Un grande mosaico alla Crocetta e lo strascico di un concorso bizzarro

Un grande mosaico alla Crocetta e lo strascico di un concorso bizzarro JP G X* 1 ' «3L1* t G ÉO I* 111 G SS G Un grande mosaico alla Crocetta e lo strascico di un concorso bizzarro Torna in onore nella decorazio-1 ne sacra insieme con l'affresco anche il mosaico; ed è un ritorno che va lodato e incoraggiato soprattutto dalla Chiesa, la quale giustamente considera l'arte come affermazione di durevolezza, anzi di eternità, e non come successione di esperimenti individuali, di assaggi dei gusti, delle tendenze di un'epoca. Ora di tutte le tecniche pittoriche il mosaico sembra la più ferma, la più ricca di volontà di durare nel tempo e perciò la più assoluta, e ad ogni modo la più connessa con l'architettura cui l'artista la destina. Gli architetti che proclamano che le case debbono durar meno degli uomini che le abitano non possono pensare a decorarle con questa pietrificata pittura: bastano a tali dimore tele, pannelli, stoffe da trasportare qua e là come fragili ogge;ti. Ma la Chiesa rifiuta simile concezione effimera, vuole che il segno dell'uomo, dell'arte, della fede rispecchi il senso d'eterno che la religione ispira; e non stupisce quindi che una chiesa relativamente moderna come quella della Crocetta mostri da alcuni giorni le tre pareti dell'altare del Sacro Cuore ricoperte da un grande mosaico eseguito dalla scuola musiva del Vaticano, ed al quale il pittore Alberto Falchctti ha fornito i cartoni. Nella sua composizione il Palchetti s'è studiato di riuscire anzitutto chiaramente leggibile dal pubblico dei fedeli, ed alle due più popolari, venerate, fattive figure ascetiche del moderno Piemonte. Giovanni Bosco e il Cottolcngo, ha perciò dato fattezze precise, le h'i accompagnate con quelle immagini di carità e di pietà che meglio concorrono a definirle, l'attività del primo identificandosi nell'educazione spirituale e più propriamente religiosa dei giovani quella dei secondo nello sconfinato amore per tutti i derelitti e più particolarmente pei colpiti dalla tristissima varietà dei mali fisici. I due gruppi sono così trattati con franco realismo: le due colonne della santità piemontese nulla rifiutano qui della loro viva e robusta umanità; sorti dal popolo ed operanti in mezzo al popolo, pur nella loro sconfinata carità che li fece santi, i due sacerdoti son stati visti dal Palchetti essenzialmente come uomini. Alto nel cielo fra i due gruppi sopra lo sfondo dei monti dal Viso al Rosa e circondato da una corona d'angeli, il Cuore di Gesù, origine di vita, splende invece di luce ultraterrena; e in Lui l'artista, servendosi dei segni della Santa Sindone ha. cercato quasi bizantinamente di dare solo quel tanto di grafia che suggerisce la divina idea del Cristo rifuggendo dai mo-tivi veristici (gesti, fattezze, stoffé) sui quali ha viceversa insistito nelle altre figure terrene. Sulle pareti laterali, che secondo noi risultano le migliori perchè vi èeliminato qualsiasi dualismo di cspressioni, cervi ed agnelli si ab-bevcrano alle fonti della verità in due composizioni davvero deliziosamente stilizzate che richiamano alla memoria certi particolari della visione di Sant'Eustacchio del Pisancllo. L'insieme dell'altare, cui hanno collaborato per la parte architettonica e sculturale il Momo ed il Vigna, appare una delle poche opere pittoriche che in chiese torinesi siano state in questi ultimi tempi concepite e condotte a termine con vero e proprio intendimento d'arte. Un esempio che speriamo verrà seguito in altre chiese dove purtroppo ancora imperversano mal gusto, faciloneria, grettezza di ideo sia da parte dei committenti che degli esecutori. •Si diede qui notizia a suo tempo (25 febbraio) del bizzarro con-corco per la tomba, da elevare nelnostro cimitero a riposo e memoria, dell'illustre scienziato Antonio Marro. Bizzarro concorso, diciamo, perchè fra venticinque progetti presentati la scelta per l'esecuzione (con 430.000 lire da assegnarsi al vincente i doveva avvenire <• per volontà, della defunta, ad esclusivo ed insindacabile ap-prezzamento degli esecutori testamentari della signora Elisa Piovano vedova Mario », e cioè ad esclusivo ed insindacabile giudizio artistico di due egregi avvocati. Già rilevammo allora l'assurdità d'una simile circostanza perchè, a farlo apposta, la scelta dei due avvocati-critici d'arte era caduta su uno dei meno felici fra i venticinque bozzetti: sul bozzetto dello scultore Audagna; e scrivemmo queste precise parole: Pensiamo poi eh" quel loroj< esclusivo ed insindacabile ap-j I ' 1 ' 1 | , ( prezzamento >: — vedi ironia della sorte ■— dovrà sottostare al parere della Commissione per la deliberazione dei monumenti da erigersi al cimitero Ciò che, lasciandolo trapelare fra le righe, prevedevamo, s'e puntualmente verificato. Per quanto di manica larga come ognun sa, la Commissione s'è trovata questa volta di fronte a un caso di coscienza troppo grave: ed ha solennemente bocciato il progetto « insindacabilmente • prescelto dai due ottimi legali in un concorso che pure offriva, da quelli Gucrrisi a quelli Balzardi, Baglioni. Manzo. Casanova-Cellini, bozzetti senza dubbio notevoli. Così, per un vizio d'origine, tre fatti deplorevoli sono avvenuti: una scelta sbagliata, un'illusione procurata ad un artista che ha creduto poter perfezionare l'opera sua, una vittoria che invece è una sconfitta. Che faranno ora i due esecutori testamentari? Come si comporterà l'Audaena che *eoricamente è vincitore del concorso e praticamente non può • erigere il suo monumento? Si bandirà un altro concorso, anche tenendo conto che, ove l'Audagna tanto rielaborasse il suo progetto da vederlo eventualmente accettato dalla Commissione, gli altri concorrenti avrebbero il diritto di opporsi all'approvazione di un bozzetto che non sarebbe più quello presentato al concorso? Vedete un po' quante complicazioni: E complicazioni che in gran parte si potrebbero evitare se nella, lagrimevole storia di tanti concorsi artistici ciascuno stesse a] suo posto, ciascuno facesse il mestici' suo. So — cioè gli avvocati badassero a vincer le cause, i medici a guarir gli ammalati, i ragionieri a studiare bilanci, i militari a coprirsi di gloria (come fannoI in guerra; e se ai poveri artisti e studiosi d'arte, che proprio non posson far altro, si lasciasse di giudicare del bello e del brutto in arte. mar. ber.

Luoghi citati: Alto, Piemonte