Tra i prigionieri polacchi in un campo di concentramento

Tra i prigionieri polacchi in un campo di concentramento Tra i prigionieri polacchi in un campo di concentramento Da centomila a un milione? — Il problema del loro mantenimento Passaggio nel "purgatorio,, per impedire il trasmettersi di epidemie colanobisliail (Da uno nni nostri inviati) Fronte orientale, 16 settembre. Ci hanno accompagnati a vedere un campo di prigionieri polacchi. E' il primo aspetto vivo della gue.ra in corso, davanti al quale ci siamo trovati. Traverso tutta la Pomerania orientale, arrivammo ad una località nei dintorni di Neustettin. Era una pianura nascosta dietro un breve poggio, ove s'allinea l'ossessionante architettura di 48 caserme, blocchi grigiastri dal tetti cuspidati, messi sull'attenti come un meticoloso gioco di bambini. Quello era un centro di mobilitazione e di istruzione, uno dei tanti distribuiti in tutte le province del Reich, ove vengono forgiate le potenti fanterie dell'esercito germanico. Dinanzi al blocco numero uno, i comandanti, dopo che ebbero appreso non senza stupore lo scopo della nostra visita, ci dissero gli usi di quel reggimento di caserme, la loro funzione normale ed occasionale, guidandoci ad osservare i reparti ed a notare con quale severità vengano applicate ai prigionieri, immediatamente, tutte quelle misure di profilassi e di igiene che debbono impedire « il trasmettersi di epidemie mediante i pidocchi ». Vedevamo infatti ammassarsi per ì viali più lontani gruppi di polacchi nelle loro divise color tabacco biondo, già mondati e ripuliti, che si preparavano a ricevere il rancio. Dopo la quarantena Nel centro di mobilitazione di Neustettin sono accasermati quei prigionieri per i quali si considera finito il periodo della quarantena trascorso, questo, in un altro agglomerato distante mezzo chilometro, che subito dopo ci condussero a vedere. Qui, non più il compassato allineamento di edifici militari, ma una specie di villaggi attorno ad una piazza d'armi quadrata. Grosse capanne di legno servivano da dormitori, e un Daraccone più grande conteneva gli impianti a vapore e gli autoclavi per lo spidocchiamento. Grandi branchi di gente nuda facevano la fila alle docce, agli stanzini dei barbieri, ai distributori di abiti già disinfettati; per il momento non ci venne neppure in mente di guardare in volto ad uno ad uno quei captivi, tanto dalla massa dei corpi ignudi ed accalcati dinanzi alle baracche, riesfiiva difficile districare una personalità. V'erano alcuni feriti, bendati di fresco ed alcuni altri che, già passati sotto le violentissime docce e la sbrigativa macchina dei tosatori, si godevano lo spettacolo dei compagni non ancora usciti dal purgatorio, lanciando facezie nella loro difficile lingua. I prigionieri del campo, ci disaero, erano già cinquemila, e presto sarebbero stati di più. Facemmo un rapido calcolo mentale, concludendo che fin oggi ve ne sono già più di centomila in Germania, e le battaglie sul fronte orientale ne promettono per almeno uri milione: tutto l'esercito polacco. Problema da impensierire, perchè il prigioniero mangia anche in un paese dove il tesseramento dei viveri è incominciato — sia pure a titolo precauzionale — col primo giorno della guerra. Nella baracca principale, intan to, si erano ordinati, su di una bella linea e in un magnifico attenti, tutti quelli prossimi a passare dal centro di quarantena alle vicine caserme. Appartenevano, con gli altri, alle truppe del « Corridoio », imbottigliate dalla manovra tedesca dal l.o al 3 settembre. Adesso erano tutti rasati e pelati, coperti del loro berrettino quadrangolare, chiusi nei cappotti ancora nuovi; pochi mancanti di scarpe. Spiravano una dignitosa e serena forza, quella della giovinezza, perchè appartenevano alla truppa di leva già mobilitata. « E l'Italia? E l'Italia? » L'uniformità dei loro occhi slavi, di un bello azzurro intenso, si temperava in una varietà di tipi e di tinte mediterranee. Rispondevano ed obbedivano ai comandi degli ufficiali tedeschi con perfetto stile, si prestavano con grazia —■ ricevutone il permesso — ad ogni interrogazione. Nè rinnegavano, di aver combatti 'o, r . dubi¬ tavano della umanità del nemico. La disciplina e la dignità abolivano in essi il disagio del loro stato. Avevano appartenuto quasi tutti alla cavalleria. Erano ulani delle brigate « Pomorze » e « Polsknìa », le prime unità polacche urtate e travolte dalle colonne tedesche della Prussia occidentale. Moltissimi, abitanti delle regioni confinarie, che intendevano e parlavano il tedesco, sinceramente si dolevano della guerra, che aveva rotto 1 loro negozi privati e le loro relazioni coi germanici, eccellenti. Altri, delle Provincie lontane, insistevano