Un po' di storia della questione

Un po' di storia della questione LO SPOPOLAMENTO DELLA MONTAGNA Un po' di storia della questione Inchiesta de "La Stampa,, Il fenomeno della rarefazione de- mografica rei territori montani non è particolare delle Alpi, e nemmenodel nostro tempo. Si è replicato, inmisura più o meno accentuata, in se- coli più o meno remoti, per singoli territori, determinato da circostanze contingenti e da locali condizioni, politiche ed economiche. Ma dalla seconda metà del secolo decimonono si è venuto propagando a tutti, o quasi tutti i sistemi montuosi europei, dalle Alpi ai Carpazi, dai Pirenei al Caucaso, e mostrando una progressivi-tà durante e più ingentemente ere-scente, con l'esodo dei nativi dalle alte zone, con la loro discesa ai fon- dovalle, alle regioni submontane e di pianura, con l'abbandono delle dimo- re alpine e delle culture e degli alle- vamenti. Più spiccalo, il fenomeno, più grave si manifesta pei- intera lacatena alpina, Alpi Marittime, Alpi e Prealpi Francesi, Alpi Piemontesi, Al.' /-* l , J t 1 i _ e»..: Alpi Centrali, Lombarde e Svizzere Alpi Bavaresi, Alpi Orientali, Venete e Austriache; poi, nell'Appennino Abruzzese e Meridionale; e nei Pirenei, tanto dal versante francese che da quello spagnolo, e nei Monti Alverniati, nelle Alpi Scozzesi, nel Giura Svevo, nei Tatra ; e ancora, per il versante esterno dei Beschidi e dei Carpazi Orientali, e nel massiccio balcanico del Rodope. Gli studiosi insistono che bisogna guardarsi da troppo facili semplici- smi e da confusionismi, e distinguere1e individuare cause e modi del fenomeno, che consistono spesso totalmente differenti, disparatissimi. da luogo a luogo, per ciascuna regione, per ciascuna vallata. Ma la constatata generalità europea del fenomeno, questa sua diffusione continentale, e la contemporaneità, rendono ben difficile non supporre e ammettere una fondamentale causa unica, non attribuire a esso un originario movente comune, per ogni località e caso in cui si manifesti. Questo, indipendentemente, in precedenza, di qualunque singolarità di circostanze e aspetti; questo, radicalmente ed essenzialmente. Speciale gravità in Italia Abbiamo detto che il fenomeno, cui attualmente assistiamo, s'iniziava, all'ingrosso, nella seconda metà del secolo scorso; ma assume più evidente importanza nei primi anni di questo secolo; e soprattutto nel dopogueri e in questi ultimi anni diventa c impressiona. E tanto più che altrove, impressiona in un paese come il nostro, a parte l'ovvia considerazione, per noi, che si tratta del nostro paese, ma per la struttura stessa orografica e la morfologia generale del paese, per le sue peculiarità antropogeografiche, e della sua economia: onde tanto più vaste e profonde ripercussioni sull'andamento demografico e l'economia nazionali. Difatto l'Italia, circondata com'è, per la porzione continentale, dalla formidabile catena alpina, e percorsa intera, nella lunga penisola, e quasi costituita, dalla catena appenninica, presenta un'estensione delle zone montuose, e in confronto alle zone di pianura, enormemente maggiore che qualunque altro paese europeo, a eccezione della Svizzera. D'altra parte, l'economia nazionale si fonda principalmente nell'agricoltura — nè potrebbe diverso; — e noi abbiamo già avvertito, nel precedente articolo, e dovremo insistere a sazietà, che quando parliamo di — spopolamento della montagna — intendiamo il regresso e la rarefazione demografica dei — rurali — della montagna, ossia i montanariautentici. Da ciò deriva dunque: pri-mo: che il fenomeno dello spopolamento della montagna tanto più si estende in ampiezza e incide in profondità in Italia, che altrove, rispetto al contingente demografico nazionale; dato che, quando il rurale si inurba, contadino o montanaro, immediatamente, si direbbe automaticamente, diminuisce la sua prolificità, mentre, quasi immancabilmente, si sgretola e disperde la già così salda e sana e bella famiglia patriarcale, un'altra ancora, che va dispersa, di queste più valide e produttive unità demografiche; e tenuto anche conto, come giustamente si osserva nella già citata inchiesta dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria, nelle Note introduttive e riassuntive, che «...l'esodo dei nostri montanari non trova facile assorbimento nelle brevi zone di pianura dell'Italia nostra, quasi tutte già sature di abitanti; in conseguenza la nostra emi grazione montana si dirige versopaesi stranieri... », cioè molto piùspesso porta la sua energia il suo lavoro la sua produttività ad arricchire paesi stranieri. E