Un poeta

Un poeta LA MORTE DI UMBERTO SABA Un poeta Nessuno dei grandi poeti del nostro tempo è stato così- « poeta», così naturalmente consegnato alla voce e ai colori delle cose come Saba, ancora nessuno è rimasto così fedele all'essenza e al calore della vita. Forse per queste ragioni Saba dei quattro o cinque poeti che hanno accompagnato tanta parte dei nostri giorni è stato il meno compreso o il più difficile da capire: è più semplice infatti decifrare una poesia che obbedisce a un determinato giuoco di intese e di soluzioni culturali, è più semplice entrare in una poesia che direttamente o indirettamente fa i conti con la storia della cultura letteraria in cui è nata e si è sviluppata. Saba ha lavorato per conto suo e dobbiamo confessare che sotto questa luce è stato considerato dalla critica e dai lettori. Le ragioni? Non possiamo certo riportarci al dato del l'origine, né relegarlo in modo esclusivo nella famiglia degli scrittori giuliani, una categoria del tutto fittizia e purtroppo tanto sfruttata: il fatto che Saba sia nato a Trieste ha un'importanza nell'ambito della sua poesia, della sua natura piuttosto che in quello della sua forma7Jone. L'elemento triestino, l'appartenere a una cultura separata, di varie confluenze europee, può aiutarci a capire Svevo ma ri serve fino a un certo punto per cipire Saba, anzi va detto subito che la formazione del poeta Saba è avvenuta nella luce della pura tradizione italiana e il De Robertis da anni ha sotto lineato derivazioni e coincidenze con Carducci e Leopardi, con Pascoli e Di Giacomo, magari con lo stesso Gozzano e Severino Ferrari. No, Saba è rimasto fuori del commercio comune per la sostanza della sua poetica e per la grande libertà del suo esercizio letterario. D'altra parte, se avesse voluto correggersi in questo senso, se avesse creduto oppor tuno definire la sua figura secon do i colori delle stagioni (le sta gioni che volta per volta si chiamavano La Voce, La Ronda, Solaria, magari il tentato rinnovamento della letteratura dopo il '45) gli sarebbe bastato togliere qualcosa dalle sue confessioni, indirizzare quello che è. stato detto il suo «romanzo psicolo gico », la sua storia in calcolati interventi, accettare una misura diversa da quella imposta dalla sua fantasia e dal suo « cuor morituro ». Il segreto della sua evo luzione e quindi del suo scarso successo di pubblico sta nella fedeltà alle proprie ragioni. Saba è uno di quei poeti che concedono pochissimo alla propria epoca e tutte le volte che fanno delle concessioni tradiscono il senso della propria voce e non riescono a nascondersi o almeno a mascherare la loro mossa dettata da ingenuità più che da calcolo. Se davvero « guardare ed ascoltare » rappresentava tutta la parte attiva della sua vita poetica bisogna ammettere che i suoi interventi in poesia non poteva no far altro che restituire, esse re (mi sia permesso il bisticcio) una forma passiva di acccttazione. Ala qui cogliamo la forza e la verità della poesia di Saba forza di accettare, non si tocca mai un limite' di forzatura, un annullamento, non si cede al peso delle cose. Il poeta Saba che guarda ed ascolta ha tanta forza da imporre un suo discorso e dà un colore alle cose, una voce alle persone. Non direi o meglio non ripeterei che cose e persone si equivalgono nella sua tavola d valori, al contrario il poeta riesce a stabilire un equilibrio, in parole povere ad animare il mondo delle cose apparenti e dei sentimenti. Il Benco in una pre fazione al volume delle Poesie don) notava giustamente che Saba è a un poeta che vede se stesso e si descrive anche quan do descrive altre cose che vede» L'osservazione ci porta molto in là e ci aiuta a riconoscere me glio la figura di Saba nella storia della nuova poesia italiana. D solito un poeta affronta, cerca di sciogliere il muro delle cose con interrogazioni, con proposte o immagini che hanno lo stesso compito di rottura, il poeta (si chiami Ungaretti o Montale o Cardarelli) tenta di stabilire un dialogo più o meno fruttuoso fra sé e il mondo, in Saba nulla di tutto ciò. Anzi, il poeta sembra cedere al senso delle cose, al prima senso, alle prime apparenze con una « brama >, con una voluttà di fusione