Verdi colline d'Africa

Verdi colline d'Africa Verdi colline d'Africa gna, e ierlaltro (in Fiesta) pecatore e bevitore nei pat Un libro sull'Africa Orientae dal titolo cosi invitante e dal ontenuto cosi antiromantico ome quest'ultimo di Ernest Hemingway (Green llills of Africa) par fatto apposta per oi Italiani che abbiamo prorio adesso rotto l'ultimo teneroso incantesimo del Continene Nero. Cuor dì tenebra del Conrad appartiene a un secolo el quale, per dirla con le paole d'Amleto, « la tinta nativa ella risoluzione era resa malana dal pallido aspetto del ensiero»: non è più l'Africa ai sinistri tamburi rimbomban in fondo a paurose foreste a ui chiediamo quel brivido che primi romantici avevano sveliato coi romanzi « neri t>. Il ero non è più colore di delizioi spaventi ; l'epidemia d'esotimo romantico che fece tanta trage per tutto il secolo scorso i va smaltendo negli ultimi ilms dei tipi Ombre bianche e Atlantide. L'Africa non ci apare più una terra su cui si deba melanconicamente fantastiare; anzi, una terra vergine er il nostro agire : verde è un olore che più le si addice, oggi, erde come un frutto acerbo e romettente; verdi colline d'Arica. Nel Tanganica Hemingway i è recato per cacciare: il rioceronte, il bufalo, la gazzella, soprattutto il kudù maggiore. La sua è veramente un'Africa Novecento, con autostrade, rierve di caccia, battute in tereno creduto vergine che finicono trai poderi, e guide camuffate da indigeni che cercali j vendere l'articolo all'ingenuo ianco né più né meno che neli angoli più triti della vecchia Europa. Certe volte Mr. Hemingway in Africa ci rassomilia un po' a Tartarino in Afria: oggi collezionista di trofei i corna, come ieri (in quel mauale di tauromachia, Death in he Aftemoon, di cui si parlò e La Stampa del 15 gennaio 933) torero dilettante in Spa ;ta) pelesi bachi : impegnato ancora una vola in una gara di bravura tìsica, on senza episodi grotteschi. Ma se a noi latini vien fatto di pensare ai romanzi umoristici del Daudet, Heminway ci mete sulla retta strada proclamando : « Tutta la letteratura ameicana moderna viene da un libro di Mark Twain chiamato Hucklebcrr'y Finn». Huckìebcrry Finn, ' il Don Chisciotte americano, uti è il capostipite di tutta la moderna letteratura americana, ma certo di quella parte di essa di cui Hemingway e oggi il più cospicuo rappresentante. È, per meglio orienarci, varrà la pena di riportare un passo del capitolo « Highbrow •» and « Lowbroxv » del fondamentale libro di Van Wyck Brooks, America's Coming-of-Age (1915): «Fin dal principio troviamo nella mente americana due correnti parallee e di rado commiste : una corrente di note alte e una di note basse, ed entrambi ugualmente nsociali. Da un lato la corrente di trascendentalismo, che trae origine dalla devozione dei Puritani, diviene filosofia in Jonahan Edwards, passa per Emerson, e produce l'ombrosa e schiva sensibilità dei principali scrittori americani, e, via via che gl'ideali e gli articoli di fede del trascendentalismo si disgregano e si cancellano, riesce al definitivo straniamento dalla realtà proprio di gran parte della cultura americana contemporanea ; e dall'altro lato la corrente d'opportunismo spicciolo, che trae origine dagli espedienti pratici della vita puritana, diviene filosofia in Benjamin Franklin, passa per gli umoristi americani, e riesce all'atmosfera della vita d'affari moderna ». A questa seconda corrente lowbroiv appartengono Mark Twaine Ernest Hemingway. Talvolta il loivbrozvism di Hemingway assume forme troppo deliberate. Così : « Stando di fronte al recinto di tela della latrina, guardavo ogni mattina quel confuso scarabocchio di stelle che i romantici tra gli astronomi han chiamato la Croce del Sud. Ogni mattina in questo momento io osservavo la Croce del Sud in solenne cerimonia ». Siamo ben lontani da! dantesco : « Oh setlcntrional vedovo sito, poi che privato se' di mirar quelle!». E quando Hemingway, alla domanda : « Ma davvero vi piace di far questo che fate ora, questa grulleria d' cacciare i kudù?» risponde: «Mi piace quanto trovarmi nel Prado », potremo ricordarci di famose affettazioni di romantici, di : « Deux tigres qui se battent sont plus dramatiques que tout Racine » di Jules Janin, o di quel giudizio eli Gautier sulla situazione del matador di fronte al toro, che « vaut tous les drames de Shakespeare ». Ma di solito l'atteggiamento di Hemingway è spontaneo, le sue reazioni non han niente di sofisticato, se non forse il fatto stesso di metterle per disteso in iscritto, quando la loro clementarietà non parrebbe abbisognare di particolare rilievo. Le sue giornate di caccia non han nulla di eccezionale, nulla che tenga veramente in sospeso il lettoire: come quella descrizione digpsolrcptcsddpM"ScttnrmnmtlcmmssnRvHCnIszlìrgfcqltdmcsneduqs pesca alla trota in Big Two- hearted Rìver nel volume InOur Time (19.26) era il rendi- conto d*un'espericnza che chiun- que abbia pescato trote in unfiume può avere avuto. Eppu- re, tale è la fedeltà del Hemingway alle sue immediate impressioni — caratteristica delsuo stile che già abbiamo avutooccasione di notare — che quello che può a momenti sembra-re prolisso indugiarsi su particolari di nessun conto finisceper divenire il più potente fat-tore di un'epica del cottdiano in cui egli è maestro. Le sue descrizioni di paese son più fatte dal punto di vista dell'esperto di cose campestri che del poeta, punto di vista comune nell'anti- chità classica di cui il romanti-cismo, colla sua maniera sugge-stiva, ci ha fatto perdere il gu-sto. ^Ia nella loro casta linea-rietà quelle .descrizioni ci comu-nicano di più il vero senso del "Afr ìca — terra in fin dei coni fatta per essere abitala da uomini, come ogni altra terra — che non le stregate allucinazioni, tutte pauroso chiaroscuro romantico, di un Conrad : « Ora non c'era più strada, soo un tratturo, ma stavamo giungendo all'orlo della piami ra. Poi la pianura c'era allespalle, e dinanzi a noi erano grandi alberi eri entravamo nel più bel paese che io avessi veduto in Africa. Lerba era verde e soffice, corta come in un prato che è stato falciato ed è cresciuto di nuovo, e gli alberi erano grandi, d'alto fusto, e an tichi, senz'altra vegetazione bassa che i soffice verde del prato come un parco di daini... ». Tutti i particolari che fanno bella questa, come tante altre pagine del libro, han riferimento pratico, spesso tecnico, quasi mai puramente pittoresco. E' come se il mondo avesse abbandonato i maliosi e artificiosi veli dell'illusione romantica, e fosse tornato alla seni plicità di Omero, quando il giar(lino d'Alcinoo era veramenteun giardino, e non una fanta-smagoria. Mario Praz

Luoghi citati: Africa, Africa Novecento, Africa Orientae, Europa, Tanganica Hemingway