Muore dissanguato sul Monviso dopo una caduta dalla cresta est

Muore dissanguato sul Monviso dopo una caduta dalla cresta est Straziante agonia nella notte di pn operaio di Torino Muore dissanguato sul Monviso dopo una caduta dalla cresta est E' rotolato per pochi metri in un tratto non diffìcile - Un giovane ed una ragazza, suoi com pagni di gita, non sono riusciti a dare l'allarme - Ritrovati sfiniti ieri all'alba da due sacerdoti (Dal nostro inviato speciale) Crlssolo, 12 agosto. Ancoro un morto in montagna. La vittima, questa volta, è un operaio della Fiat, il trentasettenne Antonio Perosino, domiciliato con la madre e un fratello piii giovane in corso Francia 31. Aveva compiuto innumerevoli ascensioni e per sette volte aveva scalato il Monviso. Sul Monviso ieri è caduto, mentre stava scendendo, in un tratto della parete Est, considerato assai facile. Soccorso dal compagno di gita e poi forzatamente abbandonato, è morto nella notte dissanguato in seguito alle ferite riportate. Una morte atroce. Antonio Perosino venerdì si era dato convegno al rifugio Quintino Sella con due amici: il SSenne Alberto Luigi, disegnatore della Lancia, domiciliato a Torino in corso Ferrucci e l'impiegata Giancarlo Ccirani, di SS anni, residente a Paesana Li legava il comune amore per la montagna. Sabato cominciarono a < farsi le gambe » con. una lunga passeggiata sino al luogo dove un anno fa precipitò un aereo americano. Visto e considerato che si sentivano in forma, decisero senz'altro di compiere ieri mattina la scalata della parete Est del Monviso. Nella notte però tra sabato e domenica la sigìiorina Ceirani accusò un malessere e quando MMIIIIIlIMMIIMIIIIMlllllllllUlMt e o . a o a 7 i à o a . r l a o , i è a e r . a o è u a e o a a, n n n n i o i e e °- al ea di all'alba i tre si alzarono per iniziare la gita, il custode del rifugio, Quintino Perotti, 'li sconsigliò a partire con la ragazza. <2Von coìy.'aettete imprudenze. Ricordatevi delle sciagure accadute in questi giorni. Datemi reltay, I tre non ne vollero sapere e alle 4 iniziarono la cosiddetta marcia di avvicinamento. Tutto regolare sino ai primi « torrioni ». Qui l'atmosfera di serenità fu interrotta dalla Ceirani. La signorina, per quanto brava ed allenata, non si sentiva di proseguire. < Lasciatemi qui — essa stessa propose. — Salite e tornate, io vi attendo: farò la cura dei sole ». I suoi compagni insistettero un po' per riaccompagnarla sino al rifugio, poi cedettero alle sue insistenze. Erano le 7,30. La marcia verso la vetta riprese: in testa il Perosino, poi il Luigi e quindi altri due alpinisti incontrati casualmente. Uno di questi stentò molto durante l'ascensione, tanto da imporre un ritmo estremamente lento, ma comunque alle ore 1S i quattro si trovarono in vetta al Monviso: scattarono le rituali fotografie, firmarono il registro riposto accanto alla croce di bronzo e dopo mezz'ora iniziarono la discesa. A questo punto il gruppetto si divise: il Perosfjio e il Luigi decisero di ripetere la cresta Est (solitamente sconsigliata per il ritorno), mentre gli altri due scesero per la via più, facile. Ed ecco ora il racconto del Luigi. <Alle H,S0, superato il torrione San Rob'rt c la piccola cengia che sta alla base, giungemmo a quota SSOu iti un punto dove vi sono alcuni " gradini "; qui il mio compagno aveva lasciato il suo sacco. Ci fermammo un istante per sgranocchiare qualche biscotto e alcune gallette e ci rimettemmo in cammino. Eravamo slegati proprio perché il percorso appariva ormai facile, senza pericoli. Si trattava di scendere da un " gradivo " all'altro lungo una parete fortemente inclinata ma non strapiombante. La unica insidia poteva essere rappresentata dalla roccia friabile. Non riesco a spiegarmi come sta accaduta la sciagura. Forse il Perosino è scivolato proprio su un pezzo di roccia frantumata. Di colpo è caduto', lanciando un grido. A testa prima è sprofondato, per cosi dire, nella nebbia che nel frattempo aveva, fasciato tutta la vetta del Monviso e lasciava una visibilità appena di 4-5 metri. Il Perosino scomparve subito dalla mia vista.