La gaia città del dolore

La gaia città del dolore ITIN ERARI BIZZ .A. IR, IR. I La gaia città del dolore La malafede letteraria fa perdere la bussola - L'on. Giacomo Leopardi - Una statua infelice Il fiorito « Colle dell'Infinito » e la siepe che non c'è più me tutte le altre adriatiche, e in essa izirlerebbe pettegolo e vivace il sema-| forico campanello che annuncia treni ' «Nessun maggior segno di essere poco filosofo e poco savio, che voler savia e filosofica tutta la vita». LEOPARDI, «Pensieri». XXVII. RECANATI, agosto. Recanati è priva di stazione ferroviaria. Nè manca, con il preciso scopo di lasciare integra al letterato puro — il quale qui giunga in retorico pellegrinaggio — la sua artificiosa convenzionale illusione. Se Recanati avesse la sua stazioncina, questa sarebbe fiorita e chiara co dlcctocsggrossi e piccini E il fischio gàrrulo del capostazione, gli schiaffi rumorosi degli sportelli che si chiudono, la tromba del capotreno e il sibilo d'abbrivo della locomotiva sarebbero rumori impertinenti e sfacciati i quali non permetterebbero al letterato di conservare il mesto atteggiamento ch'egli si è confezionato con cura durante il viaggio. H letterato puro arriva qui in mala- fede, con il preconcetto bagaglio di a-marezza, con la maschera desolata di chi debba mostrarsi sàturo di dolore leopardiano, straziato parente lettera-do del poeta. Il dolore è retorico, e la parentela è pii! metaforica ancora. * * I Recanatesi, cordiali e ospitalissimi, accolgono con cortese sopportazione il letterato il quale venga qui ammantato di private, ufficiose o persino ufficiali gramaglie. breLvi è'll1onS4mconeunTestrsSa-luto di condoglianza: l'ospite se ne va, ta il funerario rituale «Coraggio! ». E l'automobile privata o l'autobuspostale se lo portan via, verso il mare su la strada sinuosa, asfaltata, comoda moderna, fra colline fiorite. dopo aver stretto la mano a tutti, conl'aria di chi mormori ancora una voi-chi visiti Recanati in buona fede deve riconoscere — al contrario — il geniale prodigio che questa città è riusci-ta a compiere. Giacomo Leopardi, qui, è dovunque: per dirla con espressione brutale e per 100: la toponomastica e persino ilpiano regolatore son subordinati al cul-to per Lui. Nessuna città ha tanto in- tensamente onorato il suo Poeta: Dante non è così onnipresente in Firenze, contabile, il Poeta è valorizzato al XOOnò Boccaccio a Certaldo, nò alcun al-tro Grande nel suo luogo d'origine, quanto Giacomo Leopardi a Recanati, Qui, dovunque, è — evidente e ve-neràto — un ricordo o un verso di Lui:lila (ed ecco il prodigio) in tutta que- sta permanente commemorazione leo- pardiana non c e un ombra di tristezza. Il « Poeta del Dolore» e onorato, ... qui, con gaia serenità. I Recanatesi sentono Giacomo Leo-pardi ancor vivo e vogliono rendergli lieta la sopravvivenza * * Perciò han lasciato tutto — o quasi — affettuosamente intatto, com'era ai tempi suoi. La piazzetta dinanzi al palazzo Leo- pardi è immutata: conserva gelosi ri- cordi persino nel nome che le han dato: « Piazzuola del Sabato del Villaggio ». Puoi affacciarti alla stessa stanza le xvaghe stelle dell'Orsa». 800116 KE lefinestre son rivolte verso la vai- lata del Potenza, a mezzodì quasi per-della biblioteca del Poeta; a sinistra è a chiesa di Montemorello — ove Giacomo ebbe il battesimo — a destra la casa di Silvia: di fronte, la Stanza del telaio e la bottega del legnaiolo: e ad ogni angolo è legato il ritmo di un commovente verso ben noto. Non c'è nulla di pessimistico e desolato, qui: una serena poesia dei luoghi e dei ricordi. Bisogna esser in malafede per rievocar soltanto tristezze. Ma un letterato puro, da queste finestre leopardiane, ha veduto fetto! Il « natio borgo selvaggio » non ha nulla di selvaggio o di ostile: se pur davvero selvaggio e ostile fu ai tempi del Poeta e verso di Lui: gli offrì persino, a pieni voti, il seggio al Parlamento di Bologna « atteso il corredo dei suoi lumi ». E Giacomo rispose con una bella let- tera (29 marzo 1S31) che è una ricon-ciliazione con Recanati. i Del natio borgo, egli non disse sol- tanto-parole amare: in una lettera al Giordani (18171 egli affermava < non potersi figurare quanto la pronuncia di1 Tr^prio" un "concittadino del Poeta, il fisiologo ^illustre prof. Patrizi, dell'A- i in una diatene c/te il Leopardi non fosse, co-' me si dice in linguaggio psicologico, un '""*" '' -»'< questa città sia bella: così piana e na- turale e lontana da ogni ombra di af-1 fettazione ». Se egli avesse detestato i concitta- i dini suoi, ne avrebbe anzitutto avuto in orrore la favella, tanto più che Leo- pardi, viziato nella vista, era prevalen- temente un auditivo- tPnen m Rnlnon-, in rnnfprmnva in „n« teneo di Bologna, lo conferii a in una commemorazione leopardiana: «Lacon- che un visuale. signarc o caratterizzare un oggetto, et forte visivo C ormai accettata anche da scuolc