Oltre ogni speranza

Oltre ogni speranza Oltre ogni speranza Charleville, 4 notte Dopo una giornata nera, ma cui i cuori erano rimasti alti e i ini la\cfclp■fede salda; dopo aver subito a denti stretti, soffocando a slento un gesto di rivolta, l'insistente ghignare della sorte; dopo, insomma, aver cominciato questo Giro apparentemente poco bene — e ciò ci irritava e ci dispiaceva — ma sostanzialmente bene — e ciò ci faceva guardare con serenità al domani — è venuta presto, prima ancora di quanto l'aspettassimo, l'ora della riscossa, libera dalla mano nera del destino, affidata solo ai muscoli ed alla volontà dei'enostri atleti. \zVi avevo detto ieri che non anda-\svo mendicando scuse per i nostri ra-'sgozzi, quando raccontavo tutte le di-\esavventure che avevano messo indoombra le loro prove e dicevo cheUl'impressionc di quello che essi ave-\evano fatto non doveva essere basata lusolo sul nudo e crudo ordine di ar-' rivo. La- corsa di. Martano, Berga- mmaschi. Gotti, Cazzulani e Folco era'nstata ben altra cosa di quella che il qgiudice di arrivo aveva sentenzialo, nE la squadra nel suo complesso si mera tutt'altro che sbandata al primo urto; aveva dato la sensazione di d" " " " " " " " " " " " una Sicurezza, quasi di una padronanza insospettata nelle fasi che più per essa si temevano. La fermezza dei nostri atlet vrcqpCome cembatlcntì anziani, come tveterani eli questa prova, i nostri sgiovani, passato il primo attimo di astordimento sotto le mazzate della {lsorte, si erano magnificamente ri- »presi, misuravano esattamente le\Vloro forze e, senza vanaglorioso ot- \stimismo, guardavano serenamente ilidomani, quasi impazienti di pren- dersi al più presto la rivincita, Qnc-\sto morale altissimo non era frutto di inconsapevolezza, ma della per-'suasione, tratta dalla durissima tap- pa di ieri, che questi tanto famosi .avversari e questo spauracchio della] corsa alla francese e per giunta sul z «pavé» potevano benissimo essere'guardati in feiccia e regolati con la'stessa arma elellet decisione e della combattività. Gièi in questo atteggiamento spaveildo, talvolta aggressivo, essi si erano distinti ieri (parlo specialmente di Bergamaschi e di Martano) e avevano costituito motivo di meraviglia per tutti gli osservatori abituati a vcelere gli italiani chiusi in difesa e messi troppo facilmente in difficoltà in queste tappe. Il redattore capo dell'Anto mi eliceva stamane che era la prima volta che i nostri corridori si erano comportati con tanta autorità in una corsa del nord e che era stupito che una corset- nellet {jiietle avevano pie a o-oro le ginocchia degli specialisti co-1me i belgi e i francesi fossero stati proprio degli italiani a reggere fino alla fine. Durante la colazione, poi, Martano mi diceva che, se non gli fosse capitato l'ormai famoso inci- dente entro Lilla, avrebbe ancora'cercato di elare un colpo ai supersti- ti, e qualcuno avrebbe certamente ceduto iE eiovetc anche sapere che Ber- qamaschi fu una delle vittime della sbandata di Speicher negli ultimi tre- cento metri, senza la quale non so come sarebbe andata a finire la Parigi-Lilla hi quanto agli altri, Gotti, che\avevamo visto piangere come un bambino, si era completamente ras- serenato e bofonchiava propositi di... atroce vendetta. Più calmo, ma non meno risoluto, era Cazzulani con la fronte inceronata, ma fresco che era un piacere a vederlo. Non vi dico eli Folco, che sarebbe giunto con Ar- chambauel, l'unico che potè riprcn-dcre, se non fosse stato investito da un motociclista entro Lilla, e che raccontava il suo incidente senza far scomparire il sorriso dal suo faccio- ne roseo di pretino di campagna, i Taciturno, ma splendido di salute e i tutt'altro che avvilito, era Gestri, \che sembra sempre in agguato per farci una bella sorpresa. Gli unici che non se la- passavano troppo