Sconvolto dopoguerra abissino di Mario Bassi

Sconvolto dopoguerra abissino Zalalaca ■ ossia il casello al Km. 432 Sconvolto dopoguerra abissino (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) ADDIS ABEBA', agosto. Giù per la strada da Haràr Dire Daua, dove precipita dal- 'estremo sperone orientale dei Monti Amhàr, continuavamo la conversazione, con Guelfo Citrini- nì, sulla situazione attuale, in Etiopia,-e sue origini e suoi ca- ratteri e sue raqioni. Diceva Guelfo- - Il regno di Hailè SellassiéPrimo si' contraddistingue, finoalla caduta, fino alla nostra oceu-pazione, per tutta una successione di rivolte, di convulsioni int.ernedello Stato, e scorrerie brigante- sche ed episodi di sangue e di ra-pine. A parte le vere e proprie ri bellioni dei feudatari, piccoli e grossi feudatari, piccole e grosse ribellioni; a parte queste, divengono sistematiche e incontenibili le razzie dei Vogherà in Dancalia, degli Arassi in Somalia, degli Issaimara sui confini della Somalia Francese. E in ogni provincia del'Impero, nessuna esclusa, appena fuori da Addis Abebà, il brigan faggio e il ladroneccio costituisco-no il fenomeno tipico abituale, co-stituiscono anzi, se si possa dire,a regolare normalità della situa-zione. E il memoriale del QovernoItaliano alla Società delle Nazioni, l'anno scorso, quante poteva elencare e documentare sanguinose scorribande, assalti proditori, atti di aggressione e predonerie, quanti e quanti, sui nostri confini, dell'Eritrea e dello Somalia* E quante non furono le proteste inglesi e francesi ad Addis Abebà, per analoghi episodi, sui jtspetfiui confini? E quale viaggiatore che non abbia constatato, attraverso l'Etiopia, la permanente anarchia, non abbia subito violenze soprusi attentati spogliazioni? Una legge, in Abissinia, con.Hailè Sellassié? L'arbitrio, soltanto, di chiunque detenesse un minimo di autorità, per diritto o per abuso, di chiunque disponesse d'una qualunque forza, legalmente conferitagli o comunque usurpata, di chiunque fosse armato: dal più alto capo, quello ligio all'Imperatore, e quello turbolento o addirittura ribelle, al bandito di strada, dal funzionario ufficiale, al vagabondo con un suo fucilaccio. — Allegra situazione, amministrazione esemplare. «... un'oasi di briganti.,, » — Nè mai l'autorità suprema dell'Imperatore oltrepassò un raggio di cento duecento chilometri intorno alla capitale. Di là da quel raggio, era il predone che imperava, ras o capo-brigante; anzi, più spesso, l'una cosa e l'altra insieme. Ho letto in un libro, precisa-mente nel Che cosa è l'Etiopia, diUgo Nanni: «..Alla celebre frasedi Menelìk. Da quattordici secolil'Etiopia è un'oasi di Cristiani in un mare di pagani; si poteva ormai contrapporre con ironia, ma senza iperbole, l'espressione seguente: Da vent'anni l'Etiopia è un'oasi di briganti di un mare di gente laboriosa e pacifica... ». — Proprio così. E tu pretenderesti che questo stato di cose, come accenni, ventennale, fosse già mutato, trasformato, interamente e fondamentalmente sanato, in soli due mesi dalla nostra occupazione della capitale e dalla pro¬clamazione del nostro Impero? "Pretenderesti, in una situazione così complessa, così incancrenita,cosi astrusa e pericolosa, non farcredito a Graziani d'un ragione-rote tempo, per superarla e sistemarla ? — Già... — E aggiungi. In Abissinia, si calcola fossero, durante la guerra, oltre trecentomila fucili, buoni fucili moderni, in uso. Ne abbiamo rastrellati finora, si calcola, un settanta ottantamila. Gli