Il miglior giudice resta sempre il docente
Il miglior giudice resta sempre il docente 1 Im " FU OC ESSO AI*!*'S2S ARSE Il miglior giudice resta sempre il docente H « processo all'esame » continua e non potrebbe in verità riuscire più istruttivo ! Chi è abbastanza vecchio per aver conosciuto personalmente Giovanni Gentile, per averlo visto all'opera nell'atto di istituire la « prova di maturità », per ricordare le istruzioni e le circolari con cui egli ne dettava le norme, non può non rendere omaggio allo sforzo nobilissimo con cui Guido Calogero, nel suo articolo pubblicato da « La Stampa » del 28 agosto, tenta la suprema difesa dell'istituzione. Quello che Calogero scrive al fine di rendere quell'esame « più vivo e rispondente allo scopo » è proprio quello che Gentile voleva; e Gentile se fosse ancora fra noi avrebbe buon gioco nel farci constatare quanto conformi fossero le direttive da lui impartite a quelli che per primi erano chiamati a realizzare la sua « riforma ». Perché dunque l'esame, malgrado la chiara volontà del legislatore e l'evidenza degli argomenti che Calogero rievoca con tanta efficacia continuò ad essere una prova di vana erudizione e non riuscì a diventare una prova di maturità? E' proprio colpa.degli uomini? Di questi professori che quando insegnano il latino predicano che l'insegnamento della loro lingua serve al solo ed altissimo scopo .di sviluppare l'intelligenza logica degli allievi, e poi li bocciano se non sanno « che cosa ha scritto Columella » ? O non è invece responsabile il meccanismo stesso dell'esame per cui, anche chi vi si accinge colla buona intenzione di appurare « come l'allievo sa » finisce per ridursi ad accertare « che cosa sa » cioè « che cosa ricorda » ? Ha non una ina mille ragioni il Calogero quando definisce insufficiente la formula usata dal Breccia e citata con plauso dal Volpicelli sul « Corriere della Sera » del 22 agosto. Dice il Breccia che l'esame di maturità non ha « lo scopo di determinare quante cose sa il candidato, ma come sa ed espone quelle che sa». Se si vuole che l'esame accerti veramente la maturità del candidato bisogna andare ben oltre, e far sì che esso constati se e fino a qual punto le nozioni che il candidato ha apprese gli permettono di prender posizione di fronte ad un fatto nuovo, ad una idea nuova, ad un problema che si presenta per la prima volta alla sua mente. Ma se è così non vi par chiaro che. non. è in occasione di una prova d'esame, ma nel corso stesso di quel processo lentamente ma efficacemente formativo che è la scuola di tutti i giorni, che la reazione del discente ad ogni svolta del cammino su cui il docente lo guida alla graduale conquista del sapere, può essere avvertita ed apprezzata ed assunta ad indice e misura del grado di formazione o, se più vi piace, del grado di maturità da lui raggiùnto ? Ohd'è che ancora una volta io non esito ad affermare che il docente è il naturale e migliore giudice della maturità del suo discepolo, e deve essere sempre in grado di esprimere il suo giudizio ii. merito senza bisogno di procedere a nessun interrogatorio ad hoc, a. nessun esame! E in via subordinata affermo che, quando si voglia sottrarre il candidato al suo giudice naturale e sotto. porlo al giudizio di un terzo a ciò espressamente delegato, questi non potrà alla sua volta assolvere bene al suo compito se non andrà a cogliere gli elementi del suo giudizio nell'atto stesso dell'apprendere, cioè partecipando, sia pur solo saltuariamente, a quel commercio di idee che, in ogni scuola degna di questo nome, caratterizza il rapporto quotidiano tra docente e discente. Penso poi che Guido Calogero dovrebbe riconoscere che in questa rivoluzionaria sostituzione dell'esame colla periodica ispezione alla scuola, da me proposta, nessuno dei tre grossi guai che egli'paventa è da temersi, perché l'ispezione sarebbe proprio il migliore strumento per controllare il livello di efficienza delle scuole, statali o private che siano; perché essa metterebbe gli studenti delle scuole private nella stessa identica situazioni) degli studenti della scuola pubblica; e finalmente porche il vero e unico moda di svelenire l'atmosfera sèrttiT della scuola italiana — sia secondaria che superiore — è quello di abolire voti e registri e di far sì che tutto il tempo vi sia finalmente dedicato al solo fine. di imparare. Gustavo Colonnetti Presidente emerito del Consiglio 'Nazionale delle Ricerche
Persone citate: Breccia, Giovanni Gentile, Guido Calogero, Gustavo Colonnetti, Volpicelli
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