La leale azione dell'Italia per la pace di fronte alle oscure manovre di Mosca di Concetto Pettinato

La leale azione dell'Italia per la pace di fronte alle oscure manovre di Mosca La leale azione dell'Italia per la pace di fronte alle oscure manovre di Mosca Una precisa messa a punto in risposta all'appello del Comintern che accasa, come colpevoli della guerra, insieme alla Francia e all'Inghilterra, anche la Germania hitleriana Roma, 7 novembre. In occasione del 22° anniversario della rivoluzione comunista, l'esecutivo del Comintern ha indirizzato ai proletari e ai lavoratori di tutto il mondo un appello in cui si legge tra l'altro: « Le classi dirigenti d'Inghilterra, di Francia e di Germania conducono una guerra per il dominio mondiale. L'Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti dominano i mercati mondiali, possiedono enormi ricchezze e risorse economiche, tengono in sottomissione più della metà della popolazione del globo terrestre. Contro il loro dominio mondiale lottano altri Stati capitalisti che vogliono una nuòva spartizione in loro favore delle fonti di materie prime, di viveri e di riserve umane, delle colonie. « Tale è il vero senso dì questa Iniqua reazionaria guerra imperialista, della quale sono colpevoli tutti i Governi capitalisti, ed anzitutto le classi dirigenti degli Stati belligeranti. La classe operaia non può appoggiare tale guerra preparata da molti anni dallo borghesia con intrighi e provoca-1 zioni contro l'U.R.S.S., la guerra ' abissina, l'intervento in Spagna e l'invasione della Cina. L'U.R.S.S. ha lottato venti anni per il mantenimento della pace, e perfino quando la guerra era già imminente, fece un ultimo tentativo per salvare la pace mediante trattative con l'Inghilterra e la Francia. se Tipico metodo « Senonchè i provocatori di guerra, sfruttarono le suddette trattative per spingere la Polonia e la Germania contro l'U.R.S.S. «; Concludendo: col Trattato di non aggressione con la Germania, l'U.R.S.S. ha sventato i perfidi piani dei provocatori di guerra. Facendo la proposta di cessare la guerra e stringendo l'amicizia con la Germania, l'U.R.S.S. ha impedito ai provocatori di guerra di trascinarvi i Paesi danubiani e balcanici, trasformando la guerra europea in mondiale. Gli operai nulla guadagneranno da questa guerra e soltanto la banda dei parassiti e degli speculatori si arricchisce con il sangue e le sofferenze degli operai e dei contadini. Anche la borghesia degli Stati neutrali cerca di approfittare della guerra, come lo dimostra l'abolizione dell'embargo negli Stati Uniti mirante a garantire enormi profitti ai fabbricanti di cannoni. La borghesia italiana aspetta il momento propizio per gettarsi contro i vinti e strappare la sua parte di bottino. Gli operai non devono credere in coloro che li chiamano alla guerra sotto il falso pretesto di difesa- della democrazia, poiché la guerra si conduce non per salvare la democrazia dal Fascismo, ma per il trionfo delle reazioni. La borghesia è aiutata dai capi socialisti, tipo Blum e Jouhaux, che fanno sventolare la fallita bandiera dell'Anticomintern ». Il Giornale d'Italia segnala questo appello diretto dal Comintern ai popoli del mondo, fra i tipici documenti del tempo. Il fatto che questa segnalazione — scrive il giornale — sia liberamente data da un giornale italiano, proverà subito che l'Italia Fascista ha ragione di sentirsi immune dagli insidiosi pericoli delia propaganda comunista. L'Italia offre al suo popolo ad al mondo fatti eloquenti e non vuote parole, azioni costruttive e non propagande distruttive. Ed in questa confusa ora dell'Europa che si è creata con la guerra non guerreggiata, la segnalazione italiana del documento comunista vale ancora come un richiamo, come un contributo di chiarificazione a difesa della vera civiltà europea. Il Comintern vorrebbe, dunque, erigersi ad accusatore pubblico contro l'Inghilterra, la Francia e la Germania, senza distinzione di parti, denunciando nel loro conflitto un urto di interessi imperiali per la conquista di nuove ricchezze. Fin dove il Comintern, che ha la sua sede a Mosca, ed è diretto dagli uomini di Mosca, si differenzia dal Governo sovietico? Fin dove il comunismo, che se ne diparte, si differenzia dalla politica ufficiale russa? Il problema non è stato mai chiarito. Ma ogni giorno esso si rivela con nuovi episodi significativi. Oggi il Comintern getta sul banco degli accusati non meno che le due democrazie imperiali, la Germania hitleriana che gli uomini del Governo di Mosca figurarono già di salutare come un alleato. Vuol dire allora che non vi è accordo definitivo fra Mosca e Berlino e che il comunismo, con il suo piano distruttivo di azione, prende la mano al Governo sovietico, mentre è già nel fondo di ogni suo