Undicimila coloni in viaggio verso la Libia di Ernesto Quadrone

Undicimila coloni in viaggio verso la Libia li miracolo della quarta sponda Undicimila coloni in viaggio verso la Libia Tripoli in attesa della nuova migrazione - L'esperimento dei primi Ventimila - Come si organizza la vita - Dopo un anno di lavoro e ò a ò o . i l n e a i i i o o i e l è , e a a o o on ae aaa a i, a auae a o an o ao o rarhe il è so ei lil crn anaa a di lno te lle ra è o, (DAL NOSTRO INVIATO) Tripoli, 28 ottobre. La pubblicazione uscita proprio in questi giorni e che riguarda « La seconda fase della colonizzazione intensiva della Libia » comincio con queste parole che hanno l'austero andamento dì un inno all'umana natura della nostra gente e ai lavori della terra, due cose risorgenti dalle profondità di un atavismo radicato, connaturato nel popolo italiano: «La colonizzazione demografica intensiva della Libia è uno dei più grandi espcrimenti sociali ed economici attuati dal regime fascista. Non solo si valorizzano centinaia di migliaia di ettari di terreno ritenuti sino a ieri sterili 0 non suscettìbili di trasformazione agraria, ma si creano condizioni di vita fiorente per migliaia di famiglie coloniche italiane che entro breve ciclo di tempo raggiungeranno il massimo delle aspirazioni, quello di divenire proprietarie delle terre da esse lavorate. Il piano di colonizzazione demografica^ della Libia si è sviluppato e si sviluppa metodicamente, con una intensità e un fervore che non conoscono pause ». E più sotto un'affermazione, direi una contrapposizione dell'aratro alla spada sullo sfondo del cielo tempestoso che incombe sull'Europa: « Anche quest'anno, nonostante le difficoltà della crisi provocata dalla guerra il programma di colonizzazione si svolge normalmente. Il 28 ottobre XVII all'epoca fissata, un'altra massa imponente di circa milleseicento famiglie coloniche trasmigra dall'Italia alla Libia. Si realizza cosi la seconda parte del piano generale della colonizzazione. Un quadro imponente Ed infatti per le nuove famiglie che attendiamo, accompagnate in Libia dal Maresciallo Italo Balbo, sono stati costruiti altri nove centri agricoli distribuiti neWe quattro Provincie: Mameli in provincia di Derna, Filzi e Sauro in provincia di Bengasi, Garibaldi, Corradlni. Marconi e Tazzoli in .provincia di Misurata, Giordani e Pietro Micca in provincia di Tripoli. In più, oltre a quelli già creati l'anno scorso per la colonizzazione dei Mussulmani che in Libia sono considerati come cittadini, per essi il Governo ha fatto sorgere sei nuovi centri, quattro nella Libia orientale: Nahiba (risorta), Gelida (nuova), Mansura (vittoriosa) e Chadra (verde); e due nella Libia occidentale: Naima (delikiosa), e Maamura (fiorente). I mussulmani, fieri del nuovo lavoro che moralmente ed economicamente li redime da un lungo periodo di ignavia, collaborano all'opera colossale con entusiasmo superiore ad ogni attesa. Ci giova, per queste nostre prime note, ricorrere ed anzi attenerci fedelmente alle informazioni del Governatorato generale che rispecchia fedelmente in cifre la nuova situazione agraria e demografica della Quarta sponda. < L'attuazione tecnica ed amministrativa della colonizzazione è affidata all'Ente per la colonizzazione della Libia ed all'Istituto Nazionale Fascista per la Previdenza sociale ». Queste due istituzioni costituiscono per così dire la piattaforma del colossale programma ed altre tre vi si affiancano con non minore larghezza di vedute anche se i mezzi materiali non raggiungono quelli delle due prime, e sono: la Soc. Marzotto e la I.C.L.E. (Istituto credito lavoratori all'estero) la terza di quest'ultimo gruppo è rappresentata dai concessionari