Degno della maglia gialla

Degno della maglia gialla Degno della maglia gialla n o ri ro a o o i, oa e oai. è ei e o go nai a onei, ob) 3. ) b2, ) 7. ) 7' b5' ) " li 8' o) ) 5' 0. ni b"; ; ; 6. 7' 8. ) "; u) ff 2' "; s) " Nantes, 27 notte. Due vittorie francesi hanno concluso questa terzultima giornata del Tour, quella di Le Grevés nella volata di La Roche sur Yon e quella di Magne nella prova e cronometro. Se la prima è una cosa di ordinaria amministrazione, che non si presta ad alcun originale rilievo, la seconda è la più splendida gemma della corona che Antonino Magne si è conquistato in questa competizione e il più prezioso suggello che egli potesse mettere alla serie delle sue affermazioni, prima di cogliere, fra due giorni, il successo finale. La solita volata Come sapete, con un'idea veramente un po' stramba, Desgrange aveva diviso la ventunesima tappa in due, facendone disputare la prima metà in linea e la seconda metà a cronometro, ognuna delle quali con sua classifica e relativi abbuoni. Era far cile prevedere che la prima sarebbe stata una mezza passeggiata dalle rive dell'oceano al cuore della Vandea, non foss'altro che perchè i migliori uomini, e quindi le squadre ai loro ordini, volevano dispulare la gara nelle migliori condizioni. E così fu infatti, come dimostrano la media tenuta sugli 81 chilometri da La Rochelle a La Roche sur Yon e la cronaca che vi andrò esponendo nella sua nudità. Alla partenza, Martano ci dava le solite notizie sul suo ginocchio: permanenza del dolore e del bruciore, necessità di ricorrere al calmante a base di cloroformio che lo ha fatto andare avanti in questi ultimi tre giorni. Tant'è che, mentre Cazalis oes ar ) d. o a.) gsiqpcacoZ'pgratlaednspgzctigdocoteraVGRMFGMlicagmi faprocedeva all'appello, Martano tirò^sefuori la boccettina verde e col suoìspcontenuto si spalmò bene la parte }zoffesa. \aSi andò tutti.in comitiva e di pieno accordo fino a Lucon, cioè per 53 chilometri, superando di poco la media di ventisette. Solo dopo il controllo, Bidot accelerò la marcia, ma tutto procedeva ancora con ordine e culmo, quando, prima di Mareuil (km. Q2), dopo una breve tirata di Salazard, ne diede una più forte Cazzulani, scattando sotto il controllo di Louviot. I due ebbero tempo di prendere cento metri di vantaggio, ma, poi, Level, Bonduel, Marcaillou, Salazard, Meini e Gestri li andarono a prendere, lasciando il gruppo a venti secondi. schinedNtteloctòìiMcoCazzulani e Level cercarono di con-\esolidare il distacco, ma alle loro spai- ! le Vietto, Martano e Magne presero!Mdecisamente l'iniziativa dell'inseguì-}Fmento e in breve tutto tomo come bprima. Ancora un guizzo di Martano,\ iun altro dì Trueba e si ricadde di < cnuovo in piena bonaccia. \e 1cbzcDa questo momento, ognuno non pensò che alla volata. Sulla bella pista di cemento, teatro poco prima di una tragedia che aveva ridotto in fin di vita un gareggiante motociclista, entrarono in fila Vervaecke, Louviot, Gijsscls, Le Grevés, Speicher, Morelli e Meini. Era chiaro lo schieramento belga in fa vore di Gijssels, sempre alla ricerca, della sua vittoria di tappa, ma anche "questa volta il belga doveva rima-\>»Hnere a mani vuote Alla campana, Bonduel rìu cprendere la testa con Gijssels a ruo-\,uta. I due belgi erano incalzati da LeJcGrevés e Speicher, i quali li attac-ì corono ai duecento metri, mentre, ali d.largo, troppo tardi avanzava Meini;] nrs si<? rettilineo, Gijssels cedette cornei l^\ Louviot e Le Grevés potè rimontare} pBonduel, che aveva resistito per poco al magnifico ritorno di Meini. Le bizze e le forature di Lapebie A noi, dunque, non restava che lo consolazione di avere il primo degli individuali. Martano e gli altri