Quindici Prefetti in visita

Quindici Prefetti in visita Quindici Prefetti in visita aeminiere carbonifere di La Umile La piena e promettente efficienza delle lavorazioni (DAL NOSTRO INVIATO) Courmayeur, 4 notte. Durante ventiquatir'ore ]a Valle d'Aosta ha ospitato la settima parte de; Prefetti del Regno. L'eccezionale adunata, che ha avuto per punto di arrivo Courmayeur e per mèta particolare le miniere di La Thuile, è stata suggerita dal desiderio delle quindici Eccellenze che vi hanno partecipato di rendersi conto di persona dello sviluppo raggiunto dalla produzione carbonifera' in Italia e di agevolarne il consumo nel momento in cui diminuire l'importazione deij carboni significa recare il più valido contributo alla politica di rafforzamento della nostra economia intrapresa dal Governo fascista. Giunti lunedì col diretto delle 19,26 ad Aosta, gli illustri ospiti sono stati ricevuti dal loro collega locale, S. E. Negri, e dal sen. Brezzi, amministratore delegato e direttore generale della Società Nazionale « Cogne », al quale si sono pure uniti il comm. Filiberti, direttore amministrativo, l'ing. Lovetti, direttore degli stabilimenti siderurgici e l'ing. Guerrazzi, direttore delle miniere carbonifere; quindi, usciti sul piazzale, do-, ve li attendeva una lunga fila dij automobili, vi sono saliti, scendendone un'ora dopo a Courmayeur. Il saluto agli ospiti Alla riunione svoltasi in serata, il sen. Brezzi comunica un vibrante telegramma di S. E. Sirianni, presidente della Società. In esso l'Ammiraglio, dolendosi che impegni tassativi non gli consentano di trovarsi in Val d'Aosta in un'occasione di tanta importanza, saluta con animo riconoscente i Prefetti e si dice sicuro che la loro visita varrà a potenziare attraverso il consumo una intrapresa di altissimo valore nazionale. H sen. Brezzi fa suo il saluto del Presidente e concludendo eleva il pensiero devoto al Duce, al quale si deve se l'intrapresa, dura agli inizi, è oggi coronata da pieno successo. Tra i presenti si trovano anche il Segretario federale di Aosta, Glarey, l'on. Belelli, il podestà di Courmayeur aw. Mauetti, il prof. Levi del Politecnico di Milano, il comm. Marasmi, amministratore delegato dell'Azienda nazionale consumatori di carbone. I prefetti rappresentano le principali Provincie del Piemonte, della Lombardia e dell'Emilia ed una provincia del Veneto, cioè, oltre Aosta, Torino, Milano, Bologna, Alessandria, Bergamo, Brescia, Cuneo, Cremona, Mantova, Modena, Pavia, Reggio, Varese, Verona. Altri sei prefetti, quelli di Pai-ma, Novara, Vercelli, Piacenza, Como e Sondrio, hanno inviato fervide let tere di consenso. Nel congedarsi dall'eletta adunata, il sen. Brezzi fissa l'appuntamento per il mattino successivo alle sette, ed all'ora stabilita lo ritro viamo intento a dare le disposizioni per la partenza verso la miniera, nella quale sarà guida esperta ai visitatori, come di essa, in permanente contatto col Duce, è stato l'organizzatore sapiente e impareggiabile. Al bivio di Pré Saint-Didier le au tomobili svoltano sulla strada del Piccolo San Bernardo. In mezz'ora siamo a La Thuile. Nella mattinata fresca il cielo limpidissimo sovrasta la valle superba, i cui fianchi nudi o ricoperti di folti boschi di conifere, accompagnano la rotabile sospesa a paurosi precipizi, in un continuo mutare di prospettiva. La Thuile è un lembo di paradiso che ci si scopre davanti. Per salire ad uno degli imbocchi delle miniere, che dalla verde conca, inondata di sole, conducono al versante di Valdigna, le macchine, scartando la direttiva del Piccolo San Bernardo, si inerpicano per una strada così angusta che lungo l'abitato di Balme rischiano di sfiorarne i muri. E' la vecchia strada romana, ripercorsa da Napoleone. Ripida, di tracciato primitivo, ma sommamente pittoresca, essa immette sull'alto, nel cuore dell'abetaia, in un comodo pianoro a lato della galleria dove, lasciati i veicoli, la comitiva, ascolta dal