La Nota italiana all'Assemblea offre l'ultima possibilità di collaborazione

La Nota italiana all'Assemblea offre l'ultima possibilità di collaborazione La Nota italiana all'Assemblea offre l'ultima possibilità di collaborazione Lunghi incontri fra le delegazioni francesi e inglesi - Dichiarazioni di Blum sulla riforma della Lega e sull'Europa Centrale -- Van Zeeland probabile presidente dell'Assemblea Pressioni assurde Ginevra, 29 mattino. I giorni che passano dimostrano la fondamentale incapacità societaria ad affrontare e risolvere i problemi nella loro integralità senza equivoci e senza compromessi. Forse e senza forse, è nelle reali intenzioni dei governanti d'Inghilterra e di Francia liquidare alla meno peggio i residui ginevrini della cosidetta questione etiopica; naturalmente, vi sono degli speciali obbiettivi che vorrebbero essere ottenuti, mercanteggiando, dalla diplomazia francese per l'Europa continentale, dalla diplomazia britannica per il Mediterraneo; ma in quelle che sono le congiunture immediate del leghismo Francia e Inghilterra sembrerebbero disposte a marciare con una certa speditezza. Qui appare l'imbottigliamento del sistema; Eden da un lato per la sua crociata sanzionistica dei mesi scorsi, Blum dall'altro per le sue pregiudiziali dottrinarie, non hanno il coraggio di spezzare decisamente le deboli catene di un formalismo demagogico; e quindi si assiste ad un giuoco complicato di manovre, di espedienti per tentare di uscire dall'angolo morto. Così, per la questione della legittimità della delegazione degli amici di Tafari, sembra che la Commissione per la verifica dei poteri non si domanderà: « Chi rappresentano Nassibù e compagni? non davvero il presunto governo di Gore, la cui esistenza fu negata dallo stesso Eden alla Camera dei Comuni ». I vinti schiavisti non saranno messi alla porta: la Commissione li riconoscerà, pur ammettendo l'anormalità della loro posizione; la riserva dovrebbe valere per degli ulteriori sviluppi all'Assemblea di settembre. Come si vede, si creano situazioni ridicole e grottesche; e grottesco è l'atteggiamento del fuggiasco Tafari che fa dire a destra e a sinistra che, dopo l'Assemblea, partirà alla riconquista dell'Abissinia. J pericoli di mozioni collettive Il problema che accentra la maggiore attenzione e il lavorio dietro le quinte è sempre quello del riconoscimento dell'Impero; dalle impressioni odierne si osserva che l'accettazione dell'unica soluzione logica, il diritto cioè di ciascun Governo di regolarsi secondo il suo esclusivo giudizio, si è allontanato dalla prospettiva. Non solo si parla sempre di una commissione di studio e di esame, ma riaffiorano i tentativi di far votare qualche mozione collettiva. Purtroppo, simili intrighi hanno buon giuoco per l'assurda iniziativa dell'Argentina, su cui gli stessi delegati della Repubblica sudamericana non riescono ancora a fornire precise indicazioni; è facile intuire come tale confusione serva sia a chi pesca nel torbido sia a chi preferisce evitare e rimandare le proprie responsabilità. Indubbiamente, è bene affermarlo sin d'ora, una manifestazione collettiva porterebbe delle conseguenze incalcolabili. Si conta molto, ad impedire atti ir- \ imparabili, nel buon senso e nella j capacità del presidente dell'As-| semblea, che probabilmente sarà indicato nella persona del Presidente del Consiglio belga van Zeeland; ma sarà la Nota italiana, che verrà presentata al presidente dell'Assemblea, che metterà le carte in tavola, in modo che sia impossibile barare con insidiose manovre. Con questa Nota, che sarà corredata di documenti, l'Italia offrirà alla Società delle Nazioni l'ultima possibilità di riprendere una collaborazione efficace. Le responsabilità anglo-francesi svdtlcnbcdvaclpnsdndlidrfdncnmtdscnlmnmurBpliGIscDal quadro che precede, risulta chiaro che difficilmente le prossime riunioni societarie forniranno delle indicazioni precise, eccezion fatta per l'abolizione delle sanzioni, il cui crollo precipita con ritmo accelerato, specie dopo la spinta finale delle deliberazioni del Governo di Varsavia che ha rivendicato cotag^lesamente il diritto di cia- |!jI \ j | scuno Stato a decidere con sovranità assoluta. L'indicazione di orientamenti positivi non potrebbe venire che qualora i delegati d'Inghilterra e di Francia, con energici