VITTORIA DI OLMO IN VOLATA

VITTORIA DI OLMO IN VOLATA IL GIRO DELL'EMILIA «SECONDA» DI CAMPIONATO VITTORIA DI OLMO IN VOLATA Veloce in pianura, la gara è mancata sui monti e si è infiacchita nel finale - La sorte si è accanita contro Guerra, Bartali e Bini - Cazzulani ancora primo nella classifica di Campionato (Dal nostro Inviato) Bologna, -l mattino. Se le previsioni della vigilia erano per una decisione in volata, credo, però, che nessuno arrivasse al punto da pensare che a questa decisione avrebbero partecipato una trentina di corridori. E questo è l'indice più chiaro del modesto contenuto agonistico della gara, e uno degli elementi per dire che la delusione che essa mi ha lasciato non è frutto di eccessive pretese. Ma parecchi altri ce ne sono stati prima, cui rapidamente accennerò, come a tracciare la trama di otto ore e mezzo di corsa. Centoventi chilometri di pianura, veloci, sì, ma coloriti (appunto per questa loro qualità) da pochi tentativi di nessun rendimento, in cui i migliori si son chiusi in difesa; poi un'incursione sui monti, con tre salite-base, sulle quali gli specialisti non hanno voluto tutto osare, e in cui non s'è mai realizzato un distacco apprezzabile, mai delincata una qualsiasi fisonomia di corsa, riducendosi il buono a dimostrazioni di stile e a selezione di zavorra: infine un ritorno al piano, calmo, ricostituente e un finale in cui la sorte è intervenuta- non per provocare episodi di bellezza, ma per menomare il tono di regolarità e di chiarezza del risultato. Si dirà che, se non si sono avuti episodi netti, offensive insistenti, fughe, crolli, ciò è dovuto al fatto che molti sono oggi i giovani e gli anziani che vanno forte. E ciò è indubbiamente vero e di buon auspicio per il Giro d'Italia. Ma chi, come me, non crede all'assoluto equilibrio delle forze e vagheggia nello sport la lotta più ardente, può dire che ieri è rimasto deluso e che il cuore degli atleti non è stato, in genere, pari ai muscoli. Ve lo dimostrerà, del resto, il filo di cronaca che andrò svolgendo. Sopra i 40 Adunatisi alla sede del Resto del Carlino e compiuto alla Casa del Fascio, per mano di Bartali e Vignoli, il rito della posa di una corona ai Caduti, i corridori lasciavano Bologna alle 9,20, al cenno del Vice Segretario del Partito on. Serena e si avviavano a passo non forzato verso Ferrara. Poi le frustate di Fraccaroli, Bencntc, Zucchini, Introzzi, Camusso, accelerarono la marcia favorita dal vento in poppa e dall'ottima strada. Per di più una foratura di Bini, dopo una ventina di chilometri e una di Bartali tennero desta l'attività dei battistrada. Il campione d'Italia, insieme a Battesini, riprese presto, poi anche Bini con Giacobbe, ma quello tornò a forare ed ebbe noie al cambio. Ma a Ferrara (km. 52) tutti erano insieme alla bella media di JiS. Facemmo quusi dietro front, e, naturalmente, i corridori si trovarono il vento quasi in faccia. Maldini, Introzzi, Cecehi, Bevente, Cariota, Mollo, Gerardini, Cazzulani, Armando, furono a turno, movimentatoli dei successivi 70 chilometri di pianura. Ma i loro tentativi jiiù nervosi che violenti, più allegri che pericolosi. Essi suscitarono sempre reazione pronta ed energica e finirono tutti nel niente. Mi correggo: riuscirono a tenere la media sui 37 a Modena, dove tutti passarono insieme alle 12,38. Poco prima Bini aveva bucato di nuovo, ma aveva fatto in tempo a rientrare. Si poteva, dunque, dire che questi primi 122 chilometri erano stati nulla più che una veloce, brillante scorribanda per la fertile piana chiusa nel, triangolo Bologna-Ferrara^ Modena, una svelta e decisa «incela di avvicinamento agli Appennini. Di vera lotta non si poteva ancora parlare: ma non dovevamo esserne lontani. ginfBglbsuacigzPfcaute fu Bizzi, al quale risposero per primi Olmo, Armando e Ci-velli, poi