tricolori non si erano neppure immischiati nella faccenda. Chiusosi questo primo atto della 4 a- a, aa, smlertmafl giornata, fu dato ordine dì prepararsi per il secondo. E ci fu chi, come quello spregiudicato di Lapebie, pensò di ■infischiarsi del regolamento cambiando la sua ruota posteriore con un'altra da pista che Le Drogo, Z'« asso » che segue nel carro che porta in giro le meraviglie di tutti gli sports francesi, gli aveva preparato. Ma il commissario belga se ne accorse e avvertì il corridore che quel trucco non era permesso. Lapebie lasciò che il cerbero si allontanasse, e poi, con un bel « je m'en /... », diede ordine al suo incaricato d/i continuare l'operazione del cambio. Ma sopravvennero a mettere a posto il prepotente bordolese il nostro Cou gnet ed il signor Goddet, i quali, sen za tante cerimonie, lo avvertirono che con quella ruota non sarebbe partito. Allora Lapebie si dovette rassegnare a rispettare la regola. A distanza di due minuti i corridori partirono in quest'ordine: Folco, Kutzbach, Bidot, Gjissels, Wauters, Salazard. Renaud, Herckenrath, Level, Stoepel, Bonduel, Buchi, Vignoli, Molinar, Speicher, Maes, Geyer, Lapebie, Vietto, Magne, Risch, Galateau, Marcaillou, Le Goff Monterò, Meini, Le Grevés, Gotti, Franzil, Erne, Ezquerra, Cazzulani, Gestri, Louviot, Trueba, Canardo, Morelli. Vervaecke e infine Martano. Mi andai ad appostare a Saint Philibert. mentre il collega Borelli si incaricò di prendere i tempi di passaggio a Les Serinières. Così dividevamo la corsa in tre settori, attraverso i quali cercherò di rìcostruirvene le fasi. I chilometri avrebbero dovuto es sere, a stare alla tabella oraria, rispettivamente 37 e mezzo, 57 e mezzo e 84, ma essa contiene dei grosaissimi errori, perchè, su queste ba- si, ne risulterebbero medie fantasti- che e contradditorie. Assunte mfor- \ inazioni presso gli organizzatori A essi, hanno dichiarato che errori vii debbono essere, ma non sanno dove.] Non so, poi, come abbiano fatto a\ tirar fuori le inedie generali! Dovete, quindi, accontentarvi dei tempi, che, messi in rapporto fra di loro, possono essere sufficenti a chiarirvi la corsa. Già fin dal primo controllo, risultò la stupenda marcia di Magne, che, ìicrò, era minacciato da vicino da Martano, seguito da Louviot e Folco. Causa una foratura, Lapebie non Magne 58'59"; Louviot 1.1'5": era cjle sesf0. Ecco i tempi: Mariano 1.0'40"' Fojco 1.1'28"; Geyer 1.1'45"; Lape bie ì.rso"; Vietto 1.2'11": Morelli i.2'30" ; Vervaecke 1.2'40" ; Spei cher i.2'43"; Buchi e Canardo 1.3' e 20"; Cazzulani 1.3'41"; Maes 1.3'45"; Level 1.3'52". Il distacco fra i due leaders della classifica non era, dunque, insuperabile e non ci abbandonava la speranza che il nostro corridore potesse colmarlo. Martano e... l'appetito In questo tratto, era da notarsi la "prendente prova di Folco, quella >»edlocre di Speicher e il fallimento Herckenrath, di cui i colleghi belgi ci parlavano, prima della partenza, ,uen!el'}fno che come di un probabi Jc vincitore. Me,m era 6uon ultimo, ma aveva dichiarato prima di partire che egli non aveva che due obbiettivi, quel lo di fare in pista il giro più veloce per vincere il relativo premio {eque .sto gli riuscì, facendo un secondo, meno di Lapebie) e dì riservarsi per le due ultime tappe, onde veder di ripetere lo scherzo di Bordeaux. La velocissima « Ardita » ci portò in un volo al secondo controllo; ma prima volli seguire Martano che aveva raggiunto Vervaecke. I due filavano alla stessa velocità, l'italiano sul lato sinistro della strada e il belga su quello destro, senza riuscire a staccarsi. La marcia del tricolore sembrava più facile, per quanto neppure essa fosse un modello di scioltezza. Col vento che