Svizzera-Italia 3-1 (1-1)

Svizzera-Italia 3-1 (1-1) 1 campioni del mondo ammainano a Zurigo la bandiera della loro quadriennale imbattibilità Svizzera-Italia 3-1 (1-1) Sa un campo fangoso che ha imbrigliato la loro tecnica, gli "azzurri", troppo fiduciosi e privi di mordente, si lasciano prendere in velocità, risalgono lo svantaggio iniziale, mancano facili segnature e piegano sotto due goal che sono una beffa e un regalo RETIi MonnanJ (8.) al 4« m. e Puri' celli (I.) al 270 m, del primo tempo: C. Arti (S.) al 13° ed al 40° m. del II t. 6VIZZBBA: Schlegel; MinelH e Lohmann; Springer. Andreoli e Bich«el; Bickel. P. Acbi, ifunnnrd, Amadò a G. Ac-bi. ITALIA: Rasetti; Foni e Bava; Depetrini. Andreolo e Varglien TT; Neri. Ferazzolo, Furiceli!, Deniaria e Ferrari?. . ARBITRO; Baert (Belgio). GUARDTALlNEE; Olt. Wieland. Zurigo, 13 novembre. Dopo aver corso vittoriosa attraverso tvtti i Paesi del continente europeo per lo spazio di più di quattro anni, la squadra che rappresenta i colori d'Italia nelle competizioni calcistiche internazionali na abbassato bandiera. La serie, senza precedenti nella storia del calcio mondiale di pare senza sconfitta si è chiusa. Alla trentaduesima volta, gli « Azzurri » hanno ceduto. Per la precisione, era dal ti ottobre del 1935, dal giorno della prima ed unica visita fatta allo Stadio Municipale della città, di Praga, in gara di Coppa Internazionale contro la defunta Cecoslovacchia che l'Italia più no» perdeva. Da quella volta aveva riportato 25 vittorie e chiuso alla pari nelle rimanenti sei occasioni, raccogliendo sul suo cammino l'alloro di una Olimpiade e di un secondo campionato del mondo. Che si dovesse finire per perdere una volta è nel! ordine naturale delle cose, che il ciclo delle gare utili non poteva durare in eterno; ma il risultato di Zurigo avrà stupito, comunque, l'intero mondo sportivo, e la data del 12 novembre rimarrà storica negli annali calcistici. A pensarci su, a ricordare come sono andate le cose, dal primo passo della preparazione, a Firenze, lo scorso mese, alla serie inaudita di contrattempi, al modo con cui questa edizione di squadra azzurra ha dovuto essere costruita, fino ai particolari dei punti attraverso i quali si è concretata la sconfitta, il tutto prende quasi la forma di fatalità, tanto un elemento della catena è collegato all'altro con continuità. Lasciamo stare le vicissitudini di costituzione della squadra dalla sua costituzione al momento della partenza da Milano. Riprendiamo, piuttosto, la squadra stessa, al momento in cui entra sul campo, a Zurigo, alle H,SO di ieri, e descriviamo l'incontro. Tutto esaurito L'avvenimento ha richiamato sul campo del « Grashoppers », all'Hardt ur ni, una folla strabocchevole. Si temeva da parte dei dirigenti elvetici che l'inasprimento iella mobilitazione owenitta proprio di questi giorni avesse a compromettere in qualche misura il successo organizzativo dell'impresa, tenendo lontano dal campo parecchie migliaia di persone. Il recinto si presentava, invece, ricolmo all'ora dell'inizio: tutto venduto. Spettacolo tipico del momento che attraversa la Repubblica elvetica, la metà degli spettatori che si stxpavano nei posti popolari erano in divisa militare. E i presenti erano circa 22 mila. Quando, dopo la Marcia Reale e Giovinezza, la banda che si trovava nel recinto intonò l'inno nazionale svizzero, questa imponente massa di persone in piedi, rigida sull'i attenti ». accompagnò con le parole la 7>iusica. L'abbiamo sentito le cento volte l'inno svizzero, ma cantato cosi. mai. Pareva che il coro fosse una invocazione a Dio, invocazione commossu e fiera nello stesso tempo di tenere lontana dal Paese le calamità che fanno oscuro l'orizzonte internazionale. Oscuro il cielo lo era davvero. Pareva dovesse piovere da un momento all'altro. Un pallido raggio di sole doveva spunture per la durata di un paio di minuti verso la metà del 1° tempo. Poi, come pentito, se ne andava e le nuvole tornavano a rinchiudersi e, verso la fine