IL PRIMO TELEGRAMMA DA ADDIS ABEBA ITALIANA di Giovanni Artieri

IL PRIMO TELEGRAMMA DA ADDIS ABEBA ITALIANA IL PRIMO TELEGRAMMA DA ADDIS ABEBA ITALIANA ADDIS ABEBA, 5 maggio^[j \Oggi, alle ore 16, le nostre truppe sono entrate in Addis Abeba. Era alla testa il Maresciallo Badoglio. G. A. L'ultimo balzo (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Addis Abeba, 5 notte. Fra il rombo dei motori-, il passo cadenzato dei soldati .d'Italiane le grida di gioia degli ascari, il Maresciallo Badoglio èìentrato vittoriosamente in Ad-\dis-Abeba. Qualche minuto dopo'.sle quattro del pomeriggio, il Ma rescìaUo ordinava l'« alza bandiera » e comandava il « Saluto al Re.'.» e il « Saluto al Duce! ». Le battute della « marcia al campo > hanno accompagnato il grande drappo tricolore che si gonfiava al vento teso del nord méntre saliva sul pennone; la Marcia Reale e « Giovinezza » hanno salutato la bandiera d'Ita-iHa mentre le truppe erano rrngiditenel « presentat'arm ». L'ingresso nella città Al momento in cui le truppe italiane hanno occupala la capi- tale dell'Etiopia, ad Addis Abe-,ba non si è trovato che qualche]simulaero di forze di polizia: fra esse c'era un gruppo di 150 uomini bene armati che erano entrati ieri nella capitale al co: mando del ras del Goggiam rfe-jposto ed imprigionato, tre amiiÌor sono, dal negus. Questo ca-ìpo aveva occupato ierserail cen-\tro della città e, ingaggiata una\lotta senza, quartiere contro t\saccheggiatori, ai'cva stabiliiojtun po' di ordine in mezzo al caos'in cui la capitale era caduta dopo la fuga del negus. La occupazione italiana ha trincato definitivamente, con gli episodi di devastazione lamen-\tati in questi ultimi giorni an-\che lo stato angoscioso nel qua-le si erano venuti a trovare ibianchi ancora rimasti in quellache fu la capitale del negus e si è compiuta con l'arrivo'del prùwe gruppo formato da circamillecinquecento automezzi, chetrasportavano un nucleo di for- ze quale forse mai in nessuna guerra ha compiuto un simi-le spostamento in sì brevetempo. L'ingresso ha avuto tutta lasolennità che si meritava il coro- immento di così grande impresa. La prima colonna era composta dalla II Brigata Eritrea del generale Trucchi, formata da quattro Battaglioni, quegli stessi che si sono distinti in cento scontri dalle battaglie dell'EliAscian- dertà a quelle del Lago abchih- ghi. Seguiva la intera Divisione Sabauda, al comando del gene rale Gariboldi, composta dal J/d e dal 60 Reggimento fanteria, formati con il fiore delle genii di Sardegna che già nella guerra mondiale ebbero modo di di- . stmguersi sotto le insegne quat-tro volte decorate di medagaadoro della Brigata Sassari. Seguiva il gruppo Gotti com-posto da un battaglione di al- pini « Trento », da un battaglio- ne di Camicie Nere della « Tre Gennaio» e da un battaglione di formazione composto di coni- pagnie di bersaglieri, granulie- ri, guardie di Finanza, marinai del Bai taglioiic di « San Marco ». Sempre con la medesima colonna procedeva sbarcoun reggimento di artiglieria di-visionale, seguito dall'arliglic-ria motorizzata, completamentetrainata, questa, dalle possentitrattrici P. .'/ che sono prolago-nistedi grande valore in questaleggendària marcia attraversouna delle regioni più imperviedi tutta l'Africa. • j , L ammassamento La colonna secondaria è giun-ta, invece, nella città provenien-te da occidente ed era compostada quelle truppe che, superandouna serie ininterrotta di al t'issi-mi valichi, hanno percorso lastrada, più a ponente, quellacioè, che volge per il primo trat-to in direzione di Magdala perpoi puntare decis'inien>r sulla ^pitale scioana. Questi, som- ti, dal 22 -aprile, hanno compiu to una marcia che sì può valutare di circa .',00 