Il consumo del vino va diminuendo ogni anno

Il consumo del vino va diminuendo ogni anno Il consumo del vino va diminuendo ogni anno (Nostro servizio particolare) Soma, 3 settembre. II settore vinicolo sta attraversando un periodo di acuto disagio. Nelle province produttrici del Nord esso è dovuto al fatto che le avverse condizióni atmosferiche del mesi scorsi hanno danneggiato abbastanza seriamente le vigne. Le aziende vedranno, quindi, diminuire le loro rese unitarie, ma un problema di eccedenza produttiva non si porrà, perlomeno in forma grave. Nel Sud, invece, e specialmente nelle zone vinicole pugliesi e nella Sicilia occidentale, dove la vite è una delle colture essenziali, il mercato sta registrando forti ribassi sotto, la pressione delle vendite che i produttori sono costretti ad effettuare per liberare le cantine dalle giacenze dello scorso anno. Si calcola che tali giacenze ascendano, nel complesso, a cinque, o sei milioni di ettolitri. Di conseguenza i prezzi del vino é delle uve sono notevolmente diminuiti (con punte minime di 28 lire al litro per i- vini non tipizzati al magazzino del produttore) e gli agricoltori si sono messi in agitazione. Qual é la causa di questa crisi vinicola che sta diventando ormai cronica nel nostro Paese? Siamo in presenza, dopo le crisi di sovrapproduzione del riso, della canapa, dellf. barbabietola, del grano, ad un Identico fenomeno di sovrapproduzione del vino? Arriveremo, anche In quesco settore, alla riduzione delle superbie! coltivate? Arriveremo agli ammassi finanziati dallo Stato? Esaminando le cifre e riandando indietro negli anni la situazione vinicola italiana emerge con lineamenti molto precisi. Gli anni-record rimontano ài periodo tra il 1909 ed il 1914; nel 1909 la produzione di vino fu di 65 milioni di ettolitri, una cifra mal più raggiunta; la disponibilità annua per abitante oscillava in :quel periodo intorno ai 140-150 litri. Poi consumo, e produzione declinarono: lentamente fino al 1936; sempre più rapidemente in seguito, per effetto ielle vicende della guerra. Alla fine del conflitto, per 1 duplice effetto delle gravi distruzioni ai vigneti t della drastica contrazione del reddito e dei consumi, la produzione vinicola si era ridotta a 30 milioni di ettolitri, poco più «li CO litri per abitante. Da allora è cominciata la ripresa culminata con l'eccezionale raccolto dello scorso anno: 60 milioni di ettolitri prodotti, oltre 55 milioni consumati, una disponibilità prò capire di circa 110 litri. Slamo, tuttavia, ancora lontani dai records raggiunti n.> gli anni precedenti la prima guerra mondiale, e nel frattempo la popolazione è grandemente aumentata, ed aumentati sono 1 redditi e le abitudini di spesa. La crisi di sottoconsumo è, dunque, evidente. Dipende dal mutamento di guati da parte dei consumatori, che preferiscono indirizzarsi verso altri tipi di bevande? Questa spiegazione è vera soltanto a metà. La tendenza generale aila diminuzione del consumo del vino è l'effetto di due.cause: gli strati più agiati della popolazione stanno modificando i lo¬ ro gusti e diminuiscono il consumo di vino; d'altro canto la popolazione delle regioni economicamente depresse si trova ancora ad un livello di reddito talmente basso che il vino non è neppure entrato nella sua dieta quotidiana. La conseguenza di queste due circostanze è la crisi del mercato vinicolo ed il disagio dei produttori. Una conferma di questa diaT gnosi è stata data da una relazione pubblicata tempo fa dal prof. Paolo Albertario, direttore generale del servizi economici del Ministero della Agricoltura. I dati raccolti nella relazione Albertario indicavano che il consumo annuo di vino tra le categorie produttrici è di quasi 170 litri prò capite, mentre le categorie non produttrici consumano una mediai di 72 litri a testa. La differenza è enorme. Essa va attribuita al basso reddito di tanta parte della popolazione italiana (e specialmente della popolazione contadina), ed al fortissimo divario tra i prezzi del vino alla produzione ed i prezzi al dettaglio. In sostanza la crisi attuale è 11 risultato di una serie piuttosto numerosa di elementi: cambiamento nei gusti dei consumatori più agiati, mancata entrata sul mercato dei consumatori più poveri, Incremento dato dalla riforma fondiaria all'impianto di nuovi vigneti, divario tra i prezzi alla produzione ed i prezzi al consumo, errata politica, fiscale dei Comuni (il dazio-consumo nelle attuali condizioni si è dimostrato una vera aberrazione). E va aggiunta la scarsissima tipizzazione dei vini: le Cantine sociali e gli enopoli non arrivano a 300 in tutt'Italia, e di questi il 75 per cento si trova nelle regioni settentrionali, il 9 per cento nell'Italia centrale e solo il 16 per cento nel Sud. Se i consorzi agrari e le varie organizzazioni agricole si fossero poste seriamente questo problema, forse oggi la crisi vinicola sarebbe superata - da un pezzo. e. s.

Persone citate: Albertario, Paolo Albertario, Soma

Luoghi citati: Italia, Sicilia