suoi temi, dovrebbe in breve giungere a un centinaio di film all'anno, che è poi su per giù la cifra media della produzione italiana. Pare che negli studi delle quattordici Repubbliche sovietiche ci sia l'inizio di un cauto e lento risveglio. Si riesaminano le posizioni precedenti, con le loro formule, i loro schemi; e sembra che sempre, più si tenda a introdurre in un film alcuni valori soltanto umani, che potrebbero o addirittura dovrebbero essere determinanti. Malva, tn codesto senso, è un'altra modesta riprova. Il suo regista, Vladimir Braun, deceduto poche settimane or sono, era stato un infaticabile lavoratore, aveva firmato film s.j film di una levatura media. Ma molti si collegavano, si riferivano al mare, da I marinai del re a II marinaio Cizhik, negli studi di Kiev lo chiamavano < il nostro lupo di mare >. E al mare si ispira anche Malva, tratto da un racconto del primo Gorki, e con una sceneggiatura redatta da Nicolaj Kovarski, lo stesso che già aveva sceneggiato la seconda edizione de La madre, pure da Gorki, per Donskoj. (La prima edizione recava la firma di Pudovkin, ed appartiene al periodo < eroico > già ricordato). II nome di Malva sarebbe per noi piuttosto lenitivo; e appartiene invece a una fiera e quasi proterva virago, se non proprio del mare di una spiaggia del Caspio, attorno a un villaggio di pescatori. L'epoca del racconto è rispettata, da alcuni chiari accenni ci troviamo in un tardo Ottocento. Ma più che una vicenda di codesta Malva il film tende a darcene un ritratto, rilevato, compiuto, con il contorno di qualche altra figura miiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiii più o meno abbozzata e di figurine parecchie, appena accennate come in un coro assai colorito. E allora vediamo laprosperosa virago essere l'in-, termittente compagna del quasi vecchio Vassili, che se ne vive isolato in una sua baracchete all'estrema punta della penisola E la vediamo tentare il figlio di Vassili che ha raggiunto il padre, e destare più di una discordia fra i due. E respingere la bramosia di un capoccia; e considerare invece con attenzione un vagabondo, Seriozhka, che dice di volersene sempre andare per il mondo Perché Malva ha parecchie nostalgie di lontananza, come avrebbe detto Guido da Verona. Legge la vita di un santo, appena compitandola, e non comprendendone gran che; ma poi ogni tanto si erge sul busto fiorente, si pone in primo plano, e inneggia al suo desiderio di nuovi, lontani orizzonti. Insomma, il vecchio Vassili • se ne tornerà dalla sua vecchia moglie, che aveva abbandonata: suo figlio nbn vorrà seguirlo, resterà nel villaggio, forse per non starsene troppo lontano da Malva; e Seriozhka, il vagabondo quasi romantico, si ancorerà una volta per tutte alla punta della penisola, succederà al vecchio Vassili nella sua barao chetta e nelle grazie di Malva La quale, dimenticando ogni altro proposito e ogni diverso anelito, sarà ben contenta di farsi sedentaria, accanto al suo rossigno Seriozhka. Dare un giudizio di questo film è piuttosto imbarazzante. Non c'è quasi nulla, da rimproverargli. E' esperto, corretto e insignificante come i disegni di un vecchio insegnante in una scuola di belle arti. Il colore del «sovcolor> ancora una volta è gradevole per la sua innegabile discrezione; non c'è quadro che non sia studiato, predisposto, impeccabile, da manuale; si abusa parecchio di inquadrature di onde medie e piccole, possibilmente in controluce, ma ognuna di quelle inquadrature è perfetta. E come non considerare perfetti, alla loro maniera, alcuni canti intercalati, e alcune digressioni non necessarie, e certi stracci a sbrendoli che più stracciati e « pittoreschi » di così non potrebbero essere? Siamo entro i limiti di una. accuratissima, dignitosissima accademia, che ha infine un altro merito: il film dura soltanto un'ora e trentacinque. E anche per codesta sua discrezione gliene siano rese grazie sincere, quando.oggi la solita razione cinematografica oscilla sulle due ore, e quanto quelle due ore vorrebbero dire potrebbe molte volte ridursi a pochi minuti. Mario Cromo

Luoghi citati: Cannes, Kiev, Venezia, Verona