allegramente erano Di Paco e Vignali, preoccupato, quest'ultimo, della sua ■indisposizione di stomaco. In generale, dunque, buone condizioni fisiche e morale altissimo nella nostra squadra, poche ore prima di iniziare la seconda fatica. " Gli italiani sono in testa! ,, Gli ordini del direttore tecnico 'erano per una vigilante difesa, sen \za esclusione dì passare alla offen- \siva. Non desideravano altro i no'stri giovani ed io vi assicuro che la \eonscgna è stata eseguita a puntino, dolire, anzi, quello che da essi si poUeva umanamente pretendere. Pcr\ehè questa Lilla-Charleville ha visto luna cosa davvero insolita da quando ' veniamo eil Tour. In quattro anni non mi ricordo di avere mai assistilo, 'neppure quando abbiamo mandato qui gli «assi», a una tappa'di pia nura dominata dai nostri corridori, manovrata dalla, nostra squadra, Non ho dimenticalo e non si può' dimenticare quello che ha fatto Gucr- e va nel '30 e nel '33, per difendersi dai rabbiosi attacchi (lei belgi e dei francesi, e va ricordato che, in premio di questa sua eroica difesa, egli strappò l'anno scorso et Charleville la vit- tona >» volata.. Ma la sua gesta era s'"!" tuUa ">"' risposta alle botte avversane, una reazione leonina ai {l'accanimento che si scatenava contro di lui. I nostri colori erano sem- / »o ai Mi, t nostri colori erano seni- e\VTe. bersaglio contro cui gli altri in-l- \sistevano a sparare, erano! incudine li*"1'" f!""1c ""ttevuno e ribattevano\- " feìJ° nell'ansia eli spuntarlo pri-\\»>" che diventasse pericoloso. Que- o sto gioco unilaterale di tutti contro [-'1'"" ci irritava e ci faceva soffrire.- talvolta, non Io nascondo, ci unii- i .''«''«• a] Oggi abbiamo avuto la grande l gioia di assistere al capovolgimento \Ie'delle parti, eli vedere tanti «biancoa'rosso-verdi » fra coloro che attaccaa vano e facevano la corsa e la domi-mirano, di sentire per Ir strade ten«*if« /n-i.lnrn- « ali ìlnlìmù snnn !.. gente gridare: « Gli italiani sono in testa.'». La gioia non è: stala completa}perche il traguardo di Charleville fretta A tener più che mai eicccsa la fiamma delle nostre speranze e legare strettamente lei vostra aspetta/tira e il vostro interesse et eiuesta d m , sufS(ciente lfa , . ,'. mì<ll^ri e gli „„■ inattesì progressi che essi hmUw )atto ncìln ,}n (.lte^c Hjt;me tn continuava nel essere log [preoccupazione per queste tappepiam e tormentate dal « pavé » che non vejiiamo l'ora di lasciarci alle spalle, mentre ci sembrava inattaccabile la posizione di Speicher, inevitabile la [riscossa dei belgi, vulnerabili le con gialla non è passata nelle mani di Bergamaschi.' Ma sarebbe slato troppo pieno, troppo grande il sue-casso e forse intempestiva la congni- sta per la quelle non dobbiamo avere non è stalo taglialo elei una maglia con. i nostri colori e per un soffio, che è poi stato un errore, la maglia ella classifica generale me 24 ore E ciò men- a elei essere logica la dizioni dì alcuni... « tricolori ». Qucsta giornata è stata non meno dura della nrecedente. Una ottanti- na di chilometri di - pavé » peggio- 5 rn rfi r,„rlln di ieri nhr kmnn nhhì\. I ^ re di epiello di ieri, che hanno obblì gato ad un continuo gioco di equi- l'Ario, di rallentamenti e di riprese, di prudenti tenute di ruota, e centinaia di meintagne russe, un vento setto a metà gara favorevole, sono state le tre difficoltà naturali della tappa, che rendono notevole la media di 33 Km. e spiegano come, una voltet prodottasi per merito dei nostri la frattura nel plotone., nessuno sia riuscito più et riprendere. Si è ripetuto, e ancora più chiaro, il fatto di ieri: che perdere dieci metri di!terreno voleva dire non r.V«««. I| rarli più. Il " trabiccolo ess, .1 'I\di Martano ìL'ideatore della mossa che doveva , decidcre la fisonomia della corsa estato Martano ed esecutori, con lui,] Gestri, Gotti e Bergamaschi. Al mo-\ mento in cui fu gettata la bomba, e \ cioè dopo quaranta chilometri, erano \già scon,parsi: Di Paco, eliminato ntile prime mischie sul «pavé», Vi- giwli. colpito da tre forature, Caz- culali i da una, e Folco, sorpreso\dallai fulmineità dehlai tacco. Il'quale colpi in pieno Speicher ed i suoi eem-\ T^Zu ^/',? km™X™!] '«',/. ff^^J^K ^5 '/ """ ! 