Cattolici e socialisti di Luigi Salvatorelli

Cattolici e socialisti Cattolici e socialisti H dialogo tra Fanfani e Nenni, svoltosi attraverso i due rapporti fatti rispettivamente al Consiglio nazionale della D.C. ed al Comitato centrale del P.S.I., si è imposto all'attenzione del mondo politico italiano. Il rapporto Fanfani non si rivolgeva, direttamente e principalmente, all'indirizzo socialista. Tuttavia Nenni ha creduto di collocar-' lo, nel rapporto suo, al posto d'onore, esaminandolo non solo riguardo alle relazioni tra D.C. e P.S.I., ma anche in sé stesso, in quanto analisi di tutta una situazione europea. Il voto intervenuto, alla fine del consiglio socialista, sul Mercato europeo ha provato, da altra parte, che la posizione di Nenni in seno al partito è più forte di quanto appariva uno a ieri. Per quanto concerne Fanfani, nessuno poteva mettere ragionevolmente in dubbio la solidità della posizione sua; ma l'andamento e l'esito del consiglio nazionale democristiano ne è stata una conférma non trascurabile. L'impostazione europea data da Fanfani alla questione dei rapporti fra D.C. e P.S.I. ha avuto un lusinghiero successo di pubblico. Non per questo essa sarà da accettare tale e quale; ma piuttosto occorrerà esaminarla da vicino, sia nei suoi tratti particolari, sia nelle ragioni che l'hanno suggerita o (che fa poi lo stesso) nelle conclusioni pratiche che il segretario della D.C. può pensare a trarne. Guardando bene, di Paesi per cui la diagnosi di Fanfani corrisponda esattamente alla situazione reale c'è soltanto la Germania di Bonn. Colà, effeUivamente, la socialdemocrazia si mostra disposta ad intendersi con qualsiasi altro partito costituzionale per un blocco di opposizione al partito democristiano, o cristiano-sociale; e anzi un simile blocco è già arrivato al governo in più di un « Land ». Eppure anche nella Germania di Bonn ci sono vari dati di fatto, i quali, senza Svalutare l'antitesi fra democrazia cristiana e socialismo, le conferiscono lineamenti particolari, che rendono difficile inserire senz'altro il caso tedesco in un quadro generale europeo-occidentale come quello disegnato da Fanfani. L'opposizione socialdemocratica si è manifestata finora, prevalentemente, sia come dissenso di metodo in politica estera, sia come reazione al presunto personalismo dittatoriale di Adenauer. Il lineamento di opposizione « laica » su cui insiste il rapporto Fanfani è venuto, ci sembra, per ultimo ; e (punto capitale, questo) rimane a vedere se l'iniziativa non sia provenuta da elementi del campo cattolico e della gerarchia ecclesiastica. In fatto di laicità, la coalizione socialista-liberale in Belgio sarebbe molto più caratteristica. E tuttavia il caso belga rientra anche meno del tedesco in quel presun to piano socialdemocratico europeo. Da tempo quasi im memorabile la vita politicoparlamentare belga si rias sume nel trialismo cattolicoliberale-socialista. Quando non ci sia l'unione nazionale (c'è stata per molti anni), ciascun partito non ha scelta che fra due alternative Si rileverà che i socialisti belgi hanno pi -ferito adesso unirsi ai liberali ( socialmente più conservatori) che ai cattolici. Ma, in primo luogo, i cattolici belgi sono divisi molto più nettamente degli italiani in un'ala destra e in una sinistra, quasi nemiche fra loro; e inoltre l'antitesi laica è diciamo così, costitu zionale per la vita politica belga, da almeno un secolo. La sfrenata anagogia a cui il clericalismo belga si ab bandone recentemente, per una '""q-e scolastica che non meritava « ni cet excès d'homieur ni cette indigniti », è più che sufficiente a mostrare come presentemente non occorrano piani della Seconda Internazionale à spiegare il blocco liberalesocialista in Belgio, z la sua durata. La Francia si attaglia malissimo (nonostante l'ingegnosità di Fanfani) a rientrare nel detto piano: i democratici cristiani francesi hanno partecipato e partecipano al governo, o almeno alla maggioranza governativa, insieme con i socialisti, quasi continuamente. In quanto all'Inghilterra (felice Paese che non conosce partiti confessionali) voler presentare l'interessamento del partito laburista alla riunificazione socialista italiana come elemento di una crociata antidemocri¬ stiana « laica », è quasi assurdo. Perché mai l'on. Fanfani, uomo indubbiamente emun~ ctae naris, ha creduto di mettere in piedi codesta (ripetiamolo) interessante e brillante, ma non' altrettanto solida costruzione? I perché possono essere parecchi, senza escludersi 1 uno con l'altro. C'è, naturalmente, il motivo di' tenere saldamente unito il partito in vista delle elezioni. Ci può essere l'intenzione di mostrare, a chi di ragione, che il partito socialista, anche in Italia, è una realtà con cui conviene fare i conti, e che non si può esorcizzare — anche questo! — con gli anatemi. Ci sarà indubbiamente lo scopo di rafforzare più che mai la disposizione, nella Azione Cattolica, a concentrare propaganda e voti a favore della democrazia cristiana. Ma ci potrebbe anche essere, in collegamento con tale obbiettivo, pure lo espediente di mostrare — al mondo laico, e al proprio stesso partito — che, se la democrazia cristiana finirà per confermare e anzi accentuare l'opposizione al socialismo, questa non sarà che una parata di difesa di fronte all'iniziativa di offesa socialista. Ora, su questo punto bisogna essere molto chiari. Dato, e non concesso, che ci sia davvero in Europa, nel campo democratico, un inizio di « crociata » laica contro la democrazia cristiana, la responsabilità ne risalirebbe al fatto che la democrazia cristiana non ha saputo affermare e mantenere sufficientemente il suo carattere di partito aconfessionale, nazionale, e ha troppo ceduto e cede alle correnti integralistiche clericali. E questo risponde ai fatti particolarmer4^ in Italia: ne abbiamo prove poco meno che quotidiane. Citiamone una sola, che non è la più recente, ma è particolarmente caratteristica: il contegno tenuto dal partito rispetto aUa.comrnemorazione centocinquantenaria europea della nascita di Garibaldi, personalità capitale del Risorgimento italiano. Luigi Salvatorelli