L'arte italiana alla XX Biennale che il Re inaugura domani a Venezia di Marziano Bernardi

L'arte italiana alla XX Biennale che il Re inaugura domani a Venezia L'arte italiana alla XX Biennale che il Re inaugura domani a Venezia (Dal nostro Inviato) Venezia, 30 notte. La battaglia è ingaggiata. Gi-| rate per le cinquanta sale; andate dalla piccola, nervosa Vittoria di Mnraini che dà un fiero benvenuto al visitatore, dal colossale atlct» di Domenico Ponzi che simboleggia il Fascismo in marcia fino ai minuscoli bronzetti di Marcello Mascherini trattati con gustosissima tecnica rinascimentale, da un quadrone coni? quello di Bagnila dove Bernardino Palazzi ha voluto rinnovare gli « Omaggi » ottocenteschi alla FantinLatour lino a una delle ci nto nature morte come quella del giovane Luisada, ved:te mille immagini diverse, confrontatele, discutetele, giudicatele, e tuttavia sempre quel quadro di Dogali vi inseguirà insistente col suo ricordo per tutta l'immensa esposizione, continuerà a porvi e a sciogliervi problemi dell'arte contemporanea, insomma a ossessionar-, vi tanto con il suo assunto e con le sue figure che tosto proverete il bisogno di piantarvi davanti1 alla Beccaccia aerea di De Pisis o ai delicati bozzetti umoristici di Usellini o ai diafani nudi di Lilloni che paion visti attraverso il velo verde di un acquario, per ricercare un refrigerio di astrattezza a quella bruciante realtà che ! vi ha stampato in mente la vi- I sione di sette od otto cadaveri in una landa divorata dal sole e di tà critica, dopo centinaia di mi gliaia d'opere donde l'umano era| fuggito perchè osteggiato, vilipeso. deriso, dove anche il minimo intento rappresentativo era vie- ; tato come cosa grossa, volgare, j « superata », oggi difficilmente regge a, duro contatto con un epi- sti o elegiaci delle tre nere verùi ' dhointefK del segno un co, del sospiro, del nulla li danni del quad?o éom-, piuto, udite, e rabbrividite: Felice 1 Carena, riconosciuto (anche dagli ' avversari) maestro di giovani. nell'anno di grazia 1936, ha dipin- to un « quadro storico » di grandi dimensioni che rappresenta il le»- i gendario Presentat-armi ordinato i dal colonnello De Cri<=tofori3 ai: morti di Dogali- e la pittura in-'fatti ha un "corno un centro ed uno svolgimento narrativo persi- no un tito'o che dice qualcosa (e chr Qualcosa » sia lo sentono o""i tutti eli Italiani! • 'Donali jgg~ J ' i Sniritn p nittiira ii c pmuia X\ « Tìnnali » A\ Cartina ui t/ugaii ni i-ttrend.— ; — fronto con altri pezzi della mostra caremana, col gran Nudo roseo e .sfavi laute, ad esempio in cui vi-1bra la nostalgia del Tintoretto, ;dell anima veneta cinquecentesca, Intendia moci subito, e serena- :mente scindiamo le intenzioni dai Irisultati. Questo Dogali non è una delle più belle pitture di CarenarPittoricamente non regge al con- Manet e paragoniamo nel nostro j\^ B" ui m™» ™ ; tessuto pittorico. L altezza eroica [de} tema' la stefsa ^Vitil pcle" mica del proposito sembrano aver (frenato l'estro e la mano dell'ar-, Usta. Il suo terrore di cader nel-i l'illustrazione, la sua inquietudine e neppure con qualche altro più piccolo quadretto come il Tobia e l'Angelo o il Cristo e la tempesta. Involontariamente pensiamo a soggetti analoghi di Goya e di rimpianto quelle pennellate formidabili, quegli accostamenti fan- testici di colori con le timidezze e gli impacci di questo incerto '^i montare una macchina retori- là In un'altra retorica fovsp ln ' ■■ i , retorica, roise la plu r,enc0]osa perche a meno in- ca, hanno finito a sfociare qua e ngenua, cioè la retorica dello scar-! no, dello scabro, del puro, dell'u- mile. del rifiuto. ] Carena ha infatti rinunziato alla:tiore aeua piena oicnestia, na ina¬ i celebrazione del sublime, al fra- gore della piena orchestra, ha.im- tóg™* J niFddna ra' ,a,nPtprreno \£?