La Russia e gli Stretti I precedenti storici di Concetto Pettinato

La Russia e gli Stretti I precedenti storici La Russia e gli Stretti I precedenti storici Berna, 23 ottobre. In presenza della stasi militare in occidente e dell'incertezza determinata dall'assenza di prospettive sicure per il prossimo avvenire, gli osservatori svizzeri continuano ad occuparsi delle conseguenze probabili del Patto anglofranco-turco. Ricostruendo le vicende diplomatiche che condussero al fallimento dei negoziati fra Molotof e Saragioglu, la Gazette de Lausanne esprime l'opinione che Mosca, tornata alla tradizione del panslavismo zarista, aspirasse nè più nè meno che a metter le mani su Istanbul e sugli Stretti. Alessandro e Sazonoff I negoziati Molotof-Saragioglu troverebbero la loro spiegazione in due illustri precedenti. A Tilsitt il problema di Costantinopoli fu trattato a lungo fra Alessandro I e Napoleone. Ma anche allora mentre sul principio sembrava che lo Zar dovesse accontentarsi di fare della vagheggiata Zarigrado una città libera sotto il controllo turco russo, le sue esigenze crebbero a poco a poco fino ad abbracciare il possesso assoluto della città del Bosforo e dei Dardanelli. Il ragionamento di Rumianzoff, il ministro di Alessandro I, era infatti press'a poco il seguente: «L'Europa c'impedisce da un secolo di impadronirci di Costantinopoli. Ma l'Europa oggi non esiste più essendo stata sostituita da un uomo, Napoleone, il quale ha bisogno della Russia per abbattere l'Inghilterra. Dove trovare una occasione più favorevole? ». II secondo precedente risale al 1915. Quando gli Alleati, preparavano la spedizione di Gallipoli, Sazonoff fece lo stesso ragionamento di Rumianzoff: « Poiché l'Europa impegnata in una guerra gigantesca non è più in grado di fermarci sulla strada di Costantinopoli, non sarebbe questo il momento di risolvere il problema una volta per sempre? ». Incominciati modestamente sulla base della neutralizzazione degli Stretti in regime internazionale, i negoziati che precedettero la spedizione finirono cosi con la rivendicazione del possesso di Costantinopoli da parte della Russia. Molotof avrebbe fatto, secondo la Gazette de Lausanne, un ragionamento analogo a quello dei suoi due predecessori. Si sarebbe detto cioè che in un momento in cui Francia Inghilterra e Germania sono impegnate in una guerra a morte, l'espansionismo russo non ha più ostacoli serii davanti-* sè, e come ha rimesso piede in Polonia e sulle rive del Baltico, nulla può fermare la sua calata a Costantinopoli e sugli Stretti. Le basi iniziali relativamente modeste di conversazioni del Commissario agli Esteri con Saragioglu sarebbero salite infatti all'esigenza di un accordo simile a quella Convenzione di Unkiar-Skelessi, che accordava alla Russia di Alessandro I il privilegio negato ad ogni altra Potenza di passare con le proprie navi da guerra attraverso gli Stretti e, successivamente, alla domanda di poter mandare sul Bosforo e a Gallipoli forze sovietiche destinate a concorrere alla difesa della posizione contro ogni eventuale conato di forzamento dal Mediterraneo. Tentativo fallito Come Sazonoff e come Rumianzoff, Molotof ha fatto fiasco. Il tentativo del russo del 1807 non approdò perchè accettando di dare Costantinopoli allo Zar Alessandro, Napoleone reclamava gli Stretti per sè. Il tentativo del 1915 non approdò perchè dopo aver detto di si al ministro di Nicola II, gli Alleati non riuscirono ad espugnare Gallipoli. Il tentativo del 1939 non è approdato perchè alla Turchia, spalleggiata dai franco inglesi, non ha sorriso la prospettiva di