della ripresa, una nebbia fine cominciava a discendere sul campo rendendo difficile la visibilità delle anioni lontane. Schierate le squadre in campo e terminata la. cerimonia dell'esecuzione degli inni nazionali, il generale Enrico Guisan, capo dell'Esercito svizzero e sportivo di vecchia data e di profonda convinzione, faceva il suo ingresso sul campo accompagnato dal Ministro d'Italia a Berna e dal presidente della Federazione italiana gen. Vaccaro e si faceva presentare ognuno dei giocatori delle due squadre. Il campo, come già i nostri giocatori sapevano, era tutl'altro che in condizioni ideali. Cospan o di buche piccole e grandi e disuguaglianze, era sfondante e molle di un fango viscido e attaccaticcio all'estrèmo. La partenza degli svizzeri, che giocavano come al solito in maglia rossa, è velocissitna. L'intera prima linea si proietta in avanti e dà subito filo da torcere alla nostra difesa. I cinque « avanti » sgusciano dappertutto e sono difficili da tenere a freno. Al 4° minuto di gioco Andreolo si impantana al centro come se non riuscisse a sradicare la palla dal suolo. Monnard, il centro avanti stretto ai due lati da Rava e Varglien, si incunea in direzione del palo sulla sinistra di Mosetti. A pochi metri dal palo stesso, lo svizzero allunga una puntata fra i piedi dei due azzurri. La palla va a finire di precisione nell'angolo basso della rete all'altro angolo della porta. Un goal per parte Un punto al passivo al J/" minuto dall'inizio, giocando contro una squadra che mostra tanto ardore e tanta volontà, è un notevole svantaggio, un grosso peso da portare sulle spalle. E Z'« undici » Italiano conferma chiaramente ogni minuto più che ne ha già uno di pesi da trascinare: quello derivante dal terreno. Gli « azzurri » si conservano, tuttavia, calmi. E, gradatamente, essi riescono a contenere lo sforzo indiavolato degli avversari e gradatamente -pure cominciano a proiettarsi alla loro volta in avanti. Al quarto d'ora, le sfuriate elvetiche si sono smorzate e Mosetti non ha da effettuare nel frattempo che una parata deano di nota. L.- nostre avanzate poggiano di pgrie vbdgSsostraMcelail l'aSctidiitraesredoptegOpl'rosuvPcvsiprNp preferenza su Neri e risultano organiche più di quelle dell'avversario, ma. anche molto più lontane; e nell'area di rigore dei nostri avversari parecchie situazioni scabrose vengono risolte in extremis da entrate disperate dei terzini. Al 27" minuto, finalmente, giunge l'azione che fa capitolare la Svizzera. Un lungo e alto traversone, dalla destra verso la sinistra, parte dal piede di Depetrini; rapido scambio fra Puricelli e De Maria, ed ecco il piede destro del centro avanti che piomba sulla palla. Nulla da fare per il portiere: il tiro scuote la rete elvetica nell'angolo basso sulla sinistra di Schlegel. Una bella azione, un bel tiro è un pareggio che torna gradito ed è salutato con gioia dagli italiani. L'equilibrio è ristabilito e la gara pare cominci ora. In realtà, essa ricomincia in modo da aprire il cuore alla speranza. L'Italia domina e nel quarto d'ora, o poco più, che manca al riposo di metà tempo la Svizzera non ci darà più grattacapi. Occasioni d'oro... mancate Logicamente, questo primo tempo avrebbe domito chiudersi con l'Italia in vantaggio. Un secco tiro scaturito da un'azione chiusa sulla sinistra fu parato, infatti, verso il termine, dalla schiena di Perazzolo. Una cannonata bassa che Ferraris aveva sparato fu deviata casualmente da un piede che si trovava sulla traiettoria. Ma, più che altro, in vantaggio si saprebbe dovuto andare per opera di Neri. A seguito di un'avanzata rapida e penetrante, la palla passò, poco dopo l'ottenuto pareggio, dal piede di un attaccante a quello dell'altro, dalla sinistra verso la destra, finché Neri venne a trovarsi tutto solo davanti la rete. Il portiere non si mosse. La nostra ala destra ebbe la sfortuna di stampare la palla sul montante con un tiro tagliato fortissimo. Quello finale del primo tempo era il momento buono per