Bartali, Bini, Del Cancia,Mollo e Valetti. I più immediati inseguitori, Bergamaschi e Vigno-li persero di colpo 200 metri, che riuscirono ad annullare a Monta-gnana, provocando l'immediato rallentamento di tutta l'avan-guardia, presto raggiunta dal Sulle salite Sembrò darne lo spunto una foratura di Guerra, seguita a una di Gotti e l'inizio della salita dopo Formiggine. Qui il primo attac- grosso. Mancava però Guerra, cheiBinseguiva con Giacobbe. Dopo un breve comando di Benenle, Valetti e Armando, partì a fondo Bartali, che rimase solo con Bizzi, Armando, Del Concia, Bergamaschi, Valetti, Olmo, Cazzulani, Mollo e Vignoli. A un'altra botta del tricolore reagirono subito Bizzi, Del Concia e Bergamaschi, mentre gli altri tardarono un po' a riportarsi sotto insieme a Litoidi. Questi 11 uomini terminarono insieme la salita a Monfestino, con in testa Mollo. Nella discesa il gruppetto aumentò con Martano, Balli e Piemontesi, poi con Guerra, che così terminava il suo duro, ma regolare e calmo inseguimento, Comusso, Gotti, Introzzi, e un'altra decina. La media a Pavullo (km. 170) era scesa a 3J/.9 e il primo attacco degli arrampicatori si doveva considerare fallito, perchè non, aveva eliminato che le unità di second'ordine, formando una selezione di 40 uomini. Al termine della discesa della « Serpentina » Bartali forò nel momento stesso in cui Cazzulani e Introzzi, urtatisi e caduti, dovevano riparare le macchine. I tre si unirono nella caccia, ma, quando furono a meno di metà della salita della Sestola, Bartali piantò lì gli altri due e raggiunse da solo il gruppo che Armando e Valetti avevano condotto su senza impegnarlo a fondo, e che poi passò agli ordini, non più severi, di Guerra, Guarducci e Bergamaschi. A un tratto scattò decisamente Mollo, scattò più decisamente ancora Del Cancia con Bizzi, tirò forte Maldini, più. forte ancora Piemontesi, ma nessuno riuscì a rompere definitivamente la compattezza della formazione, sempre ricostituita dalla tenace ripresa di Bergamaschi, Olmo e Vignoli. Così che in cima Bergamaschi finì con tutti gli altri che gli facevano coda e anche la seconda e più lunga salita lasciò le cose come prima, anzi, peggio, perchè diventava fondato il dubbio che la situazione non si chiarisse e che di bello nell'ultima parte non ci fosse che la volata. Il fatto che in principio della discesa la catena, tutt'altro che scossa da colpi d'audacia, si ridusse a soli dodici anelli non fu che temporaneo: all'attacco della salita di Masera partecipavano contemporaneamente 30 uomini, dai quali si allontanarono l'uno il tempo necessario per eambiare gomma e riprendere, l'altro per riunirsi dopo una caduta, Piemontesi e Bini. La Mascra non vide che uno scatto di Mollo e uno di Del Cancia, subito soffocati, ma causa dell'allontanamento di una ventina; dopo di che, Guerra prese le Pedini con quel suo fare robusto, ma pacato che vuol far capire essere inutile ogni velleità offensiva. Infatti con una puntatina finale di Vignoli i 18 superstiti si affacciarono all'altro versante, quello del Reno. Gli incidenti del finale La discesa, che andava digradando in pendenza, e lo scarso impegno degli uomini fecero risalire a- piccole ondate dalle retrovie i ritardatari: Guarducci, che aveva forato, Cipriani, Canuvesi, Bencnte, Martano furono i più solleciti a ricuperare, imitati da un'ultra decina. Due scatti di Bergamaschi e mio di Maldini e Cazzulani sembrarono le ultime scintille della non ardentissima battaglia. Ci si preparava tutti ad assistere a Un magnifico epilogo in volata, con gli specialisti della velocità al completo. Fu, invece, un'altra mezza delusione. Due chilometri prima di Casalccchio, Guerra forò. La sua sorte sembrava segnata, perchè eravamo già in vista dell'Osservunza e una ripresa aveva del miracoloso. Ma Guerra seppe compiere