L'imposta sul patrimonio

L'imposta sul patrimonio L'imposta sul patrimonio Per evitare perturbazioni dev'essere pagata col reddito netto — Le valutazioni soprattutto dei patrimoni rurali devono essere condotte con cautela L'imposta sul patrimonio ha una giustificazione di fatto. Si deve presumere che essa possa essere pagata col reddito netto. Se non lo potesse, l'imposta sul patrimonio provocherebbe un movimento di alienazioni. Il reddito netto non è un reddito libero, del quale chi lo percepisce possa fare integrai-1^mente a meno o che gli possa essere decurtato a volontà. Sul reddito netto si vive. Nell'agricoltura, per esempio, il reddito netto è prodotto agricolo, è derrata. Il reddito netto non è una realtà economica e finanziaria disponibile perchè su di esso incidono le necessità elementari della vita. Le aliquote delle imposte sul reddito (fondiaria, edilizia, ricchezza mobile, complementare e sui celibi) tengono conto di questa ipoteca umana privatistica che grava sul reddito e che corrisponde a quelle elementari necessità. L'imposta sul patrimonio, di recente istituzione, deve essere giudicata in rapporto al reddito dei patrimoni. Nell'ipotesi che il patrimonio abbia un valore imponibile di 100.000 lire e che il suo reddito netto sia di L. 6000, la nuova imposta sul patrimonio lo decurta del 10% e cioè L. 500. La decurtazione del reddito privato è un effetto inevitabile dell'aumento degli oneri tributari. Lo Stato ne prende ora per i suoi scopi una parte maggiore. Il reddito nazionale ne risulta diversamente distribuito. Questa diversa distribuzione può determinare una modificazione qualitativa e quantitativa del reddito nazionale. Indubbiamente una parte delle entrate pubbliche è stata ed è impiegata in modo da provocare o favorire un accrescimento della produzione razionale. La gestione pubblica del reddito può non essere meno feconda della gestione privata. Che lo sia dipende dalla scelta degli investimenti e dal modo nel quale si attuano. Nella gestione privata, l'interesse materiale, tutt'altro che impeccabile, è riconosciuto come la maggior garanzia del buon impiego. Nella gestione pubblica, in cui non funziona la garanzia dell'interesse diretto, il successo è basato su tre condizioni: l'intelligenza tecnica, la capacità organizzativa, la probità amministrativa. Il bilancio italiano, che è un bilancio produttivistico, può quindi espandersi senza menomare il reddito naturale complessivo della Nazione. A questo riguardo, l'imposta sui patrimoni eccedenti il valore di 10.000 lire non deve, dal punto di vista generale, preoccupare. Il suo gettito contribuirà ad assistere, con criterio di cooperazione nazionale, la trasformazione economica Italiana. La pressione tributaria è un dato relativo che va ragguagliato al campo su oul la pressione si eser cita. Questo campo è appunto ìa produzione nazionale, 11 cui aumentare attenua il peso di quella pressione. Il tenore di vita, la conservazione e lo sviluppo del patrimonio nazionale sono la spia del limite di sopportabilità della pressione tributaria. Anche dopo l'ultima guerra europea si è pensato ad un'imposta sul patrimonio di carattere, però, straordinario, ad aliquota progressiva e concepita come un unico prelevamento ripartitole in venti annualità. Ora l'imposta sul patrimonio entra a far parte del nostro ordinamento tributario permanente. Il criterio della progressività è stato abbandonato in quanto tale criterio è operante nell'imposta complementare. Nel fatto essa è un'imposta generale sul reddito dei patrimoni ragguagliata al loro valore. Ma, in quanto nella valutazione dei patrimoni prevalga il criterio del valore venale o commerciale, la proporzionalità derivante dall' unicità dell' aliquota (0,50%) potrebbe subire in concreto delle alterazioni. Il rapporto tra il reddito e il valore