IL PROFUMIERE FIORENTINO DEL '500

IL PROFUMIERE FIORENTINO DEL '500 Viaggiatori e interviste fuori tempo IL PROFUMIERE FIORENTINO DEL '500 "Gli Italiani, raffinati conoscitori,, - Un personaggio che è dovunque e che non c'è - Il buon re e la pastorella sua consorte - Una previdente ghigliottina di ricambio - La calunniatissima Caterina - Guanti e buoni odori d'Italia Vrrislhe GRASSE, maggio. Intervistare oggi personaggi più o meno illustri del passato non ò sempre facile, poi che essi ritornano a questo mondo assai di rado, brevissimamente c per casi ctpsmd eccezionali: ritornano, in genere, con scopi personali e non amano essere disturbati. Perii, con un po' di buona volontà, con molta, pazienza e con moltissima fantasìa, si riesce a conversare con loro, almeno quel tanto che basta per una intervista giornalistica moderna. Ma riuscire ad acciuffare Renato, il Profumiere del Cinquecento, è compito davvero arduo. Egli è presente, è dovunque — qui a Grasse — eppure non ti capita, mai dì vederlo a tu per tu,Ne parlati tutti: il popolino, i negozianti di profumi, i proprietari dei grandi stabilimenti ove si distillano i buoni odori che sono la ricchezza di questa cittadina: ne parlano familiarmente, come se fosse passato poco prima per uno dei viali fiorili della città moderna o per una delle viuzze vecchie e strette dei più antichi rioni, stradettc contorte e dai nomi ancora caratteristici: rue Sans-Peur, rue Tracastel, RèveVieille, rue du Miei. Grasse è il centro francese più importante dell' industria profumiera. Oggi, più che fonte di ricchezza, i buoni odori sono la preoccupazione degli industriali e. delle maestranze di Grasse: le sanzioni ginevrine e ancor più le « contrasanzioni » italiane hanno dato un forte colpo a questi stabilimenti ove, dai fiori, si ricavava benessere economico. — Fino a quella data maledetta (si allude al IH novembre sansionista) l'Italia, ci forniva, i migliori compratori di profumi finissimi e costosi: la société italienne était une clientèle exceliente, et en connaisscur très raffiné... Chi parla così — il proprietario dello stabilimento Molinard — ignora che colui il quale lo interroga sia un giornalista italiano: egli non fa dei complimenti, i quali sarebbero commercialmente inutili, poi che le barriere sono chiuse. E aggiunge: — E' naturale, poi che l'industria dei profumi venne qui dall'Italia: la introdusse René le Parfumeur... Ecco che rivive, nella parola duno dei tanti suoi successori, quel Remato il Profumiere che tutti conoscono qui a Orasse, ma che è così difficile vedere in voltoquattro secoli dopo la sua prima venuta in Provenza. In tutta la cittadina non c'è un monumentino che lo raffiguri, non una pittura nella quale — .sia pur fantasiosamente — egli sia rappresentalo come persona vivamentre insegna ai cittadini dGrasse l'arte sottile fiorentina deprofumi raffinali. Il nome di lui è popolarissimo tra. grandi industriali, operaicommercianti e persino tra i contadini coltivatori di fiori: e un nome che le operaie pronunziano con particolare amore, forse anche perchè confondono un poco il personaggio misterioso con un altro Renato, ancor leggendario in terra provenzale: Renato d'Angiòduca di Provenza, che fu re di Napoli ina non ne venne mai in possesso. Il sovrano dall'animo artista e sentimentale attendeva ognanno con ansia la primavera per potersi recare ad abitare nella capanna in riva al fiume, con la pastorella amatissima, Jeanne de Lavai che fu poi sua moglie. Amava passeggiare, senza corteo e senza insegne regali, tra i campi, interrogare i contadini, consigliarli, ed installare eventualmente sotto un albero il campestre tribunale di sovrana giustizia. Perciò lo chiamarono e lo chiamano ancora « le Don Roi René », dopo 500 «ini! e in terra repubblicana. *•** L'altro Renato, il Profumiere, merita, differente gratitudine: ed è ancora presente negli stabilimenti dei quali molti conservano una. Jisonomia antiche!)giunte. Gli alambicchi sono moderni, le macchine sono elettriche, ma le vòlte massiccie hanno la sàgoma robusta dei tempi in cui si costruiva ili pietra e senza economia: le pareti hanno una tinta calda, arancione, sulla quale si distaccano i vecchi mobili cinquecenteschi: ben pochi di questi sono autentici, gran parte sono un'abile imitazione del secolo scorso, poi che quelli veri furono distrutti dalla Rivoluzione, Anche qui a Grasse — nella cittadina degli odori soavi — per undici mesi, ossia dal 7 dicembre 170.3 al 7 novembre Ì79-4, funzionò la ghigliottina, proprio là ove sorge, adesso il monumento a Fragonard, il pittore della galanteria. Nel cortile dell'Hotel Pontèves