altri piùdi duecentomila sono ancora incircolazione. Tu ti maravigli chcdi tratto in tratto, anche di /re-quente, sparino? E mitragliatrici,e cannoni. E munizioni a josa. Nonpassa giorno, qua nell'Hararino, aesempio, che non se ne ritrovi esequestri qualche deposito. Ma ce n'avevano questi abissini: — Gli amici li rifornivano a dovere. I sanzionisti, per questo riguardo, hanno fatto affaroni. — Confortiamoci: il più della roba, gli abissini, pare non l'abbiano pagata. Negli archivi della disfatta armata dell'Hararghié cdell'Ogudèn, del fuggito degiàcNasibù, si sono ritrovate parecchielettere e solle citazioni di creditori,che reclamavano rcplicatamenteil proprio, per forniture di armi eJNKMÌ2ÌOMÌ, di equipaggiamenti eapproviginnamenti. — Non penseranno mica che lipaghiamo adesso noi, come suc-cer-sori nell'amministrazione im- periale d'Etiopia, i conti delle paiviottole dumdùm e simili bazzecole t d6S0lat0 geliti raminghe — Aggiungi. Situazione di do poguerra, dopo una guerra disu strosa, che ha messa in moto e sbalestrata tanta gente, per va ' «e contrade dell'Impero, lontano dalle proprie case e famiglie, dal ™™*» • da1le attività Pacifiche, 1"* perduto masse e masse darmntXT.la/Ja' q"'T Sempr1e Kf t'°stlUta delle popolazioni locali, Vna f'MC'™ chc ha sconvolto ton « «™* dcl cospicui, dei Predominanti; e che ha smunto e desolato e mezzo rovinato il paese, ha messo le popolazioni alla fame, ha esautorato, detronizzato i capi tradizionali, scossi o demoliti i capisaldi d'un sistema politico, intaccato minato rovesciato l'intero sistema sociale abissino: guerra in cui è andato travolto, è finito catastroficamente e miserevolmente il già Impero... Ma in Europa, dopo la grande guerra, in luel nostro dopoguerra torbido e convulso, abbiamo avuto rivoluzio*1' rivolte, brigantaggio, anarchia, manifestazioni d'ogni specie di \turbolenze e violenze e disordini non singole, non sporadiche, non limitate. Come concepire che, in circostanze analoghe, rispetto al movente iniziale, tali manifestazioni dovrebbero mancare qua, in Abissinia, paese già tipico, come riconoscevamo, della turbolenza della violenza del disordine? Quello che capita, è il meno, l'assolutamente meno possibile: «c'è da tnaravigliarsi, solo, non capiti tanto e tanto peggio. E che non capiti niente di peggio, è già merito incalcolabile e sommo di Graziani e de' suoi collaboratori! E la stagione delle piogge — Aggiungi la propaganda subdola, organizzata e attrezzata, le suggestioni, le sobillazioni di agenti forestieri, nostri amici europei, benignamente, Francesi Inglesi Belgi Svedesi Russi... — Non si spiegherebbe certo danaro, che circola tra i ribelli, molti rinnovati ajuti chc loro giungono, e certi sediziosi foglietti a stampa, di cui abbiamo sequestrato alcuni esemplari. Che dispongano di tipografie, i ribelli, su pelle montagne, nella macchia, allo sbaraglio? Eravamo discesi dalla gna, nell' avvallamento di Dire Daua. La cittadina si prospetta allettante, linda e gaia, con le sue palazzine e villette, costruzioni leggere e leggiadre, di tipo coloniale, a tinte vivaci, con verande e terrazze coperte, e griglie di legno intorno e agli sporti; e le co «««««ioni, Per entro una fiorente cinturo e inframesse di giardini ,dl orti dt frutteti. Poco discosto li villaggio indigeno, con le sue baracche oscure, ammassate, e tucùl e harlsc cowie in frotta. E ancora circostante spaziare di verde, bruno uniforme pei fianchi erti e silvestri dei monti, così prossimi, i monti, da mezzogiorno, donde