L'Accademia Filarmonica nel suo secondo centenario

L'Accademia Filarmonica nel suo secondo centenario CIRCOLI ANTICHI E NUOVI L'Accademia Filarmonica nel suo secondo centenario Im«W'ottobre dell'anno 1814, in pie-1 ; no sconvolgimento europeo, fra la (/lo-I \riosa ed infelice campagna napoleoni- i Ca detta di Francia, e la catastrofe di' Leggiamo nella pregevole «Cronisto-i. ria dell'Accademia Filarmonica» pub- . . , . . » L bMCOta tn occasione del centenario, che Waterloo, pochi mesi dopo il ristabili- mento della monarchia in Piemonte e l'ingresso di Re Vittorio Emanuele 1 {a, Torino, cinquanta dilettanti di musi- ca ponevano le prime basi di quellal che doveva poi diventare l'Accademia,] radunandosi in casa dell'avvocato Fe-\Itce Dubois, in piazza Cangnano, «per\attendere ai lodevoli esercizi del suono , e del canto ?> e «per cercare nel suono \e nel canto un sollievo alle cure della vita operativa». imm{Forse quella prima sede accademica,\messa dallavv. Dubois, con tanta libe-[gì alita, a disposizione dei consoci, si ap- [apaleso sin da allora insufficiente ad\S'inizia con un trasloco accogliere i fedeli dell'Arte che accor revano alle riunioni come ad un rito; comunque sia, fosse questa o un'altra la causa, nel febbraio del 1815 i filarmonici abbandonarono Piazza Carignano per trasportarsi in casa dei fratelli Billot ti, in via Doragrossa — ora'Garibaldi — al numero 53. In tuie oc-[lcastone, vollero improntare le loro riu- moni ad una maggiore regolarità, ed elessero un presidente, nella persona dell avv. Mocchia. {Nel dicembre del 1816, nuovo traslo- co; ma questa volta non più come ospi- ti d'un consocio, bensì come inquilini veri e proprìi di un locale in via Basi- lica, casa Spianò. Qui appare per la'prima volta il titolo ufficiale di « Ac- cademia Filarmonica ;> nato forse dulia *,7.t',"'V ' """J/orae ««'<« : tu&ione della qualifica accademica che r ' clna"""ta " Vare già si attribuisse-\\ro e ««"'attributo dì filarmonici a loro] spettante. L Ma em dcistì"0 cIle il sodalizio non - dovf™c conoscere ozi di Capua nel suo U- cont™uo procedere raso migliori de- s!lm' l'olc'ie nel 1817, nominato un nel 1817, nominato un ''"m'° presidente nella persona dell'avi: "asl?n'ro Rivoira, l'Accademia - si tra- sfen in casa Pcllengo, al n. 5 della via di S. Carlo, ora Alfieri, e vi occupò un alloggio che doveva essere abbastanza ÌT^iJiu^Tyf^ pi<>ion*di Li. duo annue; ed il 14 dicembre dello l e e /SS9, l" Direzione della Accademia Fi armonica, su proposta del presidente stesso anno ottenne la consacrazione ufficiale, Un po' di storia In una storica seduta del 30 marzo |«e». Bertini, affidava ai condirettori avv. cav. Alberto Ivaldi, marchese Annibale Faussone dì Clavesana e avv ap^J^ ASSISA Ideila Società per poi compilare una cro»i«co delle sue vicende a comincia-a re d"lkl fondazione, corredandola di i «" elenco di tutti i soci che ne feceroe!parte. I tre commissari sì accinsero - all'opera ed il Ma ^««^ seduta os -'f ^'7e co*''e fa «""«» <» *•« ., ' Per cl"",,to concernesse lammis - SÌ0Me dci Knci> m" c,lc lu faccenda mu e I s'arrestarono : delle ricerche interrotte. a per chi sa mai quali ragioni non ri ^mangono che alcuni appunti ed un principio di elenco dei soci, di mano ,del Marchetti. Dovevano trascorrere - Vfltitre anni perche la cronaca, vai'.'