privati, che sarebbe ingiusto non nominare. Diamo ora una breve statistica che serve ad illuminare meglio di qualunque parola il lavoro compiuto e che ha veramente del miracoloso. Le cifre spogliano del tutto quello che potrebbe appunto sembrare miracolistico e mostrano, nuda e cruda l'imponenza dell'impalcatura. Nella fase di colonizzazione del 1938 furono scelti per la trasformazione 70.000 ettari di terreno di cui: 55.000 all'Ente di Colonizzazione e 15.000 all'Istituto di Previdenza. Nella nuova fase di sviluppo, anno 1939-XVII, sono stati affidati ai due Enti altri 60.000 ettari. Criteri iniziali Non è difficile vedere come il piano generale della colonizzazione libica, approvato dal Duce è puntualmente, entusiasticamente, realizzato dal maresciallo Balbo. Ognuno può misurare a colpo d'occhio quale enorme massa di contadini viene così a popolare distese immense di, terreno abbandonato e che trasformeranno la fascia costiera della Libia creando per i nostri rurali, dal Gebel Cirenaico alla steppa Tripolina, mediante la piccola proprietà terriera, ottime e feconde condizioni di vita. Un avvenire dunque assicurato di proprietà e di benessere sia per i Nazionali che per i Mussulmani. Fin qui la pubblicazione ufficiale delle notizie sulla seconda fase della colonizzazione intensiva. La osserveremo meglio, e più dettagliatamente la aspetteremo nelle successive corrispondenze. Vediamo per adesso il comportamento delle famiglie coloniche nel primo anno di lavoro sul terreno affidato all'uEnte per la colonizzazione della Libia ». Torniamo a ripetere che per il momento lasciamo da parte 1 particolari risultati ottenuti che pure costituiscono il tema di maggioie interesse economico, ma che ci accontentiamo invece di tracciare un quadro succinto generale della situazione creatasi in un anno. Premettiamo: 1) Che tutte le istituzioni citate tendono al medesimo scopo. 2) Che tutte le opere di comune inteiesse sia materiale che morale e cioè strade, villaggi (chiese, scuole, dopolavoro, infermerie, serrisi postali, telegrafici e telefonici, servizi d'ordine ecc. ecc.), pozzi artesiani e insomma ilbsol'toNsnmmroptrferinfpddrddptsgvmtcddlaarasmdhtgrdlsdnttèdnpcplstdam\ tutto ciò che comporta l'orqaniz- O zazione della vita moderna di pie- tirili il ooto ote nto ge in coli centri rurali, sono stati creati esclusivamente e direttamente dal Governo. 3) Che ognuno di questi enti, pur lavorando sotto il controllo dei Governo e delle organizzazioni sindacali ha avuto un criterio suo proprio, sebbene analogo, nel'o svolgimento della bonifica e dei rapporti contrattuali. 1,1 Che l'assistenza alle famiglie coloniche se può variare nei particolari resta però sostanziale nei confronti della massa dei tavolatoti che sono arrivati qui con il solo e prezioso patrimonio delle braccia. Prendiamo dunque, ciò premesso, per base il lavoro compiuto dall'Ente anche se rispecchia soltanto parzialmente l'attività totale. Nei cinque anni precedenti allo storico imbarco dei «ventimila-» noi troviamo che erano state immesse non più di 420 fatniglie mentre l'ottobre scorso ne arrivarono 1379 e 91)6 sono in viaggio per approdare alla Quarta sponda. L'Ente conduce questi coloni, attraverso fasi contrattuali — differenti a seconda del comprensorio — fino al possesso del podere in un termine di anni compreso fra i trenta e i quaranta. Ed ecco, per inciso, come tale sistema lo diversifichi dall'Istituto di Previdenza Fascista che, pur considerando il colono come proprietario del podere all'atto che vi pone piede, si riserva di riconoscergli tale proprietà quando avrà pagato rateahnente l'Importo di tutte le spese che gli sono state anticipate; gli altri enti o concessionari