Prose di Soffici-"La pietra lunare,, di T. Landolfi

Prose di Soffici-"La pietra lunare,, di T. Landolfi VARIA LETTERATURA Prose di Soffici-"La pietra lunare,, di T. Landolfi | Ardengo Soffici ha raccolto lnj volume prose di vari anni dal 19201ja oggi: Salti nel tempo <Vallecchi\ Ed.y. Vi sono molte pagine di ri-: I cordi di guerra; e di ospedale di i ! guerra, ove, oon ferma, netta per-|;sp!cuità, e quasi con freddo di-, ! stacco, è resa assai bene l'aria de) : : luogo, quell'atmosfera, fisica e ! morale, come poteva apparire a , un ferito: stato d'animo, specie di i delicata astrattezza degli spiriti, |: pensosi e sensibili, nelT'improvvi-jisa, dolorosa tregua tra tanta du- 'ra realtà (Errore di coincidenza J ; | poi vi sono altri bozzetti, quei;1 « soldato di Cittadella» di sor-] prendente rilievo, che diventa via ,via simbolo del popolo italianoj ] in marcia, un mirabile combatti- i1 mento di aeroplani che finisce con tocchi semplici e popolareschi daleggenda antica (Attacchi aerei), e un contrastato ritorno alla pa-|ce: « C'è una matura serenità chel'anima presente e verso cui aspi- ra, ma che non si riesce a rag-giungere...» (Sereno)) e varia- zioni e meditazioni, e un abbozzodi romanzo: Papa Pero I, e rac- contini umoristici, di un umorepaesano e nutrito (Mistero ame-ricatto; Opera di misericordia), eschizzi dal vero. Fatterelli, dice l'Autore, di que-sti disegni rapidi e succosi, ma che pur contribuiscono a gettare nuova luce su ciò che è proprio dell'uomo: «Mi sono sempre com-piaciuto di simili bazzecole, frut-jto di una mia osservazione attenta e curiosa della vita che adoro in tutti i suoi aspetti... ». Modo come un altro di dimenticare i grandi problemi; ma, si affretta ad aggiungere, fors'anche la miglior maniera « di accostarsi ad essi con più d'umiltà e di penetrante amore ». V'è stata ognora in Soffici — anche quando il suo scrivere era più Uberamente e capricciosamente impressionista — una tendenza a trarre ragioni per dir cosi filosofiche, di parago- jne e di riflessione, dallo sparso spettacolo del mondo, o a ìndugiarvi con qualche preoccupazione di concetti e di idee. Meditare semplice e naturale, che si risolVe poi nel fatto, pittorico e poeti co, di situare le cose nella più giusta luce. Ossia quasi un istinto d'osservazione plastica e persua siva, una presa diretta della realta: e le creature, gli animali, ì paesaggi, acquistano, in quella pa cata lucidezza, una densità natu ralistica che assorbe e condensa ed esaurisce tutta la loro esisten za: pel solo fatto di essere così e così, con quel peso, con quel vo lume, di corpo e di spirito, essi giustificano il proprio destino u mano e fantastico. E la filosofìa di Soffici si esprime tutta, poe- ticamente, in un riconoscimento immediato, penetrativo ed esau riente, della vita e della natura, Aspetto del mondo, e suo ritmo costante e antico, sono tratti alla colti, superficie, colti, equamente,- in una sola intuizione, con quella limpidezza toscana che è insieme scienza e arte, un modo di cono scere addentro e di rivelare. Uo- mini come il barrocciaio Millelire, I ;o Bombuli o Napplno, soltanto, con l'esser presenti, nello stretto I ma significantissimo limite della| loro naturalità, sono bell'e dimo strati e spiegati, I Perciò gli individui elementari ipiù prossimi alla terra, a un co jstume che non si complica mo ralmente, ma tutto suggerito e definito da pochi, semplici bisogni, tipi come i soldati dei racconti di guerra, o come il Sciamanna; o anche un cane come il cane Toppino, o come Bobi, o un gatto come il gattone Bugiano, in brevissimi tratti, magari con un sol colpo di penna, vorremmo dire di pennello o di stecca, diventano improvvisamente vivi di una vivezza non appariscente, briosa o brillante, ma anzi grave e adusta di verità. Si passa per questi pae- o e e ù o ì a e i a - o a, o a n a e - e, I là della coscienza, con sicura o, precisione di rapporti e toni o I espressivi, di linguaggio poetico. a|Un che di demoniaco, e di inno- si, tra questa gente, con un senso di ritrovar luoghi ed amicizie antiche; come da certe pitture, da certi affreschi toscani di qualche secolo fa, si staccano le figure del libro da una chiara prospettiva, da una luce eguale, che le fa più sobrie, equilibrate e salde, nel gesto parco, in una calma spontaneità. * * Sulla copertina di un celeste pallido quel titolo bigio argenteo: La pietra lunare (Vallecchi Ed.) ci sta molto bene, fantastico e suggestivo. E' un sogno — ritmo delle immagini, taglio delle avventure, tutto è come in un sogno. Da segretissimi richiami sessuali, da larvate attrazioni del sangue, del delitto, della morte, spicciano, lentissime o fulminee, le metamorfosi. V'è sospeso un senso intollerabile dell'eterno, l'affanno di un mondo sconfinante, enigmatico e mostruoso. Tommaso Landolfi ha raggiunto lo stile di questa fiaba onirica, che prende corpo, e s'arrotonda, sempre all'orlo di una colpa innominabile, di una azione nefanda, e sempre al di ri e i, i o di o o a - O o o i ; e r n , o e ò à e 0 n a - n a n n e r r «i, -1 snervarne, li - cente. Innocenza, se così si può dire, ossia sorgiva e fosca naturalezza del mito che si affaccia all'esistenza senza impegno morale, appena dischiuso a