noi. Non bisognava perderlo. Altra direzione avrebbero preso le cose. Comunque, l'occasione di andare in vantaggio doveva ripresentarsi agli azzurri qualche Minuti dopo l'inizio della ripresa. Come già nel primo tempo, l'offensiva, non appena rientrati in campo, erano gli svizzeri a condurla. Anche questa volta offensiva veloce, decisa, energica, poco complimentosa e mirante senza fronzoli al risultato. Questa volta, però, la difesa italiana ci metteva meno tempo a frenare gli avversari e a partire al contrattacco. E presto succedeva che Neri poteva sfruttare la sua velociti e il suo spirito di intraprendenza, provocando tutta una serie di situazioni pericolosissime davanti alla rete difesa da Schlegel. La situazione più bella, però, l'occasione delle occasioni, Neri la procurava a se stesso quando sfondava e giungeva in piena corsa fino a tre passi dal portiere svizzero che rimaneva a guardarlo. Si tratten mmGtmgtNditcs«taqcne il respiro attendendo il tiro ejil punto parerà sicuro. Ed ecco Iche la palla ha un rimbalzo altoìinaspettato e la nostra ala destra,isupntadsqslnproiettata in avanti a tutta reto-| cita, non si pud fermare e spedisce lo- palla sopra il palo. Pareva impossibile non segnare. Ed ecco ancora, poco dopo, Puricelli uscire da una situazione aggrovigliata e mancare l'obiettivo di poco e poi De Maria mirare all'angolo lontano e sbagliare il bersagliò di centimetri. Due beffe QuanÙo gli svizzeri possono reagire, segnano. L'azione non ha importanza, non dovrebbe avere rilievo. Masetti esce, si impadronisce della palla, fa per rinviare. Non può farlo, che subito un avversario gli piomba addosso, gli ostruisce e impedisce i movimenti di carica. Ne nasce un piccolo duello fra i due, un duello, che pare avere sapore quasi ridicolo. Di colpo, il ridicolo diventa serio. L'arbitro, ad un certo punto, interviene e decreta un calcio di punizione contro l'Italia asserendo che il nostro portiere, nell'allungarsi con le braccia, ha toccato il pallone fuori dell'area di rigore. Accettato. Bickel, l'ala destra, si prepara per tirare. La disposizione dei nostri uomini in difesa è la solita: ognuno marca un avversario. Di colpo l'ala sinistra Aebi attraversa l'area, fa venti- metri in corsa e si porta a due metri dal palo vicino. Arriva proprio quando Bickel ha scoccato il suo tiro basso. Aebi nessuno lo guarda in quell'attimo fuggente; egli non fa che deviare la palla in rete da un passo con un tocco che è il più semplice del mondo: pare una beffa, » Ridotta nuovamente in svantaggio, ìa squadra italiana reagisce; ma di occasioni per ristabilire l'emiilibrio non ne fa maturare più. Gioca, anzi, per essere precisi, tenta di giocare, la squadra nostra, ma non lotta, non sfonda, non raggiunqe il tono mai, nè in fatto di tecnica né in fatto di volitività. Non va. La Svizzera cerca- di perdere tempo, per portare in porto il vantaggio. Miracolo della velocità Ed ecco che, a due minuti dal termine, fa di meglio: segna ancora. In realtà non si sa chi ha segnato a danno dell'Italia, se gli « azzurri » o i loro avversari. Certo la percentuale di collaborazione azzurra è stata rilevante. Anche questa volta una situazione sciocca. Foni, col viso rivolto alla nò- jin rete. I due minuti che manca Ino al fischio finale non vedono più ìnulla di rilevante se non il dei/trio del pubblico sira porta e stretto da presso daun avversario, fa per girarsi: nonpuò; fa per prendere una decisione: non può. Masetti esoe di porta, accenna a gettarsi in tuffo e allora, proprio allora, fra i nostri due difensori avviene il malinteso: Foni tocca ancora la palla quando già Masetti è compromesso. Masetti sfiora ancora il pallone. E questo finisce per restare nei piedi dell'avversario, che è Aebi, l'ala sinistra. 