privati invece, affidano il terreno a mezzadria o con forme di compartecipazione. Ma tutte queste cose, come abbiamo già detto, non incidono per nulla il piano generale del Governo e non minimano le sue larghissime vedute per l'avvenire agricolo e demografico della Libia. Il primo seme L'anno scorso abbiamo visto arrivare i « Ventimila » che, grazie ad una organizzazione addirittura stupefacente, dai piroscafi, per mezzo di camions, passando tra due ali clamanti di popolo che li ha fatti segno ad un continuo getto di fiori, velocemente hanno raggiunto i loro villaggi. Insisto nel ricordare che parlo esclusivamente di quanto ha fatto l'Ente della Colonizzazione. Ho assistito alla presa di possesso delle case e dei poderi. Èra già quasi notte eppure nei villaggi che li raggruppano sotto il segno del campanile e del Littorio, immediatamente la vita si è stabilita in pieno. Dal silenzio dell'attesa all'irruzione dei coloni non esageriamo dicendo che sono passati pochi minuti. Le chiese linde li hanno accolti col suono vespertino delle loro campana; i dopolavoro, i distributori, lè infermerie si sono illuminati e sulla soglia delle loro porte dai battenti verdi inquadrati nel bianco dei muri, sono comparsi gli ospiti a. riceverli. Nelle case coloniche le massaie hanno acceso il fuoco, e i vecchi contadini, a gruppi, silenziosi e consapevoli hanno fatto, senza attendere il mattino, la passeggiata « della presa di possesso », raccogliendo manciate di terra e considerandola con quel senso atavico che li fa ricchi di santa sapienza. Le case erano arredate, e nelle madie c'era una provvista per quindici giorni di pasta e di farina, di olio e di sale. Anche i forni erano pronti per inghiottire l'infornata, del primo pane. I bambini avevano già trovato festosa accoglienza presso le organizzazioni giovanili del Partito. L'appezzamento del podere che in media è di circa trenta ettari ne aveva già cinque dissodati. Le guide, per le operazioni agricole e '< capizona agronomi con i loro assistenti, cominciarono subito a dirigere la notturna marcia di ispezione, mentre la polenta cuoceva sul focolare. Le stalle erano ormai scaldate dalla presenza di due vacchette da lavoro, di un mulo 0 di un cavallo per il carro agricolo e di un maiale. Le galline dormivano nel pollaio avendo sotto di esse il musetto irrequieto dei conigli che tengono sempre un'orecchia in giù, come un cappello sulle ventitré. A tutto ciò si sono aggiunte dopo pochi giorni le scòrte vive e cioè, tutte le sementi, i fieni, i mangimi e il becchime tanto che il tutto bastasse per lo svernamento del bestiame da stalla e da basso cortile; e le scorte morte consistenti in due aratri uno leggero per arare e uno pesante per il vigneto, e un terzo aratro assolcatore; un erpice a 315-309, un carro agricolo, due bidoni per l'acqua, secchi, pale, zappe, forbici da potare e tutti ali altri attrezzi di uso comune. L'Ente di Colonizzazione non ha dato ai coloni la seminatrice ma ha voluto che essi avessero l'onore e la commozione di compiere il gesto della seminagione che è il più bello, quello che vale la vita e la fatica di un contadino. E dopo soli dicci giorni dall'arrivo le manciate di seme, distaccandosi dalla mano del capo famiglia e descrivendo un arco bianco e leggero, cadevano sul suolo libico. Diremo poi come si sia svolto il lavoro dello scorso anno. Concludiamo annunciando che gli indici medi delle famiglie coloniche immigrate nei primi 5 anni sono il venticinque per mille di natalità; U cinque per mille di mortalità e il dieci virgola cinque per mille di nuzialità. Ernesto Quadrone

Persone citate: Balbo, Duce, Filzi, Italo Balbo, Mameli, Marconi, Naima, Pietro Micca, Tripolina