folleggiava attorno, ma più spesso era favorevole, Martano si impegnava a fondo e anche più Vervaecke, almeno a giudicare dalla pedalata, ma sapevo che il belga ha l'abitudine di andare a strapponì, drizzandosi spesso sui pedali e dimena'ndosi sulla sella, e non mi illudevo di vederlo cedere all'azione del piemontese. Egli, infatti, non cedette, come vi dirò poi. Nella seconda frazione chi fece meglio fu Lapebie. Anch'egli, come Speicher, Maes e Geyer, aveva passato Molinar, ma non riusciva a prendere il tedesco e il belga che si erano messi a fare una corsa a coppie e andavano perfettamente d'accordo. Tanto che furono essi, dopo Lapebie e Magne, a fare il miglior tempo. E meglio di Martano e di Vervaecke> che continuavano a marciare sui due bordi della strada e, quindi, fecero tutti e due lo stesso tempo, fece Buchi, mentre Folco, per una foratura, perdette terreno, al pari di Louviot e Morelli. Cosicché al secondo controllo i tempi e la classifica erano questi: Magne 1,27\25"; Lapebie 1,29',20"; Martano 1,30',32"; Geyer 1,31',6"; Louviot 1,31',31"; Vietto 1,32'.5"; Vervaecke 1,32',32"; Folco 1,32' e 35"; Speicher e Maes 1.33',6"; Buchi 1,33',10"; Morelli 1,33',19"; Canardo 1,34'. La situazione di Martano si faceva sempre più critica, perchè, per quanto informato del suo ritardo, invece di diminuirlo lo aumentava progressivamente. Lo lasciai nel suo vano tentativo di riprendersi e mi riportai fino su Magne, poi su Lapebie. Ormai era chiaro che la lotta era limitata a questi due. La « maglia gialla » aveva calato leggermente di tono, pur non dando la minima impressione di stanchezza. Ma più potente era Lapebie, che era finalmente riuscito a passare Geyer> senza, però, poter prendere Maés, che aveva lasciato il tedesco. Mi arrestai nuovamente a una ventina di chilometri dall'arrivo per seguire nell'ultima fase Martano. Purtroppo il nostro corridore andava continuamente calando. Si lamentava per la fame e a stento teneva l'andatura di Vervaecke, finché dovette lasciare andar via il belga e dovette dibattersi nell'ultima mezz'ora in preda a una quasi insormontabile crisi. Così egli perdette il terzo e il quarto posto, che gli furono tolti da Geyer e de, Maes. La ffranle prova di Magne Degli altri nostri corridori, Goth è arrivato con l'ingranaggio centrale che funzionava a malapena; fu anche vittima di un investimento di un cane che, per un miracolo, non lo fece capitombolare sul pavé. Folco è stato, come ho detto, attardato da una foratura, ma anch'egli è andato calando. Gestri per un foruncolo e Vignoli per uno strappo muscolare non hanno potuto dare quello che si attendeva da loro. Cazzulani è stato anch'egli preso dalla fame. Ma tutte queste attenuanti al comportamento dei nostri non vogliono toglier nulla alla chiarezza della vittoria di Manne. Confesso che, se lo si poteva ritenere l'uomo più completo del Giro, non lo avrei mai creduto capace di imporsi a Lapebie e Speicher sul passo. Certo ha influiio sul suo rendimento l'altissimo morale che lo porfa a Parigi, mentre il crollo subito ingiustamente a Tarbes pone da que sto punto di vista Martano in condizioni di netta inferiorità. Forse il risultato avrebbe potuto essere di verso, se Lapebie, come Speicher e Buchi, non avesse forato. Ma que sti due francesi sono notoriamente dei passisti e anche degli specialisti dcìlu pìflta: è quindi, ima conferma che esM hamo dat0 delle loro doti suj pass0 mentre per Magne si trot fa di una clamorosa rivelazione. Con ,r due risuuati di oggi, Magne au- menta ancora il suo distacco da Martano, mentre Lapebie si porta dal quinto al terzo posto. Così sistemata, la classifica rimarrà probabilmente immutata fino a Paridi. GIUSEPPE AMBROSINI