- udivo il tonfo del suo corno rimbalzare contro i " gradini " e le sue grida. Nitide, agghiaccianti. Rotolò per pochi secondi appena e si fermò dopo una ventina di metri: 10 ritrovai subito, supino, con 11 viso sfigurato da una maschera di sangue. Era in perfetta coscienza: " Questa volta mi sono conciato proprio male — mi disse. — Ho dei terribili dolori alla schiena ed al viso. Presto, dammi la farmacia" ». La farmacia è un pacco di bende e di cotone emostatico che ogni alpinista d'una certa esperienza porta con sé. Il Luigi fasciò alla meglio l'amico. Non ebbe nemmeno la sensazione che l'incidente fosse irreparabile, nessuno dei due aveva perso la calma e il Perosino soprattutto dimostrava una forza d'animo eccezionale. < Mettimi qualcosa sotto la schiena — disse dopo un po' —: le corde e il mio zaino. Poi scendi in basso: la ragazza, ci aspetta. Raggiungila e corri al rifugio per dare l'allarme. Non ti preoccupare ». 7! Luigi — più giovane e meno esperto di montagna — disse di si e obbedì con prontezza, dopo avere lasciato al compagno anche la sua giacca a vento. Erano le 15.S0. Trascorsi appena '.re quarti d'ora, egli giunse a quota 3000 circa, dove si trovava da molle ore ormai, in pazienta attesa, Giancarla Ceirani. Questa coraggiosa ragazza se ne stava seduta su una iporgenza larga appena venti centimetri e poiché al bel sole del mattino erano ormai succedute le nubi, tremava per il 'reddo < Che ne è di AntonioT » domandò subito con apprensione. € E' caduto, si è ferito, ha oerso molto sangue ». A questo punto ti giovane alpinista ch'era stato testimone c<scanppntvrAnfisstfassadLvdell incidente, fu colto da un , o i e o e comprensibile collasso nervoso < Ora mi debbo riposare — disse —, non possiamo procedere così, presto giungerà qualcuno a cercarci >. I due ragazzi, sgomenti e sfintti, si strinsero sul breve ripiano e attesero. Cominciò a piovere, il freddo era pungente, non avevano cibo. Attesero molte ore e di tanto in tanta udivano dall'alto la voce del Perosino: < Aiuto, mi sento male Aiuto ». Dalla vetta del Monviso la nebbia scendeva sempre più fitta. Finalmente (e saranno state ormai le 18 circa) dal basso qualcun" gridò. Era Quintino Perotti, il custode del rifugio ch'era salito a cercarli con altre pereone. I giovani risposero urlando e anche il Perosino lassù, solo e ferito, rispose a sua volta con la forza della disperazione. < Gridava più forte di tutti — ha raccontato il Luigi —, ma nemmeno lui e riucito a farsi sentire. Dall'alto verso ti basso le voci in montagna si perdono ». E così scese la notte. Sino alle Sl,30 il Perosino continuò a invocare soccorso. Poi tacque. Verso l'alba la Ceirani fu colta da una crisi e il suo compagno dovette trattenerla a viva forza. I due attesero ancora e finalmente verso le sei furono raggiunti da due sacerdoti salesiani: Gino Borgogno e Battista Bergia, partiti dal rifugio Sella dove avevano pernottato ed avevano appreso la notizia dei tre alpinisti scomparsi. Gli stessi sacerdoti, rifocillata la ragazza e il suo compagno, salirono da soli finché ritrovarono il Peros'.nu. Cluceva ancora supino — con- il viso contratto in una smorfia di dolore — irrigidito nel gèlo della morte. Domattina, con l'intervento delle squadre di soccorso organizzate dal CAI, sarà possibile recuperarne la salma. r. g. UiiHiiunimiliniHiiiilinilllilllimiiinililiiin gètdfFnsvmtddz aAntonio Perosln.), di 37 anni ltlllllllIIIIlllllllIlllltllllllllMII|lllllllIlt1llllltlltl I due superstiti della tragica escursione sul Monviso: Glancarla Col inni e Alberto Luigi

Luoghi citati: Paesana, Torino