/'ieggtata nel ;RS9, tornasse « galla; i,e l'occasione fu offerta dalla prossima mtssuri si accinsero Marchetti hi um, m,r uiLiieuì, m una sue- i&vseriò elle non era duo e lungo. A questo punto i lavori o della Commissione, non si sa perchè - i a!celebrazione del centenario. -, Correm Vamo nn ed ,7 presidente ing. Giovanni Chevalleg, studiando ilr1'»od" di celebrare degnamente la ri- correnza, fece la proposta, che fu ac- coi'" all'unanimità, di riassumere in - una specie di cronaca le vicende della un secolo di e2. ti il . n oi. a .Società attraverso un secolo dì vita,di raccogliere in un elenco i nomi di [tutti i soci dalle origini alla data del {centenario e di completare la cronaca a-W *« descrizione letteraria e grafica si ie con la storia del palazzo dei Marche- si di Car aglio, dove l'Accademia ha ora la propria sede e che. per le meravìglie artistiche di alcune sale forma da tempo oggetto di studi per gli architetti e gli artisti in genere, italiani e stranici i. Fu tir.; tc'.a Commissione, presieduta dui marche- sociArturo Ceriana, Giovanni Cheval ?e.i/, Giuseppe Luigi Pomba, Lorenzo Rovere e Giacomo Vitale; l'altra più precisamente cronistica, composta dei sc Ferrerò di Cambiano, suddivisa in due Sottocommissioni: una storica, ar- Li „,? in * „ .„„ „*„ j„; Ustica ed illustrativa, composta i soci Giuseppe Depanis, Felice Arrigo, Carlo Chiaves, Emilio Crosa, Edoardo Lanino, Giuseppe Montini ed Angelo Pochintesta. Tradizioni di signorilità La tirannia dello spazio ci vieta di tttiingei-e come vorremmo dalla dovisiosa pubblicazione, alla quale riman diamo coloro che desiderassero studiare pif, da vicino le origini e le vicende di questo esemplare Circolo. Noi ci limitiamo a ricordare che la Società, mata per offrire un godimento dello spìrito ai soci, per allestire concerti e per educare gratuitamente al canto i giovani che rivelassero attitudini, sia andata a poco a poco trasformandosi, per qUel graduale processo del tempo cui già accennammo, in un vero e proprio club; beninteso non un club modellato sull'esempio straniero, ma un club —• come ebbe a dire Arturo Ceriana nella sua commossa rievocazione del centenario — un club ispirato ad idee altruistiche e che, con la suaìlarghissima ospitalità, raramente imi-] tata da altri Circoli italiani e stranie-' ri, contribuì realmente a dar lustro al-{ /„ nostra città. Basterà ricordare la [grandiosa festa offerta dall'Accademia, j„. occasione della prima venuta del Sovrano, allora Principe di Napoli, a Torino, con la Sua angusta Sposa, con rc Umberto, con la Reejina Marghevita e con tutti i Principi e le Princi pesse di Casa Savoia; o quella alle siita per il 1" Concorso ippico interna- snta ne/MJ 7" C^Hcorso tppico mte»-«a-1 zinnale, cui parteciparono ufficiali dil\tutta Europa, nelle smaglianti unifor-1 ]mi d'anteguerra. L'Accademia, attraversò a più ripre- «e tempi difficili: una volta — raccon- Uà Arturo Ceriana — si dovette persi- no licenziare, per imprescindibili ragio- ni di economia, il segretario, affidali- done le funzioni per turno ai soci. Uno dei più 'antichi «accademici», l'amo- calo Olivero, economo, fu fatto non si ; , L'i- si per quanto tempo bersaglio a enti- le, proteste, motteggi, satire, per la ferocia con la quale adoperava la lesi- na, facendo economie persino sul calo- rifero e sul gas e controllando niente- meno che i fogli di carta da lettere che ' ■ . ., ogni socio consumava. A sera, il mag- iiiordomo Gino, silenziosa ombra nelle sale oscure e deserte del vetusto palaz- zo, si avvicinala ad un tavolino posto in un angolo ed accendeva un'avara lampada a petrolio: poco dopo, quat- \tro signori si riunivano attorno a quel ìtavolino, per giocare a whist, ed era- : no i soci cav. Domenico Bruno, senato- re Lorenzo Bruno, conte Felice Rignon, • T \cav. Marsengo. ,'""' ' Pro e contro il gabinetto di lettura ', n permesso di qiuoco era già uno „..u .'»