indirizzo. L'imperialismo sovietico il Giornale se c'è oggi Premesso questo, d'Italia, afferma che, Russia dei sovieti vi è anch'essa dentro non meno delle altre Potenze. Il territorio russo è il più ricco del mondo. Si è composto nella sua unità politica attraverso le successive conquiste degli Zar. Si conserva e si difende quasi intatto nel regime comunista. Tenta anzi di amplificarsi. Manovra contro i bisogni di libero lavoro degli altri popoli, i privilegi economici creati dalle sue ricchezze naturali con gli stessi mercanteggiamenti speculativi e gli stessi tentativi di pressione politica che appartengono ai grandi imperi capitalistici. Ma a quale ignaro europeo l'appello del Comintern vorrebbe far credere — domanda il giornale — che da venti anni la Russia dei Sovieti lavorerebbe per il manten'mento della pace? Da venti anni invece, la Russia dei Sovieti la¬ vora soltanto per la guerra, dalla ~ in Europa una lotta di imperiali- rmi e di interessi plutocratici, la quale si aspetta la rivoluzione comunista. L'episodio della Spagna, con la sua cristallina ambientazione ufficiale sovietica e i reiterati tentativi russi volti a dilatarlq in una esplosione europea, è di ieri. E' di anni l'intervento sovietico in Cina, portata in guerra contro il Giappone. E' pure di anni l'intervento russo nella Mongolia esterna, ricca e misteriosa, nella quale sotto la veste comunista si riprende la espansione imperiale del tempo degli Zar. E a quale smemorato europeo si affida l'affermazione del Comintern che vorrebbe collocare fra le prove di una volontà di pace le trattative sovietiche coll'Inghilterra e la Francia? Nessuno può dimenticare che queste trattative si sono svolte con ostentazione quando la politica anglo-francese si profilava con un dichiarato indirizzo di accerchiamento della Germania e anche dell'Italia, ma l'appello cominterniale capovolge ancora una.volta con disinvoltura le verità evidenti e provate, quando pretende di assegnare alla Russia dei Sovieti la candida missione del guardiano della pace sul Danubio e nei Balcani, trattenuti dalla sua provvida mano, che avrebbe impedito la trasformazione del conflitto europeo in una guerra mondiale. E' solo l'Italia mussoliniana e non la Russia comunista che si è assunta questa missione. Ognuno in Europa lo ha già riconosciuto. E' la astensione dell'Italia, fin qui mantenuta da ogni atto di belligeranza, che ha circoscritto il conflitto in Europa, pur già allargato dall'intervento russo. E' la sua chiara politica, quale da tempo si va svolgendo fra i paesi danubiani e balcanici e si è ancora confermata in recenti ed espressivi episodi, che preserva la pace sui loro territori pure già corsi da nuovi pericolosi fermenti creati dalla vicinanza di una nuova pressione sovietica. Questa sola è la verità documentata dalla storia presente, riconoscibile ad occhio nudo, da tutti ormai riconosciuta. L'insinuazione antitaliana Ma si deve rispondere pacati, ma fermi a quella parte dell'appello di Mosca che pretende di chiamare anche in causa l'Italia e attribuirlo il proposito di aspettare il momento propizio per gettarsi sui vinti e strappare la sua parte di bottino. Questo proposito è appartenuto soltanto al governo di Mosca, che lo ha attuato nel settembre del 1939 dopo la fulminea vittoria germanica, sui territori ormai debellati ed indifesi della Polonia. La politica dell'Italia, conclude il Giornale d'Italia, ha altro stile ed altri indirizzi. I suoi postulati nazionali ed imperiali sono noti. Non meno noti sono i suoi metodi. L'Italia si è prodigata tino all'ultimo con le concrete e limpide proposte e non con oscure manovre per salvare la pace europea. Oggi, con la sua astensione annata da ogni iniziativa bellica, dedica ogni sforzo per limitare il conflitto e difendere la civiltà dell'Europa. La sua azione è leale e responsabile. Non può certo appartenere al Comintern la pretesa di giudicarla. La congiura sovietica per estendere la guerra Berna, 7 novembre. La politica estera dell'Italia continua ad occupare, fra gli altri argomenti di studio degli osservatori elvetici, un posto di prima fila. Anche oggi, mentre la Tribune de Genève dedica un articolo di Frima pagina alla « neutralità deiItalia fascista ed alle sue preoccupazioni sociali » sostenendo che l'Italia, come proverebbe il ritmo alacre delle sue opere pubbliche ed il persistente sforzo di colonizzazione in corso in Sicilia e in Libia, non vuole immischiarsi, per ora, nelle liti che dividono le Potenze europee il Bund torna sul tema del blocco balcanico esprimendo la persuasione che, quanto prima si arriverà ad un Patto tripartito Roma-Atene-Ankara. A giudicare dalla compiacenza con cui questi ambienti, non ostante il riserbo ammonitore della stampa italiana, si attaccano all'idea di