il miracolo e fu sul gruppo mentre stava svoltando verso il velodromo. Era destino, però, che alla volata egli non dovesse partecipare. Bartali scartò, cadde c o .Guerra gli andò addosso. Quando -\i due si rialzarono, non c'era più ,, niente da fare. i In pista, acclamati dq una folla -,enorme, entrarono nell'ordine: e < Bergamaschi, Bini, Olmo, Pie-] montcsi, Cazzulani e Rimoldi. Sulo la penultima curva Bergamaschi -i accelerò a fondo e sul rettilineo l j lasciò via libera a Bini, mentrei o |sAtcBlgveppCqrad1Odsasrp alita Pavullo Bizzi attaccava al largo portando sl fin quasi all'altezza di Olmo. Allora questi saettò su Bini che tentò reagire; entrato nell'ultima curva, Olmo, non appena, superato Bini al largo, si gettò alla corda: l'altro, forse impressionato, allungò la mano per allontanare l'avversario, mise la ruota sul prato e cadde. Olmo aveva corsa vinta, perchè Bizzi, a dieci metri, non poteva minacciarlo, e tanto meno Cazzulani. I migliori in campo Questo l'epilogo, mollo meno bello di quello che si sperava, sul quale molto si discuterà e, forse, reclamerà. Se responsabilità ha avuto Olmo nella caduta di Bini, diranno persone ed enti ufficiali. 10 mi limito a dire che escludo in Olmo l'intenzione di comunque danneggiare l'avversario, non foss'altro perchè, nell'attimo in cui avvenne l'incidente, Bini era già nettamente battuto. E lo ha, del resto, lealmente riconosciuto lui stesso. Ciò non nfenoma, però, il rammarico per l'accaduto, che priva la vittima dì punti preziosi per il campionato, dato che era tanto evidente che Bini non sarebbe 2>iù arrivalo primo, come lo era che sarebbe stato secondo. Olmo s'è meritala la vittoria non solo per la volata, ma per tutta la corsa. Non ha attaccato mai, ma s'è sempre difeso con prontezza e con sicurezza dai non terribili attacchi di coloro che avevano interesse a levarselo dalla ruota. Bizzi, al pari di Del Cancia e Mollo, ha... sparato a vuoto in salita, ma in pista s'è fatto ammirare per lo scatto e la velocità che gli hanno valso il bel piazzamento. Cazzulani, perfettamente a posto in ogni momento di gara, ha consolidato la sua posizione nella classifica di campionato. Degli infortuni di Guerra e Bartali, i più bersagliati, con' Bini, dalla sorte, ho già detto. Devo aggiungere che forse proprio essa, è stata a mettere in luce, negli inseguimenti, le loro ottime disposizioni attuali. E che dire del sempre fresco e vivace Bergamaschi ? Una cosa sola: che mi pare in grado di fare il bis' nel"Giro d'Italia. Martano si fa ancora attendere nel possesso di quelle condizioni che gli permettano di fare onore al suo nome. Nulla di speciale, nè in bene nè in male, in Piemontesi, Camusso, Cipriani, Giacobbe mentre Vignoli, Riìnoldi e Gotti son parsi degni di considerazione per 11 Giro d'Italia. E una parola d'elogio merita la nidiata di Ghelfi, con Armando, Valetti e Maldini, prodigi di buona volontà. Ottimamente organizzata- dal Velo Sport Reno, lo. gara di ieri ha ottimamente assolto il suo compito di suscitatrice di antichi e perenni entusiasmi sportivi in questa ciclistissima terra emiliana. Giuseppe Ambrosini ORDINE D'ARRIVO 1. OLMO, alle 18,1S,50, che compie i 285 Km. in ore 8,45'41", alla, media di Km. 32.SUO: 2. Bizzi, a 20 metri; 3. Rimoldi. 4. Cazzulani, 5. Mollo, 6. Del Ganeia, 7. Maldini, 8. Vignoli, 9. Kob'ora, IO. Mealli, 11. Valetti, 12. Fantini, 13. Renerile. 14. Generati; 15. Golii, lo. a pari inerito: Bercama?chi, Hini, ila Mali, Canadesi, Ci nel li, Ceei'Iiì, Cipriani, Guarducci, Guerra, Lodi, Martano, Manara ti. Negrinl, Piemonte-i, Teani. Valle, tutti eoi tempo del piimo arrivato; 33. Introzzi, in H.4(i; 34. Plubellini, in 8,48; 35. Lllal- di. 36. Mascherpa. psdlgssmcgP2g2iSS3td Guerra insegue, I) dopo prima foratura, sulla salita Pavullo M pò Guerra cheiBizzi attaccava al la