chilometri re- glieria eritrea someggiato. Concsti magnifici ascari giungono nella loro pittoresca formazione spingendo di volta in volta gli sparuti attacchi che le residue forze dei disciolti eserciti etiopici cercavano di portare, forse soltanto più attratte dal desiderio di fare una immediata preda. Componevano la colonna la prima brigata eritrea agli ordini del generale Gallina, impostata su quattro battaglioni; un gruppo squadroni eritrei, gruppo di artiglieria eritreo e, con ruolo di riserva, il gruppo di formazione eritreo, ai comandi del colonnello De Meo. Seguivano il quarto gruppo di arti- unintaisvochlenae lo sventolio delle mille e mille bandierine azzurre che stanno alla sommità delle lance dei cavalleggeri indigeni reca ima nota di gaiezza nello schieramento. L'imprcssionante ammassamento non è ancora compiuto che già giungono gli altri millecinquecento automezzi che formano la colonna di rifornimen- ri frmsagmGlgomoun\fitcsetedmtasi raanloil litinmimto. Questi autocarri portano materiali de* Genio, il materiale sanitario, i viveri, le munizioni. Al seguito immediato del gruppo del Comando Supcriore composto questo d{,eirca Gip- quanta automezzi*-^, Sta in colonna dei giornalisti, che e dotata di venti autovetture. Que- sti due gruppi sono intercalati fra le truppe autoportate della Divisione Sabauda. Durante tutta' "iti "ylwnutuf"j7,fmno continuato a rombare nel ÌCJelo dj Addis Ai,oha italiana — ìunevdo ,7 l0ro fragore a]]-jm. \ponenfc coro deì motori degli \automezzi — decine e decine di \aeroplani che volteggiano scn- Lj; « posa, prendendo così posses- j tso a loro volta della capitale. Nella piana di Entotto ', L'ultima tappa è stata ieri \sera netta pianura di Entotto. \Restma da-Passare vincitori an\cora Ver questo paese caro alla ,'radinone nazionalista abissina, \Pcr defmire la catastrofe dol \lmpcro. Entotto era tappa ob- ! mgatom, m omaggio alla sto ', \c,e Pr( > 1i sto dcì vecchl° imperatore, chc\ prima di Addis Abeba. Per--\ dalla rossastra collina socia è appollaiata, e die \ guarda la piana come una cittadella medioevale, Menelik vide dove sarebbe sorto il « novello fiore ». Addis Abeba sorse da un gè-1 indieò le sorgenti, calde della I piana di Filoha. La- citi', fu, pers così dire, trasportata un mat-': tino dalla collina dallo stesso imperatore, portando una pietra sulle spalle. Tutta la popolazio-] ne lo seguì. Migliaia di pietre furono ammucchiate in un qua- \draio (:hc segnava ,7 perimetro d n fufum capitale. Addis Abeba veniva fondata Ne leggenda, ne mito; storia di' ieri. Pure sprofondata nella gri,gia nebbit del passato, inarrivabilmente d is tani e. I Finito l'impero, la dinastia\ ìfjnitn sempre' ; so„ni agJ ,gressivì dell'egemonia- nera so-\ ,'pm Vìntcro continente africa- 1)!0 crollati. Annegata nell'onda] dell'assalto italiano la. visione. [trionfale del vecchio Menelik, ai cui uml pacc mai fatta e una e guerra mal vinta avevano data un'ubbria-rhezza tenace, comc\ quella della vecchia birra abis- a a sina. il lece. Null'altro resta o dell'impero, così come lo aveva fonduto Menelik. Ailè Selciaie lo aveva continuato sulle bri- - ìciole puerili c leggenda rie della - storia di ieri, di 4000 anni fa, e del tempo della regina Saba-, deii In regina Taitù, di Menelik. Se-'gni e immagini che le nostre a battaglie vinte, e l'opera della o nostra civiltà già incominciata, e cancellano rapidamente, Ieri notte ci unimmo tutti eoi .Corpo di Spedizione sopra la. [capitale nemica. Le colonne con-'fluirono come fiumi solenni, - scaiuritì dalle altissime montaa'.gue della valle dell'Anasc. Duo'rantc la nostra marcia, inizia-' tasi a Dcssìè il 28 scorso, non a le avevamo mai viste. La radio , ci portava notizie della loro