commerciale non è costante; il tasso di capitalizzazione varia da luogo a luogo e in rapporto a circostanze svariatissime. Vi sono certe regioni d'Italia in cui la domanda di terra è così attiva da determinare prezzi di vendita sproporzionatissimi al reddito, come accade dove la popolazione agricola è molto densa e la proprietà molto frazionata. Su questi prezzi non gioca la considerazione del reddito, ma il sentimento terriero profondamente redicato. Le nuove famiglie che si formano, cui il frazionamento del podere avito non basta, premono sul mercato locale delle terre. Molto opportunamente tra i criteri di valutazione del patrimonio è indicato, sia pure come elemento sussidiario, anche quello del reddito netto, di cui è preferibile rendersi conto caso per caso piuttosto che affidarsi a generalizzazioni statistiche e medie incongruenti con l'effettiva realtà delle economie familiari e locali, onde evitare una maggiorazione del tributo dove la proprietà è più spezzettata e l'amore per la terra più intenso. Il reddito netto terriero, d'altronde, è soltanto in parte una conseguenza patrimoniale; è prevalentemente una conseguenza del lavoro, della passione che anima i coltivatori, per cui può dirsi senza esagerazione, specialmente nei riguardi della piccola proprietà agraria, che il lavoro crea e continuamente conserva il valore patrimoniale. Non si può evitare crcpccbdsrddem1Lpgcftlvdttldrgbdcvsalimzlzsiaticidlndplvptrficldcdgdes=„i in-n-n <■« che l'imposta cada sul lavoro an- che se si ha 1 illusione che incida m\ patrimonio, ed è bene che così sia perchè soltanto il lavoro è veramente creativo e capace di contribuire alle pubbliche spese. Le imposte non sono che trasformazioni delle antiche prestazioni personali. La loro intima natura economica non è cambiata. Per evitare la duplicazione dell'imposta sul patrimonio, che colpisce anche 1 crediti, sono ammessi in detrazione del valore imponibile dei beni immobili i debiti ipo- tecari e chirografari, oltre a quelli ^ comprende. contratti in dipendenza delle opere di bonifica e agli oneri reali di carattere perpetuo. C'è inoltre un largo settore del patrimonio privato nazionale escluso dalla tassazione. E' particolarmente il settore dei valori mobiliari pubblici e del risparmio, 1) i capitali investiti in titoli dello Stato esenti da imposta; 2) i buoni fruttiferi, i depositi a risparmio ed in conto corrente; 3) il denaro contante; 4 ) i valori capitali corrispondenti a costituzioni di pensioni o di rendite vitalizie e temporanee e quelli costituiti mediante versamenti di premi e contributi obbli¬ pachbiselenetiriprpamvenoculatuseMsi11111 • 1111111 li 111 r 1111111111 » ri 1111 il 1111 j 11 iti 11 iiiiiiiiiMiiii gatori e facoltativi a casse ed istituti di assicurazione e di previdenza; * 5) ogni altra somma avente carattere di reddito ai fini della imposta di ricchezza mobile. All'infuori di questo esenzioni e di quelle relative agli oggetti di arredamento, di abbigliamento, di ornamento personale, alle collezioni scientifiche, letterarie e alle biblioteche, la nuova imposta sul patrimonio colpisce tutta la ricchezza privata immobiliare e mobiliare, anche quella che fosse esente per disposizione speciale dalle imposte dirette. Questa sua generalità le assicura un vasto gettito, aderente allo sviluppo della ricchezza e al movimento dei prezzi. Se le valutazioni soprattutto di patrimoni immobiliari e specialmente quelle di patrimoni rurali verranno fatte con la dovuta conoscenza della realtà economica cui di caso in caso si applicano, la nuova imposta potrà essere attuata senza perturbazioni. La sensibilità equitativa e rurale del Ministero delle Finanze ce ne dà sicuro affidamento. Alberto de' Stefani iiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii

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