Comandamenti europei

Comandamenti europei Comandamenti europei Bruges, luglio. Le ragioni che hanno indotto a scegliere Bruges come sede del Collegio d'Europa sono molteplici : geografiche, storiche, linguistiche e culturali. Questa città, che da tempo ha smentito la propria ambigua fama crepuscolare, resta al riparo da qualsiasi forma di imperialismo, sia perché appartiene a un piccolo Stato alieno da mire espansionistiche, sia perché la sua tradizione si fonda soprattutto sulle opere dello spirito, e sia infine perché l'assenza di un'Università garantisce l'autonomia della nuova istituzione. Non che il Collegio d'Europa sia esso stesso un'Università. E' molto meno e un pochino di più. Per accedervi occorre possedere già una laurea, o almeno aver compiuto quattro anni di studi universitari sanzionati dagli esami corrispondenti. Il numero degli iscritti, rinnovato di anno in anno, è ristretto a quaranta (dei quali cinque italiani), scelti dalle rispettive commissioni nazionali (per l'Italia, la commissione è nominata dal Ministero degli Esteri); e la scelta avviene secondo criteri intesi a stabilire non soltanto il grado di cultura dei candidati ma anche una loro predisposizione alle discipline nelle quali dovranno perfezionarsi. Gli ammessi al Collegio, che non debbono aver superato i trent'anni di età, si impegnano infatti a seguire corsi dedicati per la massima parte alle scienze giuridiche, politiche ed economiche; dopo di che ottengono un certificato e, se la tesi da loro presentata e discussa viene approvata, anche un diploma. Usciti da Bruges, essi possono infine aspirare a un posto di responsabilità nelle istituzioni europeistiche, a Lussemburgo, a Strasburgo o altrove. Si dirà che in tal modo si cade nel freddo funzionarismo dà noi altra volta segnalato; ma ad attenuare l'innegabile pericolo giova il clima morale che tutti possono notare nel Collegio; un clima di entusiasmo, di fervore quasi mistico, dovuto in gran parte al suo rettore, il prof. Henri Brugmans, un olandese attivissimo, energico, profondamente convinto, della propria missione. Per la chiusura dei corsi, quest'anno, egli h:l tenuto un discorsetto, iniziandolo nella propria lingua per continuarlo in inglese e finirlo in francese, nel quale ha indicato i t comandamenti » dei nuovi europei. Ne diamo qui un riassunto. Il primo comandamento esorta al patriottismo, perché « bisogna diffidare degli europei « deraciné! »; un patriottismo fondato sull'amore inalienabile del passato e tuttavia rivolto a un avvenire libero da ogni sentimentalismo nazionalistico. Il secondo riguarda la scelta dell'Europa in caso di opzione: scelta assoluta, senza la minima perplessità (e oggi che molti ingegni si dispongono a passare di là dall'acqua per non tornare più indietro, il monito assume un valore altamente drammatico, come un'estrema esortazione a serrare le file, ad opporsi all'anemia intellettuale che già ci minaccia). Terzo è la sincerità, cioè l'impegno di definire lealmente il proprio punto di vista — anche e soprattutto critico — di fronte alle nuove idee acquisite: la democraziaad esempio, la quale non deve diventare un'etichetta sfruttabile da chiunque, anche dai suostessi negatori. Quarto, l'amore del proprio mestiere e la volontà di raggiungere in esso la perfezione:' «Bisogna essere buonartigiani, perché un'opera è fatta male quando è fatta prcss'a poco». Quinto, un alto idealeperché l'artigiano, anche ottimo, non dovrà tuttavia trasformarsi nello « specialista subalterno rinchiuso nel suo misero sapere sezionale ». Sesto, amargli uomini, amarli così come sono e per quel che possono dare, ma senza eccessiva e indiscriminata indulgenza; e quBrugmans ha trovato una formula bellissima: «Davanti acarnefici, pensate prima alle vittime ». Settimo e ultimo, il coraggio: «Essere coraggiosi, vuodire resistere all'ironia quandsia sterile, affermare verità semplici quindo vi si dice che tutto è tai.to complicato, assumersi responsabilità penose quandsarebbe facile sottrarvisi senzdisonore». Ed ecco la conclusione: «Manca