sen. Brezzi, sulla traccia di una carta dimostrativa, le origini e le probabili vicissitudini dei giacimenti carboniferi alpini nelle epoche più remote della rotazione del globo. Nelle viscere della montagna Ora indossiamo i neri pastrani di tela cerata e ci calchiamo sul capo il largo cappello della stessa qualità, precedentemente preparati e che ci devono preservare dallo stillicidio interno dell'acqua e dalle macchie agli indumenti. In mezzo a tanti alti funzionari della Rivoluzione, è anche una signora con il suo piccolo e ardito Balilla: Donna Iraci, la gentile consorte del Prefetto di Torino. Poiché l'antracite che si estrae dalle riserve delle montagne di La Thuile contiene solo piccole quantità di sostanze volatili e non sono perciò da temersi gli sprigionamenti di gas combustibili propri delle altre miniere carbonifere, anziché di lampada di sicurezza, le Loro Eccellenze e gli altri componenti la comitiva vengono muniti di lampade comuni, a fiammella libera. In doppia fila indiana, ci si avvia all'interno. Io rientro al seguito di quindici Prefetti del Regno nelle miniere che due anni or sono, grazie alla cortesia del sen. Brezzi, ho potuto esplorare in ogni senso per darne, primo, in ordine di precedenza, tra i miei colleghi giornalisti, la descrizione ai lettori de La Stampa; e ritrovo le miniere in una efficienza moltiplicata. Accresciute e prolungate le gallerie, aumentati i piani inclinati per la coltivazione degli strati posti al di sopra, al di sotto e a fianco della galleria che percorriamo, diretti allo sbocco sul vallone di Arpy. Siamo ora nella miniera del Colle della Croce, il cantiere più sviluppato. Che il punto su cui poniamo i piedi faccia parte della grande formazione che, dalle valli della Durance e del Rodano attraverso il Piccolo e il Gran San Bernardo, con una lunghezza di oltre duecentocinquanta chilometri, raggiunge il Sempione dopo aver serpeggiato nelle zone di Cuneo, di Pinerolo e del mare di A'benga, è noto. Risaputo è anche che in Francia e in Svizzera, i • j ; i • : ' i ' I 1 ; ì j i i ! , i i ' la medesima antracite, di uguale, identica qualità, perchè appartenente allo stesso filone, viene sfruttata per usi domestici ed industriali da ormai tre buoni quarti di secolo. Vediamo invece il cammino percorso da noi: il vederlo è utile soprattutto per le circostanze sfavorevoli che in Italia hanno determinato inizialmente una certa sfiducia nel carbone nazionale, quando dopo la prima concessione mineraria aggiudicata con decreto reale del 1849 nella conca di Cretaz, e dopo i più estesi tentativi di coltivazione del principio del secolo attuale, durante il periodo bellico, senza la necessaria preparazione scientifica e tecnica, si trovò chi mise in commercio un materiale resistente ad ogni combustione per la semplice circostanza che di carbone aveva solo il nome. Mirabile progresso Oggi, a voltarsi indietro, a figgere lo sguardo nella scia degli ultimi sei anni — che data appena dal 1928 l'assunzione delle miniere da parte della « Cogne » — c'è da rimanere percossi dalla più profonda e grata meraviglia. Sei anni, ma che in pratica la lavorazione e lo sfruttamento razionale dei giacimenti carboniferi riducono a tre: ciononostante, a tutt'oggi si sono estratte più di 420 mila tonnellate di carbone, pari a 4 milioni e 200 mila quintali. Quest'anno la produzione giornaliera, che ancora due anni or sono si aggirava sulle 400 tonnellate, si è elevata nella miniera del Colle della Croce a ottocento, e già si sono cominciati i lavori per spingere più a fondo, entro la montagna nera, i mezzi di escavazione. Il giacimento può dare diecine e diecine di milioni di tonnellate: si arriverà sino al confine, sulla linea del Piccolo San Bernardo. Proseguiamo. Lungo le gallerie le fiammelle delle lucerne tremolano, riverberando sui massi di antracite della volta e delle pareti una luce pallida, che è tuttavia sufficiente a constatare la ricchezza e l'abbondanza delle « lenti », vale a dire dei blocchi, dalla cui spaccatura a mezzo delle mine e ulteriore lavorazione risulterà il combustibile nella pezzatura normale. Ad un incrocio di gallerie, un trenino elettrico attende i visitatori per condurli fuori della miniera sul piano di Arpy, alla cui estremità esiste la teleferica che trasporta il carbone nei grandiosi impianti di ripulitura e di lavatura del combustibile. Dall'esterno della galleria alla stazione della teleferica, la piccola ferrovia ha un percorso di due chilometri e mezzo ; ed è per questa via clie tutto il carbone affluisce agli stabilimenti di fondovalle, in Valdigna. Il minerale degli strati superiori della galleria di Arpy è raccolto nei vagoncini per mezzo delle « discenderie » ; quello degli strati inferiori è fatto salire a mezzo di carrelli ad argano, così la galleria serve da arteria di raccolta e di smistamento. Anche gli impianti di Valdigna, da due anni in qua hanno subito una radicale trasformazione; essi possono ora rispondere ad esigenze più volte superiori alle lavorazioni in corso nelle miniere e contengono quanto di più moderno la tecnica in materia abbia suggerito. La Società ha ormai risolto anche il problema della utilizzazione della polvere e della minutaglia del carbone, preparando degli ovuli che non la cedono in bontà al minerale in pezzi. L'antracite italiana Il ritorno della comitiva si effettua con lo stesso tragitto. Il trenino riporta i Prefetti e il seguito al centro delle miniere: il cammino restante come nell'andata, è percorso a piedi. Allorché si raggiunge l'imbocco della galleria sul versante di La Thuile, è mezzogiorno. Prima di riprendere posto sulle automobili, le Loro Eccellenze esprimono al sen. Brezzi la più viva ammirazione per la grandiosità e la perfetta attrezzatura della miniera e per la disciplina con la quale i trecento minatori che vi sono addetti assolvono il duro compito. Una parte dei lavoratori sono schierati sul pianoro e nel saluto che essi fanno levando in alto la mano è un silenzioso omaggio al Capo, il quale anche in questo settore, se pure il lavoro più che altrove è sacrificio, vuole che il popolo, oggi abbia almeno il pane, con la certezza che il domani sarà migliore. A Courmayeur il sen. Brezzi porge ai graditi visitatori il ringraziamen to suo e della Società che egli rap presenta e che ormai può dirsi inte ramente statale. La visita lascerà in lui, nei suoi collaboratori e nelle maestranze, un ricordo che non si cancellerà. Coloro che hanno voluto salire alle miniere di antracite per osservarle da vicino, sono i rappresentanti di quel Governo fascista al quale unicamente ne è dovuta la messa in valore. Il pensiero va pertanto a Colui che ha seguito la fatica valdostana, e l'ha resa perciò meno aspra, ciò che era già di se stesso meno aspra. Il prof. Levi esalta l'opera del sen. Brezzi e il comm. Marasmi per l'Azienda nazionale dei combustibili reca l'assicura zione che questa darà ogni suo con tributo per la diffusione dell'antracite italiana. Infine S. E. Iraci, a nome dei suoi colleghi, ringrazia per la signorile ospitalità ricevuta ed assicura che i Prefetti nulla trascureranno perchè le cose viste diven tino oggetto di assidua propaganda nell'interesse dell'economia nazio naie, cui la Valle d'Aosta apporta con tanta nobile passione il contributo del suo lavoro e delle sue risorse naturali. Il rimanente della, giornata viene occupato dalla eccezionale comitiva in altre visite agli stabilimenti di Valdigna e a quelli siderurgici di Aosta. Ed è con un sentimento di chiara trasparenza nostalgica che i Prefetti a sera lasciano questa vallata di fantasiosa bellezza, dove le montagne di carbone offrono le dorsali ricoperte di alte conifere a visioni panoramiche d'incanto e dove presso la nera La Thuile, Courmayeur si adagia ai piedi del gigante delle Alpi, ridente nella sua conca di sogno e di inesprimibile poesia. FRANCESCO ODDONE. II![ d1tiiii,!| J 'j i ! l