La vita semplice

La vita semplice La vita semplice La vita facile consuma, e perfino lo spettacolo della vita facile. Giovane o vecchio, ricco o povero, bisogna trovarsi a tempo dov'è la vita vera ; e questa si trova dove è ridotta alla sua espressione più semplice : la fatica. Finché un paese è alimentato di continuo da uomini nati in campagna, serberà l'impronta di quella prima vita ; gli uomini nuovi faranno le città nuove in cui si sente la gioia dell'assalto alla fortuna, la forte elegia di chi ha abbandonato un regno duro e di scarsi bisogni fzglCvnmfsqrmcsp■< u-i "i ' vlì non c c piacere più nobile che ctornare a questo regno. Una yvolta, in treno, un emigrante che, partito bambino, tornavaai suoi campi uomo, chiedeva se avrebbe veduti i limoni attaccati agli alberi. Egli li aveva conosciuti soltanto al mercato ; per quante durezze avesse passato, come attcstavano il suo viso e i suoi modi, tutta l'infanzia non vissuta in campagna tornava ridendo sul suo viso bruciato. A chi poi li conosce, gli aspetti della terra riappaiono col muto rimprovero d'essere stati abbandonati, e col prestigio di chi è certo che quella è la vita. Ne vecchi nè giovani, nè tristi nè lieti, svolgono la loro vicenda di sempre. La terra è senza dolore e senza età ; risorge di continuo ; soltanto la natura dà l'idea di quell'illusione per cui la vita è possibile, mutando sempre e sempre tornando la stessa. Ha la solennità ignara degli armenti e delle greggi che nascono, si nutrono, e poi nutrono gli uomini. Cosi è tutta la natura, alberi e piante. C'è una dignità da genitori nei monti serii, nei piani distesi ; c'è l'esperienza di chi sa dove conduce l'affanno degli uomini. 1 quali si. battono, lavorano, penano ; ora piangono ora cantano; la vita è ridotta alla sua favola più semplice : tra nascere e morire, il viaggio attraverso il lavoro che è un modo per dividere i giorni e le ore; tempo è di seminare e tempo è di raccogliere. Questa misura del tempo si perde nella vita urbana, e bisogna tornare in campagna per ritrovare i giorni lunghi e le ore lunghissime. Fatti cittadini, non vi potremo mai partecipare del tutto; ognuno di noi è abituato a un'altra misura, e quando siamo lontani dal fare e disfare della città, crediamo sempre che laggiù tra le strade di pietra si!compia qualcosa d'importante senza di noi. Uno dei motori della vita urbana è la curiosità. Dal chiasso sotto le finestre riconosciamo le ore e la stagione. A certe ore arriva il vento di fuori e batte le strade. Per un attimo si sospira alla campagna sul messaggio del vento. Città e campagna si richia¬ UImano luna con l'altra a certe | ore, e l'uomo inquieto si sente, \ qua come là, prigioniero. Domc-[ nica delle città. Rumori fuggi-, ti vi verso la periferia; l'operaio'della costruzione accanto a noi non inchioda i minuti a colpi i di martello: la città si vuota co-!me un sacco; la strada è descr- I la, l'asfalto lucido e gli edifizii sembrano abbandonati per seni- semorano aDDanaonati pei s,cm. | pre; a traversare una strada eIuna vertigine trovarla sgombra, j e l'uomo abituato al pericolo ha li panico di non vederlo preseli- te; da una finestra spalancata una radio parla sola in una stan- za deserta. Domenica di cam-|pagna. Voci di persone che van-1 no verso il paese, più ilari nevpasso festivo. 11 campo è senza \ uomini, fresco ancora delle ope-ìre del giorno avanti, col chiaro j sòlco""rfDre^a"to* ' "care "die "per !miei o-mrno abbia smesso di ve- Srf hctmvlmz r^eitata ESw'-^t-T,^"*;*'|legata, potala, accomodata, s'in sclvatichiscc nella luce festiva, poiché la festa richiama gli uo^rnini dei campi a cercarsi : è il giorno in cui parlano. E i '. 