LA STRADA DI TUTTO E DI TUTTI

LA STRADA DI TUTTO E DI TUTTI OCCHIATE NEL CUORE PI TOKIO LA STRADA DI TUTTO E DI TUTTI (Dal nostro corrispondente) TOKIO, maggio. Ghinza: paradiso dei bambini, divertimento dei giovani, spasso delle donne, distrazione denti uomini. Qualunque frequentatissima strada del mondo, in alcune ore della giornata è meno frequentata. La Ghinza no. In anni momento, dall'alba alla sera e all'alba successiva, per farvi strada do-\svete faticare. nsapImmenso bazar- Gente di ogni nazionalità, di ogni colore, di ogni condizione — vero campionario di razze e di classi sociali — si offre al vostro sguardo snodandosi in un continuo interminabile corteo per i marciapiedi di questa caratteristica strada che si potrebbe dire il vero specchio del giapponese e un tantino pure del Giappone. Si va in Ghinza perchè lì c'è lqclszslctutto. In questa strada pacchiana [ed elegante, cafona e signora sgarbata e gentile, paesana e stracittadina, lercia, e agghindala, sozza, e pulita; in questa strada dai mille aspetti c dalle mille fisonomie, fatta di ordine e di disordine, c'è di tutto: dal vestito che viene da Parigi (almeno cosi si legge nella scritta che c'è accanto) al fiore esotico, dall'albergo all'orologiaio, dalla frutta all'abito scozzese, dal ristorante dove si mangia a pochi sen, alle mazze per il golf, dal cappello italiano (o sedicente italiano) agli zoccoli giapponesi, dal libro ai mobili, dall'automobile al gram- I mofono, dal pesce venduto in sta- tole e confezionato come il ciaccolano di Torino ai libri antichi.. dai profumi alle casseruole, dal dentista al giuocattolo, dal pupazzetto d'avorio alla riproduzione della casa giapponese, dal gioiello alla stufa, dalla, banca alla camicia. Tutto, tutto, tutto quanto esiste in natura, tutto quanto In mente umana ha creato, si può trovare, nell'originale o in bruita (brutta!) copia, in Ghinza, nella più nota strada, di Tokyo, nella più aristocratica e nella più popolare strada del Giappone. I marciapiedi sono fiancheggiati di baracche c si passa e spassa scovando sempre qualche cosa di jmoDo e di inaspettato: un venditore di pulcini ed accanto una chioccia sotto le cui ali sta covando una nidiata della quale i primi pigolìi si odono già; dall'ai-, tro lato un gioielliere chc espone\1in vetrina brillanti di inestimabile valore; un centinaio dì cuccioli in un grandissimo cesto formicolano e guaixeono in attesa di un compratore; più oltre una baracca tappezzala di stampe giapponesi, dal lato opposto un negozio le cui vetrine sono smaglianti di giade purissime. Andate ancora acanti e vi si para dinanzi agli occhi una specie di farmacista che ut OjQ're serpenti di tutte le dimen jsioni, di tutti 1 colori e vi assicura, I"* tutte le lingue chc ricorrendo \alla. « serpenloterapia » si guari-scono tutti i mali; dal lato oppa- sto del marciapiedi un negozio ditrine e di merletti. La maschera di Dante accanto a un rivendu-gitolo di roba usata, quella diGoethe a far da guardia a un «a-volino cosparso di pettini e botto ni. E poi riproduzioni di quadricla Vergine delle Rocce e il celebre Cristo del Mantegna, una Velasquez e la Fornarina. un Masotino da Panicalc e il Doge Gritti di Ti siano; quanto si possa pensare di meglio insomma, e di fronte profumerie dai mille ninnoli per il capriccio delle ragazze, valìgicrie sontuose, negozi e roba da non finire più di enumerare. Lo straniero che andasse a Tokyo e — seppure gli fosse possi- bile — non andasse in Ghinza, sospinto: gli inglesi e gli ameri non avrebbe visto una caratteri-stica della città, soprattutto non avrebbe visto quella che forse è la pih luminosa strada del mondo. Luce Shanghai è davvero la città più luminosa del mondo? Si è ripetu-to le mille volte e non so più daquanti. Ve lo dicono ad o,jni pie'cani della concessione internazionale, x marsigliesi e i parigini della concessione francese, i giapponesi della '< Piccola Tokyo », il cinese della città indigena il quale, seduto comodamente in un negosi zio, come da noi dal barbiere, si sta facendo pulire un orecchio so-lo rimandando la pulitura dell'altro a quando avrà più soldi o più tempo o semplicemente al giorno in cui gli farà più comodo. Chiunque incontrate in questa caotica- formicolante corrotta cit- tà vi dirà che Shanghai è la più luminosa città del mondo, ve lo ri- peterà fino al punto che finirete per crederci pure voi anche se non vorrete. E forse avrete fatto bene, ma dubiterete derivando aTokyo ed andando in Ghinza. Qui la luce pare sia il pane, l'aria addirittura degli occhi—,sesi può dir così; — una cosa della quale il Giappone moderno seni-bra non possa fare a meno; un bi-sogno divenuto elementare. La luce è forse la cosa che piùdi ogni altra della civiltà moderna -• -■ ^- « —• abbia impressionato il giappone- sef Forse', e costruisce lampadine elettriche più a buon mercato dei bottoni, tubi per illuminazione acolore a centinaia, a migliaia dichilometri e illumina tutto l'illu-minabile, sbizzarrendosi in ungiuoco di luci e di colori che fa gì-rar la testa. Luce, luce, luce. A Tokyo vi è luce finché si vuole. La metà di lampadine della città sono accese in Ghinza e ve ne sono ogni sera laute