subire la sorte degli Stati baltici. Senonchè la guerra in Occiden te non è finita, anzi non è nem meno incominciata. E in tali condizioni un giudizio definitivo sarebbe, secondo altri giornali svizzeri, fra cui il Bund e la Neue Zilrcher Zeitung, prematuro. Sarebbe prematuro soprattutto perchè il Patto di Ankara non permette di prevedere con sicurezza che cosa farebbe la Turchia nel caso di un attacco sovietico contro la Romania. Si varrebbe essa o non si varrebbe del Protocollo addizionale n. 1 per eludere l'applicazione dell'art. 3 ed opporsi al passaggio di forze anglo-francesi attraverso i Dardanelli? La sorte ulteriore delle recenti ambizioni russe sugli Stretti dipende in ultima analisi dalla sorte della Romania. I recenti avvenimenti sembrano dimostrare che quello che può spingere Stalin ad attaccare la Romania non è tanto il deside rio di annettersi i 44.000 Kmq. della Bessarabia dati alla Russia dal Congresso di Berlino e ritoltile nel 1918 dalla pace di Bucarest, quanto il bisogno di restituire alla Bui garia i 23.000 Kmq. della Dobru già strappatile dal Trattato di Neuilly. Se la Dobrugia infatti con il porto di Costanza ridiventasse bulgara, allora si che il possesso della Bessarabia diverrebbe prezioso per la Russia come quello che le permetterebbe, entrando in contatto con la Bulgaria, di fare con il suo concorso la sospirata passeggiata militare fino a Istanbul. Ma basta formulare una simile prospettiva per rendersi conto che la Tifrchia ha un interesse vitale a impedire la mutilazione della Romania e per concluderne che in cddadfcdtgggl«tvslLdditpatrzdtpqdscsrMgsoMlRgugsr1sbirRluzectpFddtfLvsTddtrmGovtalss caso di conflitto l'interpretazione data da Ankara al Protocollo addizionale n. 1 del 19 ottobre non andrebbe mai fino alla chiusura dei Dardanelli alle flotte anglofrancesi. SI comprende alla luce dei recenti avvenimenti che l'attrattiva della sirena russa non è forse più tanto grande nemmeno per la Bulgaria cui l'acquisto della Dobrugia quale premio per una passeggiata militare del genere di quella che nel 1915 — come ricorda la « Neue ZUrcher Zeitung » — l'Intesa richiese invano a Radoslavoff, non può ormai non presentarsi come una vittoria analoga all'acquisto di Vilno da parte della Lituania, cioè come una vittoria di Pirro. Da quanto precede una diplomazia abile non dovrebbe incontrare difficoltà insormontabili per convincere Sofia dopo le dure esperienze baltiche a moderare le proprie pretese territoriali in modo da rendere possibile con lievi modificazioni di frontiera la formazione di un nuovo blocco balcanico interessato alla conservazione della pace. Disgraziatamente, insistono questi osservatori, il punto debole di tutta l'argomentazione qui esposta è che l'Europa non ha ancora dietro di sè se non poche settimane di una guerra sui generis. Quali saranno le reazioni di Mosca e quali quelle di Ankara il giorno che francesi inglesi o tedeschi avessero al loro passivo uno o più anni di lotta e di stragi? Molotof per ora non mostra di dolersi d'aver fatto cilecca come Rumianzoff e Sazonoff e ha anzi gentilmente spedito a Saragioglu un telegramma d'addio. Ma i signori del Cremlino aspettano forse semplicemente che l'Europa si ritrovi nello stato in cui era nel 1807 e nel 1915. Certo è, in ogni caso, che la stasi militare in Occidente disturba gravemente i loro piani e che il più vivo desiderio di Stalin sarebbe quello di veder sferrarsi sul Reno una offensiva di grande stile. Il Reich ha probabilmente qui una carta importante da negoziare. Concetto Pettinato

Persone citate: Stalin, Zar Alessandro