Fernando Colombo

Fernando Colombo Fernando Colombo (1488-1539) Kra un estranjero, un povero traniero, vedovo, esperto d'augute perfìdie: venuto a Cordova dal ortogallo, trascinava dall'una alaltra illustre porta, in una vicena di speranze e di delusioni, un uo grande Sogno. Che cosa senti umile fanciulla cordovese in quelItaliano dal nobile portamento, ai grigi occhi raggianti sotto ampia fronte? Certo, come un misterioso avvertimento, poiché ela, forse non ancora ventenne, mò abbandonatamente il canuo randagio, sperduto tra l'ansia guerresca della vetusta città analusa, alla vigilia della spediione contro il reame di Granata. Breve idillio, quello di Cristofoo Colombo e di Bcatriz Enriquez e Arana: durò dal 1486 o '87 al 489 o '90. Per ragioni SU cui 80o state formulate varie ipotesi, Colombo — non dispiaccia alla pia chiera che dal Roselly de Lorgues l recentissimo nostro Paolini ha entato di dimostrare il contrario Colombo non fece sua sposa Beatriz. Ma non la dimenticò mai, u prodigo di soccorsi a lei ed ai parenti, ed in un codicillo al proprio testamento (15 maggio 1505) accomandò al figlio Diego di provvedere «alla madre di suo figlio Fernando». Fernando Colombo nasceva a Cordova il 15 agosto 1488. Nel uore di Cristoforo, Diego il figlio egittimo della ncbìldonna Felipa Moniz de Perestrello, e Fernando, l figlio naturale della popolana Beatriz Enriquez de Arana, tenneo lo stesso posto, al più con una ieve predilezione per il secondo. Fanciullo ancora, Fernando, dopo aver servito, come paggio, col fraello, il principe Juan e la regina sabella, accompagna il padre nel quarto ed ultimo viaggio (1502-4) — a cui ingiuria di uomini e di elementi non vietò di riuscire il più ertile di scoperte — destando con a precoce perizia marinaresca e a invitta forza d'animo l'ammirazione del Genitore. Tornato in Ispagna, assiste (1506-9) il fratello nella rivendicazione dei diritti ereditati per testamento paterno, e quando Diego, nominato finalmente Ammiraglio, parte per San Domingo, egli lo segue, con la missione, sembra, di fondare nell'isola chiese e monasteri. Ma il desiderio di continuare gli studi intrapresi in Castlglia o spinge a rientrare in patria con una flotta dt cui, diciannovenne appena, assume il comando. Nel gennaio del 1510 lo troviamo a Valladolid. Fervente umanista e sagace bibliofilo, comincia a percorrere la Spagna e metà dell'Europa alla scoperta di testi prezioxi. Mèta prediletta di questo cavaliere errante del Sapere è l'Italia. Dal settembre 1512 al giugno 1513 si trattiene a Roma. Nel 1515 è a Genova ed a Roma, donde si spinge a Viterbo. L'anno successi vo riappare a Genova, e nel 1517 a. Roma. Tre anni dopo visita una volta ancora l'Italia: Genova, Sa vona, Ferrara, Venezia, Treviso, Nell'autunno del 1530 è a Perugia ed a Roma. Nel 1531 si fissa a Si- viglia, dove soccombe a lunga e dolorosa malattia il 12 luglio 1539. gui pavimento della Cattedrale una lapide marmorea vigila la sua tomba: su due altre lapidi !a- terali, la Pinta e la Nìiia inarcano ie vele latine sotto il soffio del ven tc e dei destino. Matematico, astronomo, giurista. erudito, filologo, amatore del'e Art'> poeta religioso non ispregevole, Fernando Colombo ci appare, nell'inquieta versatilità, nel- l-insa^inta soro ,l\ canoro un an ' infaziatrA ,sete °\ saPere- un a;'- tenbco figlio del Rinascimento. 7 "V"! -^"1™, Apprezzato da Carlo V che lo no mfnA „„„ mem„„rof„ Dffi^^n.i minò suo cosmografo, affidandogli delicati incarichi, Fernando fu in rapporti d'amicizia con i più grandi umanisti del tempo, da Antonio de Nebrija (o I^ebrija), principe dei latinisti e grammatici di Spagna, ad Erasmo di Rotterdam. Se in vita non conobbe le persecuzioni a cui soccombettero il padre ed il fratello, Fernando ebbe tuttavia la sua sventura postuma. tta UQA^^ il 1530 egli cosUtui- v* a Siviglia, con i libri e le carte ^1 ^ 6 de"° ^.Bartolomeo, c con ]e innumerevoli opere acqui¬ atate durante le sue peregrinazioni_ la Biblioteca che da lui denominata Fernandina : assunse pm tenimento. Dopo una serie d'avventurCi fu accolta nell'ala moresca della cattedrale... Ma abbandonata all'incuria ed al saccheg-lQ (moltp Q emigrarono mi- o— -i <-•- in Francia), la di¬ S(rrazjata ' Colombina.^, ricca al'origine di circa 16.000 volumi, è rk|otta attualmente a 4000 voluml e 1200 manoscritti. Anche cosi decaduta, essa splende tuttavia ancora [U me superbei quali le carte di Colombo ed t Iibri cne lo confortarono ,al folle volo». Ed ora iwcedimus pfr Ujnes_ Le mstorif. della vita e dei fatti di U Co!omb0t pubblicate nel 1571 a Venezia, da un compagno di Her- tra'AuZÌLOae da un oriSinale spa£nuol°- non mai ritrovato, furono concorQemente attribuite a Fer^^ sino al 1871, in cui un grande colombista franco-americano, l'Harrisse, le proclamò apocri- fe. Contro di lui insorse un eserci- to di studiosi italiani e. stranieri (ricordiamo, tra i primi, l'abate genovese Peragallo). La pubhlicazione della Historia de ìas Induts , , ^ c M , , , 1s7f>.6) r„, ,e Bistorie venivano date , riDrodotte in varii ^ n trionfo de °h.- Ma m , punti, parve selefinitivo dei -fernandistio. Ma in quest'ultimo decennio la tesi dell'Harrisse ha subito un'inattesa reviviscenza per opera del doctor subtilis dei nostri geografi. Alberto Magnaghi, del'Ateneo Torinese. Per il Magnaghi. le Historie (che possiamo leggere nella compiuta moderni??;^, edizione de! Caddeo - 19301 si ridurrebbero ad una mistificazione dj cui sarpbbe gtRto an,n,a u fa. migerato don Luis. Sia o non sia egli l'autore delle Hi-stnrie. merita hene un ricordo, nel quarto centenario della sua motte, il degnissimo figlio di Colui nel quaie Ulisse rinacque per pas« saie dal Mito alla Storia. Berci