"ITALIA MIA" di Francesco Bernardelli

"ITALIA MIA" ninni nuovi "ITALIA MIA" o a a a - Giovanni Papini ha dedicato all'Italia un volume breve, intenso e ardente: Italia mia (Vallecchi Ed.). E' ritratto ideale, quadro arioso, sommario e commento delle cose nostre, attraverso i secoli; è inno di devozione e d'amore. Che cos'è l'Italia? di quali virtù, di quali segrete o raggianti potenze dello spirito, della natura, della volontà, è fatta la sua grandezza? Come è sorta, come s'è levata alla più avventurata e creativa storia umana, con quel suo carico splendente di uomini, di eventi, di arti, di pensiero, di conquiste? Papini risponde nei sette capitoli del suo libro. « Grande il proposito e alta l'ambizione. —■ Egli dice. — Ho desiderato, ho cercato, ho tentato di offrire agli italiani — e agli stranieri — una sintesi, una quintessenza, una visione compendiaria ma totale dell'aspetto, del popolo, della storia, del genio, della nostra Italia ». Ed ecco intanto la —teutgvlrtDsszd«lgtsvplctfigura corporea, carnale, poetica ddi questa terra unica per origna-julità di positura, di rilievo, di con- ì ijfo^ o > * „_„ on„Hn min'n-;che aolt^nto la fantasia può sug e: ire e dare metaforfcamenti sguardo s'affigge Tn uno spettacolo p— prospettiva e simultaneità à-1 ^mpìuto. « lì Vgànt7"chTsiTf-| o faccia allo zannuto bastione del- o l'omnicandide Alpi non vede già. t L~™.™^_£^ e uno^ ^s^^ì^a ! ^e^s"„?„^e^0^n^'a?,l„v e™. a ; £•j-— ~plto ta'mem alla crii- : l| dele Iu]genza del-mar Nell'arte valli del PiemontTo dèi I Veneto abbiamo la nostra Svizze-L-■• nella Maremma toscana e io- ...-.«qualcosa che ricorda le step-e| pe rus^e 0 le « pampas » argentine; - fn Sicilia una seconda Eliade in- - sterne a frammenti d'Arabia o del «| S5SS^S2i»^":iSfiaStA Ì e microcoanroiai quel macrocosmo -1 L"e e la LelIil »• i -| Tutto il pezzo è brillante, esu- -l frante, perspicuo, specie di vedu- o: come nella Scozia, solitudini di len te f0C1 come in Olanda, colli sereni -e m y ^ _n ^..^ -, bosch; odorosi di aranci come nel- l, l'Andalusia, tacite risaie come in a!Cina, terre nere e feconde come le , j magiare o romene, isole di luce al e!pan delle Cicladi e delle Esperid' T ■ A T r,l 1 'ii li unii* .1^1 T*% T*.*~.-nM4-.-« . ■ . . ì . o -, n,.,n(!. q,):,U;osa ,,ÌÌK ru.0,,i;, u, R,,,f, - Sicilia una"secònda Eliade in- , i to orator.o, rinnovano ed esaltano. n | l'invenzione stilistica, danno lu- 4stro « sfavillio all'originalità dei e'P«>sien e delle immagini. No, i non..v è dubbl0' senza 'Italia, sen- , za u popolo italian0) « l'Europa i non sarebbe l'Europa, e il mondo o! apparirebbe infinitamente più opa-] , | co più misero_e più barbato ». E| "'" ~ sPleT'sono l'. genio italiano: senso; della grandezza e universalità, na- p tura imperativa, dominatrice, e ca--j pacità di associare alla propria po- i tenza i minori e i vinti. Maestri,--1 Papini — capitolo secondo -.S* a uno straniero quali . .del *enio italiano: o|cioè padroni. Con l'autorità spiri- E tuale o con la forza illuminai" inata. con he e - giuristi e i filosofi, con i navigatori a e i banchieri, con i condottieri e - f?1* un.ia,nistl f gU,.architetti e - ! Politici .1 popolo-italiano sempre ha e a dominato/ « Conosci tu l'italianis sima espressione « dettar legge »? Ti consiglio di registrarla in una delle prime pagine del tuo albo ta- scabile. Non è merito nostro nè;colpa nostra, ma questa è la ve- rita, siamo un popolo inclinato e j disposto a « dottar legge». E legcreazioni italiane, Impero Roma no,! I Diritto Romano, ChiW Romana, o |Rinascirnent0i Risorgimento, tra-. scendono ì f ni e ì confini di une (patria aingoia. «Il genio italianoi — scrive Papini — è profondamente nazionale soprattutto quando è europeo, ecumenico, cattolico, cioè universale ». Con rapide fughe e ritorni nel tempo e nel pensiero, con scorci e giudizi veloci, Papini percorre « a volo d'aquila » — capitolo terzo — le decine di secqli della nostra storia, e ne ricerca — capitolo quarto — il principio e il significato. Dall'invasione etrusca alla conquista dell'Etiopia, in