Come ho diretto "La signora di tutti"

Come ho diretto "La signora di tutti" ... e parla il regista: Come ho diretto "La signora di tutti" ROMA, luglio. Ho dunque quasi finito di girare La signora di tutti tratta dal romanzo omonimo di Salvator Gotta per conto della Novella-Film. L'ultima scena si è chiusa oggi non come l'ultima fase d'un pesante lavoro portato innanzi per condurre a termine un obbligo assunto, ma in un'atmosfera di perfetta armonia che fin dal primo giorno immediatamente e naturalmente s'era creata fra gli attori, 1 miei collaboratori tecnici e me: sembrava che oggi ..vii Mfc« v.m I si concludesse un'impresa nostra, cara e beneamata, nata e voluta da un bisogno imprescindibile del nostro animo. Ci eravamo tutti afflatati con quella spontaneità, rapida che si verifica solo a contatto con spiriti freschi e fervidi quali sono questi attori italiani. Essi costituiscono anche nel campo del cinema un materiale dalle pronte reazioni calde e vibranti; con essi la tensione lavorativa si moltipllca Inavvedutamente. I vostri tecnici e le vostre maestranze per l'amore con cui si dedicano e specialmente per la sensibilee vivace Intelligenza Istintiva costituiscono per me un'esperienza non dimenticatane. Essi possono essere d'esempio sotto certi punti di vista agli studi di tutto il mondo. L'alone di entusiasmo indispensabile in un'arte come questa nostra nasce immediatamente alla prima riunione. Ogni accenno durante il lavoro, sul modo di dire una battuta, su un gioco d'espressione, su un movimento davanti all'obbiettivo, vale fraI vostri attori più di qualsiasi lungo discorso. Credo di essere riuscito a fare un buon film e spero che I miei collaboratori — ai quali vorrei far giungere il mio ringraziamento più vivo — saranno apprezzati anche dal pubblico per i loro meriti ed il loro entusiasmo. Io ripeto non potrò dimenticare questa esperienza italiana; per il temperamento che ho potuto scoprire in tutti quanti hanno lavorato con me, dal più vicino, l'operatore Ubaldo Arata, agli altri tecnici e agli attori. Io di operatori italiani ho conosciuto solamente Arata, ma quello che credo di avere indovinato in lui è una delle caratteristiche tipiche degli italiani: egli ha occhi di pittore. Ed ora, se queste debborio essere non solo le confessioni del regista della Signora di tutti, ma anche quelle del direttore Ophiils, eccomi a dirvi che il mio primo debutto artistico avvenne esattamente dodici anni fa su un palcoscenico di prosa. Non fu precisamente un trionfo. Alcuni sibili arrivati fino a me mi consigliarono addirittura a non sfidare più mai le abbacinanti lampade della ribalta e tanto meno il mostruoso orco — il caro signor Pubblico — che vi si nasconde al di là. Cosi passai a fare, come si dice con pittoresca parola italiana, il mettinscena in una cittadina tedesca. Fu precisamente ad Elberfeld; e già il mio primo debutto come direttore doveva legarmi all'arte italiana poiché 11 misi in scena una commedia di Dario Niccodemi: L'alba, il giorno, la notte. II lavoro ebbe successo ed il nuovo regista potè entrare al Burgtheater di Vienna, dove ebbe l'incarico di dirigere I sei personaggi in cerea di autore e Vestire gli ignudi di Pirandello, varie commedie di G. B. Shaw e Scampolo di Niccodemi. Più tardi, dopo aver lavorato sempre come regista in teatri , d. Francoforte e d. Breslavia, potei ci- nientarmi nel teatro diretto da Bar- nowsky a Berlino, che era In aperta concorrenza con quello di RelnhardtIn cinematografo ho debuttato con un cortometraggio di bambini per conto della casa Ufa: Dami Schon Lieber Ran; ho diretto quindi Die VcrliebteFirma (La casa amorosa) per il D. LS., poi Die Verkaufte Braut (La sposa venduta). Questo film tolto dalla celebre opera del compositore cecoslovacco Smetana, ha avuto una certa fortunariscuote ancora vasti consensi dappertutto ed è stato il primo film lirico girato in Europa; lo ha edito la Reichsliga di Berlino. Il secondo, almeno per me, sarà il vostro stupendo Barbiere di Siviglia che girerò in agosto alla Cines, ma di questo ne avremo tempo per pai-lare con più tranquillità un'altra volta. Per la Ufa ho realizzato Die Lachenden Erben (Gli eredi che ridono); quindi Liebelei, film conosciuto in Italia col titolo di Amanti folli. Questo lavoro mi ha dato lusinghiere soddisfazioni: è proprio di questi giorni la presentazione a Parigi in un cinema dtremila posti, nella versione originale tedesca, dopo che il film era già statoun anno fa, e per molto tempo, proiettato nella versione francese. In questo film ha degnamente figurato la giovane attrice tedesca Magda Schneider. Vi fa ottima figura, come son certo avverrà per la giovane attrice italiana Isa Miranda, la quale ha rivelato pronta sensibilità, intelligenza scenica, ed una febbre di lavoro ed un'ansia di riuscire, che, quando vi sia una basesono gli elementi principali per una buona affermazione. Ma avevo dimenticato di dirvi che ho anche diretto a Parigi quest'inverno un film per la produzione europea della Fox, cui presiede Erick Pommer: On a volé un homme. Ed ora non mi resta che concludere col dirvi che considero come un grande privilegio ed un vero onore per me l'aver lavorato in Italia ed a Roma, In questo periodo In cui qualunque uomo che abbia anche una minima sensibilità artistica non può sentirsi estraneo al grande fascino della bellezza e della saggezza italiana. MAX OPHULS. ri * &* \ ' "ir* ì *l ' • : j-— | - BEI mF*,- Arata al lavoro.

Persone citate: Arata, Erick Pommer, Isa Miranda, Magda Schneider, Pirandello, Salvator Gotta, Schon, Shaw, Ubaldo Arata