1c"cscni, meno Lreyei c /i"sc- Tredici soli, infatti, furono gli uo- mini che, dopo un quinto eli corsa,'ne tenevano in mano le redini. Ma' potrei dire molto meno, perchè per iun bel pezzo solo gli italiani crcdet-\fero e vollero che la fuga non fosse 'solamente uno scherzo; gli altri la-\ sciarono fare e solo più tardi, quan-\ cdo r'rfc!',° che l'occasione era persa \ per -"frutlarc personalmente la si-\ tuaztone, diedero una mento ai nostri Le il colpo di grazia anche ai compagni. Per 150 chilometri. dunque, su 190, )/ nostro quintetto ha impostoil suo ardimento, la sua tenacia e titi ti hanno fatto a gara nel prodi-garsi, ma si sarebbe ingiusti nel non \dìrc che Gestri e Gotti, più che Ber- geimaschi, hanno contribuito a mi-1ggliorare la posizione di Martano. For- 'chse il mantovano non ha compiuto' sosenza conseguenze la spettacolosa pcorsa di ieri e non ha rintuzzato nelle. chprime ore le velleità di chi cercava', sala sorpresa nel « pavé ». E dopo fui-'il to non gli si può negare, finora, il di-\ ritto di non spremersi proprio tuttoìpper gli altri Di questa condotta di gara aggressiva e audace, di questa illimitata prodigalità dei nostri ha colto per ora il maggior frutto Antonino Magne, che, giungendo due volte con i primi, veste, per ragioni di pun nchgsndateggio, la maglia gialla che sarebbe'Qstata molto più meritata da Berga- j 3maschi, se si fa il confronto delle corse fornite dall'italiano e dal francese, tanto ieri che oggi. E la parte sua di bottino fa Le Greves, vin (dlaecendo la tappa e guadagnando, quin- mdi, un minuto e mezzo di abbuono. tCon- ciò si conferma quanto detto <ìsin dalla vigilia: che Magne è il no- islro più pericoloso avversario, tanto ,<lpiù che ci avviciniamo a quei monti\ssui quali egli si potrebbe trovare W meno a disagio degli altri. Ma riman do a dopo le considerazioni sulla classifica generale e vengo alle vicende della corsa di oggi, che si possono stendere su di una traccia molto semplice e chiara. Nell'attesa del « via » Martano mi BvLLlprecisa che ieri, dopo la rottura del-'la moltiplica ( l'unico pezzo fornito] odagli organizzatori, che tutto il re- 'sto delle biciclette esce dalle offici-1 fne del. signor Ghelfìì, saltò sulla pri- *ma macchina che ebbe a portata di\tmano e che era di un vecchio alto\lventi centimetri meno di lui, cosicché, quando ci fu sopra, non riusciva a pedalare; fatto appena un chilometro, scese, buttò fra la folla quel trabiccolo, si fece dare un'altra bicicletta più proporzionata alla sua statura e con essa rimontò parecchi concorrenti, tanto da guadagnare al-. meno una paio di minuti degli otto ' Lche aveva perso. I tr r ,■ i • ■ j 77 J t p.„„ 1-^1] „?!,, aaunaron° .HUUa \ r 5wf7? our1na'> e> « me^ogiornoA m I ^dZallS diede la pendenza ClOCl lì UV-< vìo sino al sobborgo di Hellemmes nslvft!"/^V"r"r "iV"' ù"'™ Iafc"»?» sensibili dtslivelh provi e li lasciò in libertà solo sullu piccola strada che, poco elopo, piegava a destra, nella campagna. Entrammo subito in pieno « pavé », che i corridori cercavano eli evitare, destreggiandosi fra le rotaie del tram che formavano una specie dì banchina sopra elevata. Ciò non valse a Monterò di eviteire la rottura di una ruota e a Folco e Vignoli di forare. Non si cominciava troppo bene per i nostri colori. Le insidie eiella strada eel .alcuni sensibili dislivelli provocaroIno più oltre uno sbandamento gene\rale del. gruppo. Vedemmo Meini e ^* Paco già in difficoltà; Pélissier a ìterra per una gomma, poi anche , Gotti. Ma che la sfortuna non volesse darci fiato neppure oggil ] ,, rr , . .