colpi di timone, raddrizzassero alquanto la barca societaria e facessero comprendere quale è la realtà della situazione. Quando hanno voluto, essi sono sempre riusciti a far marciare le loro numerose clientele. Errore basilare sarebbe quello di illudersi sui vantaggi di pressioni verso l'Italia: noi la nostra strada l'abbiamo percorsa per intero, noi non abbiamo da compiere alcuna ritrattazione, anzi siamo in diritto di chiedere alla Società delle Nazioni la riparazione per le enormi ingiustizie compiute ai nostri danni. Invece, purtroppo, dobbiamo rilevare che da parte inglese e francese si delinea il tentativo di ricattarci con le buone maniere, facendo balenare minacce di isolamento. Demmo ieri notizia di un favorevole avviamento dei negoziati russo-britannici a proposito del riarmo degli Stretti; all'informazione è stata data una grande pubblicità internazionale che forse non è in rapporto diretto con l'importanza dei risultati veramente raggiunti. Oggi si ritorna dai soliti circoli sull'argomento, per affermare che ormai una convenzione per la rimilitarizzazione dei Dardanelli e del Bosforo è acquisita, la partecipazione dell'Italia ai lavori della conferenza di Mcntreux è inutile: sarà lasciata aperta al Governo di Roma la possibilità di aderirvi, sic et simpliciter. In realtà, le cose non paiono essere a tal puiuo; la formula societaria escogitata sulla libertà di passaggio condizionata dalle decisioni del Consiglio della Società delle Nazioni non solo è inefficiente per l'assenza di tanti Stati dalla Lega ma è una ripetizione in termini che non risolve affatto il contrasto fondamentale fra le tesi russe e le tesi inglesi. Lo scopo* della manovra a tre (Eden, Litvinof, Rustu Aras) è evidente: impressionare l'Italia, affinchè si precipiti, pur nelle condizioni di minorità derivata dagli accordi mediterranei conclusi ai suoi danni, a entrare nel viluppo dei negoziati. E' naturale che noi chiediamo innanzitutto la revoca di quegli accordi arbitrari e anormali. Parola d'ordine : « entente cordiale » e o , e i - Una identica inscenatura avviene tra inglesi e francesi. Blum e Delbos, Eden e Stanhope si sono visti a lungo nella domenica; hanno pranzato insieme in un ristorante prospiciente l'albergo di Tafari. La parola d'ordine data ai rispettivi portavoce dalle due Delegazioni è quella di osannare all'enterite cordiale in via di resurrezione. I Ora, noi sappiamo bene che il j banco di prova di simili resurrezioni non è l'Etiopia, non sono tanto i rapporti con l'Italia quanto i rapporti con la Germania: prima di veder chiaro occorre constatare quella che realmente è l'attitudine, finora riuscita inafferrabile, della politica di Londra verso Berlino. Il pranzo anglo-francese ha dato luogo a colloqui prolungatisi fin verso la mezzanotte. Ricevendo i giornalisti, il Presidente del Consiglio francese ha detto che i delegati dei due Paesi si sono occupati principalmente della prossima riunione dell'Assemblea e che egli ha trovato un pieno accordo con Eden nella volontà di rafforzare l'autorità della Lega. Tutti i problemi posti dalla situazione europea sono stati esaminati e non si è rivelata alcuna divergenza; da entrambe le parti si dimostra la migliore volontà di collaborazione. Per Locamo | nulla è stato deciso, data l'as! senza di van Zeeland. Riguardo j ai problemi dell'Europa CentraI le, vi è un identico desiderio di evitare complicazioni. L'esame delle modalità di accordo continuerà per mezzo degli uffici competenti su tutti i punti e non solo sulla riforma della Lega. Fin qui le dichiarazioni di Blum che, come si vede, non apportano degli elementi notevoli di chiarificazione: navighiamo sempre in pieno equivoco! Alfredo Signoretti npbtmnnrnnlmtviNhdldEddrctsmlmPsl' I j o o i e i e a i n Disagio e confusione negli ambienti politici inglesi Londra, 29 mattino. E' il caso di prevedere che nelle prossime settimane il Governo britannico non dovrà pensare soltanto ai problemi internazionali, ma dedicare la massima attenzione anche a quelli interni. Esso viene attaccato da tutte le parti per ragioni che, più o meno, originano tutte dal senso di mortificazione causato dal fallimento della politica leghista di Londra, senso di mortificazione da cui gli oppositori cercano di trarre il massimo vantaggio. Lloyd George all'attacco Lloyd