MARTANO FUGGE IN DISCESA E PRECEDE DI 7 SECONDI ANTONINO MAGNE A GAP

MARTANO FUGGE IN DISCESA E PRECEDE DI 7 SECONDI ANTONINO MAGNE A GAP L'audacia del capo dei "tricolori,, dà all'Italia la prima vittoria al Tour MARTANO FUGGE IN DISCESA E PRECEDE DI 7 SECONDI ANTONINO MAGNE A GAP (Dal nostro inviato speciale) Gap, 11 notte. Finalmente assaporiamo anche noi la gioia della vittoria che attendevamo invano da nove giorni e che pareva ormai monopolio francese. La dobbiamo al capo della nostra squadra, che la perseguiva con ansia che cominciava a diventare spasimo e che l'ha raggiunta grazie alla po-\ tema dei suoi mezzi atletici e alla temeraria audacia del suo spirito. La Grenoble-Gap non ha richiesto che tre ore e mezza per passare alla storia. Ma sono state ore di continua lotta furiosa, di vicende infiammate dalla combattività dei protagonisti e terminate con un duello all'arma corta fra Martano e Magne, in cui il primo, non riuscendo a spuntarla di forza, ha messo in ballo la sua stessa incolumità, pur di strappare il successo che altre volte gli era stato tolto di mano dalla sorte. La trama deila corsa E poco c'è mancato che anche oggi — come vi dirò — si ripetesse il brutto scherzo, proprio quando ormai nessuna forza umana avrebbe potuto infrangere il suo sogno. Per cento chilometri, infatti, la battaglia era stata convulsa, ardente, micidiale per la maggior parte dei combattenti. Non si era aspettata la salita di Laffrey per aprire le ostilità. Già nei 17 km. di piano che ci riporta rono sulla strada percorsa ieri fino a Vizille, i francesi, aggruppati e individuali, sviluppando un piano, di cui si era avuto sentore prima della partenza, avevano tentato la sorpresa, obbligato i nostri a un severo lavoro di vigilanza e di difesa, messo il subbuglio nel gruppo prima della scalata. Ma non c'erano riusciti, per che i nostri avevano respinto ogni attacco, sventato ogni colpo. A Vi zitte la formazione era ancora compatta. . t Di fronte all'improvvisa e durissima rampa, essa si scompaginò nell'operazione del cambio di rapporto e sotto lo strappo che le davano, pri ma Magne, poi Vietto, infine True ba. Lo spagnuolo vinse il premio in vetta, seguito dal suo connazionale Ezquerra e dal nostro Morelli; ma Magne e Martano non erano riusciti a decidere la loro odierna partita e si misero insieme all'inseguimento, portandolo a buon termine, ma permettendo, poi, il ritorno anche di uomini, come Lapebie e Speicher, che non erano desiderabili all'arrivo. Sui numerosi dislivelli, da La Mure (km. 38) a Corps (km. 63) fu un continuo picchiare degli arrampica tori contro la resistenza dei veltri, che, alla fine, furono tolti definitivamente di mezzo. Ma Martano non era soddisfatto: gli dava ombra quella maglia gialla che lo seguiva come una mignatta e che, col suo stile veramente ammirevole, teneva fronte agli strappi violenti, anche se non composti, che egli ogni tanto dava per liberarsi. A trenta chilometri dall'arrivo, intervenne Molinar ad- improvvisare una fuga che indusse Martano ad attaccare a fondo Magne. Sembrò, per un poco, che l'italiano avesse colto il francese in un momento non del tutto felice; ma questi trovò in Geyer un compagno di inseguimento che più che utile non avrebbe potuto essergli; e fu solo grazie al tedesco che Magne potè riprendere. Sul Col Bayard i due avversari non osarono tentare l'ultima carta; meglio, Martano rimandò alla discesa l'ultimo disperato tentativo. E nei 6 chilometri) tutti a svolte ripide e in gran parte coperte di ghiaia fine che ancora non aveva fatto presa col catrame, Martano si buttò a corpo morto, deciso a staccare a qualunque costo dalla sua ruota il più prudente Magne. Ci riuscì, infatti, e già aveva preso quasi trecento metri di vantaggio, quando, a una curva, filò per la