trenta secoli sempre gloriosi se pur frammezzati da infelicissime età, l'Italia due volte spezzata in frantumi « due volte ha saputo recuperare la sua unità; per tre intere e lunghe epoche invasa e signoreggiata dagli stranieri per tre volte ha saputo farsi indipendente e per tre volte s'è creata un suo proprio impero: prima di Cristo coll'armi e le leggi, dopo il Mille col lavoro e col genio,.ai nostri giorni con tutte queste cose assieme ». Si può dunque dire che la nostra storia ha juna sua propr.a norma, una sua ì regolare successione di eventi, e 'none. « e non appena ris( simile alla si riconti pone, « e non appena risorta s'alza à maggior volo ». Ma ai continui ritorni di splendore intellettuale o di ascensione politica — osserva il | PaPini ~> c-?l^p°nt°^°Je^PI,f ne'Va,stona '„,".,,' JZf. „ tiiin tor.jà p^nol« U jppoto^taiw ì^^^^^^ popolo italiano obbediente e arden- te, nobile e generoso, questo : J>°P°lo fie- — capitolo quinto pini rintraccia l'origine, la tempra, la virtù. Ben colta, con virile, amaro, mistico senso di ciò che si cela nel mistero terrestre, quell'insistente idea della morte che accompagna somme espressioni dell'arte nostra e della poesia, ed è I P""™* ^°'f""e *?£c™>?$}? Lvlta- nel costume^ nel a sensibil J* italiana attraverso i secoli dal l? loml?e etrusche di Perugia e Tarquinia, a sepolcri di Ravenna^ a!lea,^e funerar e di Bologna e ^olYTd\iana ^latoStart Re Ì -J^GlSIStif,^l*SSSS'c~ % Taggo Ecco a Trionfo della Mor. i te dell'Orcagna, gli affreschi di Si- gorelli, la Sistina, le Tombe Me d cee; ecco il gran viaggio dante ■gvloslcm , e tanti ancora, artisti, poeti e filo- . sofi, testimoni tra realistici e me tafisici, appassionati, arditi, seve rì| del gmnde segreto. « E quel continuo chiamare e celebrare la morte non è si badi vez20 mona. stico 0 romàntico, sibbene espres sione indiretta dell'amore per la ] vjta j2na vita sperata... ». | Amore; chi è fiso alla morte sa 'che a vincete la morte vale l'a'niore. il calor dell'amore, amore ;lU Do amol.e della patria, amore della donna-, sa che a vincere la m0rte si deve vincete il tempo, tortura e mistero di chi sente e -Densa »: il tempo passato, il tem- aidSs^nqe po futuro. Papini "dice e illustra pensa »; po futili hi senso del a storia e quello dei- - fugace e caduco. « Q sembrano a me i segni maggiori dell'ingegno italiano: vittoria sulla morte, amore dell'amore, conquista del tempo, rivelazione della realtà, ricerca dell'effettuale concreto ed operativo ». E Papini passa a dichiarare quale è dunque la missione europea della nostra Na- vvs^—sè;zione. > La civiltà occidentale è in - pericolo — egli dice. — Per sale j varia è necessario, pi ima di tutto, egare l'unità spirituale e politicai ! dell'Europa. L'unità dell'Europa , può esser fatta soltanto dairitafia-;— e sarà fatta dall'Italia,. Nè valgono ob:ezioni; egli se le prò- oipone senz'altro, varie e di vario, genere; e le ribatte e confuta via via, e conclude: « Quando Mussolini esorta gl'Italiani a sentire e operare imperialmente non pensa soltanto, io credo, alla Libia e all'Etiopia; l'impero italiano d'Affrica non è che avvaloramento della madre patria perche meglio possa iti ice nnr- assolvere la sua futura missione in europa ». Ed e questo il motivo ipiioio. rreyoie dicato il settimo e ultimo cap Se l'Italia è grande e animi soprattutto quando si accinge a ^aa^'"^!»^^^noi amiamo 1 Italia ancne pei quel suo ufficio preminente nella educazione del genere umano, ser-'vire l'Italia, dice il Papini. è ser- v.re la causa del mondo e di unasuperiore civiltà B il libro - di ^5««»m„^i°iU ,°nUdru^iCBOwi.!— tndfriLa nn^nentilm ultimo solidale efardto. Sila geneiazione saliente, quella 'cu: tocca « rico- noscere e incorporare il passato. ^ffihf.riSrìSSJi Dall antichissime raponi della ci- vtltà italica a oggi il propositodell'autore cosi sT adempie; cheera un «raccogliere in chiara enuova luce le memorie, le certez-ze, le speranze dei vecchi e dei giovani italiani ». Francesco Bernardelli

Persone citate: Eliade, Giovanni Papini, Mussolini, Papini