per sapere se qualcuno di noi parlasse russo; ed infine, uno che era stato cameriere a bordo di un nostro transatlantico, ci chiese, nella nostra lingua: « E l'Italia, l'Italia, si batte contro di noi? ». Altro non potevano dirci, nè della loro patria, nè della battaglia, quei polacchi la cui guerra era durata solo 24 ore. Le colonne dei civili Io avevo già visto in Spagna, qua e là per i fronti, quei loro compatrioti che combatterono a Bclchite ed a Caspe, nei battaglioni rossi •< Dobrowski » e « Kosciuskzo ». Ma questi di adesso erano già.diversi: più veri soldati e più nobili, di quegli stracciati e torvi militi della « Lister », che mostravano ai fanti navarrini -le scatole di mun'zione intatte per provare di non avere sparato. Tornammo nel quartiere delle caserme e ci sfilarono innanzi altre colonne, tra cui una di civili, sorpresi dalla occupazione germanica. Portavano sulla manica della giacca un segno bianco, che forse voleva dire la loro non appartenenza a forze armate. Nelle file, il immillimi m il un il m il imi inni ni mini li m | era gente di tutte le età: giova- ! netti e contadini anziani, operai, studenti, volti di professori e di be- nestanti, un impiegato ferroviario nella sua uniforme. Un altro scaglione di prigionieri era formato di soldati polacchi che avevano dichiarata la loro appartenenza alla razza, e quindi alla nazionalità tedesca. Di questi, dopo l'accertamento, il destino sarà di vestire l'uniforme germanica ed andare a combattere sul fronte occidentale. Nessuno chiese notizie della guerra, nè della Polonia; si auguravano che tutto finisse presto. Ma mi parve che nutrissero scarse speranze. Altre fiumane andranno a raggiungere nei campi di concentramento questi primi prigionieri polacchi. Le informazioni ufficiali anche oggi segnalano la cattura di ottomila uomini sul fronte di Varsavia, e quando la resistenza di Kutno sarà domata, cinque dividue brigate di cavalleria nLT™V'^; Dr,»«"e ,™ cavalleria,cadranno in mano tedesca. La bat- 'taglia di Polonia volge al termi ne. E' questione di resistenze lo cali. I motorizzati germanici si avvicinano a balzi giganteschi al confine sovietico; Bialystock, Brest Litowsky, Leopoli sono raggiunte. Domani sarà ta volta di Grodno, di Pinsk; di Stanislaw. Rimarranno ancora accesi, qua e là per il territorio, gli ultimi fuochi del valore e dell'accanimento polacco. Ma saranno luci agonizzanti e perdute. Il destino è segnato. Si parla di marce militari sovietiche, di rivendicazioni lituane. Ma sono voci. Fra qualche giorno la vera padrona in Polonia sarà la Germania; e le spetterà il grave compito di decidere. Giovanni Artieri i ih min imi i min in mimmi mi miimillllll Il «Rex» a New York Apprensione dei passeggeri di un transatlantico britannico New York, 16 settembre. Stamane è giunto in porto il transatlantico italiano Rex. I passeggeri, hanno dichiarato che la navigazione da Napoli a New York è stata regolarissima. Prima di sbarcare, i passeggeri hanno improvvisato una dimostrazione al comandante, allo Stato Maggiore e all'equipaggio del transatlantico italiano. Poco dopo è entrato in porto il transatlantico britannico Aquitania, con a bordo molte centinaia di americani rimpatriati dall'Inghilterra e dalla Francia. Nel secondo ponto dell'unità britannica erano installati due pezzi di artiglieria. Molti passeggeri dell'-Agiiitania sono appaisi allo sbarco estremamente nervosi, pur dichiarando che-la traversata dell'Atlantico è stata regolarissima. Gli è che l'ambasciatore degli Stati Uniti a Londra, Kennedy, prima dell'imbarco a Southampton aveva detto ai suoi connazionali che, viaggiando su piroscafi di nazioni belligeranti, potevano correre il pericolo di esseYe silurati. U P Il «Conte di Savoia» e l'« Augustus » partiti per le Americhe Napoli, 16 settembre. 1220 è tit N pAlle ore 12,20 è partito per Nuova York il piroscafo «. Conte di Savoia », giunto stamane da Genova. Hanno preso imbarco, a Napoli, 800 passeggeri, tra cui i componenti la missione economica giapponese, guidati dal sig. Jsaka Takasi. La nave è così partita al completo di viaggiatori. Genova, 16 settembre. Nelle prime ore del pomeriggio è partita al completo per Barcellona e per i porti del Sud America la motonave « Augustus » della società «Italia». Tra i passeggeri erano anche ufficiali del Paraguay che avevano frequentato corsi speciali militari in Italia. □A BOLOGNA □A BOLOGNA A Commissario ner la straordinaria amministrazione del Comune S. L. i! Prefetto ha provveduto alla nomina del vice-Prefetto conni, dott. Luciano Di Castri, in sostituzione del Pnrlr-sth rnmm. avv. bolliva, che aveva dato le dimissioni.

Persone citate: Dobrowski, Giovanni Artieri, Kennedy, Lister, Luciano Di Castri, Passaggio