I due colossi si sorvegliano

I due colossi si sorvegliano NUBI SUL PACIFICO I due colossi si sorvegliano / giapponesi guardano alle isole Filippine come a una tappa per più lungo viaggio: VAmerica fa ripassare alla flotta il Canale di Panama MANILLA, Marina ed esercito giapponese hanno programmi diversi, ma che si possono nettamente definire, a motivo della loro direzione geografica: la marina intende procedere per longitudini, l'esercito per latitudini L'esercito ha un programma di espansione continentale — e per questo da alcuni anni ha concentrato i suoi sforzi nell'immenso territorio che va dalla frontiera russo-7nongola fino alla frontiera con l'Indocina — la marina ne ha uno di espansione transoceanica: dal nome del Mare del Sud, la sua politica è detta «Nankai ». L'esercito, ritenendo suo compito preparare il famoso nuovo assetto dell'Asia e assicurare all'industria nazionale le materie prime di cui ha bisogno, al tempo stesso assicurandole per i prodotti finiti gli enormi mercati di sbocco cinesi,'pensa che il compito della flotta debba ridursi a proteggere le comunicazioni fra il Giappone, Impero insulare, e il continente; la marina vuole invece mettere le proprie forze a disposizione di una propria strategia e vede nel sorgere di nuove lunghe frontiere nuovi perìcoli, che preferisce evitare, vonsiderando più urgente, più necessario e più utile lo sviluppo e il consolidamento del potere marittimo del Giappone. Quando l'orizzonte è chiaro, e la visibilità perfetta, dall'isola di Formosa i giapponesi scorgono le più settentrionali delle settemila t,sole^ d,ell'arcipelago delle Filippine. Le Filippine La lotta, o rivalità, fra esercito e marina ha già avuto, nella politica interna del Giappone, gravi ripercussioni: l'adesione al trattato dì Londra del 1930 costò la vita, al Ministro delle Finanze Inouye, assassinato ai 9 di febbraio del 1932, all'influentissimo barone Dan, capo della Mitsui and Company, assassinato al 5 marzo, e al presidente del Consiglio Inoukài, assassinato al 15 di maggio. Di rimando la denuncia del Trattalo di Washington del 1936, che non permetteva al Giappone di costruire una flotta che avesse superato, nei confronti dell'Inghilterra e degli Stati Uniti, la proporzione di 3 a 5, costituì una vittoria della marina sull'esercito, essendo allora presidente del Consiglio l'ammiraglio Okada, ma la sommossa militare del febbraio provocò la caduta del Gabinetto Okada e. invertì le posizioni. La campagna di Cina insegna che dui 1936 in poi l'influenza ^dell'esercito è stata più forte di quella della marina. La campagna di Cina ha comunque portato i giapponesi all'occupazione dell'isola di Hainan, che vicinissima all'Indocina francese ne domina il porto di Haiphong e la città di Hanoi, e così la discesa delle forze navali nipponiche verso il sud è arrivata ad una lappa non più molto lontana, oltre che dall'Indocina, dalle Filippine, da Borneo, dalla penisola di Malacca, da Singapore e dalle Indie olandesi. Anche Hongkong, nel frattempo, è stata virtualmente accerchuiia. Ma accostandosi alle Filippine il Giappone, che già era entrato nella sfera degl'interessi britannici e francesi, ha intaccato le sfere d'interessi dell'America e dell'Olanda. Poiché la protezione degl'interessi olandesi non può in nessun caso dipendere dalla sola Olanda — le sorti delle Indie olandesi essendo unicamente affidate alla buona volontà e alle risorse dell'Inghilterra e dell'America — studiando il problema del Pacifico nell'odierna situazione mondiale basta tener d'occhio la posizione dell'arcipelago delle Filippine, che da chiave teorica dell'influenza in Estremo Oriente si è trasformato, per gli Stati Uniti — l'ha detto uno scrittore americano — in un tallone di Achille. Moniti americani L'importanza strategica, politica ed economica delie Filippine è, per il Giappone, enorme. D'altro canto è sul possesso delle Filippine che gli Stati Uniti hanno impostato là loro politica della «porta aperta» in Cina. Alcuni hanno definito le isole il ponte che collega i possedimenti giapponesi con quelli dell'Olanda, noi vorremmo aggiungere che esse formano il predellino utile, per ulteriori sbalzi verso la Nuova Guinea e l'Australia. Possedere le Filippine sarebbe per il Giappone, dominare il Pacìfico; la permanenza dell'America nell'arcipelago significa invece che l'espansione giapponese verso il sud ed il sud-est incontra ostacoli. Malgrado le ripetute affermazioni