La CGIL appoggia cor riserva il Mercato comune europeo di Enzo Forcella
La CGIL appoggia cor riserva il Mercato comune europeo Una nuova frattura nello schieramento di sinistra La CGIL appoggia cor riserva il Mercato comune europeo Dopo una vivace discussione i dirigenti decidono di seguire l'atteggiamento del PSI - Chiesta "una azione solidale dei sindacati dei sei Paesi per coordinare le rivendicazioni economiche e sociali dei lavoratori,, - Di Vittorio e i deputati sindacalisti del PCI vengono a trovarsi in una difficile posizione Roma, 20 luglio. La decisione socialista di votare a favore dell'EURATOM e di astenersi aul Mercato comune ha provocato una frattura netta nello schieramento di sinistra e se n'è avuta subito una prima dimostrazione pratica con la risoluzione sullo stesso argomento approvata dal Comitato esecutivo della C.G.I.L. Anche questa — come già il documento del P.S.I, — è piena di critiche e di riserve sul Mercato comune. Ne accentua, anzi, tutti gli aspetti negativi, presunti o reali, e praticamente riprende tutti i vecchi temi della politica frontista. Ma vi sono due pùnti nuovi con i quali ci si riallaccia alla tesi possibilista che Nenni è riuscito a far prevalere al Comitato Centrale del suo partito. Il primo è l'annuncio che la C.GJ.L. guarda con favore ai tentativi di integrazione del mercati europei ed è pertanto disposta c ad appoggiare ogni iniziativa nazionale ed internazionale, anche limitala ad alcuni Paesi, che si proponga, nell'ambito di una politica di pace, di portare ad effettiva soluzione i problemi economici e sociali connessi ad una integrazione economica dell'Europa ». Il secondo è l'affermazione per la quale si ritiene possibile e necessaria < un'azione comune dei sindacati dei Paesi interessati, di qualsiasi affiliazione internazionali, intesa a far prevalere le rivendicazioni economiche e sociali dei lavoratori nei confronti della politica padronale che tende a coordinarsi sempre più su scala europea ». La C.G.I.L., in altri termini, tende anch'essa a non estraniarsi dal processo di integrazione dell'Europa occidentale e ad abbandonare la posizione di « muro "contro muro» sulla quale rimangono fermi i comunisti. Di Vittorio e gli altri dirigenti del P.C.I. hanno avuto le loro buone ragioni per consentire questo leggero strappo alla disciplina di partito. Ne ha accennato ieri, nella sua dichiarazione di voto al Comitato centrale del P.S.I., l'onorevole Llzzadri, segretario della C.G.I.L. per la corrente socialista. I dirigenti della Confederazione sono partiti dalla premessa che il P.C.I. avrebbe votato contro il Mercato comune e 11 P.S.I. si sarebbe astenuto. Se facevano propria la posizione comunista, i sindacalisti socialisti si sarebbero ribellati e la frattura dal campo politico si sarebbe estesa anche al campo sindacale. Per evitarla hanno dovuto accettare parzialmente il punto di vista del P.S.I. Si può aggiungere che, personalmente, Di Vittorio è rimasto tutt'altro che scontento della manifestazione d'indipendenza cui lo ha costretto l'atteggiamento socialista. Un caso analogo avvenne all'epoca del fatti d'Ungheria. Da tempo egli auspica — sia pure a bassa voce — una politica più duttile ed autonoma dei comunisti. Ma si è sempre scontrato con il non possumus di Togliatti che non ha mai consentito qualsiasi sganciamento, sia pure minimo, dalle direttive della politica estera sovietica.. Ora ci ai chiede come voteranno i parlamentari della C.G.I.L.. L'invito « ad appoggiare ogni iniziativa che si proponga di. portare ad effettiva soluzione i problemi connessi ad una integrazione economica europea » dovrebbe portare anche i sindacalisti comunisti ad astenersi. Ma è una ipotesi astratta, che non ha quasi nessuna possibilità di avverarsi. Il terreno che i socialisti hanno scelto per differenziarsi dai comunisti non consente < salti della quaglia ». L'Unione Sovietica guarda con ostilità al Mercato comune e non si è ancora mal dato un caso Ih cui i comunisti votino contro gli orientamenti dello Stato-guida. Tutto lo sforzo dei comunisti, in questa difficile fase della loro azione politica, resta circoscritto al tentativo di far apparire il dissenso con i socialisti (e da domani quello con la C.G.I.L. J» meno grave di quello che è,' o addirittura insussistente. Alla constatazione dell'isolamento in cui essi verranno a trovarsi in Parlamento al momento del voto ha già reagito stamane l'Unità, con argomentazioni di mera natura propagandistica. Il glor. naie sostiene che l'atteggiamento del P.C.I. è più coerente di quello de! P.S.I. ed assicura che i comunisti non si preoccupano di rimanere isolati poiché la loro « decisa opposizione interpreta con limpidezza la volontà e gl'Interessi delle grandi masse popolari ». Nella vicènda dei trattati si è trovato coinvòlto anche l'on. Giolltti. A suo tempo egli venne designato dal gruppo per spiegare le ragioni dell'opposizione comunista. Ma da qualche giorno 11 deputato piemontese non mette piede a Montecitorio; si è giustificato, per lettera, adducendo motivi di salute, ma sembra che sia stato invitato telegraficamente a tornare per i primi della settimana entrante, in tempo per intervenire alla discussione. Evidentemente il P.C.I. vuol mettere il deputato ribelle al bivio: o parla e dovrà allinearsi sulle posizioni ufficiali del partito (mentre egli è favorevole all'impostazione del P.S.I.), o diserta e arricchirà il suo fascicolo personale di un altro pretesto per l'espulsione. Il vice-segretario della D.C., Mariano Rumor, pubblicherà domattina sul Popolo un lungo commento al Consiglio Nazionale di Vallombrosa e agli altri temi della discussione politica. Rumor ripete la sua piena adesione all'impostazione di Fanfani e, sulla scorta dei commenti. e delle polemiche che l'hanno seguita, ne precisa; la ; prospettiva;. < Gli incontri e gli' scontri col ' socialismo — scrive l'esponente democristiano — sono visti dalla D.C. come un fatto di democrazia che si svolge su una larga prospettiva storica, come un fatto, cioè, che impone atteggiamenti dialettici positivi e chiede, quindi, chiarezza, precisione di scelte: prima tra tutte quella fra democrazia e comunismo. Questa — 10 sappia il P.S.I. — è e resta per tutti i democristiani la condizione prima d'ogni discorso politico ». L'eventuale revisione del rapporti tra cattolici e socialisti, insomma, non è affare immediato, ma da maturare soltanto nella nuova legislatura. Gli osservatori avevano già per proprio conto collocato la relazione di Fanfani in questa prospettiva. L'autorevole conferma, ad ogni modo, ha 11 suo significato. Enzo Forcella
Persone citate: Fanfani, Mariano Rumor, Nenni, Rumor, Togliatti
Luoghi citati: Europa, Roma, Ungheria, Unione Sovietica
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