di-' -\stanza, informazioni sul lorp\ r' cani mi no, ma rimanevano invi-', a'sibili, a dieci, venti, trenta chi-i Umetti sui nostri fianchi, Oraile sorpassavamo, ora le lascia-ìvamo indietro. Andavano veloci,.con l'infinito nastro di autocarAri, che si slungava e .si raccor-Wdava sopra uva strada próble-umatica, appiattita nei bassopia-ìni, inerpicata crf avvolta comeìuna sciarpa bianca c polverosa intorno al collo delle alte mon-\tagne, sulle groppe collinose. Ci sembrava di camminare isolati, tra- foreste ed incantevoli valli, fitte boscaglie c macchie aride, fulve di terreni da leone. Passavamo traverso strana gente armata- come guerric ri di trenta secoli fa, che ci of-\frivano ingenui doni di latte,\miele, tabacco,uova, cedri; pas-\savano in- quadri di natura ver-\gme, di sconosciuta bellezza, jGli alti autocarri, le svelte gome delle automobili, maglie moình della catena, davano, in \fiev panorami ammah da gen-Ltc di altra eia, il parad ossa le ;senso di'percepire:matcr,aln,cn- te il distacco delle ere remotedm tempi nostri; valutazione tangibile di venti secoli trasror-\si inutilmente sopra questa ter-Kra. Quasi ci dimenticavamo che\anche noi, al seguito della co.\lonna motorizzata, correvamo il rischio di guerra, la possibi- lità di attacchi, e che ogni pai- ino di terreno, rigato dai pneu- malici, era una conquista ar- imita, La notte scorsa le colonne si isono riunite. Masse di uomini, ìche la genialità del Capo supre.mo delle Forze Armate aveva Afatto muovere attraverso il ferWitorio Collo. Galla, attraverso uo Scioa fino alla pianura d'Enìtotto, secondo un piano perfetìtamente definito, si sono incon trote, scendendo dalle più di\verse strade montane, come fiumane improvvise in attesa. Le due colonne Gli indigeni sapevano del nostro arrivo. Le notizie della guerra in Abissinia corrono come nuvole temporalesche, gri- \daie da nn'amba all'altra, pas \sano monti e boschi, fulminee, \Ma nessu)ì0 sj attendeva di ve\der sbucare finterò esercito; j7WSSuno si aspettava di vedere fondo alla pifìta ìm_- perMe le „vanquard\e dci mo tocicìigtì quasi zampillanti dalL 1csfa ddJa colomm motorin ; „0 sospcHava che h. vwme„H bastasscro a ]a (H una for. mJlnnt osscnie popolazh„c \ , ' ' . ' -K^V™ ?" f ' • \fsmacchine, i traini mo\tonzzati dei-cannoni, gli sqiia rf' cavalleria le mobili massime colonne dei bana aìwm eritrei, Dal sommo della collina- gli abitanti di- Entotto, scioani del là vecchia casta e depositari *delle glorie militari di Menelik, , a o si sono affacciati alle porte dei tucul, alle torrette di paglia e di fango delle loro case, guardando sgomenti questa marca occupare le praterie erbose, l'infinito verde, raccogliersi in nuclei a - , ; e _- e a . c i i i , gigantcschi, levare i pinnacoli dei loro gagliardetti, si abilìrvicorrcnti umane, compagnie pi-gliare posizione di difesa. fiori-re accampamenti di tende mul-ticolori conie colonie dì medusc■all'ombra delle scogliere degli autocarri. Hanno assistito al piazzamento delle artiglierie; hanno visto i grossi cannoni, come lenti e pesanti scarabei, trainati da carri mosti-uosì salire sulle creste collinose, fermarsi, volgere le loro bocche nere spalancate, spaventose, verso Addis Abeba, lontana solo dieci chilometri, affondata nei boschi di eucalipti, come una testa rannicchiatasi nella propria capigliatura. Il Maresciallo Hanno visto arrivare al centro degli accampamenti una macchina nera- e lucida; discendervi un uomo alto, forte, bianco, dai gesti lenti e pacati, vestito come tutti gli altri ufficiali, che ha guardato tutto in giro il paesaggio, la terra, le montagne vicine e le cime lontane, altissime, scavalcate qua>si toccando le nuvole. Accanto a quest'uomo, alcuni soldati han- no