un'allusione vaghissima del sentimento. E l'angoscia delle reazioni morali che quel mondo arrischiatissimo provoca e disperde, se ne sta giù nel profondo, rappresa e impotente. Questo esistere in sè, di un mistero carnale e favoloso, questo formarsi di una condizione tutta fantastica della natura, al di fuori della legge del giudizio della razionalità, questa favola che si stacca dagli ormeggi umani, come un cielo magico e invalicabile, esigevano scrittura fermissima e intellettualmente scaltrita tanto da simulare — umorismo riassorbito dall'invenzione poetica — l'estremo candore dell'estrema naturalità e selvatichezza. Un giovane, di ritomo dagli studi, conosce al suo paese — ironico sottotitolo del libro è un balzachiano « scene della vita di provincia » —, conosce una strana ragazza. Guru gli appare improvvisa una sera dal giardinetto di certi parenti; due occhi neri dilatati e selvaggi che lo fissano dall'oscurità. Il giovane è invaso da inspiegabile stupore e terrore, ma tutti gli altri le fanno festa. Quando il giovane abbassa gli occhi si accorge che dalla gonna di Guru sbucano due piedi forcuti di capra. E gli altri? Si sono mai accorti, gli altri, di quell'orrore? Pare di no; e allora? Allucinazione? sortilegio? O misteriosa indicazione del destino? Più tardi il giovane se ne va, nella notte, con la ragazza. « Da questa maschera buia e lunare pareva qualche volta al giovane che tralucesse una ferocia imperiosa, schernevole e smarrita al tempo stesso, impietrita in un'eternità fragile e preziosa, connaturale, pareva; in meno d'un attimo compariva e .cresceva d'intensità fino ai limiti del tollerabile, eppure svariava rapidamente, prima ancora di lasciarsi decifrare, in una sorta di mansueta ritrosia e, con palpito d'ala, la fanciulla abbassava le ciglia volgendosi altrove. Dal suo corpo veniva a tratti un odore violento, che però non aveva nulla di ferino e si sarebbe detto piuttosto di genziana o di dianto ». Il che è anche un trarre dalla chimera, grazioso e vivace il ritratto della fanciulla. Guru — apiega la pinzochera Filomena — è « lunare », ossia sterili, ed è arcinoto che fra le lunari il demonio recluta di preferenza i lupi mannari. « Non bisogna però credere che esista una sola specie di lupi mannari, teoricamente invece sono possibili scambi, totali o parziali, colla natura di qualsiasi bestia ». E poiché Guru ha molta dimestichezza con le capre, se ne può concludere ch'essa è « capra mannara ». La via al mondo occulto, magico e diavolesco, è aperta. Il giovane diventa l'amante della ragazza, la quale nelle notti di luna è avvinta da un fascino irresistibile, da un ribrezzo e richiamo atroce, andare lassù, sulla montagna, ove la sua ambigua natura può orrendamente realizzarsi. E una volta trascina con sè il giovane, che vede così la trasformazione della ragazza in mezza capra, partecipa non partecipe, presente e assente, ai banchetti e ai delitti di certi briganti defunti che si aggirano ancora per quelle caverne e tra quei bo- - e a, a ejscnl e dirupi, e subisce nefande rio : velazioni e conosce le Madri, etra i ; voluttuose angosce e delizie cruteijdeH. finalmente si libera, al mai e, o di 1 V j tino, col sole che sorge, come una valle si spurga del buio e della nebbia. Ora, il citare la psicanalisi, il surrealismo, Kafka, come già beI ne fu fatto, vien più che naturale; ma è soprattutto importante osservare come queste immagini frammentarie e intellettualisticamente dedotte, questa capricciosità d'invenzione che potrebbe dare senz'altro nell'arbitrio e nella gratuità, diventino mondo chiuso, legittimo, diventino propriamente una favola vera. Il segreto dell'invenzione, umoristica e favolosa, e i ] aeiia"sua legittimità" e coerenza, è -| forse in ciò, ch'essa è commisurata a un ritmo interiore argutamente - individuato e vivo; ed è il ritmo dei sogni. E' curioso scoprire pagina per pagina come il gioco della fantasia narrativa sia tagliato sul rotto e fluido moto del sogno, come sia partecipe del sorgere e dileguarsi nel sonno del sogno umano. Avere assorbito con allusioni e intenzioni disperse, quasi celate, ma sottili a opportune, il ritmo fisico del sogno, e averci adattato una prosa concreta e netta è, se non erriamo, il pregio del libro. In sospiri, gemiti, visioni, si effonde l'incerto e cupo ed estenuato patimento della vita che dorme. E nella fantasticheria del Landolfi ciò che poteva essere soltanto indecifrabile o troppo facile bizzarria, acquista e deriva da un sugjrerimento tutto naturai^, e tnster -te umano, la sua autenticità, n. .. fi.nto psichica o immagine^ quanto poetica. La luce irreale, quella luce di là dal cielo, o infera o magnetica, che ricava dal paesaggio e dalle figure così spiccato e cosi vago, lattescente, funebre rilievo, è proprio come quell'affanno che si sparge. Si spegne e si riaccende, dentro i sensi, oltre i sensi, nella notturna pazzia dell'uomo. Francesco Bernardelli BORTOLO BKLOTT1 : .Studi Colleoneschi •» (Casa Editrice Ctschina, Milano). l. 15. SAVERIO GRANA: .Pasqua d'Albania» • Casa Editrice Ceschina. .Milano), ii. 8. ETTORE APOT.I.ONI: « Guida alle Ri. hliotd'ha italiane* (A. Mondadori Ed,. Milano) In 14,

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