L'ultimo Joyce'

L'ultimo Joyce' L'ultimo Joyce' L'ultimo Joyce, come dire la ultima Tuie, un Finisterre letterario oltre il quale non restano elio gli artici spazi immacolati della, pagina bianca. Questo: Fbtnegam [False (Londra. Faber and Faber, 19H9) di seicento e più fitte pagine irreprensibilmente stampate, che ho preso! in prestito da un amico il quale! a sua volta l'aveva ricevuto ini dono dall'autore stesso, e non aveva avuto neanche la forza di tagliarne le pagine, resterà, sì, che resterà nelle storie lettera; rie, come l'esempio estremo di qualcosa, come l'ultimo stadio di un movimento che ai suoi primi fanciulleschi passi si chiamò futurista. Ingenui chimismi lirici d'un quarto di secolo fa, bianca magia verbale, così trasparente, dei nostri letterati d'avanguardia, che cose allegre e bonarie sembrano accanto a questa magia nera e losca, a questa sinistra arte d'equivocazione del Joyce, di cui, quando s'intravede il senso, esso è il più delle volte inverecondo! Quest'artista, che pure è stato grande, ha ponzato, per diciassette anni, questo enorme crittogramma, e può dirsi veramente che abbia toccato.il fondo, anzi, all'inglese, che abbia toccato Bottoni, che a forza, di stregheria, verbale sia giunto ai portare al sublime quell'arte del-; la papera che il Bottoni del 8o-\ guo d'unii notte d'estate mostrai di possedere allo stato grezzo, primitivo. Dir fischi per fiaschi, per più di seicento dense pagine,; ecco quello che si è proposto il Joyce, e siccome se l'è proposto non come uno scherzo, ma cornei l'occupazione degna d'un poeta,! come un messaggio capace d'es-j ser comunicato agli uomini, cer-| to lo attende un posto nell'Inferno dantesco, per aver abusato della nepote di Dio, l'arte. Abu-j so. del resto, di cui egli per pri-j ino seouta la pena : la superba: torre che il Joyce s'è sforzato di edificare per anni ed anni, è let-j feralmente Babele, l'incomprensibile Babele di cui Iddio confuse la favella: Work in ]'ro-\ gress, com'egli ha chiamato que-! si'opera durante la gestazione, si; è rivelata, compiuta (ma come; può dirsi compiuta se l'ultimai parola è un articolo, the, non se-j guito da alcuna interpunzione, ma dallo spazio bianco d'un illimitato sviluppo potenziale?),' ne più ne meno che un paradigma della confusimi delle lingue. Vogliono che il soggetto di questo libro sia la notte d'un uomo, che una delle parti o più belle ii raffiguri il mito dell incivilimento fluviale; si sussurrai il nome di Giambattista Vico come di colui che avrebbe fornito il sostrato filosofico dell'opera:' tutte voci messe, in circolazione in parte dal Joyce stesso, in parte dalla sua cerchia immediata' a ino' d'impressionante imboni-i mento. Ma contentiamoci di esa-i minare del libro non l'ipotetica proiezione astrale, ma la cellula, la parola, la frase- Ho detto che,) in fin dei conti, l'autore di Finneguns Wake è un. fratello, infi-i ultamente più complesso, del Bot-i toni del Sogno d'uva notte d'esta-\ te.. A questo modo, se piace, Joyce si può raccostare a Sha-j kespeare, allo Shakespeare degli equivoci e dei giochi di parole, che non è certo il maggiore. Solo che laddove Bot-j toni parlava da ignorante preten-' zioso, Joyce parla da filologo amatore, a cui la conoscenza di molle lingue ha fatto girare la; testa, sicché, invece di mettersi, per esempio, a cercar di decifrare l'etrusco, si è messo a creare lui stesso un nuovo indeciflabile; etrusco. Prendiamo dunque una cellula minima di questo crittogramma, e scegliamo pure una frase italiana, che, tra le tante lingue che hanno contribuito a; creare quella specie di orario del-1 le ferrovie della Luna che è Fin-\ negati* Wake c'è pure l'italiano. I Esempi semplici: La Calunnia è\ un Vermicelli; Ragazza Ladra. Ci ricordiamo che ij Joyce per un certo tempo si dedicò al bel can-ì to, e sorridiamo. Un po' più