secondo: poiché con l'esodo dei montanari dalla montagna si accompagna l'abbandono delle dimore, specie di quelle più propriamente e proficuamente rurali, alpi casere baite grande, e l'abbandono delle culture e degli allevamenti; è una frazione, sono tante e tante frazioni del patrimonio vivo e prezioso nazionale, che si perdono, che si annullano. Al quale danno, alla qual somma di danni, immediati, di retti, vanno aggiunti nel tempo dan- ni che indirettamente si ripercuoto- no sull'agricoltura del piano, in con-seguenza di quell'abbandono della agricoltura sui monti: tanto è vero ciò che con sicura autorità e convin-ta passione asseriva il nostro onore-vole Manaresi, che ■ ...non sarebbedurevole e benefica... la bonifica del-la palude, se il monte, da cui hannoorigine tutto il male e tutto il benedel piano, continuasse a divenire,ogni giorno più, deserto e abbando-nato...». Infine, anche più grave e prcoccu-pante per l'Italia, che per qualunquealtro paese, l'assottigliarsi del con-tingente autenticamente alpino alleleve militari. «V». non vogliamo, o Ite, ti reti ur U bilie rive straniero e spingere vagante l'aquila nostra a irli ampi Voli awm.u: ma rè la guerra « l'Alpe minacci... Ecco, la nostra frontiera terre-stre è tutta esclusivamente di mon-tagna, alta montagna: è le Alpi. Do-ve, come recluteremo i difensori piùidònei di questa nostra unica fron- fiera terrestre, se faccia difetto sem pre più, se venisse pressoché a man- icare il recintamente alpino? Perchè i non indarno, per gli Alpini, Musso lini avrà mutato il tradizionale — Di qui non si passa, — nel nuovo mot- to, di più fiera promessa e orgoglioso auspicio d'avvenire: — Si va oltre. — I primi studiosi Questa questione, dello spopola- 1 mento progressivo della montagna, 1 aveva richiamato l'attenzione degli I studiosi, in Germania in Isvizzera in Francia, e considerata genericamen te, come fenomeno diffuso quasi per ogni sistema montuoso d'Europa, e con osservazioni e ricerche speciali, j per singole regioni. Mi risulta che ;il primo, certo dei primi a trattarne da noi, con competenza e metodo, | sulla base di sistematiche indagini, I ....... . . . - -, ,,. , sin stato il dottor Ugo Rondelli, che, nel 1927, pubblicava, sulla Rivista Mensile del Club Alpino Italiano, un nutrito e appassionato studio, La ■.montagna spopolata, con più parti colare riferimento alle nostre Alpi piemontesi, dove il fenomeno si ma nifestava, come continua, più accen tuato. Seguiva, lo stesso anno, sul ha stessa rivista, anche un articolo del dottor Pietro Caligaris, sullo : stesso argomento T mlearinnp anche in Italia era 1a,ÌJJlgS!yr^%aM; — messa sul tappeto, e se ne diffonde' va l'interesse. Perciò la Presidenza del Club Alpino affidò al Rondelli di compilare una relazione in merito; e questa fu letta e approvata nell'adunata degli alpinisti a To rino, l'agosto del ?28. La questionetornò poscia in discussione all' adu-nata di Udine del Club Alpino Italiano, nel novembre dello stesso '28, e presso la Sezione di Roma della stessa associazione; e questa rivolgeva invito a tutte le sezioni consorelle del Regno, perchè si occupassero di proposito del fenomeno, volessero istituire ricerche, raccogliere elementi dati cifre. Cosi, la questione venne anche investendo sempre più largamente e vivacemente l'opinione pubblica. Sisusseguivano nuovi studi e monogra- fie, ancora del Rondelli e del Cali gatis, e di A. Mars, e Roberto Alma già, e Gino Massano, e Luigi Cibra^ rio, e Carlo Couvert, e O. Bordiga, e T. Galavotti, e Antonio R. Tomolo, e C. Coppellotti, e Cesare Fiorio, e Dino Gribaudi, e Ugo Giusti, e il senatore professore Luigi Devoto; e segnatamente le pubblicazioni dell'ingegnere Giovanni Brocca, presidente del Consorzio dell'Ossola Superiore, Il problema della montagna visto da un montanaro, — Domodossola, 1928, — e di M. Fulcheri, Lo spopolamento delle valli, — Cuneo, 1930, e del dott. D. Mazzola - Z., Ricerca circa la delimitazione del problema della montagna e proposte — Prelazione di minoranza al Consiglio dell'Economia Provinciale di Vercelli, Commissione della Montagna, — Casale Monferrato, 1930, — e di Augusto Agostini, Capre e boschi, — Roma, 1931. E la questione ritornava, suscitando sempre più approfondite discussioni, nei vari congressi geografici e montanistici; e dalle riviste e giornali tecnici o specializzati, o locali di regioni alpine e subalpine, — cito, oltre alla Rivista del Club Alpino Italiano, promotrice e precipuamente benemerita, e al nostro Alpino, il Bollettino della Reale Società Geografica Italiana, Il Bosco, L'Agricoltore, gli