™?ì?^?- i hn S[S0'£f°^in !lCif°',^1 ,me gcnte che si de8ta da un <ni ,ui ^ • f^i S JiS gli ultimi fumi della battaglia. guizzano;i bianchi delle uniformi aei morii, un cielo striato, con qualche azzurreggiar di sereno col- i YY»«a la rfron emana rli cilun'rirt lt n£»t ,quella lontananza. In piedi cinque soltanto, quattro soldati laceri, \ sanguinanti sfiniti da una lotta che dura dal mattino, attoniti CO-,c fatica, la vita e la morte svahi- ! scono nel nulla. Il comando non è i risonato secco ed imperioso, s'è le- ' yato grave come un'invocazione 11- h^^^sl^^ U0 tiene la sciabola abbassata, fissa con sguardo trasumanato l'orren- T •i^niao-inp dplia PatviaTn visin j meldwcre compiuto'Fo^^ più e |"he altro è unTfinita ptete cheA^ZJM^Jr»JS.ri^x '£?(SJ^.- do maceUo che gli si stende intor\no. Cos'è che sta innanzi agli eroi? \"". yTS ln" {cuoo m Clll ore e fattl, sofferenza\ che altro, è un'infinita pietà che -1 aleo"ria nell'aria- Dieta nei vivi e o per f morti pei feriti e per Lmo- - fibondi. ner fratelli sacrificati eoiun pathos doloroso, incerto, domi-- nato da un senso oscuro di fata- Ridotti( al ^lùirmo :i_partico-come abbiamo notato più innanzi-U furia di scarnire l'immagine pera\nPn cadere nella tradizionale reto-'nca della pittura di -battaglie -il pittore ha trasceso ne! lato op-o, ^ fino a trasformare quel pS-hi gn0 di snidati formidabili in uni gruppo di cenciosi rifiniti sia fisi-|caméntc che spiritualmente. Unai maggior mascniezza nell'affronta U,. . . . battaglia ingaggiata , . |da Un artista non sospetto i,'E tuttavia, cosi manchevole S»^M,lf^f5ÌSSS,PS fS^SnM^k wt ^ISVfn' sua ormai lunga carriera di lu- singare fi puboHcc? con piacevo- lezze o con facilità aneddotiche. E si tratta della battaglia per ri- proporre all'arte il « soggetto », la materia umana, osiamo dire — e nessuno inorridisca al paradosso — la «letteratura», se per lette- ratura si intende un nucleo rap- presentativi, la creazione di unfatto, di un'azione, di un tipo o di ^P'. insomma di un uomo nella sua realtà, quand'anche da quo- st'uomo aDDÌa a scaturire nulla Piu cne un rilrat-to- Non vogliamo "eppur sfiorare la vecchia polemi- ca del «.contenuto ». Ma una cosa i resta ben certa: ed è che se Flau-ibert aveva Per ideale un romanzo cne fosse tatto ,, di puro stiie» non è men ver0 che dal su0 r0 . manzo è uscita per il mondo e da ottant'anm vive fra noi Emma Bo- Fra Cristoforo, cioè altrettante . creature umane cui e giocoforza 1 tornare dopo aver letto migliaia ; di hbn fatti - ,,apjP(U^0. di « P^Jro - : vary, quella figura che alla fin I fine è ciò che conta in quelle pa gine, come nelle pagine manzoniarne contano don Abbondio, l'Inno minato, il Cardinal. Federico e stile» se non vogliamo che la DOe-sia sàiga tanto°su in alto dalla terra da. perdere con essa il con- tatto fino a ritrovarci ricchi sol- tanto di parole Ed è ben ce-ta pure un'altra cosa- che tutta la brande Dittura da Tiziano a Cé- j g*™e ePcompresa duella di pae- saggio, è stata sostanziata da un nucleo Utterario, cioè da una vo-e la i Iirica è rappresentazione di un | sentimento i "non identificabile con'una semplice ricerca coloristica, con un ritmo lineare, con un gio-! c0 di mas^. con ua accordo to-( .laie, che restano il linguaggio pit- J torico, dizionario, grammatica, 1 jj^'à rappresentativa (anche Hrica è rappresentazione di : sintassi, ma non poesia cioè crea- I Onpstn il vainm cìpì o-pctn Hi e,. questo il \aiore aei f.esto ai La- rena, comunque si possa giudica- j zione di vita. _..iUIique SI possa giudica-! re il suo quadro come entità pit-non si creda che qui siI voglia adesso sopra valutare Vpi- : torica. E non si creda che qui si voglia adesso sopravalutare l'epi-Ko«0 che lo SOStenzia come vite-M !