George ha risposto già ieri al discorso pronunciato da Neville Chamberlain sabato, ed ha risposto con la sua solita foga dichiarando che il Cancelliere dello Scacchiere « è stato il primo a disertare il fronte delle sanzioni Egli ha detto poi che gli uomini di Stato, per garantire la pace, devono possedere altrettanto coraggio che per fare la guerra, e che l'Inghilterra ha avuto recentemente un esempio dei danni che sono causati alla pace « da uomini deboli, senza costanza, i quali hanno compromesso disastrosamente il buon nome di un grande Paese come l'Inghilterra ». Il deputato Morrison, presidente socialista della amministrazione londinese, ha dichiarato in un discorso, che « il Primo Ministro non funziona, come non funzionò prima di lui MacDonald » e che quindi si può affermare che dal 1931 ad oggi, l'Inghilterra non è stata governata. A questi attacchi fa eco la stessa stampa conservatrice. Un «collaboratore politico», che potrebbe essere Winston Churchill, scrive nell'organo domenicale di lord Rothermere, essere l'Inghilterra senza capi e senza programmi. « Nessuna democrazia può esistere quando il suo Governo ha perduto l'onore ed il prestigio di fronte ad altri Governi i quali hanno i mezzi di realizzare le loro intenzioni » e prosegue affermando che, dopo aver ceduto dinanzi all'Italia, il Governo inglese sta aspettando, senza aver preso decisioni, la imminente richiesta tedesca di restituzione delle colonie. Garvin parla di un Gabinetto « troppo debole a causa della sua composizione ma indebolito ulte'riormente dall'attitudine letargica del Primo Ministro di non attribuire importanza ai problemi ». Bisogna che l'Inghilterra abbia una politica, dicono questi critici, e che sia affrettato il riarmo, il quale è l'unico fondamento del prestigio di una Potenza. A questo riguardo Garvin, adempiendo la promessa dell'altra settimana, enuncia il suo piano: « Giacché l'Inghilterra non ha tempo di riorganizzare le sue industrie su un piede bellico e indubbiamente non può farlo se desidera che la produzione di pace non ne soffra, essa deve mobilitare le proprie risorse finanziarie e acquistare armamenti e macchine in America e nel Canada ». Egli dice che le fabbriche aeronautiche degli Stati Uniti potrebbero fornire senza indugio all'Inghilterra almeno mille apparecchi di prima linea e i cantieri di oltre Atlantico delle unità di naviglio leggero. Garvin riconosce tuttavia che prima di far ciò sarà indispensabile un accomodamento con l'America circa il debito- di guerra. Il Parlamento inquieto Sarebbe ozioso voler attribuire sin da ora importanza pratica ad un'idea che è destinata a suscitare le proteste di tutti coloro le cui fortune sono legate alla prosperità dell'industria bellica britannica; ma essa ha un valore sintomatico: indica disagio e confusione. Tanto l'uno che l'altra potrebbero accrescersi in modo pericoloso se Baldwin nei prossimi giorni non riuscisse a dare risposte rassicuranti ad una serie di interrogazioni che da destra e da sinistra gli verranno fatte perchè dica se lord Londonderry ha mentito attribuendo al Primo Ministro la responsabilità del lento ritmo del riarmo inglese e se il Ministro della Guerra Duff-Cooper ha caldeggiato a Parigi un'alleanza anglo-francese in nome proprio oppure in nome del Governo. La stampa segue con viva attenzione gli eventi di Ginevra, donde giungono notizie di un intimo riavvicinamento dei punti di vista inglese e francese su tutti i problemi europei. Questo riavvicinamento avrebbe tranquillizzato la Francia al punto da non farle ritenere urgente il ritorno dell'Italia nel concerto europeo e d'altro canto l'Inghilterra non avrebbe ora alcuna fretta di concludere un patto mediterraneo ma preferirebbe barcamenarsi fino all'autunno sulle basi dell'alleanza provvisoria mediterranea costituita in dicembre quando si temeva « un attacco non provocato » da parte dell'Italia. La prima tattica temporeggiatrice, in altre parole, verrebbe adottata a Ginevra in tutti i rispetti, fatta eccezione per la revoca delle sanzioni. Su questa non vi sarà voto, ma le sanzioni saranno abolite con decisioni separate dei vari Governi. R. P. IL RICEVIMENTO OFFERTO A BERLINO DA GOERING in onore degli «Spiti italiani. Da sinistra a destra: Il generale Valle, la contessa Edda Ciano e l'Ambasciatore Attolico.