II peso della guerra sui neutri di Concetto Pettinato

II peso della guerra sui neutri BXmOCCO E CONTJROBImOCCO II peso della guerra sui neutri Proteste diplomatiche dell'Olanda e del Belgio a Londra e a Parigi Altre quattro navi saltate in aria per urto contro mine e tre silurate Londra, 23 novembre. Ancora oggi come Ieri l'attenzione dei circoli politici è stata accentrata sulle reazioni immediate e mediate degli Stati neutrali e non belligeranti messi di fronte — o presi in mezzo — alla guerra ■di mine e alle rappresaglie britanniche. Già stamane si notava negli articoli editoriali dei giornali londinesi come la consegna dei commentatori politici fosse quella di cercare di sminuire e, se possibile, alleggerire le conseguenze diplomatiche previste e prevedibili, come sviluppo della decisione britannica di sequestrare le merci tedesche anche se trasportate a bordo di navi neutrali. Uno dei quotidiani londinesi annunciava che per ora il provvedimento non sarà applicato a quelle merci di origine tedesca che sono parzialmente lavorate in Olanda e indicava che questa temporanea semi eccezione dovrebbe eliminare gran parte dei danni patiendi dagli olandesi. Quanto al minor traffico per le navi italiane si dice a Londra, che il traffico tedesco attraverso il porto di Trieste sia in notevole diminuzione ormai da qualche tempo; e ancora, che la marina mercantile Italiana trae i suoi maggiori utili con le linee passeggeri per le Americhe e per l'Estremo Oriente, mentre gli utili provenienti dai trasporti mercantili sono limitati. Oltre a questi ragionamenti di genere specifico e intesi, come si è detto, a cercare di sminuire la portata della lesione agli interessi dei neutrali e non belligeranti corrono sui giornali di qui argomenti di carattere generico. Si dice, per esempio, che i neutrali dovrebbero compiacersi del provvedimento annunciato dal Governo di Londra come quello che, riducendo la possibilità di resistenza economica della Germania ridurrà la durata della guerra e ridarà ad essi più presto la possibilità di navigare in mare senza le mine tedesche, senza i controlli britannici, senza tutte quelle altre pastoie nate, nascenti o nasciture dal conflitto che l'Inghilterra intende vincere. Particolarmente urtata dalla rappresaglia inglese pare sia l'Olanda: le proteste dei giornali di Amsterdam e dell'Aja, le dichiarazioni del Governo olandese, hanno avuto stamane a Londra quella che era la prevista conseguenza: il Ministro dei Paesi Bassi presso la corte di San Giacomo ha fatto stamane una visita al Foreign Office. Non si fanno misteri sulla natura e sull'oggetto dulia visita; ma negli ambienti londinesi si tiene a dire che si tratta piuttosto di una démarche che di una protesta. Qualche volta suona meglio dir sei che « mezza dozzina ». Appare evidente che l'atteggiamento olandese sia dettato da considerazioni non soltanto di carattere economico ma anche di carattere politico: d'altra parte non si può in verun modo trovare inconsistenza nella linea di condotta del Governo olandese il quale protestò per l'introduzione dei provvedimenti britannici sul contrabbando e non può non protestare per l'inasprimento di essi. Risultati pratici di questo « passo » olandese; difficile da dire: che esso riesca a far rientrare il provvedimento annunciato tre giorni addietro da Chamberlain è da escludere: d'altra parte è possibile che il Governo di Londra si sforzi di trovare il modo per ridurre i danni dei neutrali al minimo. La qual cosa non è certamente facile; ma nemmeno impossibile e esistono in proposito dei precedenti. Intanto va notato che la delegazione commerciale olandese che ha partecipato a negoziati con il « Board of trade » lascierà Londra nei prossimi giorni per consultarsi con il Governo dell'Aja. La decisione di rientrare in sede era stata presa, si tiene a far sapere, prima dall'annuncio che la Gran Bretagna aveva deciso di dare una nuova stretta al blocco; non si può quindi dire che vi sia rapporto di causa ed effetto tra il provvedimento britannico e il ritiro della delegazione olandese. Frattanto giunge notizia da Brusselle che anche il Governo belga intende presentare ai Governi britannico e francese una nota di protesta: si annnucia che il testo del documento belga e quello olandese, che si suppone sia di tono analogo, verranno pubblicati domani. Leo Rea Anche il Belgio protesta Brusselle, 23 novembre. L'ufficiosa Agenzia Telegrafica Belga comunica che il Governo belga ha deciso come quello olandese di protestare contro le nuove misure prese dall'Inghilterra e dalla Francia per quanto riguarda il commercio marittimo. La stampa belga dedica oggi numerosi commenti alla guerra marittima e