di attaccamento alla politica di neutralità, negli ultimi anni gli americani hanno dato prove sempre più palesi di essere coscienti della minaccia nipponica, preoccupandosi di organizzare basi e linee aeree, dì accrescere le forze aeree e navali e di completare le fortificazioni. La linea transpacifica acrea, im¬ piantata dalla Panamerica, che parte da San Francisco, tocca Honolulu e Manilla e va a finire a Hongkong, se è utilissima per il trasporto di posta, viaggiatori e anche merci, lo è ancora più per l'allestimento e la ìnanutenzione di basi che un giorno potranno servire all'aviazione militare americana, e altresì per l'addestramento dei piloti. I giapponesi seguono la preparazione americana con occhio vigile e il fatto che gli Stati Uniti, per non urtarli, non hanno fortificato l'isola di Guam (la quale, pur completamente circondata da isole giapponesi, potrebbe offrire una splendida base) non lì ha trattenuti dal riflettere su opinioni di uomini politici e di ammiragli americani, riassumibili, ad esempio, nella frase dell'ammiraglio Lehay, che l'anno scorso ha detto al Congresso « comprendere la linea di difesa degli Stati Uniti tutte le isole americane nel Pacifico e nell'Atlantico », o nella frase di Cari Vinson: « Il Giappone non ha da difendere che il Pacifico, mentre gli Stati Uniti debbono difendere e l'Atlantico e il Pacifico ». Pure si può ricordare che il signor Paul McNutt, essendo Alto. Commissario americano a Manilla, ha detto che fino a quando la bandiera degli Staii Uniti sventolerà sulle isole, nessuna Potenza straniera vorrà violare le Filippine, qualunque sia la entità delle forze ivi stazionate: « Oso aggiungere — proseguì il signor McNutt — che se la nostra bandiera scompare, ne seguiranno torbidi che dureranno almeno per una generazione ». (fon le sue parole il signor McNutt alludeva evidentemente ai pericoli nei quali le Filippine incorrerebbero ottenendo, nel 191/6, la piena indipendenza. L'arcipelago ha- avuto l'autonomia nel 1935 e attraversa oggi un periodo, per così dire, preparatorio, destinate, alla scadenza di un decennio, ad avere l'epilogo di un plebiscito; ma per bella che l'indipendenza possa apparire, rimane che, ritirandosi le forze americane, i filippini perderebbero dei buoni guardiani e protettori e, privi di difesa, vivrebbero nel timore quotidiano di un'invasione. Il loro esercito, in corso di organizzazione dai priìni del '37, non sarebbe certamente in grado, col suo contingente annuo di .}0 mila uomini, di fronteggiare un'azione giapponese; e anche se l'organizzazione dell'esercito non fosse di cosi recente data, è chiaro che un popolo di circa 13 milioni di anime, per giunta senza tradizioni militari, in nessun caso potrebbe competere col modernissimo organismo bellico che può mettere in moto l'Impero di 110 milioni dì anime. Ragion per cui i filippini, precorrendo i tempi, già incominciano a dire che il plebiscito non è urgente, e l'indipendenza nemmeno, e che di queste cose ci sarà modo di riparlare più tardi: ad esempio, quando la situazione mondiale si sarà chiarita e le nubi che oggi incombono sul Pacifico si saranno diradate. Il « guaio » dell'indipendenza Del resto la concessione dell'autonomia e dell'indipendenza alle Filippine è un fatto economico più che politico o militare: sono stati i produttori americani disturbati dalla concorrenza fatta loro dai prodotti filippini a reclamarla, giacche fornendo le Filippine quanto fornisce anche il suolo americano, o forniscono terre dagli, americani controllate, la assenza di barriere doganali riesce oltremodo incomoda. Lo zucchero, l'olio di noce di cocco, il tabacco e la canapa di Manilla tl'abaca) sono altrettante spine negli occhi degli americani che posseggono zuccherifici a Cuba, oppure ricavano olio dai semi di cotone. Lo zucchero di canna lotta contro lo zucchero di barbabietola. Ora, in base alla legge per l'autonomia, a partire dal 191)1 le importazioni dalle Filippine dovrebbero essere assoggettate, agli Stati Uniti, ad una tassa pari al cinque per cento delle tariffe doganali americane, aumentabile annualmente di ugnale quota e destinata a passare di colpo nel 19>i6 dal 25 al cento per cento. Con ogni probabilità, dopo il 1946 le Filippine economicamente non potrebbero più vivere. Ma ecco le complicazioni politiche internazionali aprire tra le nubi degli spiragli, ed ceco i filippini salutare con una gioia inconcepibile in un popolo clic ha tanto