tnpegsasnnmcdtgmgbcdgtopbtzccrvegcdtnscpctngtpsclnptgqnitnrsspvcngnitssmtzrpzlzf tangente e cadde, ferendosi alla mano destra e al fianco, ma fece in tempo a rialzarsi, rimontare in macchina e filar via, prima che Magne sopraggiungesse. Tagliò, così, il traguardo solo 7" prima del francese; mentre altri cinque furono sgranati alle sue spalle, e Speicher e Lapebie, per 2', non fecero in tempo a guastare la nostra festa col loro spunto finale. Bilancio lusinghiero Questa la trama della corsa, che meglio illustrerò poi con più minuta cronaca. Tirando, ora, i conti e oltre la soddisfazione di aver visto finalmente trionfare i nostri colori, Martano guadagna su Magne 45" (1' e 30", meno i 45" che sono accordati a Magne come secondo), più 7", che è l'abbuono corrispondente a detto distacco; in tutto 59", che riducono il suo distacco in classifica dalla « maglia gialla » a 6'13". Pur rilevando che, senza la caduta, Martano avrebbe potuto essere oggi a poco più di 5' da Magne, non possiamo non essere soddisfatti del bilancio di Gap. Bilancio che non è affatto soltanto di minuti, ma anche di constatazioni per noi liete, fra le quali principalissima quella che, se il nostro campione non è riuscito a far piegare la resistenza del suo diretto avversario, ha corso con più autorità e freschezza di lui e si è sentito in grado di attaccarlo, cioè, in ottime condizioni e con grande fiducia in sè.Ho già detto altra volta che questo duello, che ormai è rimasto solo a tenere in piedi l'interesse del Tour, non potrà essere risolto che alla distanza e a favore dell'uomo la cui classe più resisterà alla serie di dure prove alle quali sarà sottoposta. Si faceva alla vigilia un gran calcolo sui minuti di abbuono sui quattordici colli; ma, finora, nè Magne nè Martano ne hanno preso uno. Ogni giorno c'è un arrampicatore che salta fuori e s'impegna a fondo per i premi della giornata, che sono vistosi, ma che non allettano coloro che guardano soltanto all'esito finale. Questi uomini, o crollano il giorno dopo, come oggi Vietto, o non partecipano alla lotta con quella continuità alla quale sono obbligati Magne e Martano, come Trueba ed Ezquerra. E' probabile che ciò continui nelle tappe successive, tanto più che i due protagonisti sono degli ottimi arrampicatori, ma non degli scattatori in salita, come gli altri che ho nominato. Il motivo centrale del Tour _ Finché, quindi, uno dei due (e speriamo non sia il nostro) non piegherà sotto il peso della fatica, Martano sarà obbligato, per migliorare la sua posizione, a giuocare sulla sua maggiore audacia in discesa e maggiore velocità all'arrivo. Son due giorni che, in questo modo, egli viene minando la posizione di Magne. E, dagli oggi, dagli domani, potrebbe venire il giorno, a parte gli altri eventiin cui Maglie sentisse mancarsi la terra sotto i piedi. In altre parole, la sorte di Martano è affidata a questo lento e progressivo lavoro di demolizione e al verificarsi dell'eventualità che la sua maggior freschezza riesca al fine a sgretolare la ferrea resistenza del francese. fi quale, intendiamoci bene e non illudiamoci, è un gran bel corridorepur senza essere un « /uori classe »Ha lo stile della posizione e dell'azione, ha fiato, sa l'arte di distribuire le proprie forze, possiede l'esperienza del Tour, cioè la conoscenza perfetta dei percorsi, della misura derapporti e del momento migliore per cambiarli. E nessuno mi toglie dmente che, sapendo il poco aiuto che possono dargli i suoi nei momentcritici non in pianura, egli si sia già assicurato l'aiuto di chi, come, per o , o a e n l o à n e . o a , i e e i i o n i e i o à o a e i i, a a n e, ». e ei r i e i à r esempio Geyer, è disposto a mettersi ai suoi servizi. insomma, questo motivo centrale, anzi, esclusivo, del Tour, sul quale si è svolta anche