„...' . \ L offensiva dei tricolori,, \ Dojì0 (tvcr assistit0 ad una caduta \ai Romaiw Maes, di Archambaud e (/| Marcaillou, che non ebbe conse ,,,lcnzet vedemmo rientrare Folco II torinese deve avere compiuto un ma\qnifico inseguimento, perchè in testa non si andllva davvero piano. Poco \doo rientrava anche Gotti, il quale !ci H»wte che Vigmli- mentre inse' ^ «T? b,Wat° < woMo n uoiognese> /It> cos1> ricon. finato nelle retrovie, ma stava risa- lenitole, quando forò per la terza 'volta, rimanendo senza gomme. La ' camionetta era lontana, che seguiva ila maglia gialla eel egli perse più \di cinque minuti per trovare sulla 'strada una gomma per proseguire, \ a S. Amonel, cioè dopo 40 chilo\metrit Romano Maes tentava di sor- a \prendere la compagnia nell'ut traver\sare /„ cHfùt ma Bergamaschi e/li fu L„ztó ruotn jMSjemc a Buse, poi pioni- csmlvpsagMèaprbarono adeloss'o anche Martano e Y. Lp Goff. Dopo aver tirato per un po' come un dannato, Martano invitò o'Buse ad aiutarlo, ma il tedesco non e accettò l'invito. Ciò favori il ricon-ìgiungimcnto anche di Magne, Rodol-\n fo Wolke. Rcnaud. Vervaccke, quin- - eli anche di Louviot. Le Greves, yt-\rateile, Geyer, Gotti e Gestri. {A Raismes (km. 47) e/uesti 14 uo-jmini avevano due minuti su Hardi- 'quesl. Galateau, Salazard, Pastorelli e quasi tre sul gruppo in cui erano Spcicher e Cazzulani, che aveva bu-\calo proprio mentre si scatenava la battaglia. I distacchi erano quasi im- mutati al controllo di Valenciennes'- 52), dove, però, il gruppo elei o [fuggitivi aveva perso Maes e Wolke 'appiedati Tra gli inseguitori, Speicher, do e e i a o i i a a i o e n e e i e i l po aver cercato di forzare l'azione da solo e aver lasciato a distanza il suo gru-ppo in. imi navigavano Archambaud e Pélissier, si fece riassorbire e di esso venne anche a far parte Cazzulani, il quale si mise in testa con tutt'allra intenzione che di forzare l'andatura. La quale, pe-\rò, fu,^ all'improvviso, animata^ dazun tentativo di Bonduel mandato subito a vuoto dall'italiano. Ormai, per vedere quello che stava succedatelo, non c'era che da farcia spola fra i due plotoni e il compito non era facile, perchè le distanze aumentavano progressivamente. Ma la nostra insuperabile ArditaFiat rispondeva docilmente ai nostri richiami di velocità e di agilità. Potei, così, notare che ilull'uvanguardia scomparivano Renaud e Verwaecke per noie alla sella; il belga si dibattè per un pezzo fra le due unità, poi dovette rassegnarsi a farsi assorbire elalla seconda. A Jan* lain (Km, 62) il gruppo di Speicher passava 3'25" dopo il primo ed era agli, ordini di Cazzulani, mentre la «.'maglia gialla» o, per meglio dire, il berretto giallo, perchè Speicher, campione del mondo, non può abbandonare la maglia iridata e il suo segno di riconoscimento si limitava al berretto, appariva incapace di rea¬ gire come la situazione avrebbe ri'chiesto, quasi rassegnata alla sua sorte, quasi abbandonata dai compagni e non troppo aiutata dai belgi che rinnovavano la loro fiacca corsa di ieri. A Longiieville (Km. 77) l distacco era aumentato a 3'40". Come vedete, le cose prendevano per Speicher una pessima piega e non c'era ormai più speranza per lui che cambiassero, perchè la- foga degli italiani, non dava tregua e ad essi Si erano aggiunti Geyer e Buso non- meno vivaci condottieri. La media era. qui di Km. 31,6, ma andava aumentando al pari del distacco. Quella ad Avesnes (Km. 104) era- di 32_ e questo di 7'40. A_ Etroeungt (Km. Ili) quella di 32,340 e questo di 8'25". A Hirson (Km-. 