coni-; ■plesso: .1/ortadartìtella. La paro-! la, che richiama, per prima cosa,; « mortadella ». contiene non car-i ne d'asino, ma nientemeno che due opere letterarie, la Morte il'Arthur e l'ossianica Dar-thulaA Non si stenterà a jàcouc:cere in questo cinegetico e silvano grup-| po di parole: Mesdaiitis, Mar-\ moliselits, Mescer'/»/ Sii vapais!, \ al di là dei daini, dei cervi, del-1 le bertucce (marmoset, dal fran-j cese mar mouse t, figura grotte-; sca),- e del paese di selva (quasi! Silvaplana), un banale: Mesda-Ì mes,- Mesdemoisellet, MessieursA s'il vous plait. E si può trovare I molto divertente scrivere Libelu'lotte! Inzanzarity ! riempiendo di libellule e di zanzare italiane due] parole inglesi: //M/o»* (diffama-1 torio, parola il cui etimo è co-; niuue cou « libellula •: il latino, lifjellus) e insincerità ; o chia-! mare tearyarten (quasi: giardino! delle lacrime) il Tiergarten tede-; sco, o camuffare come Marmata-, zalles front Marmcniere il Ma-\ demoiselle of Arineiitiìres d'una| canzone popolare dell'altra guer-i ra; o, per un'associazione di 6U0-j no tra baby e Babylon, convertire in uno spasso da nursery il| famoso salmo centotrentasei; <o| mettere in bocca a una meretrice questa mezzo spagnola corruzione di pulvis et umbra siimits: peloes ad hombres sumus!; o leggere in haphazard (« casualmente ») due nomi di grandi magazzini londinesi. Hope Brothers! e Harrod's. così: luapeliarradsA Tutto ciò, singolarmente- preso, può divertire, come diverte irto-] vare in Laforgue uno sporadico sangsitelie, o rialtipté ; ma, come ogni bel gioco, vuol durar poco,, e qui dura implacabilmente per più di seicento pagine. Dire che ho letto queste seicento pagine con lo stesso interesse con cui si legge l'umoristico Hunting of the Sitarle, l'incomparabile nonsenxe pnetn di Lewis Carrol. non po-| irei, pti la semplice ragione che' Finm-gtins ÌFake è, in compie?-] so, illeggibile. Ma a qualche co-I sa la letti! è servita, se non a me, a mia moglie, che, meinre; le leggevo ad alta voce un certo; passo, a udir pronunziare appi* | harloftes, ha mandato un urlo :\ti 11 mio pudding! * ed è cor- sa in cucina dove non proprio un'appi e eharlotte (deformata dal Joyce contaminandola con /tarlo/, «sgualdrina »). ma un simile!dolce stava sul fuoco ria troppo tempo- E si è pensato anche al Rabelais, che un nostro esimio filologo vorrebbe immortale pel suo contributo alla lingua, ma non per la sua arte, che arte e poesia sarebbero « delicatezza del sentire », e di questa c.o9a molliccia, oibò, non se ne trova in Rabelais, uè tampoco in Jovce ; e quanto al contributo alla lingua, è molto dubbio se quella mescolanza d'elementi dotti e dialettali che riuscì al Rabelais sia riuscita al Joyce, mi un piano infinitamente più astruso e ricco di pretese musicali. E perfino al Milton si può pensare, che il Joyce, venendogli meno la vista come al poeta del Paradiso prr- duto, come lui s'è venuto concen trancio su} puro suono, s'è di più in .più orientato verso un esclu sivismo auricolare. Questi erano i suoni che dilettavano l'orecchio di «Milton By knighls of Lo gres, or of I Lyones, Lancelot, or Peìleas, or PeìleI «ore... E il Jovce (per scegliere un esempio tra mille) : Heur. O heur, Iseult Ut belle! Trista», sud hero, hear! The Lambey Aram, the Lomboy reca, the litimbiiy fiferer, the Ùmibiy brazenaee. Che cosa non può un accordo di sillabe, qualunque accordo di sillabe, pronunziato da una voce musicale? Forse Fin n e i/a ti a Wake non è che una lunghissima ninnananna con la (piale quest'uomo inquieto, i cui occhi Min quasi suggellati al mondo, niolce la propria solitudine. Mario Praz Folla alla stazione di Helsinki sotto la minaccia della guerra

Persone citate: Bottoni, Giambattista Vico, Hope Brothers, Lancelot, Lewis Carrol, Mario Praz, Rabelais, Shakespeare

Luoghi citati: Helsinki, Londra