letterarie; c, oggi, al più timo- rato critico noti coce dì ripetere il ver- bo di noi infedeli >. | Già prima, con parole meno cliniche ma altrettanto precise, aveva affermato il Graf che « Leopardi fu più un uditivo Ogni volta che, nel de- lVl eM)e libertà di scegliere fra un epiteto di forma e di colore e un epiteto di suo- no, l'animo suo inconsapevolmente incli¬ nò a preferire al primo il secondo... ». '■' L'amore di Recanati per il suo Poeta è inconsciamente riuscito a modificarne anche in questo senso il ricordo nei po- steri : ciò che della poesia leopardiana sopravvive nello scenario recanatese è prevalentemente visivo, ampio, sereno, Qgni intellettuale recanatese sa a memoria tutti s versl Uel Leopardi: e te ne LIta ad ni caposaldo panoramico, sì che u Pocta steSso par ti guidi nella „., .... sua citta, , Ma 'a. scelta de frammenti - sponta"Ca 0 intenzionale - esclude ogni pa. rola sconsolata e amara. E' un Leopardi diverso, sereno, riconciliato con i suoi concittadini e con la sua città. Soltanto in Piazza, presso la Torre del Borgo, il monumento dello sculto- re Panichi appar troppo triste e defor- me, inerpicato tra bizzarri bronzei simboli enigmistici e sorpassati. Il Poeta — è vero — fu somaticamente infelice, ma non è indispensabile KSoJe u^'f'1^^ ~ tv7a dTpoltaCc^ lo di Viale dei Monti Azzurri consacrare statuariamente la sua infelicità, in mezzo alla Piazza. Sembra che non sarebbe mal vista, in Municipio, una proposta di allontanare quella statua che, se non è calunnia, è almeno diffamazione ai danni del Poeta. Leopardi è onorato in grandissima parte della toponomastica cittadina: c'è persino il viale dedicato alla Ginestra, la quale pure ispirò il Poeta lontano da qui. Un altro viale — che poi si restringe sta Recanati di oggi è una antologia leopardiana, nel più sorridente floreal significato, poi che « antologia » è « florilegio ». Non un solo verso amaro è ricordato in pietra. Il Poeta stesso protesterebbe oggi contro il britannico commentatore che ha chiamato Recanati « the dullest of Italian toivns ». Proprio al contrario, questa città — il titolo di città le spetta, conferitole cja Gregorio IX, toltole da Urbano IV, restituitole da Nicolò IV — ha l'intellisente merito di presentarvi un Leopardi ottimista. Ad onta delle delusioni, il Poeta non & «°P^tta, affermandoche «« nostro fato, dov egli ci tragga, de » (cap. XII). . Ma qui. a Recanati, rivive piuttostoi] Leopardi in comunione con il paesag- "to del suo nnese: e il nifi hpi mmiii.rimase sempre un amator della gloria? Scris, (Zìbaldon 1-263), riconobbe nel « Parini ovvero della Gloria» che <.< il progresso del sapere umano, come il cadere dei gravi, acquista di momento in momento mag- gwr celerità » (cap. Vili) e concluse mnrnlo t. afformanHr. se sempre un araaior aeua gloria\se parole forti su l'entuiìasmo ildone, ed. Le Mounier, 1898 -è da sequire con animo forte e rimn- °" « '«° f° i/ran ae* ^aP- S'o Jel suo paese: e il più bel monumento che il borgo natio gli ha dedi- cato è quello che la Natura stessa aveva preparato per le meditazioni del Poeta: il Colle dell'Infinito. Il verso mine caro mi fu quest'ermo coli lapidario domina di fronte al panora- ma immenso, oggi tutto aperto, poi che la siepe che ila lauta parte ili-ll'ultimo orizzonte il guardo esclude, 1' imbronciato Toddi dormentata Majella o Gran Sasso, Ma il letterato puro, il quale arriva qui con preconcetta malafede, è capa ce di vederla ancora questa siepe che non c'è più. è scomparsa da molto tempo: l'occhio spazia libero sino alla lontana bella ad- A Viene il vento recarlo ìlsuon dell'ora Nord "k"0™, io non creda- / dalla torre del boi*./) j . a tornare ancor per uso a contemplarvi ./ ^^^-triLericordanza T sul paterno ordino scinGllanli', e ragionar con voi dalle finestre Sempre caro mi fi» quest ermo e quésta siepe, che dS.faataip dell ultimo owtonte il nardi Ponente A . few il sereno , ponente, alla montagna; sgombrasi la campagna. ■ e chiaro nella valle il fiume appare.. (Io quitte dopo,la fempetfa fie ricordtn. &rsenon^k^ ricordanze) N' Io.gli'sludi Xetóìhi '-uIoTlasciando eie sudatecàrfe ove il tempo mio primo ///// e di me.si spendea lamMwpW porgeagh orecdii al suon delti "''//////, "(4 Milvia Siede con le vicine''//^ -y) su la scala a filar la vecchiirtllm iiuontro li dove si perde il 6orn? (Il tabalo ol.v.) . in su la velia della torre antica, passero solitario, alla campagna cantando vai finché non morii il giorno (Il passero solitaria) <fì\ fanciulli £ . la piiuuola in frotta, qua e là saltando, fanno un lieto romort:.. (Il sabato d.U.) marte 1 pitchiare, odi la sta legnaiuol, the veglia ' "' iusa boi tega alia luctma. TELAIO " (U sabato J.u.) i.BÒTrUEONAlDOW» ' » ""La ionuMa vim dalla tampafjvj. in sul taUr del sole.- ili sabato 4.9.> TOPOGRAFIA POETICA DEL PALAZZO LEOPARDI E DINTORNI.

Luoghi citati: Bologna, Certaldo, Firenze, Recanati