PRIMA DELLA FUGA il negus aveva dato l'ordine dell'incendio e del saccheggio

PRIMA DELLA FUGA il negus aveva dato l'ordine dell'incendio e del saccheggio | PRIMA DELLA FUGA il negus aveva dato l'ordine dell'incendio e del saccheggio (Da' uno oki .vostri inviati) Addis Abeba, 7 notte. Abbiamo incontralo decine di case private bruciate, e la scuola francese in preda alle fiamme. Non è ancora possibile descrivere lo stato della città. Quasi bruciato il palazzo delle poste, e quasi l'intera parte europea della città. Il saccheggio c sfato diretto principalmente contro le case che erano degli italiani e dei generali abissini, fuggiti con l'imperatore. ! La guardie/ inglese della Legazione non c mai intervenuta contro il saccheggio generale della città. Mentre le trippe italiane entravano nella capitale, si udivano ancora spari di colpi di fucine dei predoni che sono stati, dispersi dai nostri plotoni. Quattro giorni di saccheggi .hanno, secondo le testimonianze ■ dei giornalisti e dei sudditi stranieri rifugiatisi presso le Legrizioni, quasi distrutto Addis Abe\ba. Gli ultimi due giorni sono 'stati spaventosi per la violenza [e la crudeltà dei predoni. La fuga a Gibuti La partenza del negus e della famìglia avvenne con il treno nella mattinala del primo maggio. Il negus «. quanto si afferma, era rientralo precipitosamente dal fronte nord e. riunito il noto consiglio, si recò ad Narrar, serbando l'ultima speranza nelle sorli della battaglia ingaggiata da Wehib Pascià e da ras Nassibù, contro le truppe di Oraziani. La rotta dell'esercito dcl fronte sud e la presa di Sassabanch e di Dagabur erano già Un fatto compiuto. Cadeva così la estrema speranza di resistenza. Il negus lome) subito c proclamò la necessità di resistenza ad oltranza, affermando che la guerra non era finita. Contemporaneamente dava ordine ai ministri di lasciare le loro case, vuotandole di quanto dì prezioso possedessero. Si occupava minuziosamente dello sgombero del ejhcbbì; quindi partiva per Gibuti. La maggioranza degli 'uomini che lo avevano seguito. ■ rimaneva delusa dalla fuga. La città e rimasta nello stato dì più completa anarchia, no» avendo il negus rimesso i poteri a nessuno e avendo anzi espresso il desiderio che la capitale fosse saccheggiata e incendiata. Desiderio che, naturalmente, venne [accollo come un ordine ed esc- \gutto con straordinario entu- | s'tjsmo. Nei primi giorni si verifica- \rono pochi atti di violenza. Ma [ora per ora, anche richiamati dai dintorni, bande di ex-soldati, di briganti e di occasionali razziatori, penetrarono in città, attaccando case, negozi, appartamenti e nuclei di europei, spccialmenle francesi c greci. Contemporaneamente venivano saccheggiate le case'dci generali e dei ras maggiori, tra cui quelle \di Cassa e di Mxtlughietà. Il terso giorno i negozi di ria Mukon- Inen erano distrutti, e veniva appiccato l'incendio ai pubblici edifici. Il saccheggio si e propagato casa per casa, anche nel quartiere indigeno. j La caccia ai bianchi L'esplosione delle vendette privale assunse aspetti spaventosi. Le bande armate si sono messe a caccia dei Inanelli non ancora rifugiatisi ncl quartiere ' delle Legazioni. Il giornalista greco Anghcìopulos, corrispondente deU'Vm| ted Press, inseguito, raggiunge [la Legazione americana difenìdendosi a rivoltellate. Altri {bianchi vennero presi nell'alto \d.i passare lo sbarramento di filo spinato del recinto della Legazione. Un nutrito fuoco di fucileria veniva rivolto contro l'edificio. Il personale americano si difendeva a colpi di carabine, e di mitragliatrici. Dovettero •cncrarc numerose sortite, ar¬ mati di fucili adi mitragliatrici, montando su un'auto spinta a grande velocità contro i predoni assedianti. La prima notte passata ad Addis Abeba è trascorsa per iva giornalisti come in un soglio. Il nostro attendamento installalo nel parco della Legazione italiana era qualcosa come un bivacco nei giardini incantali che ricordiamo aver letto nei libri di più accesa fantasia. Il giunger delle prime pìoggic ha risvegliato elal letargo tutta la vegetazione più rigogliosa che eiuesta terra, generosa sa esprimere. E' tutto un profumo di. rose, e tutta una festa di colori che ci hanno accolto al nostro giungere e che produce uno strano contrasto con i segni del saccheggio. Già a sera avevamo ammirato i roseti fra i quali si erano \rizzale le tende; nella notte il profumo di quésti fiori ci ha storditi, rendendoci le ore più rapide: tali erano le sensazioni ,cfte a noi giungevano dopo la 'faticosa marcia di oltre quattrocento chilometri compiuti, sulla tormentata pista che usurpava, fin quando i nostri genieri ed i meravigliosi operai non l'hanno riattata, il nome di camionale. Notte, quindi, d'incanto. Perù, affinchè non troppo brusco fosse il passaggio fra il regime di guerra e quello di pace, perche d'un tratto non svanisse quel senso epico che ci accompagna dallo stesso momento in cui varcammo i guadi del March, tutta la notte e sletta solcala dal ticchettare vigilante di lontane fucilate e dallo sgranarsi di caricatori di mitragliciIricc. Fucilate nella notte La nostra Legazione è fra le più periferiche sulla collina che appunto prende nome dalle rappresentanze diplomatiche c consolari. Unica eccezione in tale raccolta è costituita dalla sede della rappresentanza degli Stati Uniti che ha impiantato il proprio ghebbì con le villette per il personale, con le case dei servi e le ricche scuderie ih altra zona alquanto distante. Di laggiù provenne ad un tratto, nella notte, più insistente il rumore di fucileria. Improvvisamente giunse anche il messaggero, e si diresse immedialamcntc al Comando delle nostre truppe. Pochi, minuti dopo un autocarro, attrezzato appositamente per questi servizi coloniali, idi veicolo sul cui sedile anteriore prendono posto tre persone, il guidatore e due serventi deliri mitragliatrice che allunga la sua canna fra i fanali di prora, si dirigeva balzclloni giù per la strada ed accorreva. Dicci minuti più tardi crocchiava fragorosa l'arma automatica, poi tutto ritornava in silenzio. Seppiato alquanto più tardi come erano andate le cose. Si trattava dei soliti predoni, di coloro i quali, alla partenza delì'tnilorifà costituita, non avevano trovato di meglio che fare man basso di (mante armi erano riusciti a racimolare nei magazzini ormai lasciati incustoditi e tentavano ora. di mettere a profitto il proprio ardire, appoggiato dalle cartucce rubate-, per tentare nuova preda. L'intervento immediato del nostro reparto, composto di truppe nazionali, stroncò immediatamen- i le ogni velleità di resistenza. Il collega americano Nili, il quale fa parte della nostra carovana c che in quel momento si trovava presso la sua Legazione per mettersi in rapporto 'con le autorità, dcl suo Paese, ci descrisse con ampiezza di particolari quanto era accaduto. Ci narrò della impressione suscitata in tutto il personale rliplomatico ded contegno dei im- [stri soldati. Nella notte, bu.u*

Persone citate: Addis Abe, March, Wehib Pascià

Luoghi citati: Addis Abeba, Dagabur, Gibuti, Perù, Stati Uniti