£$lg?°0mitS*ìb£0 bareni avess?Pdlpintò uiflStto d'arme sulCarso od un episodio di vita quo- tidiana. in fondo sarebbe tutfuno.ln un caso o nell'altro l'essenziale sareboe stat0 uscire da un sem- Uce stiIismo pittorico per affron- tare ,a vita da eSprjmere pittori- carnente. E neppure si creda che 1 ■ 1 .. . dell'Ottocento. Non importa. Sarà|una malattia, ma una malattia necessaria: sarà una valanga clì1— ™-<r„ ,„„ he raffigurazioni di^r,?iiiroa,Ppr^eo,,aZ!,T0l'i?,',:L,'agiovane pittura Italia-convenzionali scene campestri, dielefantiache raffigurazioni diatleti, di scia di ambienti ria crede di lar^maeetó alereistaSone di tìSSRS^^rali voluta dal Fascismo Troppierrori di interpretazione ' corronoancora Der gli studi deli artisti ù ' anche in questo campo: e lo se'vede soprattutto nella sala degl.ia«PrM»hf p delle statue, offertapiiture goffe, ma sempre, per l'av- venire più proficua di questa scia-, gura di imperversar, i donne al-lattanti con mammelle enormi, d;e i vede sopì e ' affreschi e - per concorso ad artisti non invi-e tati ed al di sotto dei trentaein-- - „--,„,«,,,...•_ pH ,„.™tP - desta vòlonfc Ciò che viceversa si dimostra1 che cospontaneo della fantasia artisticarappresentarci didascalicamente , neppur simbolicamente la Marciar Su Roma o la fondazione di Apri- Ua, bensì di proporsi dei tèmi ar, tistici e di svolgerli stilisticamen-1 te in modo da dimostrarci che a- ! nZ eli morale itaHano rin ! sponde una nuova estetica. E non- ' è questo un luogo comune, un rea torico insistere su schemi conven-lzionali. Il rinnovamento pittoric , Sdl una Sanfehce ln carcere dePnToma, e negli addii dei volontari pdipinti dagli Induno: consiste ir un nuovo modo di vedere il fatto artistico, onde si originò in To- scana la s macchia» e al nord la nterpretazione paesistica di Fon ^ «* ^ pittura nuova asdsezìónedèi Futuristi éntus7astica- mente allestita da Marinetti nel bcro dalla Repubblica dei Sovieti., ^"^ate che questi pittori dai Menin a Tato, dal Dottori a Pip. ; P° Onan», stanno compiendo un : grandioso sforzo per uscire dal vi- colo cieco cui li aveva condotti la .ingenua estetica futurista. Mentre •© scultore Mino Rosso pittnde a dar forma umana a quello che già era per lui un semplice volume plastico, il Menin e l'Orianl rap- presentano nientemeno che le bat-; toglie del Temblvn e le danze dei dubat; e son quadri dove si iden- tificano armati, cannoni, mitra- gliatrici, trincee, dove la descri- '■ zione è un assunto evidente. Pen- : sate, per dei futuristi! Facili prò- feti appariremo fra due anni se j 0ggi scriviamo che il Futurismo, sta avviandosi animosamente ad:un neo-verismo. I ! Contatti dell arte j . . i con la Vita attivai -Il tentativo di Carena accanto: a, tentativo futurista? Per forni--re ai lettori lontani un.idea sulla ! natui,a e sul significato di immen-;se esposizioni Ocome queste Bien-iBC esposizioni come queste hiien-i nali- tì nell'impossibilità di esami- nare autore per autore e neppure. (ii citarne una piccola