L' isola senza cicale

L' isola senza cicale ITINERARI BIZZARRI L' isola senza cicale I 99 nomi dell'Elba -- Moderna brace di Omero -- I rottami di un continente -" Ferrigna „ e napoleonica -■ L'etimologico cinguettante cane giallo con le ali PORTOFERRAIO (Elba), agosto. Novantanove sono i nomi di Allah islàmico divisi in « attributi gloriosi » (asmà'u '1-jalàliyah) e «attributi terribili » (asmà'u '1-jamàliyah). E chi li sa e reciti tutti — assicura Hih Abu Hurairah supromessa del Pro feta — entrerà nel Paradiso. Un premio equivalente meriterebbe chi riuscisse a ricordare tutti i nomi e le varianti onomustiche — se non novantanove, press'a poco — con cui è stata chiamata nella storia, nella poesia e nella fantasia letteraria questa isola. Il greco, il latino e l'italiano han fornito i tre nomi fondamentali: i'Elba di oggi e l'Uva «generosa metallis» dalla l ti trece padactsclKlRsì a formare un epiteto del- p'-'tdvsdcquale partirono trecento giovani per seguire Enea: è nell'albo d'oro toscano del Canto X virgiliano (En., X, 27317^). E, prima ancora, per Diodoro Siculo (V, 13-XI, SS) e Strabone era Aithalla, un nome che non è possibile rendere con una parola sola. La traducon « fumante » o « fumosa », ma la voce greca è più complessa, più ignea e siderurgica: Vulcano fu per i Greci lo Aithalòeis Theòs, il deus fuliginosus di Luciano (Dial. Deor., V, \): ma aithàle era non solo fumo o fuliggine, ma anche favilla. Ancor oggi, le massaie dei villaggetti greci vanno a chiedere alla vicina la aithàle, ossia la brace ardente, con la medesima omerica parola con cui Agamennone implorava da Giove che gli desse la gioia di veder trasformati in brace fumante i palagi di Priamo (Iliade, //, 15). Per una bizzarra coincidenza, la stessa voce serv la cicala, aithalìon « amante dell'ar dorè », poi c/ie (Theocr., VII, 139) « le cicale godono del calore, e più forte il sole dardeggia e più esse cantano ». La coincidenza lessicale è stranissima, giacché in quest'ardente Aithalìa, ossia nell'Elba, proprio le cicale mancano. Non ce ne sono e non vi vengono. Le cicale penetrano — viaggiatrici clandestine — persino «ei treni in corsa, dai finestrini spalancati; e forse canta nostalgico nell'Alto Adige qualche spaesato grosso cicalone lucano; ma nessuna cicala ha mai attraversato lo stretto di Piombino, nemmeno a bordo dei battelli che fanno servizio regolare e pulito. Qual nome avesse l'Elba prima ancora che quello greco, fumoso e sfavillante — antenato dell'odierno epiteto di « ferrigna » — non sappiamo. E vi fu un tempo in cui non ebbe neppure un nome e non fu un'isola: l'Elba e tutte le altre isole e gli isolotti e gli scogli — da quello minuscolo che, presso la costa toscana, ha uno sconcio nome ispirato in curioso modo dal ciclo carolingio, sino alle più matronali isole del Tirreno: la Sardegna e la Corsica — non sarebbero che gli sparsi rottami di una grande terra, la Tirrenide, sprofondatasi nel mare come Z'Atlantide sprofondò nll'Oceano. Ciò avvenne nel periodo quaternario, giurano i geologi, i quali trovano qui la vera cuccagna per la loro voracità scientifica. La sgargiante carta policroma che correda l'ottimo volume antologico elbano del Foresi (L'Elba illustrata), sembra la pianta topografica del Paradiso dei Geologi. All'industria siderurgica, questo paradiso ferrifero ha offerto 10 milioni e mezzo di tonnellate di minerale, dal 1884 al 1917, anno in cui il Putte calcolò che ìie rimanessero ancora 8 milioni e mezzo. Speriamo che, alla scadenza, l'Elba « inexhaustis generosa metallis » merbi una gradita sorpresa, giustificando l'epiteto virgiliano di inesauribile fornitrice. Se per geologia è « ferrigna », per geografia è triangolare, ciò che, accre\scendo il numero dei suoi epiteti, le valse il nome di « Trinacria Tirrenica ». L'Elba, siccìiè, sarebbe la « Sicilia numero 2 », senza allusione alcuna alle borboniche « Due Sicilie », che non hanno valore insulare. La somiglianza delle due isole è controllabile con il sistema che si usa in cn geometrìa per confrontare i triangoli: la sovrapposizione. Le due isole sono due triangoli isosceli, non regolarissimi, ma entrambi con il camuso vertice ad occidente e l'accidentata base a levante. più, giacché sovrapporre due isole e assai più divertente che sovrapporre due astratti incolori piatti triangoli. Insieme con la schematica efficace geografia dell'Elba e della Sicilia, gli allievi imparerebbero, cosi, anche qualche talètico problema di geometria. *** Accidentata e varia quanto le sue coste, la storia dell'Elba ricorda remotissime attività siderurgiche etnische, strategia legionaria e navale romana: conobbe le rivalità delle Repubbliche, la rapacità del Barbarossa saraceno Khair Eddin: fu disputata tra Spagnoli, Tedeschi, Turchi, Francesi, Inglesi, Reame di Napoli e Granduca di Toscana. Ma tutta questa storia variopinta appare come su uno sfondo lontano e confuso, poi che si è abbacinati da un nome: Napoleone. «Napoleonica» per