DA GIBUTIA DIREDAUA di Alfio Russo

DA GIBUTIA DIREDAUA DA GIBUTIA DIREDAUA Ritorno in terra italiana — La città europea e quella indigena -- Il primo numero del « Corriere Sudetiopico » (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Dire Daua, 13 notte. Sono arrivato a Dire Daua; dodici ore di viaggio nella allucinante pianura somala e dancala, irta di dune dalle lucide groppe e di termitai alti come casolari, sino ai primi monti del massiccio etiopico. Dire Daua appare serena e lieta del nuovo stato: accampa nella maggior piazza due grandi nomi, simbolo della forza dell'Italia: Vittorio Emanuele Imperatore, Mussolini Fondatore dell'Impero. Siccome siamo in casa nostra, prendiamo, appena arrivati, confidenza cogli uomini e le cose. Gli uomini sono i volontari venuti in Africa dalle colonie italiane di Francia e d'America; sono italiani finora dispersi nel vasto mondo del lavoro, raccolti in una terra dove infine avranno casa e campi, che tramanderanno ai figli. Sono giunti a Dire Daua dopo entusiasmanti giornate di cammino asperrimo, del quale lunga sarà la memoria. Al confine dell'Impero Siamo partiti da Gìbuti con Van sia bruciante di varcare la fron fiera e vedere i soldati nostri a guardia del confine del nuovo Impero. Al posto francese di Alisabiet la sosta fu breve: fra poco avremmo udito la voce dei nostri soldati. Con sgroppate volonterose, il treno avanza verso Daonle, prima stazione in terra etiopica. Qui sono i soldati d'Italia. Quattro carabinieri salgono nel treno stndibnaalreitnGpliMsgCfabmSnMrtacpslevtDdstburnper visitare i passaporti. Siamolcinque italiani, che da mesi ut- atendiamo questo incontro. Due pie- !lcole bandiere sventolano sotto la\ttettoia. L'incontro è trepido, com-\nrvrtDltsnmosso. Il grido di « Viva l'Italia! » è il nostro saluto. Siccome questi uomini sono lontani dai centri maggiori, domandano notizie; e quando annunziamo la proclamazione dell'Impero ristanno udendo il nome glorioso, e allora gridano con impeto di cuore e di voce: «Viva l'Impero! ». Questo incontro, all'estremo della frontiera dell'Impero, sarà per noi indimenticabile. I quattro uomini sono l'immagine di tutti i legionari con- .quistnt'ori, sono il volto stesso del- L[l'Italia guerriera, operaia, conta- <lin"- , ,„ . Daonle, primo villaggio di que- sto cammino, nome dallo sf>ano;psapore, non sarà ricordato se non \ hper questo primo incontro. Fra po- rco gli incontri e i colloqui saran- l^q«o numerosi e udremo parlate di tutte le contrade italiane, e udremo esplodere gioioso e clamoroso il grido di « Viva l'Imperatore!, Viva Mussolini! ». Da Daonle ad Aiscia la terra è triste. Rade mandrie, guidate da pastori dancali vestiti di bianco e con lo sciummu\ simile alla toga romana, ma samente drappeggiata, bruca magre erbe della piana, dove sorgono le piccole città delle termiti. ldsvljj£|LLe tracce della guerra cAd Aiscia arriviamo dopo sette |dore di viaggio. Il sole accecante\anel cielo implacabilmente puro, dà uno strano biancore a tutta la terra. Alla stazione il grido giovanile e gagliardo dei soldati, erompe fragoroso nel gran silenzio meridiano. ]l presidio di Aiscia vive le sue giornate intensamente organizzando la vita in questo sper psgrdèndditto villaggio. Attraversiamo ia npiana di Barman, desertica, smensa, consolata soltanto da /"-agaci miraggi; ina fra poche ore'ssaremo fra le prime colline dell'ai-\ pspiano, macchiate di verde re»ie- j tro, che rinfrancheranno queste aride visioni. Ecco un primo campo, ecco i rrmprimi contadini. Tutto intorno a I tUire Daua sono le traccie della bguerra e quelle maggiori e san- i Mguigne delle rapine effettuate dal- le soldataglie abissine scomparse. aSerenità e lavoro sono venuti in- fsieme coi saldali d'Italia. Le co- nionie sono pingtti, i campi verdi | sdi alberi. La cittadina appare bifronte: europea, con alcuni edifici che hanno una certa signorilità paesana, ed etiopica con le capanne e i tucul disseminati disordinatamente in viuzze strette e tortuose. Oltre mille europei vivono in Dire Daua, insieme a tremila gal- la e arabi la maggior parte con- Itadim. Nel quartiere etiopico, io| stesso giorno dell'occupazione, sono stati creati i primi organismi di vita civile: due scuole e tre ambulatori. Nelle prime sono accorsi nugoli di ragazzini negri, e negli ambulatori piccole folle doloranti, alle quali sono state prodigate cure affettuose. La confidenza fra italiani e popolazione si è creata nel volgere di qualche giorno. Gruppi di legionari vanno alla scoperta della cittadina e riempiono lietamente le viuzze. I nostri Legionari / legionari sono comandati dal Ministro Parini, segretario dei Fasci all'estero. Ai legionari si aggiungono duecento soldati della Coorte universitaria, e seicento fanti del $6.0, discesi da Addis Abeba. Questi ultimi sono i più formidabili marciatori del mondo. Sbarcati a Massaua, sono saliti nell'altipiano eritreo; sono stati a Macallè, ad Amba Alagi, a Quorum, a Dessiè e infine alla capitale dell'impero. Quali uomini compieranno, in sette mesi, simile prodigio di aprire tante immense strade tra il fuoco dei nemici e le insidie della terra? Piero Parini, assunti i poteri civili e militari della regione, ha dato inizio alla vita italiana di Dire Daua. Sono state create, come ho detto, scuole e ambulanze; sono state regolate le questioni monetarie; organizzata la polizia urbana e iniziato il censimento. Con un articolo di fondo di Piero Parlili, è uscito il quotidiano italiano ed amarico dal titolo II Corrie- adttutldle sudetiopico. La città ha un aspetto festoso, pavesata di trico !lnrì e di striscioni recanti le scrit\te inneggianti alla vittoria italia\na- Tutti « negozi sono aperti. La colonia straniera guarda me- ruvigliuta quest'opera, e la meraviglia cresce quando, uscendo fuori dalle mura, vede nei campi gente tranquilla intenta al lavoro Dello spaventevole disordine e delle sanguinose rapine resta soltanto il tragico ricordo. Dalla terra sgorga il fiotto travolgente della nuova vita. Alfio Russo sptdmpmgsnmncreprm«unpmrdlgcsnesszp

Persone citate: Barman, Corrie, Mussolini, Parini, Piero Parini, Piero Parlili