♦,..... stranito utili statuti nrimitivi- stranita ■''">''" ,ra"" pi titillivi, su appo che aveva scatenato dissidi, dtscussw- ' n\! diatribe fra i « puri », ligi alla tradì- sione, e i novatori. Per dare nuovo im- pulso alla vita del Circolo, era stato creato il cosiddetto «Gabinetto di let- - , ' X -, venuto a mancare lo scopo per il qua- le era stato creato e che non aveva an- cova saputo o potuto innestarsi in ai-tra guisa nella vita cittadina, nel 1SH2 fu deciso di fare — come si direbbe og- gi per alcuni vecchi soci, rappr uno scandalo. Nè Itastundo tali provvi « , dell[l.''T'™''.1 l'orghese. Ma l'e una infornata di nuovi soci aio- una intonata ai nuovi soci gio vani, jondendo l'Accademia con l'« Eri- dano >.-, che era il i/randc club sportivo di quei tempi e che raccoglieva il fior sperimento diede in un primo tempo risultati disastrosi. In tutti i circoli del mondo vi è sempre un socio che considera quella tale poltrona, posta in quel ,I'c,'e cantuccio, come un oggetto di im esclusiva spettanza e guai, se arrivan- do ìlnu se'"' 1(1 trova occupata! Così avviene dei giornali e delle riviste in sala di lettura: 01,1,1010 di essi ha il suo - affezionato tettoie ad ora fissa, il qua- le si riterrebbe leso nei proprii diritti i i-r-r dui, coivo solo, con la bald-tii-della loro gioiincz-a temprata ai .se, putacaso, trovasse il giornale o /«rivista nelle mani di un altro. / nuovi soci di quell'anno 1882 — un centinaio circa - entrati rumoro- cimenti del remo, in un ambiente così tradizionale, si videro accolti con ostilità a malapena velata; nacquero malumori ed irritazione sorda, sicché, scaduto il primo triennio per il quale si erano impegnati, quasi tutti dettero le dimissioni. Un più fortunato tentativo si ebbe alcuni anni dopo, con la creazione della categoria « soci juniores ». Ammaestrata dall'esperienza, la direzione del Circolo si guardò bene dall'inoculare troppa giovinezza nelle arieriosclerotiche vene, a l'ischio di farle scoppiare. Venne così un primo piccolo gruppo di allegri giovanotti bene educati e rispettosi (alcuni erano figli di soci), i quali seppero ben presto cattivarsi la benevolenza degli anzani. Al primo nucleo ne seguiremo altri. Essi avevano dietro di sè sorelle, cugine, parenti giovani e belle, le quali non chiedevano di meglio che accorrere alle feste del Circolo e portarvi, con l'entusiasmo della giovinezza, la grazia della femminilità. Il numero dei soci raddoppiò in breve, mentre si abbassava la media età ed il Circolo divenne ben presto quello che è oggi sotto la presidenza del colonnello nob. Camillo Riccardi dei conti Riccardi: un florido moderno organi smo, ricco e perfettamente attrezzato, degno di figurare in una grande città fascista, di esercitare, ogni qualvolta Se ne presenti l'occasione, la più squisita ospitalità civica, m. esc. Diii fii MrpccGrdrasdvsvdbdp—ctg