siamo discesi noi, imminenti, e verso occidente; e svariato verde, qua tenero, là intenso, o lucido o rigoglioso o smorzato, tutto per l'ampia luminosa conca. Si risollevano, digradano e si perdono alture, in fuga, dall'altra banda monta- verso settentrione e oriente, e I^^--fc^ vodu Tuto e 'gli: altri minori confluenti dell'Huila,j ; j jua nascono, o qua 'o*ra,\e rigano tortuosamente le campa gne ubertose. Il giorno inclina al suo termine, placidamente. Non più l'aria fine, refrigerata, di Haràr e di Gìggica; qua, notevolmente più in basso, ritroviamo un soffio caldo, ancorché temperato dalla discreta altitudine, e dalla vicinanza delle montagne, con la corrente discendente dei venti, e dall'este¬ jso verdeggiare del suolo, fin dove >si vede, e dalla staaionc. Anche la stagione: perchè, questi paesi, pur \sopra l'equatore, nell'emisfero bo-,] ,cale, ritengono del regime sfa- \,jiomie australe; e. qua, adesso, si considera inverno. Una finzione di'inverno: la stagione delle piogge.I ■— Aggiungi — concludo con Guelfo — la stagione delle piog-\ ge: clw tanto favorisce i ribelli, dacché impedisce a noi, dato lostato nefando di queste strade e ! mezzi : e sia per azioni militari e di polizia, trasportando truppe, e,' sia per i rifornimenti. ì —Difatto, in queste settimane, 'che s'è interrotto il traffico sulla,strada di Dessiè, ridotta imprati-\cabile per chilometri e diecine di\\chilometri, in conseguenza appun-1\to delle nioti'ie. e senza possibile]Ipiste carreggiabili, per la quasi lo-\io totalità, qua in Etiopia, eimpc-\disee di circolare coi nostri auto-1'riparo; venuto cosi a mancare il1 collegamento con le basi settentrionali, dall'Eritrea; così AddiAbebà non riceve più rifornimentse non dalla ferrovia: quest'unica linea ferroviaria dell'Impero, scartamento ridotto, esercita duna compagnia francese, dallSomalia Francese, da Gibuti, qua Dire Daua, L'Auàsc, Addis Abebà. La capitale non ha altri picollegamenti, oltre quelli aerei, snon questa sola ferrovia; nè puaverne di efficienti, finché duranle pioggie. E nota che anche i collegamenti aerei, che, come s'intende, non consistono che postalspesso divengono problematici, iquesta stagione, per l'impantanamento o l'allagamento dcl campd'aviazione, quello stesso di Addis Abebà. «Tagliate la ferrovia, abissini,,.»—■ Un brutto guajo. Fortunatamente gli Abissini, dico i ribelli, e quei quarantamila, come sriferisce, che minacciano direttamente Addis Abebà, condotti dquel secondogenito di Ras CassaAverrà Cassa, e da chi altri; fortunatamente non hunno mai attentato alla ferrovia, nè ci pensano. — Non ti fidare. C'è qualcunche ha- pensato per loro. Tra quefoglietti a stampa, cui ti accennavo, che ignoti emissari provvedono a spargere clandestinamente tra le popolazioni, con incitamenti vibrati alla ribellione e allguerra; un di que' foglietti rguarda espressamente la ferroviaE dà l'avviso a chi gl'interessache gl'Italiani non hanno ora atra via nè mezzi di rifornimentper la capitale etiopica; che, in terrotta la ferrovia, la capitaresterebbe isolata, segregata, gItaliani prigionieri in essa, ridotpresto alla carestia, alla famsenza possibilità d'ajuti: faciquindi assediarli, costringerli ala capitolazione, o assalendoschiacciarli. — ... Tagliate la ferovia, Abissini; e riconquisteretla vostra capitale, sterminandgl'Italiani... — Di consiglieri avveduti e cortesi, vedi, è pieno mondo. Il giorno dopo — domenica, cinque luglio, — io prendeva, a DirDaua, il treno per Addis Abebà. Mario Bassi