protesta contro le misure inglesi di rappresaglia. Tuttavia detti commenti non hanno la violenza di quelli olandesi. E' sintomatico che ieri i giornali si siano limitati a riprodurre il discorso pronunciato martedì da Chamberlain senza molti commenti dando l'impressione di conformarsi ad una parola d'ordine in attesa di ispirazioni ufficiose. Tutti gli ambienti commerciali e marittimi, in special modo quelli di Anversa, sono lontani dal dare prova della stessa discrezione con- Una delle tante mine che ogni giorno vanno ad arenarsi sulle coste dell'Olanda. slderando che.la soppressione delle esportazioni tedesche avrebbe dei risultati più catastrofici per l'economia dei neutrali belgi ed olandesi che per la Germania stessa. L'Associazione marittima di Anversa ha fatto parte al Governo delle gravi preoccupazioni che regnano negli ambienti marittimi relativamente alle nuove misure inglesi di guerra economiche. La Federazione ha pregato il Governo di richiamare l'attenzione delle autorità britanniche sulle ripercussioni estremamente serie che avrebbe il commercio di esportazione belga dalle nuove limitazioni apportate alla navigazione delle navi neutre. D'altra parte il presidente della Camera di Commercio di Anversa ha reso visita al Ministro degli Affari Esteri per esporgli le lamentele degli ambienti commerciali di Anversa riguardo all'inasprimento del blocco in- flese. Si ritiene che il Governo abia preso in seria considerazione queste proteste. La Nation Belge si preoccupa delle ripercussioni delle nuove misure che « rischiano di portare al nostro commercio un colpo terribile ». Il giornale ricorda che le merci in transito rappresentano per il momento un terzo del movimento totale del porto di Anversa e che le merci tedesche costituiscono una buona parte di quelle in transito. Se questo traf> fico viene a mancare il grande porto belga la cui attività e già stata considerevolmente ridotta subirebbe danni enormi che si ripercuoterebbero sull'economia nazionale. « Ma i neutri — conclude il giornale —- hanno il diritto di vivere. Deve pur esistere un mezzo per far comprendere ciò al Governo di Londra. Nessuno dubita che queste costituiscano una delle più gravi preoccupazioni del nostro Governo ». Si apprende che la nave Principessa Giuseppina Carlotta che assicura il servizio tra il Belgio e l'Inghilterra è stata fermata da navi da guerra francesi e condotta a Calais. La nave proveniente da Folkestone doveva arrivare ad Ostenda questa mattina. Sembra che la misura presa dalle autorità francesi sia dovuta al fatto che a causa delle mine in deriva il proseguimento del viaggio era assai pericoloso. Alcuni passeggeri sono sbarcati a Calais. Questa mattina Re Leolpoldo ha ricevuto l'ambasciatore del Belgio a Berlino, visconte Davignon. Le mine vaganti e chi ne fa le spese Berna, 23 novembre. Le meditazioni dei governi neutrali non sono in questo momento delle più liete. Quello che avviene sul mare da il colpo di grazia alle ultime illusioni rimaste loro da un ventennio di mistica societaria. Il bel castello di carta sorto a Ginevra intorno alla dottrina demomassonico-puritana dell'eguaglianza fra le nazioni è miseramente crollato. Ogni siluro, ogni mina galleggiante, ogni cannonata del blocco e del controblocco, delle rappresaglie e delle controrappresaglie concorre a farne scempio definitivo. Vendette della storia Il risveglio non potrebbe essere più amaro". Chi non" ricorda il ver-boso orrore suscitato fra gli Stati oggi neutrali dalla conclusione del Patto a Quattro? Pareva che con l'accordo del 1933 le grandi potenze avessero infranto una legge ormai sacra, o si fossero macchiate del più odioso spergiuro. Nella stessa Inghilterra e nella stessa Francia quali proteste in nome dell' eguaglianza internazionale, quali atroci sarcasmi contro quello che si volle bollare per l'occasione col titolo infamante: « Club des charcutiers ». Se il 2 aprile siebbe la protesta del Belgio ed il 23 aprile quella della Cecoslovacchia, il 9 giugno il Patto cadde davanti alla Camera francese. Tutti i * puri » e fra questi a Londra quello stesso lord Churchill che ieri alla Camera dei Lordi si è dovuto confondere in scuse e parole di conforto all'indirizzo delle vittime del blocco marittimo si velarono il viso, come se il realistico riconoscimento della preminenza delle grandi sulle piccole potenze consacrato dal patto romano attentasse al più prezioso retaggio di Versaglia e distruggesse la più alta morale politica apparsa nel corso del secolo. Orbene, oggi, ò proprio la stes- sa Inghilterra dei Churchill, degli Attlée e degli arcivescovi di Canterbury, l'Inghilterra che anche pochi giorni fa non esitava a proclamare per