L'ULTIMO ATTO

L'ULTIMO ATTO L'ULTIMO ATTO Montevldeo, 18 dicembre. La Graf von Spee è stata fatta saltare in aria dal suo equipaggio, a cinque miglia dalla costa. Questa è stata la notizia che si è diffusa in un lampo per tutta la città, poco dopo il tramonto, e che veniva a confermare l'ipotesi formulata dalle centinaia di migliaia di persone stipate lungo il Rio de La Piata, quando il vento proveniente dal largo aveva loro portata la eco di tre formidabili esplosioni e quando, nel punto in cui la Von Spee era scoììiparsa ai loro sguardi, avevano visto il cielo schiarirsi per un'immane fiammata. La partenza L'enorme folla che gremiva ad ogni ora i pressi della banchina alla quale aveva attraccato la corazzata tedesca, aveva potuto notare fin dalle ore del mattino i segni a *ordo di una imminente partenza. Il ritmo possente dei motori si era fatto sentire a più riprese, mentre si sapeva che nella giornata precedente la nave aveva immesso nei suoi serbatoi una notevole quantità di nafta. Alle 3,20 antimeridiane (ora locale.) dopo una lunga conferenza con i funzionari della Legazione germanica, il comandante del Graf Von Spee, Hans Langsdorff, era stato visto ritornare a bordo della sua nave. Il Ministro Langmann lo aveva salutato alla banchina. A Viano a mano che si avvicinava Z'ora zero, l'ora cioè in cui la Von Spee doveva lasciare le acque uruguayane, l'attività aumentava a bordo della nave. I marinai feriti, alcuni dei quali in barelle, venivano sbarcati e trasportati all'ospedale militare. Uno di essi portava seco un piccolo albero di Natale. Ma quello che fu una sorpresa per la folla in osservazione fu l'assistere, verso le due del pomeriggio, al trasporto, per mezzo delle motolance della Von Spee, di quasi tutto l'equipaggio della corazzata a bordo di un piroscafo mercantile tedesco, il Tacoma, da alcuni giorni anch'esso ancorato nel porto di Montevideo. Si era potuto constatare così che circa 100 uomini avellano abbandonato la corazzata e che a bordo di essa restavano quindi, tenuto conto dei morti e dei feriti, al massimo trecento uomini, tra cui tutto lo stato maggiore della nave. Alle quattro e mezzo del pomeriggio (corrispondenti alle 20,30 di Greenwich) l'attenzione degli spettatori, che frattanto avevano raggiuunto sulle rive del Rio de La Piata, a quanto si calcola, le 250.000 persone, è stata richiaviata da uno stridore di catene: i verricelli stavano tirando a bordo le ancore. Da allora ordini secchi e precisi si sono uditi provenire dal ponte della nave e finalmente alcun tempo dopo, esattamente alle 5,07 si iniziava la manovra di partenza vera e propria. Scostatasi lentissimamente dalla banchina, la nave si è portata ad un centinaio di metri da essa e dopo una sosta di una diecina di minuti dirigeva la sua prua ver*o il canale di uscita del porto. Sull'albero maestro e sull'alberetto di poppa sventolavano le bandiere della marina germanica, nero-crociate, con la croce gammata al centro. Pochi istanti dopo anche la Tacoma seguiva la Graf von Spee portando con sè i settecento uomini dell'equipaggio della corazzata. Alle 5,lf0 la nave lasciava le acque del porto, e pochi minuti dopo scompariva oltre il canale, dirigendosi verso sud. Al largo, nell'estuario del Piata, le due navi tedesche si incontravaryo con una unità da guerra argentina, che si metteva a- scortarle con l'evidente proposito di impedire loro l'ingresso nelle acque territoriali della Repubblica. La fine Giunta a discreta andatura a circa cinque miglia dalla costa uruguayana, fuori perciò dalle acque territoriali, la corazzata tedesca rallentava la sua corsa, finendo poi col fermarsi del tutto, perduto l'abbrìvio. Le cinque grosse motolance di bordo sono state calate sull'oceano e su di esse hanno preso posto nel massimo ordine gli uomini rimasti a bordo per l'ultima tragica corsa della nave verso il suicidio. Prima di allontanarsi, gli uomini hanno salutato alla voce la loro nave, sul ponte di comando della quale, irrigiditi nella posizione di attenti, erano rimasti il comandante von Langsdorff e tutti gli ufficiali. Un tragico e sublime silenzio, rotto appena dai motori delle lance che si allontanavano verso il Tacoma, fermatosi a circa un chilometro dulìa Von Spee, è subentrato nell'oceano. Ad un tratto, esattamente alle ore 19 (23 di Greenwich) un'immane vampata seguita da un tremendo boato: pochi istanti dopo altre due esplosioni segnavano la fine della nave corsara. La prima esplosione aveva distrutto completamente le soprastrutture, oltre ad avere prodotto enormi squarci nelle fiancate e nel fondo della nave. Si è visto lo scafo letteralmente sollevarsi fuori dalla superficie del mare e poi ricadérvi schiantato L'agonia della « Von Spee » è stata