CALEPINO

CALEPINO CALEPINO n o / Concini. - V'è a Firenze, in Borgognissanti. al n. 3, un palazzo ch'è tuttora comunemente detto « il palazzo della MaresciallaE' un ricordo antico. La Marescialla era quella Leonora Galigai, figlia di un legnaiolo e moglie a Concino Concini, che, sorella di latte di Maria de' Medici e sua' confidente e amica, aveva accompagnato la gentildonna fiorentina a Parigi quand'essa fu sposa a Enrico IV. Approfittando della favorevolissima situazione, di uno straordinario ascendente sulla nuova regina di Francia, Leonora aveva aiutato il marito a percorrere una prodigiosa carriera, ad accumulare immense ricchezze, a raccogliere tutti gli onori. Poi il Concini, Maresciallo d'Ancre, fu ucciso al Louvre da congiurati che avevano avuto il via da Luigi XIII, ed Eleonora, dopo un processo truccato e scandaloso, accusala di molti delitti, ma soprattutto di stregoneria, fu decapitata sulla Piazza di Grève 1*8 luglio 1617. La vita dei Concini fu davvero avventurosa. Concino era eli piccola nobiltà, del Valdarno, aveva studiato all'Università di Pisa, aveva sciupato il suo piccolo patrimonio, e si trovava cosi, in attesa di qualcosa che assomigliasse alla fortuna, quando, formandosi per le nozze il seguito di Maria de' Medici, pensò di farsi avanti. Entrare in quella che sarebbe stata la «maison de la Reine », poteva essere via aperta a molti successiMa i successi di Concini furono poi addirittura fantastici. Conosciuta, tra la gente della Medici, Leonora, « bruttina, dai lineamenti Irregolari, magra e nervosa, ma avvantaggiata da un paio d'occhi vivaci ed espressivi e da una intelligenza non comune », e particolarmente attraentissima per quella intimità con la Regina, che doveva certo affascinare un tipo come Concino, costui riuscì in breve a innamorarla. Da allora i due seppero lavorare cosi bene che dopo non molto tempo, ucciso da Ravaillac Enrico IV, li troveremo all'apice della grandezza e del fasto: tesori accumulati — in una volta sola Maria de' Medici donò al Concini un milione e duecentomila scudi — acquisto di un rango che metteva il Maresciallo alla pari del più alto patriziato, principi e duchi, potere senza limiti che offendeva e irritava i « grandi » della Corte, e lo stesso Luigi XIII, che sobillato dai suoi fidi non aspettava che il momento di liberarsi dei Concini, ribellarsi alla Reggente, e diventare veramente Re e padrone. Quando l'ex-nobiluccio toscano se ne andava in giro per Parigi, la sua carrozza era scortata da dieci gentiluomini e da dodici lacchè armati di lunghe spade e con costumi sfarzosi, che, oltre il suo reggimento, il Maresciallo d'Ancre aveva una compagnia di cento guardie, un'altra di duecento cavalleggeri, e quaranta gentiluomini pagati mille lire francesi all'anno. Ma poi, proprio come nelle favole, tirata troppo la corda, venne la catastrofe. E la storia della fortuna e quella della catastrofe sono quanto mai pittoresche: Cipriano Giachetti ne ha fatto un libro — La tragica avventura dei Concini. Mondadori Ed. — dei più divertenti, mossi e drammatici. V'è l'arguta descriizione di uomini e cose, v'è quell'ambiente e quel costume bizzarro, che intrecciava a raffinatezze ed eleganze efferata barbarie, v'è, di scorcio, il senso colorito di una storia oltre ogni dire romanzesca. E v'è, soprattutto, un garbo di narratore che avvince il lettore ai personaggi, agli eventi, ai luoghi evocati; riflessi vividi e ardenti, appassionata suggestione delle vecchie carte, non senza quella stranezza e quel mistero umani che ci fanno dei segreti e delle sorti antiche curiosi e pensosi. Rac'mc tradotto. — Nell'ormai vastissima collezione dei « Grandi (Scrittori Stranieri» (Unione Tipoìgraflco Editrice Torinese) diretta :'da Arturo Farinelli, è apparso un (volume di Racine : Britannico■ Fedra. Carlo Bernardi ha tradotto con finezza sottile le due tragedie, preponendovi un'introduzio!ne biografica e-critica eccellente per chiarezza, proporzioni e garjbo delicato di scrittore. In poche ipagine v'è detto tutto l'essenziale di quella vita brillante, patetica e a un certo punto quasi misteriosa di poeta, e ne son segnate con obbiettività, ma non senza un trasparire di pensosa commozione, le tappe decisive: poesia, amore, gloria, Dio. E v'è la grazia dell'intendere e del meditare: Carlo Bernardi, letterato elegante, scrittore di gusto limpido, preciso, porta nell'amore della poesia e dell'arte una gentile, accorta discrezione, che gli fa scegliere il tono esatto e signorile, la parola che indica e allude senza sopraffare la leggiadra trama ilei pensieri e delle sensazioni. Ne! succinto disegno introduttivo squisiti tratti di comprensione e di valutazione ci danno cosi gli estremi dell'opera raciniana: verità di osservazione, realismo psicologico, passionalità con quel fondo ili indigenza o di inquietudine religiosa — Fedra, diceva Arnaukl, è una cristiana alla quale è mancata la grazia —, e secca e armoniosa rapidità di struttura, e infine, e soprattutto, la poesia ch'è luce d'immagini e freschezza, semplicità e nitore, e arcano fluire di accenti di suoni e di voci. Cosi si solleva il canto oltre le acerbe passioni e i contrastati eventi, così n'accende un'aura lieve di cielo e di redenzione sulla tristezza del peccato. Redenzione della poesia, grazia che si schiude: dall'educazione strettamente religiosa «Iella fanciullezza, da Port-Royal e dal giansenismo, dalla sua vocazione intima, irresistibile di cristiano, vengono alla tragedia di Racine, pur tra cosi teneri e crudeli allacciamenti d'amore, di voluttà, di-perdizione, una purezza, un sospiro e respiro di celeste all'anno, un presentimento che la trasfigurano e la fanno traspaiente. Serao e Delcdda. — L' editore Garzanti ha ristampato un vecchio romanzo di Matilde Serao, Vita e avventure di Riccardo Joanna, che era uscito nell'87, e che rappresenta l'ambiente giornalistico romano di quegli anni quanto mai vivaci letterariamente, e pittoreschi, gli anni del • Cap:tan Fracassa v (la scrittrice vi fu assunta redattrice ordinaria nell'S2) Iquando l'arguto giornale, ornatis(simo di cultura e di lettere, aduìnava, collaboratori è amici, uomiini di singolarissima tempra, o addirittura eccezionali, da Scarfoglio e Gandolin a Cardùcci e D'Annun|Zio. Il romanzo, in cut si riflette ciò che la Serao vide e vìsse in quel tempo della sua prima notorietà, ci riporta ■ veristicamente » a un mondo ormai lontanissimo e curioso. Lo stesso editore ha poi raccolto in -. olume — II cedro del {Libano — una trentina di novelle Idi Grazia Deledda, di quelle che l'illustre romanziera andò scrivendo negli ultimi anni per giornali 'e riviste, e che variamente rispecchiano l'invenzione narrativa, l'appassionata, pensosa natura sentimentale e poetica bell'autrice di Marianna Sirca, I aifa

Luoghi citati: Cardùcci, Firenze, Francia, Parigi