montata una tenda piccola e bianca, non più alta di tante altre, wè più appariscente. Una tenda da comune comandante di compagnia. Forse non hanno capito che questo calmo e mo- desto vecchio ufficiale, con il berretto fregiato da breve quadrato d'argento, con quattro stelle, era il vincitore dell'Abissinia, il Capo degli Eserciti, il genio di questa guerra, che ha demolito con una scarica fulminea, lutto l'impero. In Entotto sono rimasti i vecchi, le donne, i bambini. La maggioranza delle donne, come in ogni paese attraversato, portava la testa rasa delle vedove. I pochi superstiti delle battaglie dell'Endertà, del Tembien, dello Scirè, del Lago Ascianghi arriveranno qui dopo due mesi e mezzo di viaggio a piedi. Entotto è stato l'ultimo accampamento notturno. Questa mattina si è iniziata la manovra calcolata, per investire e circondare Addis Abeba. Siamo alle porte della capitale scioana. Nessun segno di difesa è stato possibile percepire. Il Maresciallo Badoglio.nelle ultime ore ha scalato la collina di Entotto ed ha osservato la città lungamente. Si vedeva biancheggiare il quartiere delle Legazioni di Italia, di Francia, d'Inghilterra tra i loro immensi parchi verdi, Sottola lieve brezza si vedeva- centro, sulla direttrice della ^^«^|!|J^£LpSa e i no chinarsi, lontane le macchie degli eucalipti, che scoprivano ora una- cupola dorala del mausoleo di Menelik, ora il- minareto dell'orologio. Silenziom, quasi più nascosti e accovacciati sotto la vicina minaccia degli eserciti accampati, le decine di migliaia di tukuì, sparsi ai lati dei nuclei .della città europea. In alto, verso la stazione, si scorgeva il palazzo imjieriale, con i due vecchi Ghebbì accanto. Torreggia la chiesa di S. Giorgio. Si scopriva col binoccolo solitaria e triste nel deserto della via asfaltata, la statua dorata del negus Menelik. La sera precedente, nella piana d-Entotto sì erano accese le allegre costellazioni dei fuochi dei battaglioni ascari. Per un momento i fari di duemila- autocarri avevano spalancato le loro luci accecanti, sfondando la pianura con i loro candidi ventagli. Era l'ultima notte dell'impero abissino. Roma è arrivata fin qui. Ieri mattina Nella mattinata si leva-il campo. Rapidamente migliaia di uomini, che stanotte hanno vegliato in attesa del segnale per la tappa finale, si sono ordinati per la marcia. Gli attendamenti* scompaiono; i fuochi semispenti lanciano colonne di fumo nell'aria. Nel silenzio grandioso della- valle addormentata, ruggiscono a un tratto i motori. Sulla piattaforma degli enormi veicoli, x-solda-ti inalberanolcentinaia di bandiere tricolori"'' Addis Abeba viene investita da due direzioni, per schieramento ad ala. Da oriente e dal LgaplacepstilscdvWstscv"smT-quartiere delle Legazioni. Il grosso delle forze si aggira sopra un vastissimo raggio su tutto il territorio, sul? la destra. Le forze eritree sbarrano corvi \ questa, manovra, che si svolge sotto i nostri occhi, con precisione matematica, ogni eventuale possibilità di resistenza da ovest. Una muraglia di uomini, compatta dalla prima Brigata Eritrea al comando del generale Gallina, della seconda Brigata al comando del generale Trucchi, forma il primo, insormontabile ostacolo. Una cortina di macchine e di soldati della Divisione motorizzata « Sabauda » al comando del generale Gariboldi, si stende immediatamente dietro. Spettacolo grandioso, di questi enormi segmenti arcuali, che sti dispiegano sulla spianata, che avanzano lentamente, inesorabilmente, lasciando gruppi di presidio, postazioni di mitragliatrici, pronti allo sbarramento deVe strade che occupano le sommità delle creste vicine, che avvolgono in un uncino di uomini, macchine, armi il « novello fiore ». Giovanni Artieri f