136) quella di 32,635 e questo di 12'. Erano evidentemente i fuggitivi che ac¬ meritavano il tono della marcia, men tre gli inseguitori l'andavano calan<ìn- Cazzatomi e Folco passavano in ie*ta, *>">••• Per fnr figura, ma- si <li'<irelavano bene dal lavorare per sPcwh(;r> " quale si accontentava di Wel,7)000 che facevano Schepers a Bonduel e solo ogni tanto si assumeva l'onere del comando. La decisione dei francesi in volata Infanto anche Magne, Louviot e Le Greves, quando capirono che per i loro compagni non c'era più niente non '1" fare- n°» si- rifiutarono dì. colla oprare con i nostri e i tedeschi e si 'v" che da. una parte c'era una de f'u,a nomini che ce la mettevano *««».« dal! altra una ventina che si trafcmavari0 a stento, seìiza quasi lm'Sr reagire, L°uviot, Magne, Bergamaschi, Mar tano> Le Greves, Buse, Le Goff, Gol ti> Gestri, Viratelle e Geyer. Ma, sul rettilìneo opposto, uscì fuori come ma saetta Le Greves; Bergamaschi Le conseguenze ve le dice l'ordine di. arrivo. Io vi dirò come questo avvenne. I nostri erano riusciti a prendere le buone posizioni in vista di Charleville, ma, all'ultimo momento, se le fecero portar via dai francesi. Entrarono, infatti, in pista nell'ordine cercò di riprendere la sua ruota, ma si trovò preso fra Magne e Louviot, mentre Martano dovette andare al largo portandosi Buse. Le Greves vinse facile, Magne tenne il secondo posto e Bergamaschi retrocesse al sesto. Un malinteso fra Martano e Bergamaschi al momento di entrare in pista, la maggior decisione dei francesi nel prendere posizione e nell'impedire agli altri l'azione di ritorno e, soprattutto, la reale e indiscutibile velocità di Le Greves hanno impedito ai nostri- di chiudere con un miglior risultato la giornata, tutta piena e colorita della loro impresa. Ma ri ho già eletto che per ciò non dobbiamo amareggiarci. La vittoria di tappa è bella, ma è a quella finale che noi guardiamo. Oggi la situazione è per noi molto migliore di quella di ieri. Bergamaschi è alle calcagna di Magne, cioè a soli 45". E' vero che Martano non guadagna niente in confronto di Magne, mei è anche vero che egli è già nettamente passato avanti a Speicher e a tutti coloro che possono essere pericolosi per lui, meno Le Greves, ed è alla pari con Buse e Louviot due avversari che non credo debbano essere molto minacciosi in montagna. Si è fatto, in altre parole, un po' di largo attorno ai nostri rappresentanti.L'elogio che tutti unisce A far confronti con gli anni scorsi, la situazione a questo punto non è mai stata così solida per noi. Se, poi, pensiamo a quello che avrebbe potuto essere senza l'incidente di ieri a Martano (avrebbe certamente avuto la maglia gialla), non possiamo che rallegrarci, oltre che del comportamento, elei risultati finora retecolti elai nostri atleti. I quali tutti meritano un elogio incondizionato. Bergamaschi ha, poi, spiegato di non aver potuto proeligarsi a fondo-\nena f„f/d j)er timore che i francesi - issassero all'ultimo alla controffen-\siva o mettessero a loro profitto i {nostri sforzi. Martano si è conferma-jo degno di essere consielerato il ca- ' p0 elclla squadra e eli essersi formato i una personalità di combattente ben o più completa di quella semplice, roz-\za, quasi timida che lo ha rivelato a al « Tour». Gestri è stato utilissimo - in omaggio a quella disciplina che ss'diceva gli facesse difetto. Gottiharìi preso bene dopo la foratura e ha e 'quindi, lavorato per la sua parte. Fot e l r e co sta riprendendo la sua forma migliore e Vignali rimettendosi in salute. Dobbiamo, purtroppo, lamentare il ritiro di Di Paco che è già partito per Parigi. Ma, nelle condizioni in cui era, il toscano ben poco avrebbe potuto rendere etlla squadra. In complesso la nostre^ compagine viene-\sempre più amalgamandosi e potenaziandosi. Martano e Bergamaschi ancora si dividono gli onori del portabandiera, ma non creilo che dovremo aspettare i Pirenei per decidere definitivamente chi di essi sarà l'indiscusso capo dei « tricolori ». GIUSEPPE AMBROSINI. o .