parte, me- S"° e cercare, di biennio in bien- nio' di definire dei climi-» arti-- Stici, dei punti di partenza, dei traguardi d'arrivo. Quattro « due. an"i ta segnalammo il ritorno del- l'arte italiana alla costruzione, al-; 'a forma, cioè all'uomo concreto ed alle cose tangibili. Ci sembra che la XX Biennale, tutta stesai nel presente e protesa verso l'av venire perchè di mostre postume' non ve che quella del povero Gigi, Chessa torinese, segni il ritorno, del soggetto nell'arte, cioè della rappresentazione della vita. ,, torse non si tratta per ora che di intenzioni; ma l'organicità di „„„e(„ T3;or,^òiD à ^t, o„„,,„t« a„ nl]pstn Ripnnalp p data nnnnntn ria SLm™ no .hi.„ it1 r.inn c?-,Vprini rhp SS^Mto tói Sa soH61 cligsima Maternità del 1916 ed al- f,lcsco ed ai ritratti' » vasto qua- *™. a composizione piramidale «ella Famiglia del pittore lo so- ?? a^hf_P^!".Ferrucc^ Fel^z" lo so- 1 erraz- N quando dipinge con estro gioio- so ed estrema libertà pittorica le recentissime Esercitazioni ai Pa- rioZi, scena viva di largo respiro, Le ricerche dei contatti dell'arte i.. - _ : i. _ j _i t tem- asen- Mas- viag- ., ed in quelli di Mario Vellani Marchi che seguì in Africa Orio Vergani: e la feiicità impressionistica del primo ,ano ]a fatica della costante ri- cerca; ma Gerolamo Cairati ed Emilio Notte, l'uno vecchio, l'ai- f ' . > . sue elaborazioni tonali che rive- tro maturo, sembrano tendere in- hf" a. narrazioni semplici, non Prlve di un gusto spontaneo, gra- devole. Nè è detto che questo com- P'to narrativo sia affidato soltan- to alle figure. Limpidi descrittori di paesi, narratori di bel respiro sono Mano Bacch-elli bolognese, equivale alì'acutezza di osservazio- m, [lel secondo. Più fermo sulle sue antiche posizioni è Carlo Car- ra come al solito immerso nelle Ascamo Tealdi pisano, il Cucchia- 'ri romano, il Co ucci e il Ciardo ndn- De Pucci Stultussimo Marchi Valinotti per-paesano ttua- Savi- nio), Manzone, Deabate, Terzolo: COn che si vede che questo biso- gno di chiarezza, di semplicità, me il Corifeli-o ripensi a De Nit- Caracciolo un clima, di biso- . Ma in una mostra cinquecento artisti « —rischio di falsare il v*ro costringendoli a marciare su due o tre strade soltanto. Fran- ''esco Menzio non può essere in- teso che come un isolato iquesto del resto è un suo vanto, una pa- tonte di raffinatezza. anche se due sue Fimirr sembrino l'annunzio di una nuova giocondità coloristi- ca che coincide più di quanto non 'sembri con il quasi generale ab- Spazzapar., ne pittorica l'affettuoso studio del pacsP toscano d'un Berlocchi, (ed accennando al paesaggio toscano s'impongono i nomi di Ulvi Liegi, del Nomellini, di Ludovico Tomm'asi, del chiaro e patetico Galileo Chini), d'un Baccio Maria Bacci, d'un Soffici, d'un De Grada, o di uzzese e Silano di TomMichele Cascella. La ne dell'artista con la natura; il suo rinato amore per la realta apparente e ormai una ye- m"tt uussl Le^ mantf^o chinamente alcune delle pm belle e complete mostre personali; o semplici grupP ,d£Pere: .AIS^C0AE?