breve. Immani nuvole di fumo hanno immediatamente avvolto la r.ave moribonda, mentre torrenti di nafta incendiata si rovesciava¬ npaserpiSrbavttbpafauqciuiLlcpnzlrcatloPtdrmvisqgsIdo e o i , o e o no sul mare, spargendo fiamme per parecchie centinaia di metri all'intorno. Quando la brezza dissipò il fumo, la corazzata tedesca era scomparsa sott'acqua e pochi rottami ardenti galleggiavano sul posto. L'equipaggio del Tacoma, insieme ai superstiti della « Von Spee-» schierati sul ponte, hanno reso gli onori militari, mentre da bordo dell'unità argentina, ferma al largo, partivano salve di saluto. Il messaggio del Comandante Sembra che per affondare la nave rapidamente e in modo che ogni tentativo di recupero sia reso inutile, il comandante della nave abbia fatto uso di bombe a larga superficie di scoppio, che devono aver causato enormi squarci nel fondo dello scafo. La « Graf Spee » aveva certamente a bordo, infatti, una certa quantità di bombe di questo tipo, utilizzate dalle navi corsare per affondare rapidamente i vapori mercantili sui quali, per una ragione o per l'altra non si imbarca un equipaggio di presa. L'impiego di questi esplosivi, collocati nelle stive ad immediato contatto con il fondo dello scafo, permette alla nave carsara di economizzare le sue preziose munizioni ed inoltre producono falle così larghe da affondare qualsiasi nave rapidissimamente. Sembra che von Langsdorff, il comandante della « von Spee •> abbia lasciato una lettera alle autorità marittime uruguayane, della quale si ignora il contenuto. Ad ogni modo il giornale locale El Pueblo informa che prima di partire, anzi prima di salire sul ponte di comando, von Langsdorff ha dichiarato « Se non potrò rompere il blocco navale, affonderò la mia nave ». Prima di lasciare il porto, il cavitano Langsdorff aveva inoltre inviato una lunga lettera al Ministro della Marina del Reich, nella quale protestava energicamente contro il rifiuto del Governo uruguayano di concedere un maggior spazio di tempo per le riparazioni. Il comandante della nave tedesca dichiarava essere impossibile effettuare nel termine di settantadue ore non solo le riparazioni neóessa1 rie dal punto di vista bellico, ma neppure quelle indispensabili per far fronte ai normali pericoli della navigazione. In considerazione dell'atteggiamento delle autorità uruguayane, aggiungeva il capitano, e data la responsabilità che gli incombeva delle vite di un migliaio di «omini, egli non aveva altra possibilità che quella di curare la salvezza dell'equipaggio e far saltare il « Graf Spee » presso il porto di Montevideo. Si apprende anche che prima di partire, Langsdorff avrebbe chiesto radiotelefonicamente le ultime istruzioni al Fiihrer, il quale avrebbe risposto: «Comandante della nave e giudice supremo della situazione siete voi stesso». Langsdorff avrebbe replicato: « Sta bene. Prima di arrendermi farò saltare in aria la nave ». Chi attendeva al largo Circa le unità che formavano il blocco cui accennava il comaìidante della corazzata germanica, e che si disponevano a darle battaglia non appena questa fosse giunta a portata di tiro, si apprende che esse erano le seguenti unità della flotta anglo-francese: la corazzata Renown, di 32.000 tonnellate, (inglese) con cannoni da 15 pollici; la Dunkerque (francese), di 26.000 tonnellate, con cannoni da 13 pollici, gli incrociatori inglesi Achilles ed Ajax, già reduci dallo scontro del Rio de la Piata; e la nave portaaerei britannica Ark Royal, con il suo carico di aeroplani al completo. Da Rio de Janeiro si apprende che la nave da battaglia britannica Renown e la portaerei Ark Royal erano giunte in porto alle ore 6,10 di sabato. L'Ark Rovai aveva cominciato a rifornirsi di combustibile alle 8,30 e subito dopo imbarcava acqua potabile e provviste varie. L'Ark Royal aveva completato il rifornimento prima delle ore 17, dopo di che erano stati compiuti analoghi rifornimenti dal Renown. Entrambe le navi erano ripartite alle sei ieri mattina. In previsione della battaglia, da Buenos Ayres si apprende da fonte bene infarinata che quattro medici inglesi e dieci infermiere hanno lasciata la città per recarsi, via Montevideo, alle Isole Falkland. Si tratta di un vero e proprio convoglio di sanità, che dispone di dieci litri di sangue per le trasfusioni, di medicamenti e di sette autoambulanze. Tutto questo materiale necessita inoltre alla base inglese di Port Stanley, per curare i numerosi feriti gravi dell'incrociatore inglese « Exeter » .Dal canto suo, l'Ambasciata britannica aveva acquistato 180 letti e materassi per l'ospedale militare delle isole Falkland, anche questo materiale era stato imbarcato.

Luoghi citati: Buenos Ayres, Falkland, Greenwich, Montevideo, Rio De Janeiro, Viano