71 quale è tanto stupito, che lì per lì non se ne accorge. Quando, girandosi, vede il regalo che gli è stato fatto, rinviene dalla meraviglia e spedisce | Cosi ha piegato lo squadra na- zionale italiana, in modo, direni-' mo, quasi insulso, dopo che nes-.simn, per anni, in nessun campo di Europa, aveva potuto piegarla\con i modi della tecnica e •dello tattica pura. Noti v'è da dire che la squadra elvetica abbia giuocato in modo superlativo. À tratti essa ha giuocato bene, ha fatto anche còse egregie all'attacco, questo sì. La prima linea svizzera ha avuto ieri la grande virtù di non cercare nemmeno di fare quello che non sarebbe stato in grado di fare. Ha abolito dal suo repertorio tutti i fronzoli, tutte le finezze — eccezione per Bickel, l'ala destra, che di capacità tecnica ne possiede — ed è ricorso esclusivamente a quanto poteva avere carattere di utilità pratica e immediata, non tenendo la palla un atti7>w più del necessario, attirando i nostri difensori fuori posizione, puntando diritto in avanti, cercando di sfondare e di realizzare. Gli « azzurri » hanno giocato male Come squadra, come assieme, /'«undici» svizzero ha certamente giuocato meglio di quanto non abbia fatto contro di noi da anni; ma il suo merito più grande va ricercato nella volontà, nella combattività. Ha lottato, ha tirato fuori i denti, questa squadra, ha profuso tesori di energìa nell'incontro. Essa era ben lontana dal trovarsi a corto di allenamento, come si era voluto far credere, che, anche in servizio militare, i giuocatori avevano curato ultimamente in modo intenso la prepa- l . , i . o l a i e e - razione. Mo, ripetiamo, quello che non aveva potuto fare la preparazione, lo ha fatto la volontà, tanto che due dei giuocatori elvetici furono presi negli ultimi minuti della gara da crampi e dolori muscoJori per lo sforzo sostenuto. Che dire della squadra italiana f In situazioni come questa, la prima cosa da cui bisogna guardarsi è proprio dalla prima e dalla più prepotente che si affaccia alla mente: bisogna guardarsi dall'essere impulsivo e dal cedere alle impressioni superficiali. L'i undici i> nostro ha giuocato male, schiettamente male: questo bisogna dire, guardandosi in pari tempo dal trarre dalla cosa conclusioni catastrofiche. Tutta uno quantità di circostanze esistono e ù si potrebbero citare a scusante, at-tiva prova fatta. Le numerose as-senze di uomini di valore, la aura serie dei contrattempi, la forma a\teiiuante e motivazione della cai-n1'"'" ««■«««« fniin r *> «.,«,»Tr,o» e i a e è e e e zione decisa all'ultimo momento su necessità di passaporti e permessi e non su criteri tecnici, l'impressione che la partita con la Svizzera fosse, dopo tutto, un focile compito, impressione da cui parecchi fra gli uomini nostri, malgrado tutti gli avvertimenti, non erano riusciti ad allontanarsi, lo stato d'animo degli avversari, le condizioni del campo: ognuno di questi motivi ho sostanza e consistenza, principalissimo quello relativo allo stato del terreno. Certo il terreno ero nelle condizioni in cui esso era per ambo le -\squadre, non solo per l'italiana, ma esso ha danneggiata più noi ehe l'avi crsaiio. In simili cosi la più lesa è sempre, la squadra, più \tecnica. Di positivo vi è il fatto che i nostri giuocatori non hanno mai potuto fare in tutti i novanta minuti l'uso della palla che sono in grado e che intendevano di fare. Una serie tale di errori nella misura dei passaggi, nel controllo della palla, nella sua distribuzione, non è stata mai vista da parte della squadra nazionale italiana. Questa è cosa reale e positiva. I dati di cui sopra sono, quindi, cil tati non a scopo di scusante, attenuante o motivazione, ripetiamo. Non drammatizziamo Di egualmente sicuro e reale v'è il fatto che la squadra nostra che, pur nella formazione di fortuna, aveva, mezzi per far fronte con successo alla situazione, non ha mostrato ieri né combattività nè spirito volitivo, nè decisione nè volontà. Questo è il fatto importante. Appunto questa assenza di quelle che sono sempre state le doti più spiccate, le qualità precipue, le caratteristiche più marcate ■—• e più utili ■—. quelle che tutti ci riconoscevano e ci invidiavano, impressiona e fa pensare. Non ha lottato, da principio, la