la tappa di oggi, tormentata da un calore torrido e dal vento contrario, acuisce ogni giorno più l'interesse che ad esso ci avvince. Non perciò ci fa dimenticare i temi secondari e le figure minori. Trueba è stato il migliore sulla salita di Laffrey e passa terzo nella classifica degli scalatori, preceduto da Ezquerra e da Vervaecke e seguito da Martano (che, caso strano, nelle quattro salite è giunto sempre sesto) e da Molinar a pari punti, da Magne, Morelli, S. Maes, Vietto e Cazzulanì. E' molto probabile che il Premio della Montagna finisca per essere conteso dai due spagnuoli e la meglio l'abbia Trueba, che sta ritornando in forma. Oggi il miglior arrampicatore dei nostri è stato Morelli sul Laffrey, ma poi è calato, mentre ha finito in crescendo lo stupefacente Molinar, che solo in discesa ha forato, cedendo a Vervaecke il primo posto degli isolati. Tanto Cazzulanì, quanto Gotti, Gestri e Vìgnoli si sono trovati sulla prima salita in difficoltà per aver voluto adottare un rapporto troppo forte. Non hanno, quindi, potuto partecipare all'azione in prima linea, essendo stati senz'altro eliminati e, per l'asprezza della lotta, non avendo potuto riprendere. Folco continua a cercare la sua forma... Degli stranieri, Vietto è rimasto « imballato » sul Laffrey; Lapebie e Speicher hanno confermato di non gradire le salite. Sempre vivaci Vervaecke e Geyer: tenacissimo Sylvèr Maes. Trueba primo sul Laffrey Avevamo da poco lasciato Grenoble (ma che graziosa idea quella di farci partire alle 2 dopo mezzogiorno e che bel regalo il sole che infiammava l'atmosfera e lo scirocco che l'appesantiva'.), quando Le Goff e Salazard aprirono il fuoco di fila concertato, come vi ho detto, fra isolati ed aggruppati francesi, in... omaggio alla regola che non vi deve essere nessuna intesa fra i corridori delle due categorie. Martano e Gestri s'incaricarono di spegnere questa prima fiammata, come Cazzulanì gettò acqua su quella accesa da Renaud e Moretti e Martano misero il freno a Pastorelli e Salazard. Quest'ultimo tornò alla carica ben guardato da Morelli e Meini, insistette un'altra volta Lapebie, poi tornò in scena Le Goff, con Le Grevès, ripresi da Geyer e Gotti. Finalmente fummo a Vizille (Km. 17) ancora tutti insieme, e Le Grevès, Magne e Vervaecke attaccarono per primi la salita di Laffrey lunga sette chilometri e con una pendenza del nove per cento. Vietto prese subito i tre e se ne andò deciso, mentre Magne si fermò a cambiare rapporto, cosa che Martano stava facendo più indietro. Riprendendo, Martano superò Level, Cazzulanì e S. Maes, e continuò ad incalzare per riagguantare Magne, che si faceva raggiungere da- Trueba e Morelli, insieme a Vervaecke. Poi Trueba lasciò questi tre e andò a prendere Vietto, che, in grave difficoltà, era passato anche da Vervaecke. Così Magne rimase solo con Morelli. In testa era, solo, Ezquerra, che, però, fu passato dal suo connazionale e indietreggiò di parecchie posizioni. Martano veniva su molto bene con Lapebie e i due Maes, si lasciò dietro Vietto, perdette Lapebie e R. Maes, raggiunse Ezquerra, U quale, però, ebbe una reazione e riprese a guadagnare terreno e posizioni. Finalmente, con S. Maes, Martano fu a ruota di Magne e Morelli. Quest'ultimo, però, forzò verso la fine e lasciò ì due « assi », cosicché in vetta giunse primo Trueba, poi Ezquerra a l'iO"; Morelli, a l'55"; Magne, S. Maes e Martano a 2'15"; Vervaecke a 3'5" ; Lapebie, Geyer e Canardo a 3'50"; Vietto a 4'15"; Molinar a 4'25"; Speicher a 4'55"; Cazzulanì e Buchi a 5'15"; De Caluwé a 5'40"; Louviot a 5'50"; Gotti, Buse, Franzil e Erne a 6'. L'audace fuga di Martano In discesa, Martano, Magne e Maes presero Morelli ed Ezquerra e tutti e cinque furono raggiunti da Geyer, Lapebie e Vervaecke. Una sgroppata di Geyer, con Morelli