chc non si potrebbero probabilmente contare. Case tappezzate di lampadine elettriche e di tubi luminosi, torri rivestite dilampadine e di tubi luminosi, cu-pale sotto cupole di lampadine edi tubi luminosi. SHÌla porta_ sn oqni porta „„',„. segna iumWosa. È poi segnali luminosi dovunque: sui pavimenti per aria, sui muri: punti esclamativi, strisele, stelle, freccie, dra-Sulla porta del valigiaio vali-già, sulla porta del caffè tazzacon relativo fumo, sulla porta deltabaccaio sigaro e sigaretta, sul-la porta del mobiliere canterano e poltrona, sulla porta del negozio di musica violino e tromboneghi. Tutto luminoso in Ghinza, luminosissimo, abbagliante. A Tokyo l'i sono ogni sera tante lampadine accese chc basterebbero forse per una discreta illuminazione di tutto il Giappone. I padroni del paese Se le guerre si potessero vince re con le lampadine elettriche e le conquiste si potessero fare con i tubi luminosi, i giapponesi a quest'ora sarebbero a Moscu ed a San Francisco, a Bombay ed on che in Norvegia girando il Polo, Ma che dico, avrebbero conquistajto la Terra e pure qualche altro pianeta. Sì, certo, a patto però chci Giappone non fosse tutfuna\ Ghinza come è sotto molti aspetti, i giapponesi non dovrebbero essere pieni di contrasti come sono, in antitesi con loro stessi, in condizione da dover sostenercontinuamente le lotte delle loridee medesime, dei loro sentimeliti, delle loro aspirazioni chc spessissimo sono in antitesi, si pigliano a calci, si graffiano come dugatti in uno stesso sacco. Presimi nasetti anziccheno! For se. Sospettosissimi certo, quest cari giapponesi i quali — dal pri mo all'ultimo —'■ sempre paurosi di non essere presi troppo sul se rio, con manie di grandezza ed aspirazione al primato mondiale in tutto e per tutto, lottano continuamente, sono in eterna baruffa ™" stessi, scontando la fatallta di essere gtuntt daljcudalesi1'10 alla modernità per la scorcia- tota, o, se piace di più un paragone, dirò al Risorgimento senza passare per la via del Rinascimento o qualche strada simile che in definitiva han percorso tutti i popoli dalle civiltà ben definite, che sono in possesso di quella ci- viltà che il Giappone — pur aven- " -"" "^..aip^dn^-rhhe^ aone una M,n ^laue aovreooe| >°Pea si combatte meglio la lotta che «»* é ingaggiata tra moderni- , Amano paragonarsi all'Inghil terra e vorrebbero essere gli in glesi dell'Estremoriente, mentre assai semplicemente e rispetta stare attaccato e che dovrebbe perfezionare modernizzandola tende con tutte le site'forze. Inve-\ce aspirano a cambiare il kimono] e le ciabatte per i pantaloni e le scarpe, convinti che vestiti all'ai- 'smo e tradizionalismo e finiscono con il mostrare lati cosi comici da far ridere più di quanto essi stessi non ridano. 1 bilmente non sono che giapponesi I del Giappone. Di questo Giappone \dove alcuni, i magnati e i politi-', canti di un dato gruppo han per : * modello la Gran Bretagna, e con] a „; .•.,»„.,,<„_ 1 essa non è detto non si intende-1 ' rebbero o non si siano già intesi- - - da un pezzo anche dopo la rottura ] dell'alleanza; mentre altri dal- l'ideale democratico borghese cor rebbero americanizzare ogni cosa pur essendo antiamericani; e il . popolo, o quanto meno una parte di esso, è convinto che da Mosca riamente giapponesi al mille per mille. Comprendono essi che nè | l'Inghilterra può essere vera e sincera amica del potrebbe venire il benessere e1manda in Parlamento una dozzina e mezza di deputati che di punto in bianco vanno a reclamare ed]ottengono le loro poltrone alla'Dieta. Poi, poi i militari chc ini sostanza, forse unici, vorrebbero essere compiutamente e totalità- sincera amica del Giappone ne1 il Giappone può cavar nulla, di\buono dall'americanismo e che j piuttosto restando giapponese doo vrebbe avere — poiché non sem bra possa trovarne migliore —amicizia per i paesi che hanno darisolvere i suoi problemi stessi f E gli altri gruppi lo comprenderanno f In Ghinza c'è tutto. Andando per la Ghinza, dopo, quando la strada s'allunga e prende un altro nome, enorme mastodontico massiccio, tutto colonne alla ynanicra greca alzate a fiancheggiare -monotone serie di finestre, vi è la migliore espressione di un certo Giappone, di quello dell'intinsi ria pesante e dei cantieri, delle fabbriche di prodotti chimici e della industria manufatturiera; di quel Giappone che è in lotta ed in contrasto con le classi povere e con i militari, che ha nemici dovunque, ma soprattutto nei contadini; viir- è, in fondo alla Ghinza, la « Mit sui Bank Lid »; ri è una delle tre o quattro potenze grigie del Giap-e]ì>onf' ai ^"e"e clte haH fatl° di a^oche case ~ M possono contare o n e o -1 e -, i sulle dita di una mano — i padroni di un paese, i quali non stanno nel cuore nè ai democratici nè ai socialisti nè tanto meno ai militari e che pur essendo i meno giapponesi ira i giapponesi, sono quel Giappone che esporta a pocoprezzo ed è tutto lanciato alla conquista dei mercati del mondo.In Ghinza c'è di tutto, li si pos-sono vedere molte facce del Giappone. Vittorio Alessi U N ASPETTO NOTTURNO DELLA GHINZA

Persone citate: Amano, Doge Gritti, Mantegna, Piccola Tokyo, Velasquez, Vittorio Alessi