di coraggio ognuomo che sacrifica la proprivocazione alla propria carriera»: parole che sembrano fatte apposta per mettere in guardia proprio i giovani usciti daCollegio. Attenzione, vuol diril loro rettore, voi ora avete lpossibilità di occupare un postinvidiabile in organismi dove lscala gerarchica consente le piambiziose speranze e le rimunerazioni sono fra le più elevatpossibili; ma ricordate (e Brugmans ci scuserà se gli prestiamuna nostra piccola metafora), rcordate sempre che l'europeismattuale è un albero che non dancora frutti, anche se consente discreti vantaggi ai giardinieri. Se l'albero muore, sarà copa vostra, che non avrete abbstanza vegliato per difenderdal gelo, dalla brina o dalla siccità; e se pure i frutti nasc anno ma per apparire già baca, vorrà dire che avrete prefeto una buona retribuzione a na strenua sorveglianza; e, inomma, che lo stipendio, e non Europa, era il vostro ultimo ne. Certo, il programma del Colgio di Bruges appare arido, almeno in confronto alla passioe apostolica del suo rettore: ociologia, economia internazioale, scienze amministrative, ditto costituzionale, diritto inernazionale... Codici e trattati mperano, e le lettere, le arti, mangono relegate all'ultimo osto come materie sussidiarie. Ma, siamo giusti, ci sarebbe avvero bisogno di corsi di perezionamento sulla cultura umaistica europea, quando esistono ante splendide e gloriose Uniersità? L'umanesimo rimane ala base di ogni Europa futura, basterà spogliarlo di una sua ersistente polemica interna. Quel che importa, oggi, è di efinire ir concreto un'Europa olitica, economica, sociale, per iungere alla possibilità di un laoro in comune, facendo collimare, s'intende, il rigore scienifico con Io slancio originario; né dovrebbe sembrare assurda, d esempio, la nascita di un progetto di navigazione fluviale dalla mistica del sacriicio e del coraggio propugnaa da Brugmans. Abbiamo conosciuto alcuni giovani usciti da Bruges, fra i quali due o tre italiani; e dobbiamo riconoscere che in quasi utti quel punto di fusione appare raggiunto. Se essi hanno perduto un poco della combsfività che li distingueva al Colegio (più impetuosi e taglienti gli italiani e i francesi, più saldamente predisposti e analitici i edeschi), non hanno però perduto la fiducia nella bontà dela causa. E vogliamo aggiungere questo: che il godere di elevati compensi nei posti che oggi occupane, non solo non li ha « viziati », ma ha impedito loro di cadere in quella forma di rancore ossessivo, di lamentazione irritata e costante che accompagna la vita dei funzionari malamente pagati, distraendoli cosi da un'applicazione fedele al loro compito. Né ci si accusi di contraddizione: lo spirito di sacrificio non consiste soltanto ncll'accettare la povertà, ma anche nel dare tutto il proprio animo e tutta la propria mente all'opera iniziata. Un funzionario coscienzioso può lavorare dieci o dodici ore al giorno sepledfatenggnbimBsiesncfapgqlefrrntttrnmt« senza avvertire la stanchezza, purché si senta sicuro alle spalle; perché, insomma, lo spettro dei debiti e delle rinunce non lo faccia rabbrividire ad ogni istante col suo freddo alito dietro la nuca. Piccolo è il Collegio di Bruges, e ben pochi sono quaranta giovani che ogni anno ne escono. Ma è una prima base, già ben fondata, già garantita da un impulso animatore esemplare. A Bruges si entra italiani, francesi, belgi, tedeschi, olandesi, e si esce europei: senza rinnegare nulla, senza tradire nessuno, ma con la capacità di contribuire a far realmente l'Europa. L'Europa delle miniere, dei porti, degli altiforni; perché, ripetiamo, quell'altra, delle cattedrali, delle biblioteche, dei musei, è già fatta da secoli, anche se gli europei non hanno ancora imparato a conoscerla e ad amarla nella sua complessità. Mentre la terza Europa, quella delle frontiere, delle dogane, delle esose tariffe, rimane tutta da disfare; e questi giovani di Bruges non desiderano altro che di dar mano, allegramente e rapidamente, a disfarla. G. B. Angioletti Op

Persone citate: Brugmans, Henri Brugmans