e poi di colpo lo vediamo risalire alla superficie, imporre il suo ritmo; cantare. Dove molti muoiono soffocati o annullati Saba trova la grazia, la libertà e l'invenzione. Quando si usano questi termini a volte non se ne misura troppo la portata ed ecco che la critica ha parlato di pericolosa leggerezza, ha par)ato di Metastasio. Era uìi puro inganno: lo so, certe cadenze, certo indulgere all'abbandono gettavano una luce sospetta sulla poesia di Saba (e lui stesso _non faceva nulla per difendersi) ma non dobbiamo giudicare dalle scorie la parte intatta, l'aria pura della sua invenzione. Un'invenzione immediata, se¬ recounstinfumdndfurestFalnbcscsttogmrsotemstdsrtdsnpblleepvtqdprsceernrt e , o i a a o a a o l n o d a a i ) e a n e a à e n si d n rena, legata al nome stesso delle cose: .non à caso leggiamo in una delle prime poesie A la finestra una raccomandazione non insistita : DI quella vita, de le usate forme ili vite che colà scorgo, si pasoe 11 mio pensiero, e d'una vcrit.'i dolce a ridirsi, d'una che darà gioia a chi Intende, gioia da ogni cosa. Poco invero tu stimi, uomo, le cose. Il tuo lume, 11 tuo letto, la tua can... Basta pensare agli anni in cui fu scritta la poesia, ai toni comuni della poesia che andavano dalla grande orchestra di D'Annunzio alla « piccola musica » dei crepuscolari, a cui a torto fu avvicinato il Saba, per capire la novità di sostanza di questa poesia, la sua consistenza. Fatalmente il riportarsi costante alle cose scatenava il continuo nascere dei sentimenti, la possibilità di tessere sulla trama delle cose un discorso lungo, un di scorso che resterà unirò nella storia della poesia del Novecen to. La finestra, la vetrina, il borgo oppure dall'altra parte le immagini centrali del suo reperto rio umano, la madre, la moglie sono titoli indicativi e temi fortemente carichi d'allusione che Ha fine si fondono in un sentimento di umanità conosciuta e sofferta. La « brama » porta dentro di sé un infinito capitale di dolore, in astratto insegue la misura stessa della vita. Se la storia di Saba si fosse svolta dal esterno, se le cose avessero scatenato in lui un semplice desiderio di canto o di illustrazione sentimentale oggi il suo Canzo niere sarebbe appena un libro di pose e di atteggiamenti, un album di fotografie, un diario nella forma più diminuita e squal lida. Ora invece direi che del'uomo « molto originale » come era apparso da giovane a Benco e come deve essere rimasto poi per i suoi amici, nel libro di versi resta ben poco, restano certe inflessioni, certi tics, resta quello che la sua biografia ha denunciato, ma è una minima parte contro tutto quello che ha risolto e composto. Una lunga strada, meglio una lunga storia che vive in uno straordinario equilibrio fra la cronaca umile e quotidiana e l'ammonizione, la regola, il proverbio e si placa nel respiro stesso della sua poesia. A Saba toccherà — cosa assai rara, di solito si verifica "il con trario — il soccorso del futuro il tempo, dove ha potuto, ha già lavorato contro la sua poesia. Mi sembra che almeno l'unità del Canzoniere sarà rispettata. La poesia del « cuor morituro » ha trovato in lui un accordo indimenticabile. Saba è riuscito travasare nel povero dettato delle sue confessioni quell'ansia quel trepido amore delle cose (« le amiche cose »), il senso del la rottura vicina, della corruzio ne e subito dopo il riscatto del la speranza nella scioltezza, nel l'umore stesso dei sentimenti, avessimo bisogno, di fronte alla notizia della morte, di una frase che servisse da bilancio provvisorio bisognerebbe dire che Saba ha operato sull'arco di una lunga carriera — oltre cinquan t'anni di lavoro, dai primi ac cordi dannunziani alla ferma tra sparenza degli Uccelli e poesia commentata, attesa e controlla-ta come ce lo testimonia la famosa Storia e cronistoria del Canzoniere — il miracolo di non aver mai perso il contatto col suo « cuor morituro » e di averci dato della sua cronaca una interpretazione viva di poesia, senza retorica, senza speculazioni: una lezione semplice e ferma, la più bella risposta che un poeta possa dare alle cose, alla vita stessa. Carlo Bo LleUpncMnmtsvdlsrmtpmccfmsEbbumAmdi

Luoghi citati: Canzo, Trieste