rango e per avvenimenti, l'isola d'Elba dovrebbe esser chiamata « supernapoleonica » addirittura, talmente essa è satura — a>tche oggi — non solo dei ricordi passati, ma della presenza di Napoleone, il quale, qui, non è né córso nè francese: è elbano. Ai ragazzi bisognerebbe insegnare]cosi la geografia e la geometrìa, abbi-nandole; vi si interesserebbero assai didue isole èlRiuscire a scrivere dell'isola d'Elba senza citar Napoleone ad ogni capo verso è acrobazia altrettanto ardua quanto parlar di Roma senza allusioni alla latinità. Lo stesso Napoleone, sbarcando all'Elba, si era proposto di « vivervi come un giudice conciliatore-» (Merezkovskijj: ma neppur lui riuscì —■ e 11011 per sua colpa intera — a dimenticare di essere l'Imperatore. Così Portofcrraio non riesce a dimenticare di essere stata la capitale dello astato di Napoleone ». All'infuori di Parigi, quale altra città può dire altrettanto? **« Anche altrove il 5 maggio è una ricorrenza storica: essa serve a molti per rievocare dalla cultura ginnasiale le prime due sillabe dell'inno manzoniano. Tutta la commemorazione napoleonica si riduce alla ripetizione enfatica di quell'ut. Ei fu » letterario. Qui, il 5 maggio di ogni anno, nella Chiesa della Venerabile Misericordia ove è custodita la maschera di Lui, con solenni preghiere e con elargizioni ai poveri della città è ricordato Napoleone. E qualcuno afferma che la notte del maggio un'ombra ben riconoscìbileappaia nei pressi della Villa S. Mar-'1»0. La doppia parabola napoleonica ftaper capisaldi tre isole, decrescenti per, , r, grandezza: la Corsica, l'Elba, San-t'Elena. Se l'ombra di Lui ritorna, è compren-sibile che preferisca ritornare ali ElbaSu una parete della sala egizia dS. Martino — che ora si sta restali-randa — è ancor visibile la scritta dpugno suo: < ubicumque felix Napoleon ». QtteH'ubicumque, a dispetto di ogndizionario, non significa vastamente «.dovunque», ma — psicologicamente — t'ito? dire « qui ». Forse Napoleone lo scrisse dopo idi convegno con la ancor bella innamorata Wulcivskn. Si sta riordinando la casa di Napoleone e il Museo, al quale si accede attraverso un botanico simbolo di gloriail viale di palme della villa S. Martinooggi dei conti Pulló. Dove non c'e un « N » c'è una corona; ove non vedi uno scettro trovi un'aquila. Napoleone, come tutti i grandi, ebbe il senso diretto della romanità. Il grande Córso non riuscì mai a pronunziare paiginamente i l pariginamente i l i2 secondo volo la simbolica aquila audacissima, ebbe sosta un uccellino vero e gaio, oggi a noi familiarissiìno: il canarino. Tra gli innumeri epiteti dell'Elba (e non son novantanove?) non è improprio quello di « seconda patria francese: meglio che aigle avrebbe detto aquila, in latino. Ossia come in italiano. **# Tre secoli prima, proprio in quest'i-1sola donde spiccò | ]dei canarini-», } I giallissimi gai canterini che un , naufragio su queste coste liberò dal-1 lle loro gabbie a bordo di una nave spa-igitola che li trasportava, nidificarono in quest'isola a loro propizia per clima] quanto le native Canarie. Così gli Italiani poterono esercitare il commercio che sin allora era monopolizzato da furbi mercanti spagnoli costoro non vendevano che i maschi. Un uovo di canarino o una canarina eran più rari, in Europa, che l'Araba Fenice. Sino al naufragio provvidenziale su le coste elbane, il canarino rimaneva specialità esclusiva delle lontane isole, nelle quali i Romani non avevano neppur notato lo strano passeraceo. Al contrario, essi avevano osservato esser laggiù i cani assai numerosi e grossi: e perciò chiavarono Canarie quelle isole. Scherzi dell'etimologia: il canarino deve il suo nome ad isole che debbono il loro ai cani. Il canarino, insomma, è — per bizzarra via linguistica — un piccolo cane con le ali e verniciato di giallo. Con riferimento appunto agli uccelli, l'Elba — luogo ospitale di convegno ■ te»- i migranti dell'aria --- fu, chiamata \anche Hclgoland del Mediterraneo». e i e Ancora un epiteto per l'isola dai 99 nomi. E non abbiamo ancora toccato la fiora, la quale soffre d'arsura, ma ha saputo coprire d'alberi buona parte delle montuosità. E su questa terra speciale e vini ferax, matura una insuperata saporosa uva elbana. Nella villa San Martino, l'anfitrione ospitale ti mesce un vino dorato pallido, il quale ti conferma che le piccole isole distillano vini personalissimi: da Capri a Rodi, da qui a Pantelleria. Questo vino — che il patrizio elbano pazientemente e modernamente sa fabbricare nelle sue tenute — si chiama « Ambra Imperiale ». Sembra che te l'offra Nupoleone. TODDI C. Gallo Cefàlù n, Milai/o CasteHamaurt Vs^ndm / tUnrtin,ì / ■ ««n _^ -Messina CiVllt I dei Topi ~ --Taormina CPera II Porticciolo Catania Porhlongone C.S.Crote Siracusa Geometria geografica: due Isole triangolari, Sicilia ed Elba.

Persone citate: Agamennone, Ambra Imperiale, Barbarossa, Deor, Dial, Diodoro Siculo, Foresi, Gallo Cefàlù, Greci, Turchi