c'era anche una ghigliottina di ri cambio, se quella ■ principale si guastasse... In provincia specialmente, la Rivoluzione aveva di queste previdenze da buona massaia. Renato il Profumiere non ha connotati, nella tradizione locale: non è nè vecchio nè giovane, nè allamputo nè rubicondo: può — a scelta — avere l'aspetto asciutto di un alchimista alla ricerca di trasmutazioni strane, oppure quello florido di un donglovannesco conquistatore di cuori il gitale amasse fabbricar personalmen te i suoi filtri d'amore. Li confezionava con il succo dei fiori, poi che i fiori sono i grandi alleati della, galanteria: distillati in profumi inebrianti, lo sono ancora di i)iù. Ab * * Renato il Profumiere passeggia invisibile nello officine dei buoni odori, nel regno olezzante che egli fondò, qui, quattro secoli or sono, portando dalla ìiativa Toscana i sei/reti formulari dell'urte sottile. Egli dà, di tanto in tanto, qua e là un consiglio, pur oggi che le macchine sono così perfette, giacché la macchina, non può tutto: giudice supremo ed accorto rimane, l'olfatto dell'uomo. E non è facile riuscire ancora ad adoperare bene il proprio naso, in un ambiente ove tutto è fragrante di cento odori diversi: si ha, dopo pochi minuti, la vertìgine dei profumi. *** Renato il Profumiere riassume in poche frasi la propria biografia, o piuttosto la storia della più olezzante industria francese: — Grasse ha il primato nella produzione dei profumi naturali. Quattro secoli or sono si ignorava, qui, che tutti i prati fioriti che la circondano, e dove l'anemone e la reseda, il giacinto e il tulipano, l'iris e il giglio nascono spontanei, potessero diventare fonte di ricchezza industriale, dare il benessere economico come davano gioia alla vista. Passò di qui una gran donna italiana, Caterina d& Medici, mia signora dilettissima... Non c'è da stupirsene: una stenografa moderna, una donna italiana d'oggi che ha voluto riabilitare in tutto la calunniata memoria della grande fiorentina, scrive di lei: «Tra tutte le Regine di Francia del XVI secolo ella personifica la Rinascenza» e «alla grandezza della Corte ella portò l'atavico gusto della sua arte italiana » (Anna Franchi: Caterina de' Medici. - Milano, Cesellino, 1934). — Non sembra lontano di quattro secoli — prosegue Renato il Profumiere — quel giorno dì ottobre in cui, preceduta da quattro paggi a cavallo, entrò in Marsi- gdqgMqsesssddditabdd glia la nostra Caterina: e nessuno aveva veduto sin allora, in terra di Francia, carrozze sfarzose come quelle del corteo, nè gualdrappe sì belle ricamate in oro, uè tanto ricchi costumi quanto quelli italiani delle dodici damigelle d'onore. Con Caterina de" Medici entrò in Francia una folata di lusso e splendori: ed entrarono anche ì profumi, L'arte dei finissimi odori fu introdotta in terra di Provenza da Caterina de? Medici insieme con quella dei guanti: allora le gentildonne italiane profumavan questi e non la persona. Così la cittadina, di Grasse, privilegiata in una conca florealmente feconda, ebbe il germe della nuova industria che poi la rese il centro più importante del mondo nella fabbricazione dei profumi naturali. Prosperò pure l'associata industria dei guanti, italiana anch'essa: nel 1742 fu fissato lo statuto di un'unica corporazione, quella dei profumieri-guantai. Quando vennero i tempi torbidi e vermigli del Terrore, le due industrie erano troppo aristocratiche per non essere decapitate anch'esse. Soltanto quella dei profumi potè risorgere, poi che i fiori della bella vallata sbocciami di nuovo dalla terra insanguinata; ma l'industria dei guanti eia qui distrutta per sempre: in parte riapparve a Grenoble e più al nord, #** Renato il Profumiere deve aggirarsi un po' malinconico per i fioriti giardini di Grasse, poi che la sua industria è in. crisi: i migliori clienti si sono allontanati per ragioni politiche pur così diverse: la Turchia non ha pili i suoi harem, l'aristocrazia russa — grande consumatrice di buoni profumi — è tutta defunta o emigrata in miseria, la Spagna prova te delizie del bolscevismo, che non invogliano a profumarsi. E l'Italia, che aveva donato a Grasse il segreto per fabbricare gli estratti olezzanti, oggi non li vuol più: se li fabbrica nuovamente da sè. Ma, in fondo in fondo, ciò non deve dispiacere a Renato il Profumiere, fiorentino del '500, ossia italiano. Toddi | ! JI ! ! i 1 I jì! I, i IL MITE STEMMA DI GRASSE VESTITO FEMMINILE « ALL'ITALIANA » Da un arazzo del '500: Museo di Cluny (Parigi). UNA FONTANA A FORMA A VENCE- DI VASO DA PROFUMI, LA-JOLIE..

Persone citate: Anna Franchi, Caterina De' Medici, Marsi, Renato D'angiòduca, Roi René