aspirato all'indipendenza, dei «raggi di sole ». Non e amore per l'America: mai più. E' amore per la cassetta e desiderio, al tempo stesso, di avere dei buoni cani da guardia. E' un po' l'amore che hanno i libanesi per i francesi, gendarmi agli ingressi minacciati dai turchi? o certi indiani per gl'inglesi, gendarmi agl'ingressi minacciati dai russi. Quando, un anno fa, l'Alto Commissario americano ha dichiarato di non poter più consigliare un sollecito distacco delle Filippine dagli Stati Uniti, gl'intellettuali, gl'industriali e i commercianti \Ul\\\juì e a l e r e a ideile Isole gli hanno dato ragione\facendo prevalere « il buon senso sulla bramosia di libertà, dellquale nel passato pur diedero ripetute prove. Nè si dimentichi chle Filippine hanno una produzionaurifera salita in un decennio, fril '28 e il 'SS, a 61,.51,8.850 pesos■una produzione di ferro salita ne'38 a lt.080.61f5 pesos, con un aumento del 51f per cento nei con fronti del 1937, e sono poi ricchdì « metalli strategici », quali lcromite, indispensabile per la fab brwazione dell'acciaio antiruggne, e il manganese, indispensàbilper la fabbricazione dell'acciaio dlega. Eccezion fatta della cromiteche va tutta agli Stati Uniti, glaltri minerali sono quasi interamente mandati al Giappone, chl'anno scorso, ad esempio, ha ritirato le 7~t6.1l09 tonnellate estrat te dalla Philippine Iron Mines Inccosì come ha assorbito la produzione delle altre aziende minerariePer meglio assicurarsi questminerali, il Giappone ha più voltofferto la sua cooperazìone e assistenza nello sfruttamento dellminiere, ma il Governo delle Filippine, intravvedendo i rischi derivanti da concessioni del genereha declinato le offerte. Al contrario, oggi vediamo 1/8 -mila filippini, americani e cinesi consegnarall'Alto Commissario americanFrancis Sagre una petizione nella quale si chiede a Washington, dproclamare ('embargo sulle spedizioni di merci dalle Filippine aGiappone e di appoggiare il boicottaggio delle merci giapponesalle Filippine. Spostamenti tra due oceani Nel 1933, per fare un gesto amichevole all'indirizzo del'Giapponel'America ritirò la flotta dal Pacifico, rimandandola nell'Atlantico: nel 1939 la flotta non solo haripassato il canale di Panama — che anzi si parla di allargare — ed è ritornata nel Pacificò, quando si sono viste, nell'ottobre, ventinove navi da guerra con 106 aeroplani, accompagnate dal grosso del naviglio di esplorazione, trasferirsi da. San Diego in California alle isole Haway, per operare a Pearl Hurbonr il più grande concentramento mai verificatosi al di fuori dei periodi di manovre. Il concentramento viene appunto attribuito al proposito deffettuare manovre, ma sta di fatto che le esercitazioni nel Pacifico avrebbero dovuto aver luogo non prima del gennaio venturo. GlStati Uniti hanno poi mandato a Manilla In Langley — una portaaerei non delle più moderne, negli ultimi tempi adoperata solo per istruzione —■ e 1$ grossi apparecchi da bombardamento, e idrovolanti con grandissima autonomiavenuti da San Diego e da Honolulu, e nei mari dell'Asia hanno sostituito i vecchi sommergibilcon ugual numero di nuovi e iniziato nell'Alaska, nelle isole Midway, nelle Hawaì e a Johnston la costruzione di fortificazioni. Il giornale tokiota Kokumln scrive che gli Stati Uniti sono deboli, perchè il popolo americano manca di forze spirituali; altrhanno pubblicato telegrammi da Nexo York nei quali si dice che giovani ufficiali della marina da guerra americana hanno preso la abitudine di brindare esclamando« Remember the Panay », ricordate la Panay, la cannoniera americana bombardata e affondata da aviatori giapponesi ai 12 dicembre del 1937 sullo Yangtse. L'America affretta l'esecuzione del suo programma di armamenti e riorganizza la flotta della riserva, e icapitano Yamasaki, della marina imperiale giapponese, ammonisce i suoi connazionali a rammentare \che dal programma degli armaUnenti si ha modo d'intuire la politica d'una Potenza. La stampa \ americana per suo conio scrive \che dopo la ritirata dalla Cina del\le Potenze occidentali, equivalente ad una piena capitolazione, gljSfati Uniti sono gli unici che anu-ora possano contestare al Giapìpone la conquista della Cina stessa. Delle Filippine non si parla; ma è alle Filippine che si alludeItalo Zingarelli Hill Utili! IIIIIIIPIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Persone citate: Iron, Johnston, Langley, Okada, Paul Mcnutt, Pearl Hurbonr, Pure