'rumor. \e, giorni col \cielo coperto divieti sordo lo\strepito urbano come diviene\opaco lo stridio degli uccelli o del potatore. La ciltà ricorda lainatura in esilio; la campagna S.- i -i . E. ìnon ta che ripetere il tema ton-1damentale del muoversi umano. Per quanto faccia, l'uomo non sa che ripetere e complicare i temi che gli ha dato la natura. Nella malinconia delle sere sterminate sui campi, si ricorda come si accendono i lumi della città, tutti insieme; i visi si riflettono magicamente nelle vetrine ; il sentimento di tutta una umanità che a quell'ora si cerca nella luce artificiale dà grezza del vivere misterioso. Questa everamente l'ora in cui la citta si oppone alla natura. Ma nell'inverno la campagna sogna la città. La città è fatta per l'inverno. La sua architettura è per la luce moderata, e d'estate diviene smagrita, rimpiccolisce sotto la grande luce ., . ..- Perciò le civiltà più mendiona- li, troppo assolate, hanno avuto bisogno di un'architettura gì gantesca come l'Egitto o Babilonia. Tra noi del clima temperato l'architettura è discreta, di proporzioni, rapporti e prospettive, poiché la luce è giusta. Più a nord, la nebbia confonde ugualmente le dimensioni come la luce abbagliante, e l'architettura si rifa gigantesca. Le stagioni crude hanno spinto gli uomini a formare le metropoli, e la storia delle metropoli è cominciata dal nord, con la nebbia, il gelo, la fuga di fronte al¬ Ma natura. La caccia alla fortu- n;i è qui In caccia dell'uomo pri-mitivo clic braccava una sei-mitivo che braccava i vaggina ricca. Della vita anteriore, chi frutto del lavoro lento, della pa-zienza lunga, dipende dalle sta-gioni. è esposto ai capricci del-la natura. .Sul mare e nei campvissuto in paese può ricordarenell'aria attonita e piena di ru-mori familiari, il tintinnio chefaceva cadendo una moneta susclciato aspro della piazza, o dqualche bottega la sera il rumo-re degli spiccioli contati e am-mucchiati. 11 denaro che nellecittà è il toson d'oro contro cusi organizzano le spedizionpiù temerarie, è in campagna i ve una legge difficile, e quello che tjcne ;n ■ H , j à jn. yece , Bpet/nM dcllc fortune ' 1 improvvise, del radiante doma- ni. Perciò la città invecchia gli uòmini al termine delle illusio- jni, assai lardi, ma crudelmente. \mini sulla terra. Le alberatureIdeile navi ondeggianti disegna- no un angolo uguale nel etelo;'gente parìa sulle navi ferme alaria leE in'campagna non vi sono che M?' raSapi divenuti lanosi e jbianchi : il tempo va con loro: <;ssi non ,h<llim? mni scrutato il ! aratro de, minuti vuoti nella |lancetta cieli orologio, quando sp1 comP'c destino cicco, la for-|llma> ,a vlttni"'a o la sconfitta. Perciò bisogna tornare, sia ! pure per poco, dove tutto si muove con un vecchio ritmo na- turale, le navi in mare e gli uo- carico; le barche piene si avvi cinano mjsurando lo spazio coi! remi. Ondeggiano nel!'; * (cime delle piante. Sulla strada i !carri e i passami vanno alle lo- ro mète. Tutto si adempirà, tut- |to si farà. Col tempo il sole ma-, i'° e consolante e forte come il deriso stesso della vita, il battere i del cuore e del respiro, il sicuro scandire d un motore: c non e i Corrado Alvaro tura i campi, gli uomini coprono le distanze, le navi arrivano. C'è 1 una pazienza mai stanca, uri as- salto mai domato. Accanto a un asino che tira un carretto hanno piegalo alla stanga il puledro, ma idi lato, che ha l'impressione di ; tirare c non tira: è gaio come ragazzo che imita la fatica dell adulto. 1 ulto, qui, è novi ziato, interra e in mare, tutto !aspelta il suo tempo: il seme11 insetto 1 asino e la nube. E mi-laltro che la volontà dell uomo,

Persone citate: Corrado Alvaro

Luoghi citati: Babilonia, Egitto