^. del Giarrizzo del Frisia, dell elesantissimo Aldo Carpi, di Primo Conti migliore sempre nei piccoli quadri e nei piccoli ritratti, di Virguio Guidi, d Alberto Salietti ormai sicurissimo dei suoi fini cui accortamente adegua le sue possibilila espressive, di Guido Peyron. d'Arturo Tosi, di Gianni Vagnetti, del giovane Basnrini, del Cavalli, del Paulucci paesista, non figurista; lo dimostrano alcune opere isolate del Savinio, del Calvi. della Fini, del Sacchi, del Colao, del Saccorotti, dello Sbisà, del Fabricatore, del Bonfantini, deila Maugham. della Levi Mon- talcini, del Bucci, del Canegrati, dello Striccoli, del Barbieri, del Rosai e d'altri ancora che lo spa- zio ci vieta di ricordare. Tanto che di fronte a questa cordialità pittorica, a questa vivezza di reazioni sentimentali, si chiederebbe volentieri ad un artista intelligente come Fausto Pirandello di uscire dalle esercitazioni cromatiche re aane esercitazioni cromatiche m cui sembra impastoiato e di respirare forte e largo; e paiono, in quest'ora di voli vasti, alquanto sfocati sia un Cagli che un Mafai, sia un Campigli che un Cremona o un De Rocchi; e quanto al divertentissimo Donghi sarebbe forse anche per lui giunto il momento di svincolarsi da una pittura che diresti ogni volta fatta per scommessa. Il gruppo degli scultori: i anziani ai giovanissimi Quanto alla scultura, da anni indirizzata sulle vie cui oggi tende )a pittura, crediamo basti dire che p~/„ à fPVrna „,]ip eorollpnti nosiessa e tei ma suiie eccellenti posi- ■«-. r ariennaie romana. iNon occorrt quindi, un ..discorso, apposito, ba „\etr~k dpr^7rvetta7~Ta"buó"nà B«" stano le citazioni. Le sculture in genoì? che frBaglioni ha"chniso nella sua Donna "che si spoglia, i gessi del Pavesi e de] Castagnino, i bronzi del Castellana e del Ma- gessi del Pavesi e del Castagnino, i Dronzi del Castellana e del Ma- stroianni. le terrecotte del Raimondi e dena cuneo, i marmi dell'In- nocenti. la Nudi del Balzardi, il vivacissimo ritratto di Cesare Ma- ria De Vecchi del Guerrisi, le scul- , * . — . — . ture del Drei e del Prini. del Ri- ghetti e del Biancini. del Terracini e del Falcone, del Gaietti e del Ri- valta, del Griselli e del Gallo, del Tofanari, del Giorgis e del Manzù, di Enrico Martini e dello Zucconi, del Morozzi e del Lucarda del De' Veroli e del Biagini, confermano a qualche ritratto del Marini e del Messina, al Cenlrometrista di Ar turo Martini, alla deliziosa, soa„■, , „:-„ ^: T »n- i-!„iiì ti e Crocetti, se sostiamo davanti vissima Anna di Lelio Celli ch'è forse la più bella scultura della Biennale, non resta che applaudire senza riserve Ad altra volta parlare della gran mostra personale d'Ettore Tito e di quella postuma di Gigi Chessa, molto bene ordinata da Enrico la serietà, l'impegno, la tenacia con cui lavorano i nostri scultori d'og- gi. Ma se da questa schiera pai- siamo ai giovanissimi Antonio Ber- Paulucci. E concludiamo con una P^posta ad Antonio Marami. Lo esperimento tentato quest anno di abbinare agli inviti l'accettazione sotto giuria d'opere di artisti non invitati, ci è apparso superfluo. Le Biennali non devono allargare il numero degli espositori: devono restringerlo. Creata ormai da anni la gerarchia delle mostre, sì che chiunque scolpisce o dipinge può praticamente palesarsi al pubbli co nelle esposizioni sindacali re Rionali e da queste passare alle in- tersindacali di Firenze ed alle Na zinnali di Roma, è tempo che le numerevoli, è ormai superata. Le uniche mostre personali veramen- te proficue per illuminare il pub- bllco' Per far meditare gli artisti, ^?no quelle personali. Non si giu- ^^liSS^^é^o0^S& ""musicista oa oueo tre battute m_e°,B„ S.,^.* n** u" "cisp Bjuaizio negamo, cosi ' "fn "r/^ ^ " q , ,ta su %°rremmo ve_ ^pen„ra?pn df° tl,^'UPP' ^ opere, alla ™ n"aì*,a' puh t t«plU" gitori critiS visitatori esP0' : critici, visitatori. J Marziano Bernardi. FELICE CARENA: «DOGALI, 1887 ».

Luoghi citati: Africa, Firenze, Repubblica Dei Sovieti, Roma, Venezia