bocca dei suoi rappresentanti più autorevoli che la futura pace dovrà dare vita ad una Europa più eguagliata di Versaglia, a farsi iniziatrice con la Francia da un lato e la Germania dall'altro di una guerra marittima il cui più certo risultato pratico sarà la negazione radicale dei diritti sovrani delle piccole potenze. Quello cui non si era voluto accondiscendere per far durare la pace lo si stabilisce per far durare la guerra. La maschera della ipocrisia puritana cade dal viso e l'opinione neutrale assiste impotente all'apoteosi di un « club dei macellai > non più vergognoso di sè stesso, ma, anzi, fiero dei diritti che gli conferisce ia forza e pronto a dimostrare col concorso benevolo dei propri accomodanti giuristi che la fine della libertà di commercio e il sacrificio degli interessi delle piccole potenze rappresentano la più alta manifestazione della giustizia internazionale. Lord Churchill propone, è vero, ai neutrali, a titolo di consolazione il metodo dei certificati navali da rilasciarsi ai loro piroscafi in partenza dalle Commissioni delle potenze bloccanti stabilite nei loro porti, ed è più che probabile che a questo, per l'appunto, si arrivi. Ma dove va a finire anche in tale ipotesi benigna la sovranità degli Stati? E a che serve cullare i popoli nella speranza di una Europa futura dove tutte le nazioni abbiano eguali diritti, come i membri di un Parlamento, quando, per cominciare, si offre loro l'edificante spettacoloIdi questa sopraffazione organizzata? Il malumore e le preoccupazioni regnanti nelle sfere di governo dei I paesi neutrali sono dunque estremi ; e basterebbero a provarlo la prote-| sta olandese a Londra e le confe renze ministeriali che si succedono ininterrottamente all'Aja. La guerra al cui scoppio tutti avevano assistito ripromettendosi di contemplarne gli orrori dalla finestra, si tramuta In una specie di epidemia a freddo che scavalca le frontiere e che sembra anzi voler più colpire i neutri che non i belligeranti, mancando ai primi oltre tutto il conforto di dirsi che è meglio stringere la cintola che morire sul campo di battaglia. I campi di battaglia sono diventati centri di riposo, gratuiti, con installazioni elettriche, radiofoniche, termiche e idroterapiche dove i presunti combattenti sono i soli al mondo a non mancar di nulla, mentre i paesi pacifici tendono a trasformarsi in campi di conccntramento votati alla fame e al tifo petecchiale, con una economia distrutta, finanze in sfacelo e, probabilmente disordini sociali in prospettiva. * Strana guerra! » esclama Lloyd George. Si potrebbe aggiungere che questa guerra segna probabilmente oltre che il trionfo del « club dei macellai » la fine dei piccoli Stati. Il Patto a Quattro si vendica ed il sen. De Jouvenel, che da vivo non aveva potuto consolarsi della sua messa in quarantena deve riposare più sereno nella propria tomba. Le mine magnetiche Intanto, per ingannare il tempo la stampa neutrale continua a dissertare sulle « mine magnetiche ». Un noto fisico svizzero, il prof. C. E. Guye, interrogato dal « Journal de Genève » ha dichiarato che in linea di principio un ordigno del genere è tutt'altro che inverosimile. Il solo requisito che gli sembra indispensabile per il suo funzionamento è tuttavia la sua ubicazione a scarsa profondità, nicquvegal'el'aripbilpoflocieItilLdLdtate ranegescgisigIn GuCaavdee apziotasoaT nostri'higiorni — dichiara il prof. Guye — si costruiscono apparecchi magnetici di tale sensibilità che non è lecito escludere che una mina, dotata di un dispositivo adatto, possa liberarsi per effetto dell'attra voveBuzione della massa metallica di un | supiroscafo e dirigersi verso di esso. | noPerchè l'ordigno abbia il tempo di percorrere lo spazio che lo separa dalla superficie del mare, prima che il piroscafo sia passato, biso- degna però che la sua profondità di immersione sia piccola giacchè in caso diverso al suo affiorare la chiglia si sarebbe già spostata di troppo per potere essere colpita ». Il responso dell'illustre fisico desta in questi ambienti un certo interesse. Non si manca comunque di rilevare che esso male si accorda con l'affermazione ufficiale inglese che sui luoghi dove avvennero recenti esplosioni, le navi dragamine erano già passate senza trovar nulla, circostanza la quale obbligherebbe a pensare che dodedimpecaannodi il tinsidstpeposi prifese le mine magnetiche non sono!si capacità siano probabilmente una favola. Concetto Pettinato una favola, debbano in realtà po-l poter annidarsi ad una profondità I mnotevole e che se non hanno tale Idi limLare

Persone citate: Chamberlain, Churchill, Davignon, De Jouvenel, Giuseppina Carlotta, Leo Rea, Lloyd George, Lord Churchill