e Lapebie, fu sventala da Martano e Magne. Questi cinque, nella discesa di La Mure, posero termine alla fuga dì Trueba. Si risaliva la- valle del Drac, ondeggiando in salite e discese che continuavano a dare spunti alla gara. Su quella di La Sulle, Martano forzò, portandosi dietro Magne, Trueba e Morelli: quest'ultimo fu distaccato sullo strappo di Pont Haut, ma, poi, riprese. Ritornarono in gruppo, poco dopo, anche Lapebie, Geyer e Vervaecke; poi Vietto e Maes, quindi Ezquerra; infine Speicher, Molinar e Canardo. Forò Geyer, ma, dopo aver riparato, riprese e, con Vietto, tentò una fuga nella discesa su Corps. Vervaecke e Martano condussero l'in* seguimento, che ebbe termine sulla salita successiva ad opera di Molinar, che fu il primo a riprendere ì due fuggitivi. Ma anche Martano, Vervaecke e Magne nella discesa di Le Motty ripresero Molinar, Geyer e Vietto. . Questa vivacissima azione costava a Speicher e a Lapebie il definitivo distacco, perchè, al ponte sulla Severaisse, Molinar, all'inizio della salita, partì a fondo, prendendo quasi 200 metri di vantaggio, mentre Vervaecke raggiungeva Martano, Magne, Geyer e Vietto. Una violenta tirata di Vervaecke fece perdere contatto a Vietto; poi il belga insistette e gli altri tre lo lasciarono andare. Vietto si rifece sotto in tempo per rispondere ad uno scatto di Geyer che fu stroncato da Martano. Sulla salita di Chauffaye, Vietto scomparve e Martano attaccò decisamente Magne e Geyer, che accusarono il colpo. L'italiano andò a ricongiungersi con Vervaecke e, insieme, presero Molinar. Per alcuni chilometri Magne, condotto da Geyer, rimase a circa 300 metri dal gruppetto e pareva dovesse perderne ancora più, dato anche che, si era fatto riprendere da Vietto. Ma Geyer si prodigò fino all'esaurimento per ricondurre Magnedopo aver perso di nuovo Vietto, sulla ruota di Martano, Molinar e Vervaecke. Ci fu tregua sul Col Bayard, cosicché Vietto si rifece di nuovo vedere. La lotta, invece, si riaccese violenta nella discesa su Gap. Molinar forò; Martano giuoco il tutto per il tutto, deciso a disfarsi di Magne. E lo lasciò, infatti, con gli altri, a quasi 300 metri, giù per le svolte pericolose che egli affrontava con temeraria audacia. Ad una di esse, però, il nostro campione fece la caduta di cui vi ho parlato sopra e si rivide Magne ad una ventina di metri, quando rimontò in sella. Ripartì con la stessa decisione e riprese vantaggio gialla », precedendola un centinaio di metri. sulla «magliaall'arrivo diSi lotta oggi sui colli di Vars e d'Allos Le condizioni del piemontese non destano preoccupazioni; egli ha riportato una ferita atta mano destra e un'altra al gomito e una contusione alla coscia, che pare non abbiano alcuna gravità. La Gwp-Digne, che faremo doma- ni, è lunga 227 chilometri- e comprende due scalate: quella del colle di Vars alto 2115 m. e quella del colle d'Allos alto m. 2250. Ci sono, sulle due vette, due abbuoni da prendere. Nessun dubbio che Magne e Martano vengano nuovamente a chiaro confronto; ma la distanza dall'ultima salita all'arrivo lascia prevedere che il vincitore non giungerà isolato. Dal colle d'Allos, infatti, ci saranno ancora 95 chilometri per raggiungere Dìgne. Speriamo almeno che i due colli riescano ad eliminare gli uomini veloci, nel qual caso è molto probabile che Martano riesca ad indebolire ancora*, sia pure di poco, la posizione di Magne. GIUSEPPE AMBROSINI Un'interessante espressione di Martano, mentre, col volto contratto e con i muscoli tesi, reagisce, inseguendo poderosamente, ad un colpo della sfortuna che, anche ieri, lo ha perseguitato. All'inizio del Col des Arravis, il primo dei giganti alpini affrontati dai concorrenti al Tour, Il gruppo di testa, guidato dallo spagnuolo Ezquerra, passa dinnanzi al pittoresco paese di La Clusaz