Annuali di tecnica agraria, La Gazzetta Azzurra, Le Forze Armate, Il Lavoro d'Italia A- |„Jjf.oto) L'Italia Agricola, La Sen lincila delle Alpi, La Lanterna Pinerolcsc, Il Corriere Valsesiano, Il Popolo Valtcllinesc, Il Trentino, Il Brennero, La Provincia di Bolzano, Il Giornale del Friuli, Il Popolo di Trieste, — la questione passava anche ai grandi quotidiani politici, al Popolo d'Italia, a La Stampa, al Corriere d'Ila sera, alla Gazzetta del Popolo, al Giornale d'Italia, al La voro Fascista. E oggi torna più acuta, più sentita, più impellente. Una Commissione « ad hoc » Intanto, mentre di questo deprecato ma incontenibile fenomeno si dava tanta giustificata divulgazione, e interloquivano e dottamente dissertavano e discutevano i tecnici, geografi montanologi demologi sociologi economisti militari, e per l'abbandono o il decrescimento delle culture e degli allevamenti, che ne i cessarianiente procede con lo spopo lamento umano, interloquivano fito- ogi, agrari e forestali, e zootecnici e s'interessavano e appassionavano politici e giornalisti, alpinisti e dilettanti; intanto concentravano la loro attenzione sull'argomento, e ne facevano oggetto di particolari indagini e studi, enti e organismi della più alta autorità nazionale, diretti e composti da uomini di eccellente capacità, e che dispongono dei migliori mezzi e delle più late possibilità: il Comitato Nazionale per la Geografia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e l'Istituto Nazionale di Eco- nomia Agraria. L'uno e l'altro, tra il 1928 e il '29, prendevano l'iniziati1 va di occuparsi sistematicamente del lo spopolamento della montagna, con ! un'inchiesta nazionale e la disa1 mina a fondo sùbito, poi, si tunilà di unificare le due concor renti iniziative, fonderle insieme. Co si, per impulso e sotto gli auspici del ! Consiglio Nazionale delle Ricerche, ii Comitato Nazionale per la Geogra fia, che 'li quello fa parte, e l'Istitu del problema. Ma riconobbe l'oppor- ito Nazionale di Economia Agraria collaborarono alla costituzione di mia — Commissione per le indagini ' geografico-economico-agrarie sullo .spopolamento montano;—chiaman-'dovi anche, a farne parte, rappresentanti di associazioni ed enti più dilettamente interessati e informati: il Segretariato Nazionale per laMontagna, il Club Alpino Italiano, iìTouring Club Italiano. La Commis-sione, a sua volta, delegava una sua- rappresentanza in quella costituita - dall'Istituto Centrale di Statistica,- per il reciproco coordinamento delleù ricerche. -j Intanto, nel febbraio del '30, ver ièlla, montagna, ài Cibrarió"eKon- niva indetto a Torino un — Congresso Piemontese di Economia Montana; —• e la questione dello spopolamento della montagna ne formò capitale argomento, sia per le elaborate e diffuse trattazioni specifiche, e sia perchè essa campeggiò naturalmente, s'impose sfondo immancabile e inevitabile di tutto il complesso fenomenico della economia montana. Basta scorrere i titoli delle relazioni, negli Atti del Congresso: Lo spopolamento e i problemi delli; La legislazione montana e i\ risultati pratici della sua applicazione, di Castellari e Boscaro; Problemi sociali e demografici della montagna, di Couvert;* Erboristerie, piccole industrie, di Michelini di San Martino; Incremento della produzione foraggera, di Tavella; Problema zootecnico e caseorio, di Pezzali; Agricoltura, frutticoltura, apicoltura, avicoltura, di Baron-/Questione fiscale, di Tamagnone; Movimento forestieri, industria alberghiera, tu SSczpLriamo, del nostro collaboratore de sLa Stampa Eugenio Ferreri; Colise-1 9 m pc ra nerale di Corpo d'Armata Donato gEtna, —• il Papà degli Alpini, come l'hanno chiamato gli Alpini piemontesi. E lo spopolamento della montagna s'imponeva ancora capitale argomento, questione sostanziale nel grande congresso di Sondrio, del decembre '31, il — Primo Congresso Nazionale della Montagna; — che formulava in merito non dimenticabili vóti. L'anno seguente — '32-X, — usciva per le stampe il primo documento dell'attività della Commissioneper l'indagine geografico-economico agraria sullo spopolamento montano, di cui dicevamo, presieduta da Sua Eccellenza il professore Arrigo Serpieri: rilevantissimo, insigne documento, — Lo spopolamento montano in Italia, — nella collezione di Studi e monografie dell'Istituto Na zionale di Economia agraria: duepoderosi volumi, dedicati alle Alpi Liguri-Piemontesi. Di qua, soprattutto, da questapressock completa, e _ineccepibile somma di notizie dati cifre, che s ac-c°g'-le e coordina nei due volumi, giornalistico. M ano Bassi