Risparmiano con dura tenacia per mantenere le famiglie in Italia di Sandro Volta

Risparmiano con dura tenacia per mantenere le famiglie in Italia Sono più di mozzo milione I lavoratori italiani in Franala Risparmiano con dura tenacia per mantenere le famiglie in Italia Nel primo semestre di quest'anno hanno già mandato in patria quasi dodici miliardi di lire • Le rimesse decurtate ora del 20 per cento La vita in baracche mobili - Lavori a cottimo dei nostri muratori: taluni guadagnano da 4 a 5 mila franchi il giorno - Il bracciantato agricolo stagionale (Dal nostro corrispondente) Parigi, 24 agosto. Gli imprenditori edilizi francesi, quando vogliono rassicurare qualche cliente di riguardo sull'accuratezza dei lavori affidati loro, gli dicono: « Li farò eseguire da una squadra di muratori italiani*. Questo basta generalmente a tranquillizzare anche le persone più esigenti, le quali vogliono contare così sulla costiti zione di opere a perfetta re gola d'arte, portate a compimento nel più breve tempo possibile. Anche i muratori spagnoli che da qualche settimana, da quando cioè al è aggravata la crisi della mano d'opera a causa dei richiami per la guerra di Algeria, arrivano sempre più numerosi in Francia, sono buoni operai. Però sono più lenti degli italiani e in genere hanno più difficoltà ad adattarsi agli usi locali della costruzione, che differiscono da quelli dei loro paesi, come avviene d'altronde in tutte le parti del mondo, dove l'arte muraria si mantiene fedele ad antiche tradizio- ni, ohe variano da luogo a luogo. Oli italiani hanno più pronto il senso dell'adattamento; spesso hanno del resto già lavorato in Francia, oppure vi hanno lavorato loro parenti o amici e non trovano nessuna difficoltà a seguire sistemi di lavoro ai quali non erano abituati. Questo spiega perché mentre gli spagnoli vengono pagati- a ora, seoondo le tariffe sindacali approvate per legge, gli imprenditori prefe riscono pagare gli italiani a cottimo. B' certamente -m abuso, un rapporto di lavoro, non consentito legalmente, che gli uni e gli altri hanno tutto l'interesse a mantenere segreto. Però, tolta una notevole differenza di guadagno, perché, mentre la paga media per un manovale è da 150 a 180 franchi l'ora, che è già una paga abbastanza buona, i cottimisti italiani guadagnano molto di più. Ce ne sono alcuni, i così detti plàtriers, ossia quelli addetti alla delicata esecuzione degli intonaci, i quali arrivano a guadagnare da i, a 5 mila franchi al giorno. La grande massa degli immigrati italiani in Francia è data dunque, in questo momento, dai muratori, che è il mestiere di cui la Francia ha più bisogno. In genere, i francesi non negano il permesso di lavorare a nessuno, però accordano l'indispensabile carta di lavoro soltanto per quei mestieri di cui c'è domanda senza una corrispondente offerta. Così, per esempio, molti padroni di ristoranti sarebbero contenti di assumere un cuoco italiano, però è impossibile che possano averne il permesso perché c'è un certo numero di cuochi francesi disoccupati. Invece,, da quando è venuta di moda la pizza col po modoro, il proprietario di un locale può far venire dall'Italia un pizzaiolo napoletano, e può ottenerlo con fatuità perché non c'è nessuno in grado di sostituirlo. Non tutti gli immigrati italiani arrivano con un regolare contratto di lavoro. Da quando sono stati aboliti i controlli alla frontiera, moltissimi vengono in Francia come turisti, ossia con il permesso di soggiorno per tre mesi, e, se nel frattempo tro vano da lavorare, regolarizza no la loro posizione. Oltre ai muratori, trovano con facili tà da occuparsi i minatori, gli operai meccanici e, in certi casi, anche i contadini. Gli italiani che arrivarono l'anno scorso in Francia con una assunzione regolare furono .'/?..189, mentre quelli che fecero regolarizzare poi la loro posizione furono 10.593. Nel primo semestre di quest'anno la proporzione è sensibilmente mutata: ci sono stati 27.310 regolari e 15.100 cosiddetti turisti, regolarizzati in seguito. A queste cifre bisogna aggiungere i braccianti agricoli che arrivano per i lavori stagionali nelle coltivazioni di barbabietole, anche loro in notevole aumento; nella campagna primaverile del 1956 furono H.500 e 8.800 in quella autunnale. Nella primavera di quest'anno sono stati 18 mila. I bieticoli non lavorano soltanto in quelle due stagioni dell'anno; la maggior parte vengono confermati anche p°r il periodo intermedio, cosiceli,' ricevono la paga, piuttosto elevata, per sette mesi, ossia dal primo aprile a tutto ottobre. In media, durante quri sette mesi, mandano in Italia circa 50 mila lire al mese ciascuno. II loro è però un lavoro molto pesante e compiuto spesso in condizioni di estremo disagio. Quanti sono i lavoratori italiani in Francia/ Le ultime statistiche ufficiali francesi, del 1954, d'inno 503 mila italiani, di cui B90 mila lavoratori. Secondo i dati dei nostri consolati, nello stesso anno, ce ne sarebbero stati invece 180 tedilMmdtrnddldrEèssamila di più. Da allora, essi so-Ino comunque molto aumentati, ma è impossibile indicarne il mimerò preciso, soprattutto perchè i rimpatri sfuggono a qualsiasi controllo. Anche sull'importo delle loro rimesse alle famiglie, ci sono dati approssimativi, perché qualcuno segue la via clandestina della borsa nera. In ogni modo, i risparmi dei lavoratori mandati in Italia per via legale nel 1956 sono stati 16 m<liardi e mezzo di lire oltre 700 milioni di assegni familiali. In forte aumento, nel primo semestre di quest'anno sono arrivati a 11 miliardi e mezzo di risparmi e 836 milioni di assegr.i familiari. La decurtazione del to per cento, conseytienza delle nuove misure valutarie francesi, ridurrà però sensibilmente quelle rimesse. Come località di origine, la immigrazione italiana in Francia, era un tempo prevalentemente settentrionale, mentre invece anche il Mezzogiorno vi partecipa ormqi ampiamente, cosicché si può dire che tutte le regioni d'Italia si equilibrano nel dare mano d'opera alla Francia. Le zone in cui è più numerosa la collettività italiana sono Parigi, Metz, Lione, e Chambéry. I lavoratori italiani si assimilano con facilità alla vita del Paese e, se potessero portarsi dietro le famiglie, il loro trasferimento diventerebbe, nella maggior parte dei casi definitivo. La crisi francese degli alloggi impedisce di farlo ed è perciò che gli italiani devono sottoporsi a tanti stenti per mantenere le famiglie lontane. Vivono generalmente in baracche, perciò qualche grande imprenditore edilizio ha ideato per i suoi muratori italiani un tipo speciale di baracche a ruote,-simile ai vagoni ferroviari, dove i lavoratori vivono con sufficiente comodità. Queste baracche mobili vengono concentrate sui luoghi dei cantieri, e, a lavoro finito, si spostano per andare a iniziare nuove costruzioni; veri e propri villaggi erranti in cui gli italiani hanno introdotto gli usi e i costumi dei loro paesi. Sandro Volta

Persone citate: Lione, Metz