squadra nostra; e. quando ho voluto farlo, si è mostrata imbarazzata, incapace, quasi; e ha finito — sia detto per sincerità — per fare anche tecnicamente proprio l'opposto dì quanto le era stato detto e ordinato. Ha lasciato all'avversario l'iniziativa cercando, ove possibile, dì distruggere quello che esso costruiva, invece di impostare il carattere del gioco sulle basi opposte; non ho mai, proprio mai, svolto astoni ad ampio ?espiro e si è fatta superare, essa, campione di velocità, proprio in velocità. Constatare, occorre in simili itiiiimiimimiiiiiiiiimmiiiiMii oriostcaittterdpztnScb| uiiuiHiiiiiiiiuiiii circostanze, e non trarre conclusioni catastrofiche. Quando gli inconvenienti hanno carattere cosi generale, quando una intera squadra comprensiva di elementi clic di tempeste ne hanno conosciute affrontate c supera- e, va male, è segno che il fenomeno ho carattere speciale. L'errore più grave che si potrebbe commettere in questo caso sarebbe quello di infierire contro qualche elemento della squadra. La squadra tutta, va accomunata nello smacco, ho subito lo smacco in blocco. Quando un gruppo di uomini che conoscono il mestiere e hanno la testa sul collo riconoscono tutti quanti di avere sbagliato e di essersi trovati tutti 'in stato di abulia incutale tecnica, fino a non cercare nemmeno le attenuanti r le moti vazioni, che pure esistono, occorre non drammatizzare. In sè la partita- di Zurigo proprio non ha nulla di drammatico. Una volta bisognava, pur perdere. Finalmente, dirà qualcuno, si è perduto. Oro anche se la situazione tecnica generale nostra non la ideale, anzi, appunto per questo, quello che occorre fare è di cercare con calma di tornare appena possibile sulla buona via. Questo è tutto. Vittorio Pozzo lBà ù e , o — o e i o , , o i Quel che dice l'arbitro Zurigo, 13 novembre. L'arbitro Baert, della Federazione belga, richiesto della sua opinione sull'incontro, ha dichiarato schiettamente che la squadra italiana, che egli ha visto giocare oggi sul campo di Zurigo, non rassomiglia in nulla e per nulla a tutte le edizioni di squadra azzurra che egli ha visto all'opera negli anni recenti. Dice che la squadra italiana avrebbe ad un certo punto potuto vincere anche con relativa facilità, ma che ha dimostrato assenza di combattività. Il banchetto ufficiale Zurigo, 13 novembre. Alla sera le Autorità politiche e militari e le due squadre si sono riunite ad un banchetto offerto dalla Federazione svizzera. Hanno parlato 11 presidente della Federa zione svizzera Eicher, il presiden te della Federazione italiana, generale Vaccaro, e il Consigliere di Stato elvetico Nobst. La massima cordialità è regnata nel corso del banchetto. Gli incontri internazionali Germania - Boemia-Moravia 4-4 BrcMavia, 13 novembre. I/incontro internazionale di caino tra la squadra tedesca e quella, del Protettorato boemo-moravo svoltosi al | la. presenza di 35 mila spettatori, s è concluso 4 a 4. La partita e stata seguita eon mol to interesse anche perchè doveva servire come collaudo alla nazionale te desra per il suo prossimo incontro con l'Italia, Alcune assenze hanno però costretto ad apportare modifiche alla squadra, specialmente sensibili all'attacco dove Comen c l'esser dovettero essere sostituiti. Nel primo tempo la squadra germanica segnava due punti contro quattro degli avversari. .Nella ripresa i tedeschi si tacevano più ag gressivi. tuttavia il pareggio non ve niva conseguito che su calcio di gore a pochi istanti dalla l'ine. iiiiiiiiiiiiiiimiiimiuiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiu vMsb La Svizzera va in vantaggio al quarto minuto di giuoco: Bichel ha passato al centro e Monnard, che è a terra, ha calciato in modo da rendere vano il tuffo di Masetti. Fra gli attaccanti « crociati » è Foni. i C4i * La difesa Italiana ai lavoro. Masetti balza per respingere di pugno; attor* no al nostro portiere sono: Andreolo, Rava, Foni e Depetrini. Un attaccante svizzero s'è spinto in area, ma non ha modo di intervenire.