un ravvicinamento italoturco e di una liquidazione generale delle incognite balcaniche per merito della diplomazia di Palazzo Chigi, è legittimo concludere che, tali prospettive, vi siano ardentemente desiderate. La Svizzera è infatti interessata, forse più di ogni altro Paese, al mantenimento della pace nel Mediterraneo. E tutto quanto può servire a migliorare i rapporti tra gli Stati di questo importante settore, lusinga la sua speranza che lo stata quo per la fron rIbgDmAatdtnPafDIgsg j guerra degli Slati capitalistici, e |tiera meridionale finirà col venireI imantenuto. Disgraziatamente le| speranze elvetiche in una promet-\ ternte evoluzione della politica| baiiffcarnea sembrano oggi alquanto. raffreddate dal sospetto che la si- tuazione presenti ancora dei lati oscuri o, in altre parole, che i pro-.lgetti iTi cui sopra incontrino delle difficoltà. Queste difficoltà consisterebbero, da un lato negli ostacoli che si oppongono, a quanto si dice, ad un accordo fra Romania e Ungheria, e dall'altro — c'era da scommetterlo! — sulla supposta riluttanza della Turchia ad entrare in un blocco balcanico sotto l'egida dell'Italia. Il discorso di Molotof e soprattutto l'appello del Comintern ai lavoratori, fa pensare inoltre a taluni che la difficoltà principale possa consistere nel proposito del! la Russia di impedire a tutti i costi la localizzazione del conflitto. Il Comintern ha invitato i lavoratori ói tutto il mondo ad opporsi alla continuazione «Iella ciò sembrerebbe provare che la coscienza dì Stalin sia pura da ogni reo disegno di conffagrazio , ne generale e che egli si disponga i ad applaudire più volentieri aflahiniziattva di nace bele-o-olanrif.se!!3ì pupaniniziattva di pace belgo-olandese che non alla nuova professione di intransigenza di lord Halifax. Ma il fatto che la Germania sia stata messa, dai propagandisti di Mosca, in uno stesso sacco con la Francia e con l'Inghilterra, conferma questi osservatori nel convincimento che la politica sovietica non muove da nessun senso di solidarietà con gli ideali della Germania nazionalsocialista, che il Supremo obbiettivo resta, oggi come ieri, la rivoluzione mondiale, e che se essa è realmente disposta ad accordare a Hitler certi concorsi economico-diplomatici è unicamente nell'attesa che questi concorsi facilitino lo scoppio di una vera guerra a morte là dove, fino a questo momento, non si combatte se non per modo di dire, con grave scorno del Supremo Consiglio dei Sovieti. Una frase del discorso di Molotof che è parsa a questi ambienti applicabile anche alla situazione balcanica, è quella sulla << prossima estensione delle ostilità, col rindEScLilcinadafirl'glisedmriRJiititita 11 11111iif1111111111j111111111 m i 1111111 t11111 ■ i■ haaJJ°^ —^wh& !36 quest ansia far meglio sentire ì propri effetti deleteri che nella penisola balcanica? Le difficoltà fatale coìnvolgimento nelle medesime di Stati che oggi approfittano della propria neutralità per assicurarsi vantaggi pecuniari a spese delle disgrazie altrui ». La frase contiene un'allusione agli Stati Uniti, un'allusione alla Germania e un'allusione all'Italia, ma potrebbe adattarsi, « mutatis mutandis », anche ad altri Paesi ed in primo luogo anche alla stessa Russia la quale, restando neutrale, si annette del territori, nonché alle grandi democrazie le quali fanno la guerra con l'arma al piede, al riparo di solide e ben riscaldate casematte. In ogni caso, le parole di Molotof sembrano rivelatrici dell'impaziente ansia sovietica che l'occasione finalmente colta di dar fuoco al vecchio mondo non sfumi in un vano bruciacchiar di paglia ma si concreti in un incendio totale e definitivo che permetta finalmente alla falce e al martello di regnare sulle rovine della civiltà cristiana. E dove — si dice qui — potreb- risorte fra Budapest e Bucarest non sarebbero per caso il frutto di intrighi sovietici a Bucarest? E fino a qual punto 1 contatti fra Saragioglu e Molotof debbono considerarsi realmente spezzati? La coscienza che per la Russia, il consolidamento della pace balcanica sarebbe uno scacco grave, incomincia, insomma, à ispirare agli ambienti . svizzeri qualche dubbio sulla piega ulteriore degli affari nella penisola nonostante la fiducia manifestata ancora ieri sera dalla « National Zeitung » nell'azione edificatrice di Mussolini. Lo stesso giornale apprende oggi dal proprio corrispondente berlinese che dietro invito del Mini stro Funk, nel corso di novembre, e verosimilmente fra il 20 e il 30 del mese, una conferenza econo- mica avrà luogo nella Capitale te-riesca con la partecipazione della Romania, della Bulgaria e della Jugoslavia. Concetto Pettinato ■ i■ 11111111111 ì1111111 ■>i ■ 1111111111111111111111u 111111■ 111111m 11

Persone citate: Blum, Funk, Hitler, Mussolini, Stalin